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Circolo Miani » News Correnti » Page 378

Quarta edizione !!! ma del TG da Strada.

» Inviato da valmaura il 12 December, 2013 alle 12:02 pm

Quarta edizione !!!
TG da Strada, sabato 14 dicembre, alla ore 17, in via delle Torri lato piazza San
Giovanni.
Curato dal Circolo Miani e condotto da Maurizio Fogar, con tante nuove immagini da ammirare.
Ogni scusa è buona per esserci: soprattutto il piacere di ascoltare e vedere quello che piccolo giornale, rai regionale, telequattro ed orpelli vari censurano.
Passaparola.



Un sindacato scandalosamente silente. Mentre la politica invece …..

» Inviato da valmaura il 8 December, 2013 alle 2:21 pm

Ottantatre sono le persone che lavoravano in Ferriera morte di due tumori, alla vescica ed ai polmoni, dal 2000 alla fine del 2012.

Questi dati ufficiali, sono in realtà numeri terribili ma parziali ed ancora in ampio difetto rispetto alla situazione. Essi prendono in esame infatti solo due tipologie di cancro ma se invece comprendessimo tutte le vittime, i lavoratori colpiti da ogni tumore, ed ancora aggiungessimo quelli ammalatisi di malattie polmonari, “semplici” ma letali quali la broncopatia ostruttiva e l’efisema, allora tale cifra dovrebbe essere almeno raddoppiata se non di più.

E di fronte a questo bollettino di morte, reso noto comunque con incredibile ritardo, a più di una settimana dalla sua pubblicizzazione il sindacato che ha detto? Assolutamente nulla. Muti e zitti.

Non hanno aperto bocca né le segreterie di categoria della triplice e di altre sigle, e tantomeno i segretari provinciali o i Belci di turno, oramai tuttologi sul piccolo giornale. Sempre pronti a dire la loro sull’universo mondo, ma improvvisamente senza parole di fronte a due semplici cifre.

Ma che sindacato è questo? Se non è in grado di tutelare e difendere la salute dei propri iscritti e di tutti i lavoratori, e con essa la salute e la qualità della vita di decine di migliaia di triestini e muggesani.

Già perchè a dramma si aggiunge dramma. Questi sono i numeri che riguardano chi stava dentro la Ferriera e la moltitudine che vive fuori? A Muggia, a San Sabba, a Monte San Pantaleone, a Valmaura, a Servola, a Chiarbola-Ponziana, a Campi Elisi-San Vito, insomma a mezza popolazione della nostra provincia?

Così avevamo commentato alcuni giorni fa sulla pagina di Facebook del Circolo Miani l’incredibile silenzio che certifica la fine del sindacato tradizionalmente inteso e che fa capire tante cose, a partire dalle miserevoli condizioni in cui versa l’impresa a Trieste ed il mondo del lavoro ad essa correlato. Ma la politica, le istituzioni pubbliche, non avevano proprio nulla da dire?

E lasciamo perdere quel simulacro di confindustria che ci ritroviamo a Trieste dove il Razeto riesce solo a ripetere un mantra vecchio di anni sul “sistema Trieste e fare squadra”. Chiacchiere che sentiamo da decenni perlomeno da quando ci raccontano le baggianate di “Trieste porta sull’Est” fino all’ultima variante Lettiana di “Trieste ponte verso l’Est”. Ecco questa ci mancava, oramai la Slovenia, la Polonia, l’Ungheria e via di questo passo sono da anni nell’Unione Europea e questi manco se ne accorgono, già che c’erano potevano inneggiare ai Savoia ed al “fiume sacro alla patria” per finire al “ponte tra Trento e Trieste”.

Orbene se in questa estrema landa d’Italia ci fosse un giornalismo degno di questo nome non passerebbe giorno senza che l’informazione scritta e radiotelevisiva, a proposito altro che i “Ring” per pugili suonati, mordesse le natiche, incalzasse politici, amministratori, tecnici sanitari, e cosi avanti sulla strage dei numeri resi ufficiali, e per difetto, emersa tra i lavoratori della Ferriera: Appunto se ci fosse … Dunque giriamo pagina e cerchiamo di capire i perché di questo silenzio tombale, mai parola calza di più, di politici, tutti: dai grillini alle frange estreme dell’ex Pdl, ed amministratori pubblici con i loro annessi, ARPA, e connessi, ASS.

Ma prima una domanda banale: perché uno sceglie di impegnarsi in politica?

Per molti di noi, una volta, la risposta era ovvia e scontata, come quella che Andy Garcia da a Sean Connery nel film “Gli Intoccabili” quando gli chiede del perché si sia arruolato in Polizia. Per riparare ai torti, alle ingiustizie, per aiutare i più deboli a difendere i loro diritti, per rendere migliore la società e maggiormente degna di essere vissuta la vita di noi tutti. Belle parole e ne potremmo aggiungere altre a dovizia, ma la più interessante per noi è quello “spirito di servizio” che politici ed amministratori, meglio se di sinistra, accanto alla parola magica “ascolto e partecipazione del territorio”, proclamano ad ogni sorgere dell’alba. E tutti, a parole e sempre e solo a quelle, “attenti al sociale, ai problemi della gente, ecc …”.

Ma oggi la politica è divenuta, soprattutto a partire dai primi anni ottanta, una professione, pura e semplice, con tanti vantaggi e prebende che altre scelte lavorative, per altro tutte più faticose, non danno. Diremmo che a Trieste ed in regione si possono contare sulle dita di una mano i nomi di esponenti politici dignitosi e fermi nei loro principi giovanili.

E pertanto questa è una prima ragione del loro silenzio: non riescono nemmeno a capacitarsi di cosa significhi la tragedia di centinaia di famiglie costrette a scegliere tra patimenti e morte a breve, medio termine, e la sopravvivenza fisica garantita da un lavoro pericoloso, per niente gratificante e sotto pagato. I politici non lo capiscono perché da tempo hanno smesso non solo di vivere, magari in famiglia, queste dure esperienze, ma analogamente hanno perso ogni capacità di contatto con la realtà che li circonda. Parlano lingue diverse dove la stessa parola, il tempo, hanno un significato completamente incomprensibile rispetto al comune sentire della comunità. Due mondi, uno piccolo ed elitario in cui si entra per cooptazione, che sta sopra, e la massa degli altri sotto. E dove anche coloro, assai pochi e rari che ci entrano per meriti, finiscono in breve tempo fagocitati ed omologati.

Il secondo motivo del loro insolito tacere è soprattutto di calcolo politico ed utilitaristico.

Facciamo sempre l’esempio Ferriera. E’ dal 2001 che la proprietà ne aveva annunciata la chiusura e chiesto a Stato e Regione di programmare il riutilizzo del sito e la ricollocazione dei dipendenti. Dunque sono passati quasi tredici anni, e allora non c’era la crisi ed i soldi pubblici correvano a fiumi, anche europei. Lo sapete quale è stato l’unico progetto presentato?

Quello realizzato a Bagnoli, dove hanno chiuso e riconvertito l’Ilva di Napoli, proposto nel percorso dal Circolo Miani.

Diverte oggi il Lauri di SL (togliere la E di ecologia ci sembra doveroso dopo il clamoroso infortunio di Vendola e soprattutto dopo i “brillanti risultati” prodotti dal loro unico amministratore locale: quel Laureni in giunta comunale a Trieste) strumentalizzare le cause del fallimento produttivo della Ferriera accusando il centrodestra di Tondo, ma anche di Dipiazza aggiungiamo volentieri noi, degli ultimi cinque anni, “di non aver saputo individuare, con il tavolo coordinato dalla Regione, alcuna prospettiva per la riconversione”. Giusto, ma la giunta regionale di centrosinistra a guida Illy, con Cosolini assessore nonché presidente del Tavolo istituzionale per la dismissione e riconversione della Ferriera (quinquennio 2003-2008) che diavolo ha prodotto? Quando il Lauri faceva l’addetto di segreteria dell’unico assessore regionale dell’allora suo partito? O preferisce dimenticarlo per carità patria.  Il NULLA questo ha prodotto, o meglio ha tutelato come di più non si poteva gli interessi dei capitalisti bresciani prima e poi, come gli ha definiti recentemente Cosolini, ah si: degli “avventurieri russi”, partorendo quella meraviglia dell’AIA di cui con solo cinque anni e mezzo di ritardo si accorge ora anche il Sostituto Procuratore Federico Frezza. A proposito, lo avevamo già scritto: come è possibile che l’avvocato Borgna, esponente di spicco del PD, continui a patrocinare la proprietà della Ferriera anche nell’ultimissimo ricorso al Tar contro Regione, Provincia e Comune, tra gli altri, e nel contempo sia indicato e nominato da questi enti a rappresentarli in importanti consigli di amministrazione, lautamente retribuito, uno per tutti la presidenza di Acegas-Aps confluita in Hera? Da iscritto del PD sarà un problema etico suo o del suo partito, ma qui stiamo parlando di un vero conflitto di interessi tra pubblico e privato, o ci sbagliamo?

Ed allora l’incapacità di faticare, studiare, imparare: in una parola sola lavorare al servizio dei cittadini, al di fuori della scontata routine della politica odierna, delle veline su di una stampa prona e genuflessa (trasversalmente), l’attrazione verso un “mondo che conta” soprattutto economicamente, ha fatto il resto, quasi naturalmente.

E “gli sventurati (non) risposero”, ci scuserà il Manzoni ma fà lo stesso.




Vengo con il TG, ma da Strada naturalmente.

» Inviato da valmaura il 4 December, 2013 alle 10:12 am

Terza edizione Venerdì 6 dicembre, Portici di Chiazza inizio Viale XX Settembre, alle ore 17 e fino alle 20, in onore di San Nicolò il TG da Strada condotto da Maurizio Fogar e curato dal Circolo Miani, e di cose da informare ce ne saranno … http://www.youtube.com/watch?v=G_l7whXCmz0




Le parti in commedia. Peccato che sia tragedia.

» Inviato da valmaura il 3 December, 2013 alle 2:42 pm

Ecco immancabili i commenti sul fiume carsico che si chiama Ferriera.

Esiste e colpisce almeno dal 1998 (ci riferiamo al devastante inquinamento prodotto da allora e ben superiore a quello dei decenni precedenti), ma ne parlano a singhiozzo, o proprio quando ne sono costretti e non ne possono fare a meno. Per il resto a sopire, d’altronde, ci pensa la stampa, scritta e radiotelevisiva, fatto che aiuta a capire perché l’Italia per libertà e qualità d’informazione nelle classifiche mondiali sia praticamente agli ultimi posti, pure dietro l’Uganda, che non è proprio un bel apparire.

Così il piccolo giornale riscopre con quasi sette anni di ritardo i risultati di una ricerca curata allora dal Cigra e che il Circolo Miani e Servola Respira presentarono in ripetute conferenze stampa e pubblicarono nel 2007 sul sito giornale www.circolomiani.it. Ovviamente il giornalino si guardò bene dal riprendere la notizia, semplicemente la ignorò negando ai lettori e ai triestini, intesi come provincia, notizie vitali, è proprio il caso di dirlo, e censurò sistematicamente Circolo Miani e Comitati di Quartiere, quelli veri.

Così la politica di ogni stampo e colore che di Ferriera con annessi e connessi si occupa solo quando succede qualcosa di eclatante, per il resto zitti e nisba, come se la partitocrazia fosse di per se un salvagente contro tumori e malattie: proprio intelligenti.

Quanto emerge oggi non è cosa assolutamente nuova, e chi ha frequentato anche solo una manifestazione od assemblea promossa in questi ultimi quindici anni dal Circolo Miani lo sa perfettamente. Dal 1998 in poi lo abbiamo detto e scritto, vedersi pure i primi servizi sempre sul nostro sito giornale, assieme ai medici del Burlo e del Centro Tumori, che già avevano prodotto nei loro campi ricerche con dati analoghi quando non peggiori di quelli “scoperti” solo oggi. Tanto da chiedere, era il novembre del 1998, pensate 15 anni esatti fa, all’Azienda Sanitaria triestina di fare una indagine epidemiologica sul territorio di tutta la nostra provincia anche per capire le cause e le origini di quel primato nazionale per mortalità da tumori che Trieste detiene saldamente da anni.

Ci hanno sempre risposto picche, nella più completa indifferenza di politica, sindacato, confindustria (si anche gli imprenditori crepano di cancro) e stampa. Ma anche la magistratura, in particolare la Procura di Trieste ha dato ben poco peso e sostanza a queste pubbliche denuncie, che poi erano null’altro che notizie criminis, come si dice in gergo, ed i cui dati uscivano già sette e passa anni fa chiari e netti anche dagli studi e dalle analisi dei consulenti della … Procura!

Pertanto non possiamo che confermare quello da noi scritto nel titolo del nostro pezzo di ieri: “Troppo poco, troppo tardi, con troppa poca credibilità”. E’ forse un caso unico in Italia, che la sfiducia nell’operato della giustizia a Trieste sia pari, se non perfino superiore, a quella che i cittadini provano nei confronti di politica e istituzioni: vedi Regione, Provincia, Comune, Arpa, Ass, e poi si domandano, giusto per lo spazio di un mattino e di un titoletto in cronaca, come mai alle ultime elezioni regionali di quest’anno a Trieste gli elettori sono stati appena il 41%. Insomma 6 cittadini su 10 non sono andati a votare.

Ma recuperiamo pure i commenti, i primi che ne seguiranno altri, che il pudore ed il senso del ridicolo non albergano in queste lande, di amministratori vari sul piccolo giornale sempre prodigo di spazio per la politica e la pubblicità a pagamento.

L’assessore all’ambiente (?) del comune ci ha informati per la quarta volta in più di un mese che l’inchiostro dell’ordinanza-invito alla Ferriera pare finalmente essersi asciugato e che dunque il sindaco si, il condizionale e d’obbligo, accingerebbe, nelle vesti di Ufficiale Sanitario, a firmarla. Aspettavano ancora qualche giorno e la Ferriera chiuderà naturalmente per mano della fallita proprietà. Non pago il signore di cui sopra si affanna a difendere il “calo” delle emissioni di BenzoApirene che si sarebbe, qui il condizionale è vieppiù di rigore, verificato nel mese di settembre. Che semplicemente il vento abbia tirato in altra direzione, dove non ci sono controlli, non lo sfiora nemmeno. Anche perché da “tecnico” avendo lavorato una vita nel servizio Medicina del lavoro dell’ ASS, allora USL, quando parla di certe cose non ha nemmeno l’attenuante dell’ignoranza che primeggiava invece nei suoi predecessori al Comune.

Poi s’aggancia al carro - venghino venghino siore e siori – pure la sua omologa in Regione che rassicura i triestini, che stanno “monitorando” e “seguendo giorno per giorno” la situazione Ferriera. Ecco allora siamo tranquilli, infatti visti i brillanti risultati eravamo un tanticchia preoccupati, peccato che usi le stesse parole di Tondo, De Anna, Lenna, Moretton e via risalendo indietro nei lustri. Certo non si può dire che abbiano molta fantasia.

Ma attenzione la signora senza volerlo mette una pietra tombale sopra le insensate speranze di chi confidava in un miracolo del cav. di Cremona, Arvedi Giovanni, lasciandosi sfuggire l’ammissione che di soldi pubblici da investire sul progetto non c’è nemmeno il becco di un quattrino, a Trieste, in Regione ed a Roma.

Insomma niente di nuovo, solo la conferma di quanto da noi detto e scritto in tutti questi anni.

Peccato solo che nessuno voglia riconoscerlo e che incapaci di affrontare questa tragedia riescano solo ad impegnarsi nel tentativo di far chiudere il Circolo Miani, privando Trieste del principale strumento di partecipazione sociale e di difesa degli interessi dei cittadini in questi ultimi 33 anni, chissà sarà la coincidenza degli anni di Cristo a spingerli a lapidarci.

Dovremmo esserne orgogliosi visto che indiscutibilmente siamo stati gli unici a vederla giusta, ed invece no, siamo tristi ed incazzati. Per il destino dei lavoratori, che va detto poco hanno fatto per evitarlo, ma soprattutto per la salute persa e la qualità della vita pessima che decine di migliaia di persone hanno dovuto subire per i decennali ritardi e le incapacità di chi ci governa. E per i mancati controlli, non dimentichiamolo.

Già 83 operai morti di tumore dal 2000 ad oggi dentro la Ferriera, ma … e fuori?

Qualcuno vuol risponderci?




Troppo poco, troppo tardi, con troppa poca credibilità.

» Inviato da valmaura il 1 December, 2013 alle 2:43 pm

Lo avrete capito stiamo parlando della conferenza stampa tenuta, motu proprio, ieri mattina dal Sostituto Procuratore, momentaneamente reggitore della Procura di Trieste, Federico Frezza.

Lette le carte, cinque cartelline, presentate dal magistrato abbiamo resistito alla tentazione di commentarle passaggio per passaggio, perché altro in realtà non sono che ripetizioni di fatti già noti e di considerazioni che già da lungo tempo abbiamo confutato negli articoli sul nostro sito giornale oppure negli interventi pubblici.

Ci limitiamo pertanto, al fine di non annoiare i pochi o tanti lettori, ad alcune considerazioni generali.

Partiamo dall’iniziativa di Frezza di convocare una conferenza stampa su indagini in corso o, peggio ancora, appena aperte. Una anomalia rilevante perché, lo ricorderete, quando vediamo sui telegiornali fatti consimili, con inquadrati i magistrati e gli ufficiali di Carabinieri, o Polizia, o Guardia di Finanza, quasi sempre con alle spalle la classica lavagna con affisse le foto degli arrestati e magari sul tavolo le armi o la droga sequestrate, queste conferenze stampa si tengono sempre per annunciare la fine di una operazione, i risultati ottenuti (gli arresti, i sequestri di corpi di reato, e così avanti). E questo abbastanza comprensibilmente per non avvantaggiare i sospettati, le persone oggetto di indagini e di conseguenza pregiudicare le stesse fornendo alla difesa, qui rappresentata dall’avvocato Borgna, esponente di spicco del PD, notizie utili per le contromisure del caso.

Seconda considerazione. Il contenuto di questa iniziativa di Frezza appare più mirato a rispondere a quanto sollevato da mesi ed anni, ma ultimamente, ed a partire dal servizio apparso in gennaio scorso su Repubblica, con maggiore frequenza ed intensità, dal Circolo Miani e da Servola Respira che ad altro, anche se il magistrato inquirente si guarda bene dal menzionarli. Infatti non contiene alcuna sostanziale novità rispetto a quanto dichiarato nei mesi ed anni scorsi alla stampa dallo stesso Sostituto Procuratore.

Terzo aspetto. Nelle cinque cartelline, oltre a involontariamente confermare l’inadeguatezza della Perizia Boscolo, scelto come consulente della Procura dallo stesso Frezza anni fa, una perizia che si basava su calcoli teorici non tenendo sostanzialmente conto dello stato di funzionamento di impianti da tempo a fine corsa produttiva, si smantella l’efficacia, dopo quasi sei anni dalla concessione regionale ed a pochi mesi, meno di tre, dalla sua scadenza di quella Autorizzazione Integrata Ambientale che si basava proprio sulla perizia del consulente Boscolo. E ciò nonostante si riconosce che quanto da anni segnalato e denunciato da Circolo Miani e Servola Respira sulle ragioni tecniche delle emissioni inquinanti dagli impianti in via di sfacelo erano tutte sostanzialmente corrette e fondate.

Quarto caso. Si riconosce che le PA, come le definisce Frezza, ovvero le istituzioni preposte ai controlli ed al rispetto delle norme di legge a tutela della salute per tutti, lavoratori e cittadini, e non solo i servolani ma per lo meno anche i muggesani, i chiarbolani, i residenti a Campi Elisi e Monte San Pantaleone-San Sabba e non ultimi i valmauriani, sono state per lo meno “inadeguate”, così come le centraline di monitoraggio, tutte meno una, degli inquinanti.

Ed anche qui non capiamo dove stia la novità. I dati delle centraline dei consulenti della Procura in tutti questi anni e per i periodi di riferimento hanno sempre fornito dati fortemente discordanti da quelli pubblicati dall’ARPA e tratti dalle centraline ufficiali poste molte volte a pochi metri da quelle posizionate dal consulente della Procura.

Caso mai ci sarebbe da domandarsi come tutto ciò non abbia destato l’interesse della Procura ad attivare procedimenti di indagine contro fatti che indubbiamente potevano contenere diversi ipotesi di reato. Ma, giova qui ricordarlo, è dal luglio 2011 che il predecessore titolare di Frezza (Dalla Costa), aveva annunciato con intervista a piena pagina sul piccolo giornale l’apertura di un fascicolo, di una indagine, sui “mancati controlli dei controllori”. Lo aveva ripetuto, sempre il Capo della Procura di allora, e sempre in luglio ma del 2012, e sempre ad una pagina sul solito piccolo giornale, un anno dopo. Oggi sono passati oltre due anni e mezzo e di quel fascicolo di indagine che ci dice la Procura? Che fine ha fatto?

Quinta considerazione. Non si trova traccia nelle cose scritte e dette da Frezza della discarica abusiva di decine di migliaia di tonnellate di loppa, lo scarto tossico di lavorazione dell’Altoforno, creata nella Ferriera, lato mare, né delle 240.000 tonnellate di rifiuti speciali, cioè tossici, accatastati negli anni nello stabilimento. Lo ha pubblicamente confessato, e quantificato, uno dei responsabili in qualità di ex direttore degli impianti, pochi giorni fa sul piccolo giornale (dichiarazioni di Rosato al Piccolo). Sono le stesse ipotesi di reato per le quali la magistratura, dunque non solo la Procura, di Taranto ha spiccato diversi ordini di arresto, a partire dal Presidente di quella Provincia, e dei vertici dell’Ilva, oltre a sequestrare aree ed impianti alcuni mesi fa.

Sesto fatto emerge in tutto lo scritto del Procuratore facente funzioni una preoccupazione ad immedesimarsi in un ruolo più di consulente della proprietà della Ferriera (ieri la bresciana Lucchini, indi la russa Severstal, oggi le banche creditrici ed il commissario liquidatore) che indica soluzioni, attraverso sempre il Boscolo, ed interventi manutentivi o investimenti (ingenti) per l’acquisto delle mitiche “migliori tecnologie possibili” dimenticando che lo stato di vetustà e rovina degli impianti li rende incompatibili con queste ultime e che soprattutto lo stato comatoso e fallimentare della proprietà, dove la Ferriera perde tre milioni di euro al mese, esclude ogni possibile investimento.

Anzi poiché lo stesso Frezza ritorna a scrivere che i costi di questi interventi delle non meglio identificate “direttive europee” prescrivano siano fatti compatibilmente e ragionevolmente alle possibilità di bilancio della proprietà, qui fallita e piena solo di debiti miliardari, di cosa scusate stiamo, anzi sta parlando? Del libro dei sogni o della letterina a Babbo Natale?

Ma stupisce poi la pervicacia della Procura a non ricordare quanto scritto nella nostra Costituzione, e precisamente negli articoli 32 (la tutela della salute come bene supremo) e 41 (l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o arrecare danno alla sicurezza ed alla dignità umana). E specificatamente sul caso che ci riguarda in una sentenza della Corte Costituzionale di data 7 marzo 1990 dove si conferma che la tutela della salute non può in nessun caso essere sottoposta a considerazioni economiche “ragionevolezza di costi e bilanci societari”. Se un privato non riesce finanziariamente a riportare le emissioni inquinanti entro i termini di legge, deve semplicemente e subitaneamente cessare l’attività.

E perché ciò non è avvenuto a Trieste? Lo chiediamo dal 1998 ed ancora attendiamo risposta.





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