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Circolo Miani » News Correnti » Page 384 La Ferriera di Trieste deve invece chiudere subito. » Inviato da valmaura il 16 April, 2013 alle 2:12 pm “La Ferriera deve continuare la produzione a massimo regime almeno per i prossimi tre-quattro anni”. Parola di sindacalista, in particolare della CGIL, ma non fa differenza tanto sono tutti uguali. Verrebbe da domandarsi dove li pescano, e se la Fiom CGIL nazionale controlli le sue realtà locali. La Ferriera deve invece chiudere subito. Non è possibile, né umanamente sopportabile, permettere oltre il perdurare di un inquinamento industriale che ammala e uccide le persone, lavoratori compresi. Ogni giorno che passa l’elenco tragico non fa che allungarsi grazie alle irresponsabilità di tutti coloro che si erano impegnati, a parole e cazzate, a risolvere il problema già nel 2001, ribadendolo ad ogni elezione (memorabili le affermazioni di Dipiazza Sindaco “quel cancro lo chiudo domani”, di Tondo Presidente Regione “se eletto la settimana dopo torno a Servola a chiedere alla gente come chiudere subito la Ferriera, una priorità della mia amministrazione”, infatti dopo cinque anni chi lo aspettava credulone si è mummificato nell’attesa. Ma poiché Trieste la madre dei “mona” è perennemente incinta, probabile anche che qualcuno lo rivoti. Fino a Cosolini “sulla Ferriera tra salute e lavoro, scelgo il lavoro”), sindacalisti compresi. In questi ultimi giorni mezza città è stata avvolta per intere giornate consecutive da una estesa nube di gas tossici (di cokeria, di agglomerato e d’altoforno), da San Vito quasi non si distingueva il Vallone di Muggia coperto da una coltre fosca e nociva. Mentre ovviamente le centraline di rilevamento della Lucchini-ARPA davano numeri da Val Gardena, una penosa barzelletta che non fa ridere più nessuno, ma di cui nessuno di coloro che hanno la responsabilità di salvaguardare la salute e la legge sembra più preoccuparsi. Perché “tanto chiudono comunque tra poco, e poveri operai…”. E così questo diventa l’ennesimo alibi, l’ultimo di una serie durata tredici anni, per non fare niente. Anzi per continuare a fare quello che gli interessi proprietari hanno sempre voluto che la politica, il sindacato, le istituzioni, i controllori di ogni ordine e grado, stampa compresa, facessero: tacere e girarsi dall’altra parte. Ora basta, a costo di scendere di nuovo in piazza. Certo chiudere è un problema occupazionale, ma anche questa prolungata agonia non ha alcun senso, ma almeno tuteliamo seriamente salute e vita di tutti. In quanto a chi ha così ben rappresentato gli interessi dei lavoratori, facendo si di osteggiare in oltre un decennio anche le poche voci e le poche idee di chi proponeva subito percorsi alternativi e fondi per realizzarli, e ben prima che la crisi comparisse all’orizzonte, oggi non resta che prendere atto del problema e di assumersi tutte le loro responsabilità di un fallimento largamente condiviso, da chi per anni ha appunto solo che condiviso le scelte della proprietà russo-bresciana. Politica vecchia e nuova: anche su questo ad esempio il Movimento 5 Stelle, che siede da due anni in Consiglio comunale, è stato una sconcertante delusione. Sinistra vecchia e nuova con SL (abbiamo tolto la E di Ecologia per un pudore che ad altri sembra mancare) ed il suo assessore fantasma all’ambiente a fare da retroguardia. Le Ass triestine, infarcite per anni da medici “progressisti” ma evidentemente ciechi come talpe davanti ad una realtà scomoda ai loro partiti di riferimento, l’ARPA desaparecida. Una Procura che s’adonta per il servizio di Adriano Sofri su Repubblica, per altro totalmente oscurato dal gregario locale, quel piccolo giornale che oramai è in caduta libera di copie invendute e che sul caso pubblica smentite e rettifiche ma non la notizia (a conferma che sul giornalismo italiano Grillo ha ragioni da vendere), dove emerge chiarissima la diversità di comportamenti tra i magistrati tarantini e quelli triestini. Ovviamente a totale discapito di questi ultimi. Quando invece il giudizio della gente sul loro operato è drasticamente molto più duro di quanto contenuto nell’articolo di Repubblica, e la loro credibilità assolutamente inesistente. Forse di questo il CSM dovrebbe occuparsi e non di inquisire i PM palermitani che fanno il loro pericolosissimo mestiere, come il caso Di Matteo dimostra. Buona Notte Trieste. » Inviato da valmaura il 8 April, 2013 alle 1:28 pm Quasi tutti i quotidiani che parlano della manifestazione cittadina di Taranto contro l’inquinamento dell’Ilva, la Ferriera della famiglia Riva, sparano nei titoli la notizia che a “guidare”, “in testa” al corteo c’erano i medici tarantini. Ecco tutta in mezza riga descritta la differenza tra Taranto e la quindicinale lotta dei triestini a tutela della loro salute così pesantemente colpita dalla locale Ferriera. Qui da noi i medici non si sono visti nemmeno in ultima fila dei pur tanti e partecipati cortei e manifestazioni promossi sempre e solo dal Circolo Miani. Mai, ad eccezione di quel gentiluomo di Lorenzo Tomatis, oltre a due o tre camici bianchi del Burlo e del centro Tumori, i medici triestini, di base, ospedalieri, di distretto, hanno denunciato qui “l’ecatombe”, usiamo la parola pronunciata da una delle eccezioni, di malattie e morti causate dall’inquinamento industriale. Anzi semmai erano si in prima fila ma a tacere o peggio difendere le proprietà delle industrie inquinanti. Come disse nel suo ultimo intervento pubblico il prof Tomatis, uno dei più illustri medici triestini ed oncologi europei, la colpa di questa “omertà” e “complicità” era inemendabile. Non a caso è dal 1998 che i vertici dell’Azienda Sanitaria triestina si rifiutano di dare corso a quell’indagine epidemiologica sul territorio provinciale, tante volte richiesta dal Circolo Miani, che forse chiarirebbe il perché Trieste abbia il primato nazionale per mortalità da tumori e da patologie all’apparato respiratorio. E la magistratura? Perseguiva l’imbrattamento, così fastidioso perbacco. Un’altra diversità tra Trieste e Taranto salta poi subito agli occhi: la totale disparità di trattamento ed attenzione che la stampa, parliamo di quella nazionale che quella locale ha censurato in continuo da dodici anni con il tacito beneplacito di partiti vecchi e nuovi e di intellettuali un tanto al chilo, ha riservato alle analoghe vicende delle due città. A dimostrazione che Trieste non conta nulla non solo politicamente ma anche nel mondo dell’informazione “non fa notizia”. Mai, e diciamo mai, le notizie sulle decine e decine di cortei e manifestazioni, per di più le più partecipate a Trieste nell’ultimo decennio, hanno mai ottenuto una riga che è una sulla stampa nazionale. Solo recentemente, con Adriano Sofri, il silenzio è stato rotto, ma ci sono voluti esattamente quindici anni. Oramai della Ferriera di Trieste non si parla più se non per l’emergenza occupazionale, sulla salute o peggio nemmeno una riga. I politici tacciono, forse perché impegnati nell’ennesima campagna elettorale o forse perché memori delle balle spropositate raccontate nelle altre. Il Comune è scomparso dai radar, anche perché privo di ogni idea o iniziativa sul tema. Tutti o quasi attendono l’inevitabile chiusura in silenzio pregando Iddio che sia la più rapida possibile. Buona Notte Trieste. Come volevasi dimostrare … » Inviato da valmaura il 24 March, 2013 alle 2:58 pm Ecco appunto non abbiamo ancora finito di pubblicare il pezzo qui sotto (“Indietro tutta!”), che vi invito a leggervi anche se un po’ lunghino per le fatiche mentali della media degli internauti, che subito la realtà supera e conferma appieno la nostra analisi. Neanche il tempo di sedersi sulla sedia di assessore lasciata assai a malincuore da Fabio Omero, diventato di colpo … come diceva come un disco rotto a Maurizio Fogar alla riunione di Giunta alla scuola Caprin? Ah si! “demodé”, che Edi Kraus dichiara al piccolo giornale di essere pienamente favorevole all’installazione a Trieste di un rigassificatore. A confermare che per entrare nella Giunta comunale condividere la linea politica ed amministrativa, se mai ne esistesse una, non è indispensabile; quello che conta è aver giocato a basket in gioventù, meglio se con o contro Cosolini e magari trasognare, o forse anche no che anche Orietta Berti non scherza, per Bruce Frederick Joseph Springsteen. Per il neoassessore alla Cultura, per oltre un decennio il consigliore dell’ex Ministro ed ex Presidente della Regione Veneto, l’ultrà berlusconiano Galan, in realtà invece, come si confessa in esclusiva sempre dalle pagine del piccolo giornale, il suo passato operato era ispirato dalla sua ideologia da sempre di sinistra e comunista. Un infiltrato, insomma il nostro agente all’Avana, seppure un po’ stagionatino viste le settanta e passa primavere passate, rivendica con orgoglio la sua appartenenza al “Sol dell’Avvenir”, si abilmente mascherata da ingannare perfino il più lesto controrivoluzionario forzaitaliota. Chiudiamo con un ex questore, che per altro rivediamo con simpatia a Trieste, a guidare l’assessorato al Personale e quello allo Sport. La mente ci corre subito al mitico Achille Starace, figura simbolica del passato regime e che a Milano trovò nell’aprile del 1945 dignitosa quanto ingiusta morte. Il Segretario del PNF famoso nel ventennio per le sue prove ginniche ai quali sottoponeva i gerarchi del Regime, con sprezzo del senso del ridicolo. Se magari la stessa logica (un imprenditore alla delega dello Sviluppo Economico, un questore in quiescenza al Personale e Sport, un ex Direttore della Ferriera e della Lucchini Italia a consulente del Comune sulla Ferriera) e la stessa ragione politica (un ex berlusconiano alla Cultura, quella dei Grandi Eventi, ed un filo rigassificatore appunto paracadutato dalla Confindustria al Comune) sono dunque il filo conduttore del “rinnovamento sinistro” del Comune, va benissimo pertanto la conferma di Laureni all’Ambiente, e si prega di non ridere, altrimenti si rimanda alla visione della foto dei duecento “astuti” in demente fila per l’attraversamento inaugurale del costosissimo cesso nomeato “Ponte corto”, corto come la cervice tergestina. Indietro tutta! » Inviato da valmaura il 20 March, 2013 alle 2:23 pm Indietro tutta! Dunque a quasi due anni di mandato la Giunta Cosolini che guida il Comune per conto del Centrosinistra, ma meglio sarebbe dire del PD che le altre formazioni di maggioranza sono in via di evaporazione elettorale e consiliare, il bilancio che se ne può trarre è totalmente modesto. Rispetto al precedente Centrodestra a guida Dipiazza non c’è stata alcuna rottura di tendenza ma tonto meno un segnale di discontinuità reale, né sulla incapacità di individuare una qualche strategia politica per il futuro della città, né sulle scelte amministrative di ogni giorno. E duole assai verificare che quasi a metà dell’opera si pensi ad un rimpasto di Giunta solo come una sostituzione di persone e nomi e non invece come una svolta per recuperare, dal loro stesso programma elettorale per giunta, una spinta al cambiamento ed al rinnovamento sulle cose da fare, sulle emergenze a cui dare risposte che non siano i soliti tappabuchi di sempre. Per questo non occorreva un Sindaco ed una Giunta bastava un discreto ragioniere. Emblematico che il fallimento arrivi su quelli che dovevano invece essere i punti qualificanti di una amministrazione “di sinistra”, a riprova una volta di più che la carta si lascia scrivere proprio come i programmi elettorali. Ma andiamo per punti, partendo da una constatazione. Oggi i soldi a disposizione di un ente locale, quindi anche del Comune di Trieste sono sempre meno per la scriteriata scelta di tagli finanziari fatta dal Governo, e subita dalla Regione, che però aveva il sostegno determinante per oltre un anno e mezzo anche del PD, il partito del Sindaco. Proprio per questo la situazione imporrebbe una scelta coraggiosa e precisa. Insomma poche idee ma chiare sulle quali impegnare, oltre alla considerevole cifra destinata alla normale amministrazione, le poche risorse disponibili. Fin qui l’operato di questa Amministrazione invece è stato contrassegnato, oltre che da alcuni infortuni ridicoli e perfino spassosi (dal terzo ponte, totalmente inutile e costoso, sul Canale Ponterosso: il ponte “corto” per intenderci, all’inaugurazione della pista di atletica al cantiere Grezar, per citare gli ultimi), dall’espletamento di quella che appunto si chiama la normale amministrazione. Cominciamo da quella che era una bandiera qualificante del programma elettorale: la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo del territorio e comunque alla politica comunale. Dopo quasi due anni, a parte il ricordo di un primo giro di valzer delle cosiddette “giunte itineranti”, subito abortite, nulla si è fatto. Quello che doveva essere lo strumento primo di intervento, l’Assessorato al Decentramento, ma anche nel nome non sono stati capaci di innovare, aggiungendo ad esempio la parola “e partecipazione”, è stato affidato ad uno dei più infelici assessori della Giunta, quel tal Emiliano Edera, che invece di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini con apposite assemblee sul territorio dove essi vivono, si è opposto tenacemente alla loro organizzazione adducendo scuse ridicole quali l’impossibilità a pagare i francobolli per gli invii delle lettere ai nuclei familiari. Insomma in questi oltre venti mesi si è occupato dei turni del personale e degli orari d’apertura dei sette centri civici. Non male eh! Poco serve dunque ad un Sindaco, in crisi di paura per l’ultimo infelicissimo risultato elettorale del suo partito, il PD, alle recenti elezioni politiche e con assai infauste prospettive alla prossime regionali del 21 aprile, convocare due assemblee comiziali al Savoia, rivendicando la bandiera “del camminare tra la gente” quando questa è stata sistematicamente ignorata dalla politica della sua amministrazione. In questi dodici anni i Comitati di Quartiere che assieme al Circolo Miani hanno promosso la più rilevante, costante e continua mobilitazione in città sulle problematiche riguardanti l’inquinamento della Ferriera, ma anche dell’Italcementi, degli inceneritori (vecchio e nuovo), delle vasche a cielo aperto del Depuratore fognario nel cuore della città, della presenza di decine di migliaia di metri quadrati di Eternit (amianto-cemento) a tutela della salute della gente di Trieste e Muggia e della loro qualità della vita, mai che è mai, ed in dodici e passa anni non ci pare poco, dal suo partito, oggi PD e prima come si chiamasse poco importa, è venuta la richiesta di un incontro e tantomeno di un confronto. L’unica volta che abbiamo ricevuto una telefonata dal segretario provinciale del PD, quel Francesco Russo, ieri cognato del consulente Rosato oggi anche senatore, è stato per chiederci il voto a favore del candidato Presidente Piddino della Settima Circoscrizione del nostro eletto in quel Consiglio. Per altro l’unica volta che l’attuale Capogruppo comunale del PD ha messo piede al Circolo Miani, invitato a partecipare ad una assemblea con i cittadini, replicando ad una nostra proposta, cioè di applicare pure nel Comune di Trieste quanto stabilito da una legge statuale, quella che sancisce la costituzione di un albo pubblico delle imprese che, per scorrettezze, irregolarità amministrative o violazione della legge, non possano partecipare alle gare di appalto per l’assegnazione di lavori dalla pubblica amministrazione, ha risposto che “sarebbe una turbativa del libero mercato”. Ovviamente a danno dei criminali e dei disonesti. Ebbene questi ora parlano di “camminare tra la gente”. Ci ascoltino, con queste premesse, fanno bene a risparmiare suole e tacchi. Ma passiamo alla Cultura. Invece di prendere atto della scarsità di risorse economiche e della necessità di innovare anche a Trieste, e sarebbe ora, il concetto di Cultura. Privilegiando magari quelle che uno dei più autorevoli antropologi europei, il prof. Carlo Tullio Altan, uomo di sinistra, descriveva nei suoi saggi della fine degli anni Settanta e ai primi Ottanta, come le tante e diffuse culture con la “c” minuscola: quelle cioè che coinvolgono e riguardano direttamente le persone sul luogo dove vivono. Dunque una scelta di rottura con un certo modo accademico e imbalsamato di misurare la cultura di una comunità dagli ingessati abbonamenti teatrali o sui cosiddetti “grandi Eventi”, che da sempre non hanno mai dato “grandi Ritorni” alla nostra città e di cui l’ex Pescheria è la simbolica Cattedrale nel Deserto. Bastava anche qui copiare quanto fatto, a partire dai “Teatri Tenda” di Gigi Proietti e Vittorio Gassman a Roma o di Dario Fo a Milano già nei primi anni Settanta, o nelle estati romane di Renato Nicolini negli anni Ottanta, tutti uomini di sinistra per intendersi, per portare a chi da Valmaura o San Sabba non ha mai messo piede al Rossetti e ancor meno al Verdi, insomma la quasi totalità degli abitanti di molti rioni triestini, il teatro, il cinema, la musica nei posti dove vivono. E magari individuare quelli che per sintesi chiameremo degli spazi sociali dove i cittadini che vivono fuori dal tristo centro di Trieste possano ritrovarsi, anche solo per riscoprire il piacere di stare assieme, di parlarsi e conoscersi, e magari di aiutarsi. Ecco tutte cose che costano poco o nulla ed anzi servono a recuperare anche degli immobili pubblici abbandonati da anni e di cui magari il Comune ne ignora addirittura l’esistenza. Insomma una cultura dei diritti e della partecipazione. Si va al totonomine di assessori esterni quando il Comune ha in casa il miglior dirigente di Musei di tutta la Regione e che probabilmente il resto d’Italia ci invidia, la signora Maria Masau Dan, direttrice del Museo Rivoltella. Che anche recentemente ha ripetutamente posto pubblicamente l’annoso problema di cosa significhi “fare museo” a Trieste e di come coinvolgere i cittadini che, more solito, non hanno mai messo piede in un museo della loro città. Di cosa significhi organizzare percorsi culturali sul territorio triestino, di come portare la gente a capire la pittura e l’arte, e magari a praticarla. Parimenti ciò dovrebbe spingere ad una collaborazione con il settore urbanistico del Comune, incentivando non tanto le nuove costruzioni (insomma la scelta di quel “mattone zero” fatta da tanti altri autorevoli sindaci di centrosinistra) in una città che pare, anche qui è scandalosa la pubblica ignoranza, abbia oltre diecimila appartamenti sfitti o peggio abbandonati. Dove il “rinascimento” delle periferie, dove per altro vive la stragrande maggioranza dei concittadini, dovrebbe essere un punto d’onore di una Amministrazione civica innovativa. E che dire poi dei Servizi Sociali e sanitari, che oggi servono a gestire appunto l’esistente come dei burocrati della pietà e dell’obolo, mortificando, ove ancora esistono, idealità e professionalità, senza neppure un occhio all’efficienza della suddivisione territoriale dei pochi sussidi disponibili, che vengono elargiti per distretti a seconda del numero dei residenti e non invece delle reali emergenze territoriali, sicchè in alcune realtà i pubblici denari a maggio sono già finiti mentre in altri quartieri a fine anno non ne hanno speso che una metà. E la sanità, si certo non formalmente di competenza comunale, ma vivaddio pagata con i soldi dei triestini, dovrebbe spingere qualsiasi Sindaco, soprattutto se “di sinistra” , a ingerirsi eccome per fermare lo smantellamento delle strutture territoriali della “sua” città, per denunciare ogni giorno che Dio manda in terra le fatiscenti condizioni degli ospedali triestini (Cattinara e Burlo, bastano i nomi) e per pretendere una qualità e quantità di servizi degni di un paese europeo. Insomma ne va della vita della gente, magari, non si sa mai, anche della sua. Ecco abbiamo volutamente accostato in estrema sintesi tre aspetti: Cultura, Urbanistica e Sanità e Servizi Sociali, perché dovrebbero fare parte di un unico percorso di crescita del territorio, camminare di pari passo perché, come citava lo scomparso Ugo La Malfa negli anni Settanta, “non esistono diritti civili senza diritti economici”. E passiamo ora ad altri due dati dolenti di questa debolissima Amministrazione. Un assessore allo Sviluppo Economico che nei primi mesi del suo mandato, poi è prudentemente scomparso dai radar, rivendicava pubblicamente “un futuro ed una strategicità” per la Ferriera a Trieste, uno stabilimento che tutti gli altri, meno lui evidentemente ed i quattro sindacalisti della Triplice, sapevano già morto e decotto, sarebbe stato congedato sui due piedi anche nel Burkina Faso. Ed ora il Comune che su questo aspetto economico da cui dipende il futuro di alcune centinaia di operai e famiglie, oltre che lo sviluppo di Trieste e finanche del suo porto, ha perso letteralmente altri due anni senza fare nulla, oltre agli altri dieci precedenti buttati al vento, si vede costretto ad affidarsi a quel Francesco Rosato, direttore fino all’altro ieri della Ferriera e della Lucchini Italia e con qualche piccolo problema con la giustizia italiana, pagandolo come consulente esterno, parenti a parte, per fare quello che Assessore, Sindaco, ed uffici comunali avrebbero avuto invece il dovere di fare. Non parliamo poi dell’inesistente Assessore all’Ambiente, disperso anche alle cronache dei giornali amici, che non ha mantenuto uno solo degli impegni che lui stesso si era dato, anzi disattendendo ripetutamente le promesse fatte e che sulle problematiche ambientali, e sono tante come descritto all’inizio e non solo la Ferriera, indubbiamente l’emergenza prima, non ha prodotto nulla di rilevabile, a parte il fallimento sulla raccolta differenziata. Ultimo esempio di affidabilità è la tanto da lui lamentata assenza di “un confronto” con Maurizio Fogar, che pare gli impedisse di dormire la notte, ma che si è ben guardato di accettare pubblicamente, senza per altro mai entrare nel merito delle affermazioni e degli argomenti portati dal Circolo Miani, e che non li convenga è chiaro a tutti, ma un fantasma per assessore questo il Comune, in tempi di vacche magrissime, economicamente parlando, non mi pare possa proprio permetterselo. Un consiglio a Cosolini, semmai lui o qualcuno dei suoi avrà avuto voglia e pazienza di leggerci, vada a vedersi il programma de La Tua Trieste alle ultime elezioni comunali, lo trova su questo sito ed anche alla segreteria generale del Comune, vi è scritto tutto quello che cerca sulle problematiche vere del nostro territorio, frutto del lavoro di centinaia di cittadini e dei Comitati di Quartiere, e si risparmierà inutili camminate a vuoto. Quello sopra scritto e di Sinistra o Destra? Una sconfitta annunciata (da oltre dodici anni). » Inviato da valmaura il 5 March, 2013 alle 12:57 pm Il tempo renderà giustizia. Oppure: il tempo è galantuomo. Certo belle frasi ad effetto ma che non significano nulla, almeno oggi. Soprattutto in un Paese, il nostro, abituato da sempre a non avere memoria, a non cercare di informarsi, di approfondire. E figurarsi poi con la stampa, scritta e radiotelevisiva, che ci troviamo. Orbene la vicenda Ferriera è anche in questo caso un esempio perfetto. Chi sono i responsabili di quello che è successo in questi dodici e passa anni? Gli stessi che continuano oggi a pontificare dai giornali, dai vertici di Comune, Regione e sindacato, dai partiti vecchi e nuovi. Sono passati quasi due anni da quando Cosolini, con la sua Giunta dei vari Laureni, Edera, Omero, è alla guida del Comune, quasi otto da quando Tondo guida la Regione, con l’intermezzo (2003-2008) di Illy-Cosolini, della Poropat alla Provincia, che comunque fanno sette abbondanti, è meglio non parlare. E questi ancora oggi continuano a dire che “stanno lavorando”, che “un’idea ce l’hanno”, ed amenità varie. Con un sindacato che in questi anni, e sono dodici, si è schierato sempre e di fatto a fianco della proprietà, respingendo quando non irridendo le uniche proposte avanzate a Trieste, dai cittadini e non dai politici, per tutelare la salute, la sicurezza e salvaguardare il lavoro. Ebbene tutta questa gente, che in altro paese sarebbe stata costretta ad uscire di casa solo con il buio e camminando rasente i muri, è ancora qua a pontificare dai giornali e dai microfoni. La realtà vera è che la vicenda Ferriera finirà nel modo peggiore possibile vista la guida di questi signori, come è già successo per la Sertubi, una fabbrica nata nel 2000 già morta. La verità è che oggi, e da tempo, si è cancellata l’emergenza inquinamento, non perché essa non esista più, anzi, ma con un semplice tratto di penna o peggio: con un silenzio tombale. Perché figurarsi se ad un gruppo in procedura di fallimento controllato si può chiedere di investire danaro per tutelare la salute di decine di migliaia di triestini e di alcune centinaia di lavoratori. Le favole delle “ordinanze” di Laureni, Cosolini, Grilli, e prima di loro dei vari Bucci e Dipiazza, tutte scritte in fotocopia, dove bastava cambiare data e firma, tanto il risultato era lo stesso: il nulla. E la continua disponibilità delle sigle pseudo ambientali a confrontarsi con questa classe politica, legittimandola sempre e comunque. L’abitudine estiva della Procura di annunciare l’ennesima e sempre uguale indagine sulle responsabilità (mancate) di chi aveva l’onere di fare i controlli e li ha fatti male o non li fatti proprio. Si capisce perché il servizio di Adriano Sofri su Repubblica, silenziato perfino dal quotidiano locale del Gruppo di De Benedetti, abbia avuto qui l’effetto di una bomba atomica. A proposito Laureni, questo confronto pubblico con il Fogar, della cui assenza Lei si è tanto e da tanto tempo lamentato, lo accetta o no? Il suo silenzio non le sta facendo fare proprio una figura cristallina. |
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