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Circolo Miani » News Correnti » Page 383

Per sentito dire.

» Inviato da valmaura il 6 May, 2013 alle 1:31 pm

Per sentito dire.
Ecco abbiamo il nuovo stile governativo. Si parla, ovviamente sui giornali, per sentito dire. Come fa il neoministro, ma sindaco PD di Padova da una vita, allo Sviluppo Economico, Zanonato, paragonando la Ferriera di Trieste all'Ilva di Taranto anche dal punto di vista produttivo. Peccato che la Ferriera sia in perdita produttiva paurosa e costante, tutto l'opposto infatti dell'Ilva, e che l'unico punto in comune sia il disastro ambientale ed alla saute di cittadini e lavoratori. Ma che volete una quisquiglia, una bazzeccola, ma che dico una pinzellacchera per il neoministro ed anche per quel "giovane turco", con buona pace di Mustafa Kemal Ataturk che si rivolterà nella Tomba, del suo collega all'Ambiente, in visita turistica a Trieste ieri l'altro, sotto lo sguardo orgoglioso di Serracchiani e Cosolini. E la Poropat? Dateci sue notizie per favore, che siamo in ambasce.  E si che Padova proprio tanto lontana da Trieste non è, tantomeno da quando si governa assieme l'Acegas-Aps per l'appunto.
Ma questo è niente rispetto a quanto scrive sul piccolo giornale un signore che si ostina a proclamarsi Assessore all'Ambiente comunale. Arriva al punto di parlare di un piano comunale contro l'inquinamento, Ferriera a parte. Insomma stralciando di netto l'emergenza principale. Ecco come non esistesse, insomma come lui.

Per chi interessa l'intervista di Maurizio Fogar a Telequattro, cliccare qui http://youtu.be/fNrDiVFC7nI

 




Analisi politica elettorale 2013.

» Inviato da valmaura il 26 April, 2013 alle 1:10 pm

In Regione.

Tondo ha perso. Grazie alla presenza di Bandelli. E se lo è ampiamente meritato, Tondo, come dimostrano anche i suoi disastri raccolti in Carnia, dove lo conoscono meglio, quasi come a Trieste.

Serracchiani ha vinto. Grazie all’assenza di Andolina. E nonostante la presenza di Galluccio.

A Trieste.

SL (senza E grazie a Laureni) aumenta i voti esattamente nella misura di Rifondazione e Comunisti assenti forzosi (idem dicasi per Muggia e Gorizia). Basta un pallottoliere, Vallon.

Dipiazza si prepara a battere Cosolini nel 2016 senza fatica alcuna. Tra due incapaci l’elettore premia sempre quello almeno più simpatico, soprattutto se è triestino (l’elettore si intende).

A Trieste Comune hanno votato ancora in meno che sul resto della provincia, poco oltre il 40%. Tutti dichiarano che la politica deve interpretare e prestare attenzione a questo dato per recuperare il distacco tra cittadini, politica e istituzioni.

Certo per lo spazio di un mattino e di un titolo di giornale.




Qui TeleLucchini del Friuli Venezia Giulia.

» Inviato da valmaura il 25 April, 2013 alle 1:26 pm

Peccato però che il canone lo paghino i cittadini e non la Lucchini-Severstal che sta in procedura fallimentare perché non riesce da anni a pagare i propri debiti.

Ma ieri il servizio della RAI (?) Regionale nel TG della sera dedicato (una manciata di secondi) al botto della Ferriera ha superato anche la nube di sciocchezze sparate nelle dichiarazioni della proprietà alle varie Agenzie giornalistiche nel tentativo ulteriore di fare fumo sulle conseguenze del fatto.

Ci auguriamo che tra i nostri lettori non perda questa sana abitudine Gherardo Colombo, che da alcuni mesi ricopre il non invidiabile incarico di Consigliere di Amministrazione della RAI.

La summa del servizio Rai è stata, non stiamo scherzando e le parole che riportiamo sono quelle dette al TG, che “quello che è successo è, né più né meno, il normale funzionamento di una pentola a pressione” e dunque tutto nella norma. A parte il fatto che i vecchi triestini, non so gli italiani, usavano chiamare la pentola a pressione, quella con la valvolina fischiante, “l’atomica”, è interessante notare il clima pranziale del resoconto Rai.

Lo scoppio, una vera e propria esplosione secca, pari ad una bomba aerea di media potenza, è avvenuto pochi attimi dopo le 13 e 30, le squadre dei vigili del fuoco, ben sette in sequenza, sono dunque accorse per portare gli spaghetti, visto che l’acqua bolliva. Per il sale invece ci ha pensato l’ARPA giunta subito dopo ed infine si è rifatto vivo, materializzandosi con una telefonata, il fantasma del Comune per chiedere se la pasta era pronta. Ecco in poche parole il succo del servizio RAI, che ha favorito ruttino e digestione.

In realtà le cose sono state molte diverse, anche dalle balle spaziali diffuse alle agenzie di informazione.

Quando c’è stata l’esplosione, accompagnata da un forte tremito e da un rilevante spostamento d’aria, avvertita in diverse zone di Trieste, una fortuna straordinaria ha voluto che, un sindacalista l’ha definita la protezione dell’angelo custode, a riprova che il sindacato si affida più alla provvidenza che alle leggi della Repubblica, in quel momento nelle vicinanze non passasse anima viva, che altrimenti morta sarebbe divenuta in un amen.

L’immediato accorrere dei pompieri ha permesso di domare un incendio altrimenti pericolosissimo, ma non ha evitato che per almeno quattro ore abbondanti e intense quantità, decine di migliaia di metri cubi, del gas più nocivo e cancerogeno (BenzoApirene, Benzene ed altri idrocarburi propri della distillazione del carbone coke)  per la salute delle persone uscisse dalla cokeria e investisse mezza città. Altro che “il nessun danno all’ambiente” rivendicato dalle veline proprietarie. Si certo gli alberi di Trieste forse non ne hanno risentito più di tanto, ma la gente che ha il brutto vizio di respirare?

In realtà quanto successo, un incidente lo ripetiamo grave, molto grave, altro che “fischio della pentola a pressione” che la RAI aveva in testa, poteva avere conseguenze molto tragiche ed ha comunque procurato un grave danno alla salute dei triestini. Questo è successo esclusivamente per cause tecniche, non per fatalità, e per precise responsabilità che vivaddio andrebbero accertate e punite da chi ha il compito di farlo. Fa specie che l’ARPA e l’ASS non abbiano prontamente replicato alle menzogne diffuse su imput proprietario, soprattutto sull’inesistente “danno ambientale”, ma questo è quello che passa da oltre quattordici anni il convento triestino.

Altra cosa invece seria è che un sindacato che si affida agli angeli, magari la prossima volta distratti da altre incombenze celesti, ha comunque da mesi dichiarato in decine di conferenze stampa e comunicati che la curatela fallimentare aveva tagliato dal 31 dicembre 2012 tutti i contratti esterni con le ditte appaltatrici, che si occupavano proprio della manutenzione degli impianti. E dunque le condizioni di lavorazione e produzione della Ferriera, secondo il sindacato, erano a rischio. Bene in questi mesi nessuno, e ribadiamo nessuna autorità a partire dalla Procura, l’ARPA, l’ASS, il Comune e la Regione, si è mosso per bloccare questa aperta violazione delle leggi che regolano la sicurezza sul lavoro e sulla produzione.

Insomma è come se uno di noi annunciasse che dall’indomani uscirà con la propria macchina senza assicurazione, senza patente e con la revisione del mezzo scaduta, bontà sua se sobrio. E che i vigili urbani facessero finta di niente confidando che non beva e non faccia incidenti.

Ecco la realtà dei fatti accaduti e accadendi, semplicemente prevedibili viste le condizioni della fabbrica con un inquinamento da mesi e mesi fuori ogni controllo a partire dalle barzellette delle ordinanze comunali che oramai non fanno ridere nemmeno i polli, che per altro continuano a respirare quotidianamente i 30.000 metri cubi di gas che l’Altoforno perde.




Tutto il resto è silenzio …

» Inviato da valmaura il 23 April, 2013 alle 11:06 am

Regione. Votanti 554.947 pari al 50,48%; Schede nulle e bianche 17.903 pari al 3,22%.

Votanti effettivi il 47,26%

Trieste. Votanti 97.331 pari al 45,84%: Schede nulle e bianche 1818 pari al 2,41%.

Votanti effettivi il 43,43%

Chi ha vinto le elezioni governa con il consenso del 18% scarso degli elettori.

Tutto il resto è, per l’appunto, silenzio.




Abbiamo vinto!

» Inviato da valmaura il 22 April, 2013 alle 2:27 pm

Quando scriviamo queste righe mancano meno di due ore alla chiusura dei seggi per il rinnovo del Consiglio Regionale ed all’inizio dello spoglio delle schede elettorali. Poche, assai poche questa volta, come probabilmente mai in passato, anche se a Trieste per le ultime lezioni comunali, quelle del 2011, già allora il 51% degli elettori non aveva votato. Ed anche allora, come sicuramente faranno oggi, magari stavolta con quattro paroline di circostanza buone per due titoli in cronaca, i partiti, ma anche i tanti “autorevoli” giornalisti (eravamo in dubbio se virgolettare la parola autorevoli oppure quella giornalisti) faranno finta di niente.

Ma resta il fatto che il nostro invito a non andare a votare è stato raccolto da, azzardiamo le previsioni con in mano i dati di ieri sera, un cinquantacinque per cento di elettori, percentuale che crescerà senz’altro con il computo delle schede nulle o bianche, per lo meno un altro 3-4 %.

E tanto per non essere smentiti l’avevamo detto, anzi scritto, sulle pagine di questo nostro sito-giornale a partire dal 2008 “Regione: perchè 35 elettori su 100 NON hanno votato”, fino al più recente “Controcanto elettorale.” dove scrivevamo il 3 marzo scorso “… Dunque c’è da aspettarsi per le prossime elezioni regionali del 21 aprile un ulteriore marcato calo di votanti.”

Per questa politica e per questa disinformazione come acqua sul vetro.

Insomma se la logica, cosa assai rara nei risultati elettorali, esistesse, ora si potrebbero già fare i complimenti al nuovo presidente in pectore della Regione, il candidato dei 5 Stelle Galluccio, e la Serracchiani potrebbe già prenotare il primo volo per Strasburgo di domani, martedì, che Tondo di questi problemi non ha, con il ristorante da badare a Tolmezzo.

Ma senza sfidare i miracoli e l’irrazionale, pensiamo un attimo cosa succederebbe se vincesse invece un candidato dei due schieramenti tradizionali: Centrodestra e sinistra. Tolta la percentuale dei non votanti, dei voti non validi (nulle e bianche di cui sopra) ed il prevedibile 25% conseguito almeno dal Movimento 5 Stelle, chi vincerà si spartirà un rimanente consenso pari al dieci per cento effettivo degli elettori complessivi della Regione.

Una delegittimazione totale che però alla casta dei partiti non smuoverà un baffo, per loro il consenso conta solo in quanto veicolo di mantenimento del potere, e poco importa che sia basso, bassissimo.

Dobbiamo dire ad onore del vero che stavolta la tentazione di recarsi a votare per i 5 Stelle è stata anche da noi molto forte. Più forte quasi dell’inconsistenza e dell’impreparazione finora dimostrate dagli esponenti del Movimento fin qui presenti nelle istituzioni, o dell’ignoranza (nel senso letterale) da loro dimostrata sui temi di questa campagna regionale. Più forte quasi dell’incubo “curricula” per la scelta degli eventuali futuri assessori, nell’assenza di una qualsivoglia idea progettuale seria, non un capoversetto di programmi elettorali che nessuno legge, nemmeno chi li scrive, sulle principali emergenze regionali. Ed anche in questi mesi ne abbiamo avuto copiose dimostrazioni: nella assoluta indisponibilità dei gruppi locali dei 5 Stelle a cercare confronti ed aperture con chi sul territorio opera, e ci si permetta con un certo successo di consensi e partecipazioni e soprattutto conoscenza di problemi e soluzioni, da oltre tredici anni, e con una presenza assolutamente minoritaria e numericamente insignificante di cittadini alle loro iniziative.

Consola sapere che Cosolini, tanto per fare un esempio, da oggi è un omone morto, politicamente si intende, che cammina, per parafrasare il titolo di un famoso film adeguato alla stazza del sindaco di Trieste, e che ancora una volta il “bacio della morte” della stampa amica è stato appunto la spinta finale verso il baratro. Spiacerebbe invece constatare che la bufera dovesse coinvolgere anche il sindaco uscente di Udine, Honsell, che invece ha ben meritato.

Compagni di scuola, compagni di niente …

Seguendo casualmente alcune trasmissioni televisive, nello zapping frenetico di un buon film, quelli di una volta, siamo incappati in alcune trasmissioni su la 7, dal nome stolto “in Onda” o “Zeta”.

Lo confessiamo non abbiamo resistito più di cinque minuti e dovendo optare tra tirare il ferro da stiro sul televisore o spegnerlo, abbiamo fatto in un barlume di ragione questa seconda scelta. Sentire Gad Lerner, dal ghigno mefistofelico sempre stampato in faccia, Luca Telese ed altri similari “opinion maker” discettare dei “grillini” o di giovani supposti tali come quelli che hanno tutto sommato civilmente e pacificamente contestato il dirigente piddino Franceschini beccato ad un ristorante, epitetandoli da “delinquenti, teppaglia, teppisti”, le parole più gentili che ci sovvengono ora alla memoria, o invocare gli arresti di Travaglio per lesa maestà del Presidente della Repubblica, vecchio e nuovo, o stigmatizzare come un attacco alla sacralità della libertà di stampa le civili e perfino cortesi indisponibilità di tante persone, soprattutto donne presenti in piazza, a farsi intervistare dalla giovane giornalista dell’emittente televisiva, o lo sferzare il solito frasario di Beppe Grillo in particolare sul “golpe” istituzionale come inaccettabile violenza.

Orbene partendo dal fatto che non c’è violenza più violenta e dunque inaccettabile che quella esercitata da chi detiene il potere istituzionale e controlla televisioni e giornali, giudichiamo il linguaggio usato da questi pseudointellettuali del giornalismo molto più dannoso e violento dei presunti fatti a cui si riferivano nei loro giudizi trancianti.

Controproducenti inoltre perché, al pari di quella classe politica a loro affine per età e costumi, che finge di non capire la realtà, o di stupirsene virginalmente come il “non immaginavo” della Boldrini ai funerali dei coniugi marchigiani suicidatisi recentemente, ottengono esattamente l’effetto contrario tra i pochi che comunque stoicamente si ostinano a televisivamente seguirli. Ne fa prova il nostro desiderio compulsivo di correre in quel momento a votare Beppe Grillo.

Scandalizzarsi per la parola Golpe senza ricordare le cinquanta e più volte in questi anni che ad esempio Silvio Berlusconi, ma anche il collega di P2 Cicchitto, per non dire di Gasparri, Brunetta, La Russa et similia, la avevano pubblicamente e televisivamente usata. Oppure gli inviti gutturali di Bossi a cacciare a pedate oppure buttare in laguna i giornalisti ed i cameramen, definiti comizialmente “cialtroni da prendere a calci in culo”. Ecco tutto questo da sempre più senso alle canzoni d’epoca di de Andrè, di Gaber e soprattutto ad Antonello Venditti: compagno di scuola, compagno di niente.





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