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Circolo Miani » News Correnti » Page 401 Ferriera-Sertubi. Venerdì 28 gennaio, alle ore 17.30, manifestazione in piazza Unità davanti la Prefettura. » Inviato da valmaura il 24 January, 2011 alle 7:28 pm Venerdì 28 gennaio, alle ore 17.30, manifestazione in piazza Unità davanti la Prefettura, promossa dal Circolo Miani, da Servola Respira, da La Tua Muggia e dai Comitati di Quartiere. “I numeri della nostra morte”. Ovvero i dati ufficiali sull’inquinamento emesso dalla Ferriera negli ultimi 13 mesi, dal 1 gennaio 2010 al 19 gennaio 2011, saranno presentati al Prefetto ed alla città. Dati che dimostrano come le “autorità”: Regione, Provincia e Comune, ma anche chi dovrebbe tutelare e far rispettare la legge, in questi mesi ed anni hanno solo favorito la proprietà russa del cadente stabilimento che nel cuore di Trieste produce ghisa e carbone, a tutto discapito della salute e della vita dei triestini e muggesani, lavoratori compresi. Questa volta diamo appuntamento ai cittadini davanti al palazzo della Prefettura che tradizionalmente rappresenta il simbolo dello Stato, della Repubblica Italiana, e del Suo Presidente. Per chiedere al Prefetto di Trieste, che ricopre anche il ruolo di Commissario del Governo nella regione Friuli Venezia Giulia, se Trieste, con la sua provincia, faccia ancora parte della nostra Repubblica, e se le leggi dello Stato, a partire dalla Carta Costituzionale, valgono anche a Trieste o si fermano al fiume Tagliamento. Una domanda legittimata dalla costante inadempienza, dalla sistematica violazione di quanto per l’appunto le leggi europee, italiane e financo regionali stabiliscono a tutela della salute e dell’ambiente, da parte di tutte le istituzioni pubbliche a Trieste e non da oggi, ma da almeno dieci anni. Comportamenti finora spudorati che hanno calpestato palesemente quanto sancito nell’articolo
Inquinamento Ferriera 2010-2011. Presentata denuncia in Procura contro Comune e Regione. Venerdì 21 gennaio, ore 17 al Circolo Miani, Conferenza Stampa-Assemblea pubblica. » Inviato da valmaura il 18 January, 2011 alle 2:29 pm Stamane Maurizio Fogar ha presentato alla Procura del Tribunale di Trieste un esposto denuncia che ricostruisce giorno per giorno gli sforamenti dei limiti di legge sull’inquinamento prodotto dalla Ferriera dal 1 gennaio 2010 al 16 gennaio 2011, come rilevato dalle tre centraline (via del Carpineto, via Svevo e via San Lorenzo in Selva, di Servola e Chiarbola) i cui dati, in parte monchi perchè per più di un mese il monitoraggio è risultato non disponibile, sono stati raccolti e pubblicati quotidianamente dall’ARPA. Venerdì 21 gennaio alle ore 17, nella sede del Circolo Miani in via Valmaura 77 a Trieste, lo stesso Maurizio Fogar presenterà l’analisi delle tabelle di rilevamento, i cui dati sono stati sintetizzati nella denuncia, e le leggi (europee, nazionali e regionali) che risultano violate da chi aveva l’obbligo di intervenire tempestivamente per fermare questo vero e proprio scempio alla salute di cittadini e lavoratori. A partire dal fatto più clamoroso, ovvero dal contemporaneo rilevamento di due e più sforamenti pari e superiori ai tre giorni in sequenza (in via del Carpineto e via Svevo) da parte di due delle tre centraline “ufficiali” di controllo sulla qualità dell’aria, così indicate da Regione e Comune, e che sempre per legge, come sempre disattesa, imporrebbero la contemporanea emissione dell’ordinanza di blocco della fonte causa dello sforamento di polveri sottili (PM10), insomma come fatto in passato per la chiusura della città al traffico veicolare. A questi politici di ogni colore che stanno litigando per le poltrone prossime venture, per le candidature a sindaci e assessori, e che tra poco vedremo di nuovo ricomparire dopo cinque anni di assenza per chiedere il nostro voto, promettendo le solite balle, diciamo questo. Leggetevi l’esposto-denuncia e vergognatevi, ma leggete pure le terribili statistiche dei numeri in aumento, quasi il 4%, dei tumori in una città che già detiene il triste primato di mortalità per cancro in Italia. Voi in Regione, che insabbiate la Conferenza dei Servizi per il ritiro dell’AIA alla Ferriera senza che nessuna voce politica si alzi a denunciare l’illegale abuso. Voi che in Comune ignorate da anni quanto disposto dalla legge e vi rifiutate di redigere il Piano d’Azione Comunale contro l’inquinamento industriale. Lei sindaco che dimentica di essere l’Ufficiale sanitario di Trieste, ovvero il garante responsabile della salute dei cittadini e che si limita a fare le ordinanze antismog solo quando si tratta di fermare il traffico. A Voi tutti ed al Prefetto, il garante e rappresentante dello Stato Italiano chiediamo: esiste una legge a Trieste, oppure dobbiamo d’ora in poi presentare le denunce al Tribunale di Capodistria? E Trieste fa parte ancora della Repubblica Italiana? Ai nostri concittadini ed ai muggesani diciamo solo che quelli che leggeranno nella denuncia sono i numeri della nostra morte, potranno come spesso hanno fatto ignorarli e girarsi dall’altra parte, oppure provare a venire venerdì a questa assemblea ed a partecipare alle manifestazioni che qui saranno decise, invitando amici e conoscenti a fare altrettanto, diffondendo e veicolando la voce di questa iniziativa. Altrimenti condoglianze vivissime a loro ed ai loro cari.
Spettabile Procura di Trieste Oggetto: esposto - denuncia Via del Carpineto dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010 (va qui considerato che per almeno una ventina di giornate sul sito ARPA non compaiono dati rilevati) sono stati registrati 19 superamenti del limite di legge per le PM10 di 50 (e almeno una altra decina sono stati i rilevamenti pari a 50), per un totale di giornate in cui si è superato il nuovo limite di legge in vigore dalle 00 del 1 gennaio 2010 di 35 pari a 51 (oltre a diverse altre giornate nelle quali il livello medio sulle ventiquattro ore si è fermato a 35). Sempre la centralina di via del Carpineto ha segnalato, come rileva l’ARPA FVG, nel 2010 due episodi di superamento per tre giorni consecutivi dei vecchi valori limiti di legge (50). Ovvero dal 18 al 20 gennaio per tre giorni, e dal 12 al 15 novembre per ben quattro giorni continuativi. Se in questo caso si considerasse, come previsto dalla nuova legge entrata in vigore appunto il 31 dicembre 2009, i nuovi limiti di 35 molte di più risulterebbero le sequenze continuative. Via Svevo sempre dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010 (va anche qui considerato che per quasi due mesi sul sito ARPA non compaiono dati segnalati) sono stati rilevati 14 superamenti di legge per le PM10 di 50 nella media giornaliera (e numerose altre sono anche in questo caso le giornate in cui è stato rilevato nella media un limite pari a 50), per un totale di sforamenti giornalieri del nuovo limite di 35 pari a 69 (oltre a diverse altre giornate nelle quali il livello medio sulle ventiquattro ore si è fermato a 35). Sempre la centralina di via Svevo ha segnalato, come rileva l’ARPA FVG, nel 2010 un caso di superamento continuativo del limite di 50 per ben sei giorni di seguito: dal 14 al 19 marzo. Via San Lorenzo in Selva sempre dal 1 gennaio al 31 dicembre 2010 (anche qui non compaiono dati sul sito ufficiale dell’ARPA per una decina di giorni nell’anno) sono stati rilevati 54 sforamenti giornalieri della media di 50 (oltre ad almeno una decina di giornate in cui i valori erano pari a 50), per un totale di sforamenti giornalieri del nuovo limite di 35 pari a 134 (oltre a diverse altre giornate nelle quali il livello medio sulle ventiquattro ore si è fermato a 35). Sempre la centralina di via San Lorenzo in Selva ha segnalato, come rileva l’ARPA FVG, nel 2010 sei casi di superamenti continuativi del limite di 50. Dal 12 al 18 marzo per sei giorni in sequenza, dal 24 al 29 maggio sempre per sei giorni, dal 10 al 14 giugno per cinque giorni, dal 8 al 10 luglio per tre giorni, dal 16 al 18 luglio per tre giorni, dal 20 al 23 luglio per quattro giorni. E veniamo al 2011, con i dati fin qui rilevati alla data del 16 gennaio. Via del Carpineto: 5 superamenti del limite di 50 media giornaliera, per un totale di 11 superamenti del nuovo limite sulle ventiquattro ore in vigore dal 1 gennaio 2010 (35). Con uno sforamento superiore a 50 per tre giorni consecutivi dal 7 al 9 gennaio. Via Svevo: di cui già per cinque giorni i dati non figurano disponibili sul sito ufficiale della Regione Friuli Venezia Giulia (ARPA), 4 superamenti del limite-giorno di 50, per un totale di 5 superamenti del nuovo limite di 35. Anche qui con uno sforamento superiore a 50 per tre giorni consecutivi, gli stessi di via del Carpineto, ovvero dal 7 al 9 gennaio. Via San Lorenzo in Selva: 7 superamenti del limite di 50 media giornaliera, per un totale di 11 superamenti del nuovo limite sulle ventiquattro ore in vigore dal 1 gennaio 2010 (35). Anche qui con uno sforamento superiore a 50 per quattro giorni consecutivi, sempre dal 7 al 10 gennaio. Tutto ciò premesso si ricorda che la fonte di provenienza delle PM10 rilevate da queste centraline è stata addebitata, dietro analisi del particolato che ha evidenziato la copiosa presenza di carbone, dall’ARPA, vedi anche dettagliata relazione di 62 pagine presentata nel luglio 2009 alla Regione, alla Provincia, al Comune, all’ASS triestina ed anche a questa Procura, e come già sottolineato nelle relazioni in precedenza trasmesse sempre dalla stessa Agenzia Regionale, precisamente allo stabilimento Ferriera di proprietà della Servola spa – Gruppo Severstal-Mordashov. Anche perché appare per logica assai difficile sostenere che nelle zone in cui sono poste le stazioni di monitoraggio, in particolare via del Carpineto e via San Lorenzo in Selva, ci sia anche solo un cenno di traffico veicolare di qualche modesta rilevanza. Poiché le leggi in vigore, a partire dalle Direttive UE poi trasformate in leggi della Repubblica italiana, e le leggi approvate dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che per altro risulta totalmente inadempiente a quanto stabilito dalla attuale legislazione (ovvero non ha ancora approvato il piano regionale sulla qualità dell’aria il cui limite scadeva inderogabilmente nell’anno 2003, come ricordato pure nel duro testo della Commissione Europea dell’agosto 2009 in cui si respingevano, con parole significativamente preoccupanti, le richieste di deroga avanzate dal Governo italiano in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia all’entrata in vigore dei nuovi limiti fissati a partire dal 1 gennaio 2010 (un massimo di 35 media giornaliera per le PM10 per non più di venti giornate all’anno di sforamento). Poiché il Comune di Trieste in violazione delle medesime leggi non ha mai redatto, nonostante una mozione urgente approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale nella seduta del 1 febbraio 2010, un Piano d’Azione Comunale (PAC) contro l’inquinamento da fonte industriale. Poiché le leggi stabiliscono l’obbligo per l’Ufficiale Sanitario del Comune (il Sindaco che a Trieste assume pure la delega di Assessore all’Ambiente) di emettere al terzo giorno di sforamento, delle PM10, consecutivo del limite di 50 sulle ventiquattro ore (e stiamo qui ancora parlando di un limte superato dal 1 gennaio 2010 da quello più restrittivo di 35) l’ordinanza di blocco della fonte inquinante (la stessa legge che il Sindaco usa per ordinare il blocco della circolazione veicolare). Poiché il Sindaco, in qualità appunto di Ufficiale Sanitario del Comune, ha la piena responsabilità della tutela della salute dei cittadini, come stabilito nelle leggi e nei regi decreti che ne assegnano le competenze e definiscono le ordinanze emesse a tutela della salute “sovra legem”, proprio per tutelare il bene primario salvaguardato dall’articolo
Circolo Miani – via Valmaura 77 34148 Trieste – telefono 040.383323 Casella Postale 3033 – Trieste 2 34123 - Trieste
1 gennaio 2011. Pochi auguri ben mirati. » Inviato da valmaura il 1 January, 2011 alle 1:26 pm Soprattutto alle dieci persone, ai dieci cittadini che hanno ridato significato in una città intorpidita a questa parola, che hanno scelto nella giornata del 29 giugno 2010 di passare quasi venti ore, dalle 01 alle 18.30, nell’aula di un Consiglio Comunale, altrimenti silente, chiuso ed inerte, cuore del Municipio (la casa comune dei cittadini per l’appunto) di Trieste. Dieci persone, che assieme a chi scrive per altro reo di aver già “occupato” negli anni dal 1968/9 al 1977 liceo Petrarca e Facoltà di Lettere e Rettorato dell’Università, hanno scelto civilmente di esporsi anche penalmente per riaffermare proprio quel diritto alla legalità costantemente calpestato dalle istituzioni pubbliche infeudate dai partiti e disatteso da chi dovrebbe controllare il rispetto delle leggi di questa Repubblica a partire dalla nostra Costituzione. E merita qui riportare integralmente cosa recitano due significativi articoli della nostra Carta, in particolare l’articolo 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.”, e l’articolo 41 “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.” Orbene su tutta la vicenda Ferriera-Sertubi, che citiamo qui a simbolo anche di altre e ben diffuse emergenze per Trieste e Muggia, in questi oramai dodici anni quanto scritto in questi due articoli e nelle leggi europee, nazionali e perfino regionali, è stato costantemente violato da chi aveva il compito di tutelare la salute, la qualità e la dignità della vita e del lavoro, senza che alcun provvedimento fosse emesso da chi aveva l’obbligo di garantire il rispetto della legge. Gli undici cittadini hanno scelto di evidenziare questo, rivendicando anche a Trieste il rispetto della legge e denunciando una volta di più il fallimento della politica ed il degrado delle Istituzioni pubbliche. Da una Regione assolutamente responsabile di aver prima assegnato alla proprietà Severstal-Lucchini una Autorizzazione Integrata Ambientale (Giunta Illy-Cosolini) in totale contrasto con quanto affermato dalla direttiva UE ed in aperta violazione delle norme che ne determinano il rilascio. Eppoi da una amministrazione Tondo che ha insabbiato il procedimento di legge per la revisione della stessa autorizzazione (e da quasi tre anni). Da un Comune che non ha mai redatto il Piano d’Azione Comunale (PAC) contro l’inquinamento industriale imposto da una legge del 2005, che, solo per restare in tempi recenti, ha disatteso la mozione “urgente” votata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Trieste il 1 febbraio 2010 che impegnava l’amministrazione comunale a risolvere il problema di un monitoraggio ambientale delle emissioni inquinanti affidato ora ad apparecchiature la cui proprietà e gestione è degli stessi soggetti di cui queste centraline dovrebbero certificare il rispetto dei limiti di legge ed alla realizzazione di quel PAC colpevolmente ignorato dal Comune di Trieste. Dalle forze politiche che solo nel novembre 2009 avevano, in un incontro con i capigruppo consiliari, preso il pubblico impegno di convocare entro il dicembre 2009 una riunione della apposita Commissione comunale per esaminare le inadempienze di legge di cui era responsabile l’amministrazione civica. Cosa ovviamente mai avvenuta. Ebbene a questi undici cittadini che esercitavano appieno e responsabilmente quanto affermato negli articoli della nostra Costituzione nella sua prima parte (Diritti e doveri dei cittadini: articoli 13 – 28) si è risposto con la decisone assunta nella prima mattina del 29 giugno di “sgomberare la Sala del Consiglio coattamente (ovvero con la forza, si spera pubblica)” da parte del presidente del Consiglio, Sergio Pacor; dal vicesindaco Paris Lippi; dal comandante della polizia municipale, Sergio Abbate; dal suo vice, Luciano Momic e del vicedirettore generale Lorenzut (di cui, ce ne doliamo per lui, il rapporto della Polizia Municipale omette il nome di battesimo). Di “impedire l’ingresso nel palazzo comunale agli organi di stampa ed al personale delle reti televisive (in pubblico orario di accesso al Municipio in un giorno lavorativo)”. Ed a tutto oggi da parte di un giornalismo così pronto, a parole, a rivendicare il suo diritto-dovere di garantire la libertà di informazione non si è levata protesta alcuna contro un così grave atto che inibiva la loro tanto decantata libertà di stampa. Oltre che: di rifiutarsi di accettare la pubblica richiesta di immediato accesso agli atti avanzata dalle undici persone per ottenere copia della suddetta ordinanza di sgombero, in flagrante violazione della legge Bassanini e seguenti; di impedire ai cittadini di poter utilizzare i servizi igienici per espletare i propri bisogni fisiologici nel rispetto della loro libera scelta di non mutare opinione e di rimanere nell’aula del Consiglio, e financo di poter bere dell’acqua per tutte le quasi venti ore. Costituzione della Repubblica. Articolo 13: “E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà (da parte dell’Autorità pubblica)” Ed è indubbio che la scelta dei reggitori del Comune di “far chiudere (dalla polizia municipale) mediante occhielli e lucchetto la porta riservata all’accesso del pubblico (alla sala del Consiglio)” comporta indubbiamente una “restrizione di libertà”. Orbene queste undici persone hanno depositato alla stazione dei Carabinieri di via Hermet, nei giorni immediatamente seguenti, una denuncia alla Procura del Tribunale di Trieste per la violenza privata, aggravata dal fatto che a compierla sono stati dei pubblici ufficiali, subita negli atteggiamenti sopra descritti ed in altri ancora. Spiace rilevare che alle undici persone la stessa Procura abbia comunicato già a partire dal mese di ottobre 2010 l’avviso di conclusione delle indagini per la “occupazione di edificio pubblico” e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio, ma non c’è traccia alcuna, nemmeno avviso di archiviazione, della denuncia presentata dai cittadini. Ovviamente su tutto questo è calato immediato il silenzio da parte dei cosiddetti organi di informazione locali e regionali, che hanno disertato in massa perfino la conferenza stampa convocata dagli undici “indagati” e dal loro difensore di fiducia (caso unico negli annali della stampa “libera” a Trieste, e dove il piccolo giornale locale si è limitato a riportare in un articoletto di due mezze colonnuccie la notizia che “la Procura ha presentato il conto agli undici occupanti”, senza scrupolo alcuno di porsi il bisogno professionale di sentire gli interessati). Né tanto meno di riportare la notizia uscita da quella Conferenza Stampa trasformatasi in assemblea pubblica vista la presenza di una sessantina di altre persone, che gli undici cittadini avevano deciso di rinunciare, perdendo così i benefici della riduzione di un terzo della pena in caso di eventuale condanna, al rito abbreviato, optando cioè per un processo pubblico dove appunto sia offerta ai cittadini la possibilità di assistere e partecipare. Un bel gesto di dignità, ancora più apprezzabile in questa città de mone che ne ha perso il ricordo, e nei confronti di una informazione, anche quella nazionale in questo caso, così disattenta oppure così attenta a non turbare i sonni dei loro padroni-padrini a Trieste e dintorni. Buon anno di tutto cuore dunque alle tante brave ed oneste persone che non hanno perso dignità e rispetto per loro stessi e che continuano, ognuno a suo modo, a darci una mano, ma soprattutto a questi dieci cittadini: Cristina Carbi, Gloria Cattaruzza, Marina Kocevar, Rosetta Zimmerman, Guerrino Fili, Enzo Gabersi, Sergio Gullini, Fulvio Montecalvo, Claudio Starc, Franco Suman. Da parte dell’undicesimo: Maurizio Fogar. Esattamente tutto il contrario o quasi. » Inviato da valmaura il 21 December, 2010 alle 4:06 pm Probabilmente i venti cittadini che ieri mattina alle 10 hanno seguito tra il pubblico l’udienza del processo in cui Maurizio Fogar è accusato di aver presentato una documentazione formalmente non corretta alla Regione per l’elenco delle cariche sociali (dove nelle precedenti udienze undici su i dodici cittadini elencati hanno confermato di farne parte), e da cui nasce la contestata accusa di truffa, non per ottenere i contributi al Miani perché questi venivano autonomamente stanziati su indicazione della Giunta regionale e votati nel Consiglio mesi prima, in occasione dei finanziamenti al Circolo Miani per gli anni 2005-2006. Insomma questi cittadini leggendo sul piccolo giornale di oggi il resoconto hanno pensato di aver visto un altro film. Oppure che il cronista, lui solo, ne abbia seguito un altro di processi. Salvo per quanto puntualizzato dall’avvocato Fabbretti, difensore di fiducia dell’imputato, commentato con un “a suo dire” nell’articolo, che suona un po’ balzano perché appare certo che quando si intervista una persona è scontato che quel che dice è farina del suo sacco e non l’omelia del vescovo, e peccato però che questa sottolineatura manchi sempre quando si riportano ad esempio le dichiarazioni dell’accusa, l’articolo punta a presentare il quadro di un Fogar “acrobatico: picchiate e cabrate”. Insomma un logorroico che divaga tra le nuvole. Ecco quanto accaduto ieri è stato praticamente tutto l’opposto di quanto oggi si legge sul resoconto. Pensatelo e ne trarrete un quadro corrispondente ai fatti. Nel rimandarVi alla lettura dei due pezzi su questo sito: “La non Notizia a orologeria” e “Cronaca di un rinvio a giudizio annunciato” dove troverete riassunta la storia di questo processo, e scritta prima che esso inizi, qui ci limitiamo solo a ricordare che ieri nell’aula del Tribunale di Trieste Maurizio Fogar ha semplicemente ricostruito la storia del malaffare e del malcostume della politica che gestisce il denaro pubblico per interessi privati, attraverso la testimonianza vissuta dal Circolo Miani dal 1998 ad oggi, rispondendo puntualmente a tutte le domande postegli. E per la cronaca, la descrizione proseguirà nell’udienza del 3 marzo 2011 sotto forma di “dichiarazioni spontanee”. Capiamo perfettamente, che quando si toccano i santi protettori, o viceversa i padroni protetti, la stampa si trovi in evidente imbarazzo, soprattutto quando nella stessa aula vengono ricostruiti anche i dieci anni di censure del giornalismo nostrano, con un semplice e crudo elenco dei fatti, tutti riscontrati e riscontrabili. Merita invece qui riprendere il pezzetto non firmato né siglato, chissà perché poi, che compare casualmente accanto all’articolo dove troneggia nel titolo la parola “truffa”, ovvero la notiziola in cui si riferisce, facendo parlare ovviamente solo l’accusa che “ha presentato il conto”, del rinvio a giudizio degli undici pericolosi criminali, tra cui ben quattro donne, che hanno sovvertito l’ordine cittadino tenendo aperta la sala del consiglio comunale di Trieste per quasi venti ore il 29 giugno di questo anno. Con l’intento di “richiamare per l’ennesima volta l’attenzione delle autorità sulle emissioni prodotte dalla Ferriera di Servola”, così viene irridentemente liquidata la presunta motivazione del gesto, lasciando perfino il dubbio, in giorni che sotto Natale vedono trionfare in TiVù gli spot di Chanel n.5 e di profumi vari, su quale fosse il tipo di “emissioni”, di essenze aromatiche che Ferriere e Sertubi, ma anche Italcementi e Inceneritori, per finire a “Merd n.6” del Depuratore fognario, producano. Merita in verità ricordarlo perché è l’ennesima conferma, in questo caso una vera e propria confessione pubblica, della non informazione che la stampa locale dispensa ogni giorno che Dio manda in terra ai triestini. Infatti lo scorso venerdì 17 dicembre, alla presenza di una sessantina di persone, era stata convocata una Conferenza Stampa nella sede del Circolo Miani con il difensore di fiducia degli undici cittadini, l’avvocato Alberto Coslovich, per illustrare la gravità di un atto (la richiesta di rinvio a giudizio) e le motivazioni di una civile manifestazione (la tutela della salute, della vita, del lavoro e del futuro di Trieste, a denuncia degli impegni non mantenuti e delle leggi violate e disattese in oltre dieci anni da partiti ed istituzioni) che in ogni altra città o paese avrebbero doverosamente ottenuto la prima pagina e i titoli d’apertura dei telegiornali. Ebbene sapete quanti sono stati i giornalisti che seppure invitati per tempo sono intervenuti? Non sforzatevi ve lo diciamo noi: 0, ZERO. Questo è un fatto, e questa è la libertà di stampa a Trieste, signori. In quanto a “presentare il conto”, confidiamo che alle prossime vicine elezioni ci penseranno i cittadini a farlo, con vivo e grande disappunto, pofferbacco, della “attenzione delle autorità” e dei loro mentori della stampa di sua maestà. PS: in questa edizione del piccolo giornale tutta la prima pagina di cronaca è smodatamente dedicata alle baruffe ed ai pettegolezzi di partito sul totosindaco di centrodestra più Lega e sinistra, ed in pagina regionale compare tra le veline della politica un profondo saggio epistemologico che neppure Umberto Eco avrebbe fatto di meglio, sul testo del biglietto d’auguri inviato da un senatore con condanna passata in giudicato (di nuovo non Vi sforzate: è il triestino Giulio Camber) per la feste di fine anno al PDL, con “lambrusco” annesso. Il Menù però vi è descritto con dovizia di particolari: “salumi, salsicce, prosciutto cotto in crosta, pasta e fagioli, vini della Venezia Giulia”, e “jota a parte”. Sopra campeggia un titolo di pregnante significato: “A Trieste la cena dei mille”, dovete capirli siamo nelle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, Garibaldi a parte che si sta rivoltano nella tomba, e “Il PDL apre al dialogo con FLI”, a base di prosciutto in crosta e jota, ovviamente. E poi qualcuno alla Finegil si chiede perché le vendite del quotidiano locale stiano raggiungendo picchi da Fossa delle Marianne. Circolo Miani. Venerdì 17 dicembre, ore 15.30, Conferenza Stampa dell’avv. Coslovich con gli undici cittadini rinviati a giudizio per aver “aperto” la Sala del Consiglio Comunale. » Inviato da valmaura il 13 December, 2010 alle 12:07 pm Siete tutti invitati Venerdì 17 dicembre, a conferma che non siamo superstiziosi, alle ore 15 e 30 precise si terrà nella sede del Circolo Miani, a Trieste in via Valmaura 77, una Conferenza Stampa dell’avvocato Alberto Coslovich e degli undici cittadini che per venti ore hanno tenuto aperta la sala del Consiglio comunale nella giornata del 29 giugno di quest’anno e che per questo sono stati rinviati a giudizio dal Sostituto Procuratore Federico Frezza. Saranno rese note le imputazioni e la richiesta di rinvio a giudizio, che finora, chissà perché, sono state fatte passare sotto silenzio dagli organi d’informazione locale così solerti solitamente ad anticipare ed ampliare ogni notiziola giudiziaria. Alla Conferenza Stampa pubblica sono invitati a partecipare tutti i cittadini che su questa vicenda vogliono conoscere la verità dei fatti, che ricordiamolo riguardano la civile testimonianza attuata tra il 28 ed il 29 giugno scorsi da centinaia di persone che protestavano contro l’ennesima mancanza di impegno dell’amministrazione comunale nei confronti del grave problema della tutela della salute e del territorio determinato dal persistente ed aggravato inquinamento prodotto da Ferriere e Sertubi. La due giorni di manifestazioni in piazza Unità volevano anche richiamare la mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini di un Consiglio Comunale e di un Sindaco che solo quattro mesi prima avevano votato una mozione urgente all’unanimità che impegnava l’amministrazione comunale a redigere immediatamente quel Piano d’Azione Comunale contro l’inquinamento industriale previsto dalla legge, violata e disattesa da cinque anni. Forse forse sta proprio nel dover motivare il gesto che ha spinto undici cittadini a trascorrere parte della notte e della giornata del 29 giugno nell’aula deserta del Consiglio comunale a spingere la nostra stampa, così “libera ed indipendente”, a non dare notizia di questo rinvio a giudizio; per non fare un torto ai loro padrini politici. E di uno di questi parliamo ora. Di quel tal Roberto Cosolini, segretario del PD triestino, già assessore regionale per cinque anni della Giunta Illy, già presidente di nomina politica per oltre quattro anni dell’Ente Zona Industriale, già dirigente da una vita del maggior partito della sinistra nelle sue svariate espressioni, già dipendente della CNA su indicazione di partito, oltre che plurivolte consigliere di amministrazione di vari enti pubblici. La sua dichiarazione a commento dei risultati delle primarie di coalizione tenutesi questa domenica, basterebbe da sola, in una città seria, ad imporgli seduta stante ritiro e rinuncia a correre per sindaco di Trieste. “Per tanti l’esito era scontato, non si sono presentati.” Pezo el tacòn che el buso, si direbbe in dialetto. A commento della disastrosa scarsa affluenza di cittadini che hanno partecipato al voto, di un risultato che per un pugno di schede gli ha permesso di superare la soglia del 50% dei già pochi votanti e soprattutto alla luce delle primarie tenutesi in altre parti d’Italia, l’ultima per il Comune di Milano, dove i risultati a sorpresa hanno dimostrato che di scontato non c’era proprio nulla, come anche a Trieste ha confermato l’ottima percentuale ottenuta da Marino Andolina, ben superiore al peso specifico delle forze politiche che l’avevano indicato e sostenuto. Ci pare che procedendo su questa strada l’esito della prossima campagna elettorale sia, nonostante il centrodestra faccia di tutto, ma proprio tutto, per perdere Comune e Provincia in un continuo susseguirsi di risse, dispetti e baruffe de Ponterosso, quello sì scontato. Ovvero l’ennesimo tracollo della coalizione di centrosinistra, suicidatasi per mano propria per la faccia di un candidato di stazza azzoppato prima ancora di correre. Ovviamente tutti, o quasi, nel centrodestra e sinistra da mesi ed anni sui problemi veri che i nostri cittadini sono costretti a vivere ogni giorno non spendono parola tanto sono interessati ai totosindaci ed alle divisioni tra “traditori e lealisti” che riempiono le paginate dei giornali ed i titoli dei TiGì locali. Mai che tocchi loro in sorte un ricovero ma anche solo un passaggio nei nostri ospedali o nei rioni dove vive gran parte dei loro elettori a cui avranno con la solita faccia di bronzo il coraggio, anzi la spudoratezza, di rivolgere l’ennesimo invito a votarli nella prossima primavera. |
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