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'L'Eco della Serva'
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Laminatoio a caldo e “giornalismo” a freddo.
Le sorprese della censura talvolta sono anche divertenti. ..
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Circolo Miani » News Correnti » Page 376

La Spectre di Trieste.

» Inviato da valmaura il 9 March, 2014 alle 2:36 pm

Tutta colpa del FODRA, ovvero Forze Oscure Della Reazione in Agguato, come ironizzava Giovannino Guareschi autore di Don Camillo e Peppone.

Insomma la crisi di Trieste, il mancato sviluppo, in una parola sola il futuro negato, è opera del servizio giornalistico di 16 minuti e spiccioli trasmesso su Italia1 dalla redazione delle Iene.

Loro ed i loro viscidi ispiratori, i registi occulti di una strategia satanica, ma che dico: mefistofelica, che ha come obbiettivo radere al suolo la città per poi pisciarci sopra come fece il perfido Scipione, detto l’Africano orinante, sulle rovine ardenti di Cartagine. Il primo numero Uno della Spectre che la storia ricordi.

Questi non hanno ancora capito che quando si cade nelle sabbie mobili bisogna stare fermi, insomma immobili, perché più uno si agita più e prima sprofonda. In vernacolo c’è un detto ancora più prosaico che noi ingentiliamo nelle parole: il guano più lo si gira più puzza.

Ma siccome sono ancora sotto shock, nonostante tutti gli aiutini ed aiutoni della stampa locale, piccolissimo giornale in primis, non se ne rendono conto ed insistono come tanti Tafazzi.

A proposito. E’ il secondo articolo non firmato, dunque a responsabilità del direttore Possamai, nomen omen dicevano i latini che la sapevano lunga, che in sequenza si pubblica a linciaggio mediatico del servizio televisivo che praticamente tutti i triestini, Muggia compresa, hanno visto con i loro occhi e ben giudicato. Cosa serva cercare di distorcerlo a parole, scritte pure male, quando l’opinione pubblica ha ancora negli occhi la reale verità è l’ennesimo mistero della fede.

Ma il bello è ovviamente, a riprova della cosa che si maldefinisce informazione a Trieste, che si pubblicano le smentite e le reprimende ad una notizia che non si è descritta, al contenuto di un servizio che non è stato riportato. Complimenti vivissimi e poi si meravigliano se qualcuno, pardon qualcuna, viene da Segrate a fare del sano quanto semplice giornalismo, e lo spacciano inoltre come una vile aggressione del Davide contro Golia all’incontrario, viste le proporzioni fisiche di Cosolini e della minuta Nadia Toffa.

In quanto ai sindacati della Triplice niente da dire invece, oltre alle loro visioni oniriche (un consiglio: mangiare di magro alla sera) su congiure e affannarsi di Borgia e sicari al seguito per i vicoli di Trieste, sulle nette e brutalmente franche verità denunciate da un lavoratore in quel servizio? Loro dove erano in questi anni, di giorno e di notte? Come per la storia delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti “speciali” e per gli interramenti abusivi?

Segugi con il raffreddore perenne che nulla vedevano e di nulla si accorgevano. E gli 83 operai morti in dodici anni per due sole tipologie di tumore, quelli li avevano visti? Ecco non merita nemmeno prenderli sul serio, ci penseranno eventualmente i lavoratori, se la situazione dovesse ulteriormente precipitare e non certo per colpa delle fantomatiche Iene.

Ieri si è tenuta la sesta edizione, per questa stagione, del TG da Strada e nonostante tutti i silenzi e le censure, era dedicato alla testimonianza delle tante, francamente troppe, tragedie che le donne triestine dentro e fuori la Ferriera hanno vissuto sulla pelle loro e dei loro cari. Ma al piccolo giornale, con sindacalfemministe annesse, la data dell’otto marzo si ricorda con le foto di quattro bellezze sorridenti circondate da fasci di mimose, e ben si son guardati anche solo di accennare all’iniziativa promossa dal Circolo Miani, che tante persone invece in oltre due ore ha raccolto in piazza della Borsa. Contenti loro a praticare il suicidio assistito … forse qualcuno in Curia dovrebbe spendere qualche parola, almeno di conforto.




Cosolini. Pezo el tacon chel buso.

» Inviato da valmaura il 7 March, 2014 alle 11:57 am

Nel servizio mandato in onda su Italia1 “che ha disegnato - e argomentato - un quadro drammatico della situazione dando voce tra l’altro ad associazioni ambientaliste, operai e residenti di Servola, ed elencando i rapporti su smog e malattie e gli sforamenti segnalati dalle centraline.”, così scrive in un pezzo non firmato, dunque ascrivibile al direttore, il piccolo giornale di oggi sul caso Cosolini-Le Iene. Per vedere il servizio: http://www.iene.mediaset.it/puntate/2014/03/05/toffa-trieste-l%E2%80%99altra-ilva_8377.shtml

E già comincia male. Perché nel servizio si dice chiaramente che l’inquinamento della Ferriera colpisce Trieste e financo Capodistria, non solo Servola come fa riduttivamente, e volutamente da un decennio, il gazzettiere locale, si menzionano espressamente i quartieri di Valmaura e Chiarbola dove sono state girate delle riprese (la scuola di via Svevo ad esempio, a dimostrazione che al piccolo giornale non leggono nemmeno Tuttocittà). Eppoi i dati delle centraline sono al contrario contestati perché gestiti nel modo che si evince dall’ARPA locale. Ed ancora: col piffero che il Circolo Miani è un’associazione ambientalista, associazione per altro alla quale il giornalino non da praticamente voce dal 2001. Ma se il quadro è così “drammatico” come mai il quotidiano locale se ne accorge solo ora?

Non male neh! Bisogna che vengano da Segrate a raccontare la reale verità.

Poi si arriva alla catastrofe di Cosolini, e chi scrive ha provato sincera pena per lui. Ma ad aggravare ulteriormente il caso, se mai fosse possibile, ci pensa lui stesso con una illeggibile replica serale.

Parla di giornalismo, lamentandosi che quello praticato dalla Nadia Toffa, l’inviata delle Iene, non è serio perché “aggressivo”. E certo, abituato da sempre a quella cosa praticata dai nostrani, che il giornalismo non sanno neppure dove stia di casa, è da capirlo. Facciamo un esempio.

Rivedetevi il servizio, saltando alla parte finale, all’intervista del Sindaco per l’appunto. Ma non guardate il grazioso viso della giovane inviata, guardate sempre l’espressione facciale di Cosolini, capisco che il divario è stridente ma sforzatevi. La crisi scoppia quando lui tentando di svicolare sulla incredibile concessione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale  alla Ferriera, delibera della Giunta Illy con Cosolini assessore al Lavoro del dicembre 2007, tra Natale e Capodanno per cercare di passare inosservati, scarica sulla Regione la responsabilità del fatto. A quel punto succede quello che a Trieste nessuno dei politici, lui per primo, se lo aspetta. Ovvero la giornalista fa appunto la giornalista. E il suo mestiere le impone di documentarsi prima e poi di ricordare all’intervistato che lui, proprio il Cosolini, è stato allora uno degli assessori regionali che la votato la concessione dell’AIA. Ecco fermatevi in questo preciso istante sul viso del Sindaco. E qui che non capisce più niente e perde totalmente la Trebisonda.

Scambia poi per aggressività quello che invece in qualunque altra parte, meglio se fuori d’Italia, sarebbe un normale giornalismo, anzi il minimo indispensabile dal punto di vista professionale.

Facciamo un confronto. Sei mesi fa, o poco più, nell’ennesima intervista (sic!) dei vari maranza, Ziani o chi per loro, sul solito house organ del PD locale, quando il Sindaco afferma la sua rassegnata convinzione (Arvedi non era ancora ricomparso) sull’inevitabilità della chiusura della Ferriera per inquinamento, dice una cosa stupefacente. Ovvero che la responsabilità della situazione è della Regione che in tutti questi anni “non ha fatto niente”. Si proprio così, testuale. Mentre lui, quale Sindaco vorrebbe, ma … purtroppo non ha i mezzi per farlo. ALT. Cosa vi sareste aspettati da un intervistatore che incidentalmente non presenta la Casa del Grande Fratello ma di mestiere dovrebbe fare il giornalista? Ma diamine che gli ricordasse seduta stante che l’intervistato è stato dal 2003 al 2008 uno dei gestori proprio della Regione, da Assessore e che, incidentalmente per cinque anni, avesse pure presieduto il Tavolo regionale per la dismissione (sta per chiusura), riconversione della Ferriera e ricollocazione dei lavoratori. E dunque gli chiedesse conto della sua autocritica e delle sue responsabilità per il “niente” fatto dalla Regione in questi anni. Ad essere più precisi avrebbe dovuto poi smentire il Cosolini sull’affermazione che il Comune comunque non può fare niente. Come dimostrato invece dal Sindaco di Piombino che nella veste di Ufficiale Sanitario del Comune sequestrò e chiuse la cokeria (stessa proprietà di Trieste) della locale Ferriera a metà degli anni 2000.

Capite dunque perché la graziosa Nadia Toffa viene giudicata “aggressiva”? Solo perché, contrariamente ai domaci, ha fatto esclusivamente la giornalista.

In quanto al resto delle dichiarazioni del Sindaco, come le tre ordinanze (citazione da Tex Willer sempre che Ugo Poli non ci freghi ancora la collezione) sono buone tuttalpiù “per farci la birra”. E le emissioni “in diminuizione” sono esattamente smentite dalle perizie della Procura, ma se lui si fida del compagno-amico Daris e dell’ARPA triestina questi poi sono i rischi che si corrono.

In quanto alla comica del “progetto matematico”, e del metodo “scientificamente esatto” adottato da quel buon uomo del Laureni che tabelline delle previsioni meteo in mano preannuncia le giornate di sforamento delle PM10 (addirittura pronosticando 63 di valore superato) e dispone direttive e consigli alla popolazione indigena.

Mai che ne azzeccherebbe una che è una. Aveva previsto per i giorni passati un sicuro aumento delle PM10 in città e sopra, ben al di sopra dei limiti di legge e … invece non sono state mai così basse come nell’ultima settimana: roba di 10, 16, 23 al massimo su di un limite di 50.

Complimenti vivissimi, la sua “sccciiientificità” ricorda quella dell’impareggiabile Vittorio Gassman dei “Soliti Ignoti” e sequel, manca solo il balbettio ed è sputato.

Chiudiamo con una domanda seria alla Procura, ne abbiamo fatte pubblicamente altre e tutte rimaste senza risposta, finora.

Perché a Taranto i loro colleghi hanno chiesto il rinvio a giudizio di 52 persone, compresi, oltre i già carcerati Riva proprietari dell’ILVA, il Presidente della Regione, Vendola, il Presidente della Provincia, pure lui già arrestato, il Sindaco di Taranto, ed altre falangi di politici ed assessori, con le accuse di concussione e di strage ambientale mentre a Trieste nonostante valanghe di denunce presentate in gran parte dal Circolo Miani e Servola Respira ciò non è mai avvenuto dal 1998 ad oggi? Già perché?

Così come perché non si è indagato su quanto ieri trasmesso nel servizio Mediaset nella parte riguardante la testimonianza dell’operaio incappucciato: i cui contenuti a viso aperto e penna in mano erano stati già denunciati da Romano Pezzetta oltre dodici anni fa? Già perché?




E sono sei!

» Inviato da valmaura il 5 March, 2014 alle 11:31 am

Sabato 8 marzo, alle ore 17 e fino alle ore 20, sesta edizione del TG da Strada in piazza della Borsa, altezza Fontana, a Trieste. Promosso dal Circolo Miani e condotto da Maurizio Fogar.

Questa edizione, che cade in concomitanza con la festa della donna, sarà rivolta specialmente a tutte quelle donne, triestine e muggesane, che in questo ultimo decennio hanno patito o assistito alle sofferenze, alle malattie, e alla morte dei loro cari, uomini, genitori, figli, per il devastante inquinamento industriale che ha falcidiato intere generazioni di triestini, oltre a rendere loro una qualità della vita pessima, di cui come sempre le donne anche in ambito familiare sono le prime vittime.

Ma anche alle donne dei lavoratori, in Ferriera, all’Italcementi, alla Sertubi per fare solo dei nomi, che hanno convissuto con i gravi danni alla salute causati dal tipo di lavoro che i loro uomini facevano, e con la crescente incertezza ed insicurezza del posto di lavoro e della garanzia di un qualsivoglia futuro.

Questa loro storia, sempre sottaciuta, è la fotografia più veritiera del fallimento della società triestina ed in particolare di una classe dirigente e politica incapace, litigiosa, attenta solo a curare i propri interessi di bottega, che in questi ultimi venti anni, anche quando non c’erano crisi economiche, non ha saputo costruire un progetto, un’idea alternativa per la crescita della nostra città e provincia. Non è stata capace non solo di garantire un futuro alla nostra comunità, un lavoro sicuro e dignitoso per i nostri giovani, ma neppure tutelare servizi sociali e assistenza sanitaria, che a Trieste oggi sono perfino peggiori di trenta anni fa, basti pensare agli ospedali della città.

Ecco a questo ed altro, come un’informazione diretta con i cittadini su quello che sta accadendo nella nostra città e che viene spesso distorto o nascosto dalla stampa locale, sarà il cuore di questa sesta edizione del TG da Strada.




E’ triste che …

» Inviato da valmaura il 1 March, 2014 alle 1:14 pm

«È triste che sia una Procura a risolvere cose di cui altri si sarebbero dovuti occupare, ma con la Procura di Gorizia per i processi sull’amianto si stanno studiando altre 6500 persone individuate come“esposte” dal ’74 al ’94». Fabio Barbone, direttore dell’Istituto di Igiene ed epidemiologia all’ospedale di Udine, docente universitario a Udine e a Trieste, è consulente «a titolo gratuito» per il Tribunale. E in quest’ambito attende una cosa importante: il Registro tumori della Regione, fermo al 2008. «Speriamo che vengano presto aggiornate le banche-dati...». Altrimenti avremo sempre una fotografia invecchiata della situazione.

Questo forse l’unico significativo intervento riportato in un articolo di due terzi di pagina sul piccolo giornale di oggi, a firma Gabriella Ziani se può interessare a qualcuno.

Per il resto è meglio nascondersi per la vergogna di veder riportare cose dette da altri “esperti”, come l’oramai celebre Diego Serraino, direttore del Registro tumori del Fvg, che afferma quanto segue: “il “report” emesso dall’Osservatorio ambiente e salute della Regione che ha proprio nei giorni scorsi dedotto, sulla base dell’analisi di dati clinici, che attorno alla Ferriera non ci si ammala di più che in altre aree urbane e perfino rispetto ad altre città senza siderurgia. «La differenza - ha assicurato Diego Serraino - emerge tra città nel suo complesso e Carso. In Carso ci aspettavamo, analizzando il periodo 1995-2007, 400 casi di tumore al polmone e ne abbiamo trovati 344. Per le donne vivere a 800 metri dalla cokeria, in città o in Carso non cambia nulla, troviamo solo 2 tumori all’anno. Per gli uomini l’incidenza è un po’ maggiore, 124 tumori attorno alla fabbrica a fronte di 103 in Carso. Ma quali sono le vere ragioni? - si chiede Serraino - Forse gli uomini erano anche esposti all’amianto? Forse fumavano di più? Quale quota di tumori è attribuibile alla Ferriera? Bisognerebbe (ma è una decisione politica) decidere se investire su un’analisi più approfondita.”

Potremmo chiudere il pezzo qua. I commenti sembrerebbero superflui. E invece facciamo un semplice ragionamento a voce alta, anzi due o tre domande a cui nessuno dal 1998 ha mai voluto rispondere. Se è molto triste che solo la Procura di Gorizia, ma vorremmo qui ricordare anche quella di Udine la cui iniziativa ha portato al sequestro prima ed alla chiusura poi della chimica Caffaro (ex Snia) a Torviscosa, sia intervenuta concretamente a tutela della salute di lavoratori ed abitanti aggrediti dal mesotelioma, il tumore incurabile causato dall’amianto, dove erano, oltre agli amministratori pubblici, Arpa ed ASS comprese, i medici? Si i colleghi dei relatori a questo ennesimo convegno. I medici di base, della mutua si diceva una volta, gli ospedalieri, i ricercatori, che assistevano a questo dramma? Perché non hanno mai levato pubblica voce a difesa dei loro assistiti ed a denuncia delle responsabilità? E’ triste, per l’appunto, molto triste.

Vedersi l’articolo “Le scuse di Tomatis” su www.circolomiani.it

Eppoi avete letto bene quanto dichiarato dal Serraino da Aviano? “L’incidenza è un po’ maggiore”.

Abbiamo capito bene? La differenza tra 124 e 103 è solo “un po’ maggiore”? Fanno 21, insomma il 20,388 % in più, un quinto e passa, e questo sarebbe il “un po’ maggiore”?

Ed ancora la sua amletica domanda “Ma quali sono le vere ragioni?” E già, quali sono?

E poi senza nemmeno una lagrimuccia su responsabilità dirette od indirette conclude con quel “Bisognerebbe decidere se investire (ma è una decisione politica)”.

Parla in terza persona come soggetto neutro riferendosi ad un qualcuno che dovrebbe investire. Un qualcuno che sembra a lui totalmente estraneo e sconosciuto: la politica.

Occorre altro?

E triste Ziani, molto triste soprattutto per il modello di “giornalismo” da voi interpretato.

PS: lo sapevate che molti lavoratori in Ferriera erano “carsolini”? No? Ecco appunto a cosa servirebbe quella indagine epidemiologica chiesta all’ ASS triestina dal Circolo Miani fin dal 1998 e sempre da questa negata. Forse aiuterebbe a capire il perché di molte neoplasie anche sul Carso.




Biancaneve ed i sette nani.

» Inviato da valmaura il 22 February, 2014 alle 11:42 am

Ecco, scorrendo la composizione del nuovo Governo Renzi chissà perché ci è venuto in mente un episodio del 1972, verificatosi proprio qui a Trieste.

Si trattava dell’inaugurazione ufficiale della Risiera quale Monumento Nazionale ed era prevista la presenza dell’allora Capo dello Stato, il DC Giovanni Leone, poi dimessosi da Presidente della Repubblica perché travolto dal caso “Antilope Cobbler”, lo scandalone sulle tangenti pagate dagli Americani al Ministro della Difesa, se non ricordiamo male il socialdemocratico Tanassi, e ad altri politici di governo, per favorire l’acquisto di carissimi e superati aerei militari. Un po’ come oggi per i Supercaccia F35.

Ma torniamo all’arrivo del Presidente Leone alla Risiera. Fuori in strada, dietro un cordone di poliziotti, c’erano alcune centinaia di contestatori guidati da Ugo Poli, allora segretario della FGCI (non la Lega Calcio ma la Federazione Giovanile Comunista), tra questi una numerosa presenza di studenti del Liceo Petrarca con Maurizio Fogar. Bellissime le foto allora fatte dal dilettante ma bravo Maurizio Pantò. Orbene quando il Presidente Leone arrivò a piedi, circondato da sette, si proprio sette, agenti della scorta personale e si accinse a varcare l’ingresso della Risiera, ci fu un momento di silenzio tra le urla di protesta, subito rotto da un commento di Fogar: “Ooh Biancaneve ed i sette nani”. Ed infatti il Capo dello Stato, non proprio alto di statura, più basso di Berlusconi per intendersi, insomma quasi come Brunetta, si circondava di agenti di polizia più bassi di lui per poter “emergere”.

Ecco il Governo Renzi questo ci sembra, al di là di ogni altra considerazione politica. Un Governo fatto su misura, ad uso e consumo, del Presidente del Consiglio.

Resta un aspetto però chiaro fin da subito. L’errore di un segretario di partito, e qui poi di quello maggiore: il PD, di ricoprire al contempo anche la carica di Capo del Governo nel quale per giunta ha inserito altri esponenti della sua segreteria nazionale. Si chiama “appiattimento del partito sul Governo” ed è il rischio numero uno da evitare, perché significa togliere al partito, qualunque esso sia ma in questo caso soprattutto al PD, ogni autonomia di critica all’operato dell’Esecutivo.

Fu un azzardo sempre pagato in passato a caro prezzo da altri, per esempio il PRI nel 1983, che dopo la Presidenza Spadolini e il travolgente successo alle seguenti elezioni politiche (raddoppiò i voti superando in un botto solo il 5%, quando gli spostamenti allora si contavano in 0.2 - 0.4%) decise di partecipare al Governo Craxi inserendo Giovanni Spadolini (Segretario PRI, alla Difesa), Bruno Visentini (Presidente del Partito, alle Finanze) ed Oscar Mammì al dicastero dei Rapporti con il Parlamento. Insomma con i tre “Big” del Partito dell’Edera in tre ministeri chiave del Governo. Allora inutilmente in Direzione del PRI alcuni, come Fogar, si opposero a questa scelta denunciando proprio la perdita di libertà d’azione e di intervento critico a cui il partito si condannava, foriero di sicuri insuccessi. Cosa che poi matematicamente avvenne nelle successive elezioni politiche dove il PRI perse quasi il 3% dei suoi voti.

Insomma così a naso, Berlusconi e Beppe Grillo ringraziano. Peccato poi per la Bonino, non se lo meritava. E sempre così a peso, in Europa conteremo molto ma molto di meno, se mai fosse possibile.

Ma torniamo nella nostra infelice realtà locale. Oggi sulla rubrichetta dedicata dal piccolo giornale “All’aria che respiriamo” si leggono per ieri i seguenti dati sulle polveri sottili (comunicati e pubblicati sul sito Regione FVG dall’ARPA come ricorda il giornalino): Centralina di via del Carpineto PM10 18.7, via Svevo 15 e Piazza Libertà 14.  E allora?

Bene i dati veri, quanto poi bisognerebbe chiederlo al direttore Daris, erano invece questi: via del Carpineto 41, via Svevo ND (quindi come pacificamente ammesso e scritto dallo stesso Daris “anormalmente” altissimi e appunto sostituiti dall’ARPA triestina con la sigla Non Disponibili), piazza Libertà 48. Insomma i numeri scritti sul piccolo giornale, a cui proporremmo di sostituire la testata con il più adatto nome “Il Lotto”, sono buoni tuttalpiù per giocarseli appunto al lotto. Terno secco e passa la paura e magari si vince qualcosa.

A proposito mentre la centralina di via San Lorenzo superava i limiti di legge (54 di PM10) i dati di quelle di via Pitacco e Muggia, sempre secondo l’ARPA, erano guarda caso ND.

Il medico Nesladek, incidentalmente e speriamo ancora per poco sindaco di Muggia, tace come sempre?

Dunque …..

Buon caffè a tutti.

Per capire a cosa è ridotta oggi Trieste basta dare una veloce scorsa, non ci vuole molto ve lo rassicuriamo, alle pagine di quel piccolo giornale che la città ha la sventura di avere per quotidiano.

Si comincia da due articoli curati dalla Paola Bolis, consorte dell’ex capocronista noto per aver intervistato il Lucchini a tutta pagina con il trionfale annuncio (era il terzo per la verità) dell’apertura del Laminatoio in Ferriera, altri tempi ed altre balle.

Tutto un dire e non dire per non far capire che l’Autorità Portuale, con 14 voti contro 4 (Regione, Provincia e Comuni di Trieste e Muggia), ha ottenuto dal Ministero competente quello che voleva. In termini sportivi si definirebbe una netta vittoria della Monassi, che può non esserci  simpatica, ma questa è la realtà dei fatti: piaccia o non piaccia. E siccome alla P.B. ed al giornale di area PD sul quale scrive non piace, si occupa una mezza pagina per non far capire quello che è accaduto e si rincula definendolo una avanzata.

Le fa eco il Peroni, che delusione questo “tecnico” quando troppo spesso assurge ad un ruolo che suo non è, che si intestardisce in polemiche senza senso e costrutto. Cita ad esempio e conferma l’operato del Prefetto Garufi che, nelle due colonne a fianco, dice esattamente il contrario ed anzi descrive benissimo le responsabilità gravi ed ultraventennali di una classe politica, tutta, che ha fatto del porto una guerra per bande. Forse un pensierino a candidarla a Sindaco di Trieste nel 2016 non sarebbe una cattiva idea, sempre che sia disponibile.

E non poteva mancare la voce della trimurti sindacale che chiede conto al commissario (anche della Ferriera) Nardi del mancato arrivo del “combustibile” per far funzionare gli impianti dello stabilimento, di cui i due terzi chiudono al 25 febbraio. Basta questo per dare impietosamente un giudizio su capacità e responsabilità dei sindacalisti in questa, triste anche per i lavoratori, vicenda.

Sarebbe come chiedere ad un pedone perché non è andato al distributore con una tanica a prendersi la benzina, che non abbia auto o moto non fa testo.

Per il resto calma piatta, con la solita paginona dedicata al zazzeruto Cristicchi, ed alle polemiche alla Peroni tra il presule (padre Lombardi, il “microfono di Dio” dei tempi della Guerra Fredda, sembrava Lenin al suo confronto, figurarsi Papa Francesco) ed il sindaco.

Unica cosa leggibilmente apprezzabile è una lettera nelle Segnalazioni dei lettori, sul non operato della Serracchiani.

Tutto qui, avete mescolato lo zucchero nella tazzina? Bene buon caffè a tutti.





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