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Circolo Miani » News Correnti » Page 354

ND chi è costui?

» Inviato da valmaura il 8 November, 2015 alle 12:46 pm

Semplice è la sigla che evita con il suo solo apparire che si ottemperi agli obblighi di legge sulla tutela della salute. Non è ancora chiaro? Ve lo spieghiamo meglio.

Come nelle favole: tanto tempo fa lo Stato italiano su direttiva della matrigna Europa varò una legge piccina piccina che imponeva alle Regioni, le venti nipotine dello Stellone, di promulgare i PAC (Piani d’Azione Comunale) contro l’inquinamento, dietro ordine d’importanza come scritto nella legge, da fonte INDUSTRIALE, da mobilità (traffico), da riscaldamento.

Entro dieci anni orsono Regioni e Comuni dovevano, badate dovevano, dotarsi dei PAC e delle conseguenti misure e sanzioni per sanare e punire le violazioni. Sui comuni vigilava mamma Regione e sulla Regione avrebbe dovuto vigilare nonna Procura.

Ora il Comune di Trieste non ha un PAC contro l’inquinamento industriale perché, dice il nipotino, la nonna Regione se lo è tenuto per se.

Ma comunque il PAC per la mobilità scrive che se per tre giorni di fila l’inquinamento rilevato dalle centraline di riferimento (via Svevo, via del Carpineto, ambedue in zona Ferriera, e piazza della Libertà) supera i 50 di PM10 nelle 24 ore il Sindaco, in qualità di Ufficiale Sanitario del Comune, deve, ripetiamo deve, emettere una ordinanza che ferma il traffico e/o la fonte dell’inquinamento industriale se esistesse a Trieste appunto un PAC, come previsto da legge, su quello che sempre la legge definisce il pericolo numero uno.

E se non lo fanno? E allora toccherebbe a nonna Procura intervenire.

Ma insomma torniamo a quel ND di partenza. Ecco molto semplice. Inspiegabilmente ogni qualvolta capiti che si verifichino situazioni di superamento molto alte dei valori di inquinamento rilevati dalle centraline in questione (ma funziona anche per via Pitacco e Muggia) compare, guarda che combinazione, la sigla ND al posto dei dati rilevati. E molto spesso interrompe la striscia dei tre giorni continuati che imporrebbe l’intervento del Sindaco.

La cosa continua a verificarsi da un decennio ma la nonna dovete capirla, la sua vista non è più quella di una volta e gli anni si fanno sentire, e nonostante l'esposto presentato dal Circolo Miani nel 2011 pare non accorgersene e così la storiella si ripete da tempo immemorabile senza alcun controllo o verifica su queste centraline che si bloccano ogni volta che non dovrebbero (ND per l’appunto).

Eccovi l’esempio concreto passando ai numeri. Prima una considerazione. Dal 2010 dovrebbero essere in vigore in tutti i paesi dell’Unione Europea i nuovi e più restrittivi limiti di legge che prevedono un massimo di 35 come valore giornaliero di Polveri sottili PM10 per non più di 20 giornate all’anno di superamento dei valori.

In Italia però viaggiamo ancora con i vecchi limiti ante 2010 che fissano in 50 il valore giornaliero da non superare per le PM10 ed in 35 i giorni all’anno per il superamento della media giornaliera.

Avvertenza. I numeri sono una media sulle 24 ore. Dunque ci saranno dei picchi orari molto ma molto più alti per determinare queste cifre. E non è che i viventi respirino a ore alterne.

Via San Lorenzo in Selva (l’unica centralina testata e validata a Trieste dal Ministero Ambiente).

Lunedì 2/11: PM10 67; Martedì 3/11: PM10 48; Mercoledì 4/11: PM10 75; Giovedì 5/11: PM10 98; Venerdì 6/11: PM 98; Sabato 7/11: PM10 101; (cinque giorni di sforamenti, di cui quattro consecutivi per un totale di 121 superamenti annui)

Via Svevo (giardino asilo nido). Lunedì 2/11: PM10 85; Martedì 3/11: PM10 57; Mercoledì 4/11: PM10 72; Giovedì 5/11: PM10 116; Venerdì 6/11: ND; Sabato 7/11: PM10 116; (cinque sforamenti di cui quattro giorni consecutivi di superamenti e per il quinto ecco lo ND)

Via del Carpineto. Mercoledì 4/11: PM10 51; Giovedì 5/11: PM10 74; Venerdì 6/11: Pm10 68 (anche qui tre giorni consecutivi di superamento dei limiti)

Piazza Libertà (la terza centralina di riferimento regionale e attenti allo ND). Mercoledì 4/11: PM10 64; Giovedì 5/11: ND; Venerdì 6/11: PM10 66. Così grazie allo ND di giovedì niente tre giorni consecutivi e che importa se in zona Ferriera quella è l’aria che si respira, niente ordinanze sindacali sul traffico, per altro, che sulla fonte industriale non se ne parla nemmeno.

A completamento le rilevazioni negli stessi giorni di via Pitacco: Mercoledì 4/11: PM10 58; Giovedì 5/11: PM10 77; Venerdì 6/11: ND; e Sabato 7/11: PM10 77.

E di Muggia: Giovedì 5/11: PM10 53; Venerdì 6/11: ND e Sabato 7/11: PM10 53.

Una ultima noterella. Nel 2010 (febbraio) il Consiglio comunale aveva votato all’unanimità una mozione che impegnava l’amministrazione comunale a porre sotto la sua proprietà le centraline (ancora oggi per la metà di proprietà della Ferriera e collegati). E un mese dopo il Presidente della Regione, Renzo Tondo, aveva preannunciato come Regione la stessa operazione. Morale della favola le centraline sono rimaste di proprietà della Ferriera and company.

Altro dato: quando la Procura, allora più giovane negli anni, aveva piazzato delle proprie centraline tramite il Cigra dell’Università di Trieste, queste avevano clamorosamente smentito i dati di quelle ufficiali e non, salvo trovarsi invece perfettamente in linea con quella di via San Lorenzo in Selva.

Peccato che poi la cosa si sia fermata lì e nulla sia cambiato.

Commenti da fare?

E voi pensate che abbia senso andare a dire queste cose a chi governa la Regione, visto che le inadempienze e le promesse non mantenute partono da lì come i dati sugli sforamenti che si scaricano appunto dal sito ufficiale dell’Arpa Regione Friuli Venezia Giulia?

Francamente prendermi in giro da solo non è lo sport che amo praticare.

Pertanto NO FERRIERA-SI TRIESTE. Costruiamoli assieme domenica 15 novembre alle ore 11, Assemblea pubblica al Circolo Miani, a Trieste in via Valmaura 77.

Postilla.

Di Arvedi mi fido (ma forse è lui che non si fida) – dice Cosolini al forum con il direttore e annessi al piccolo giornale – è uno dei pochi imprenditori rimasti all’antica.” Perbacco da come maneggia i contributi pubblici non sembrerebbe. Anzi è “modernissimo”, era post tangentopoli.

Ma, come recitava Carosello, la fiducia è cosa troppo seria per riporla solo sulla simpatia personale, specie quando sono in ballo la salute (vedi sopra) dei cittadini, il destino dei lavoratori e il futuro di Trieste. Forse ci vorrebbe qualcosina in più ed i conti societari del Gruppo Arvedi non aiutano per niente. Anzi. Ma forse affascinato dal sempre giovane cremonese né Cosolini, con Serracchiani, né al piccolo giornale li hanno letti.

A proposito di leggere, continuano ambedue (Cosolini e piccolo giornale) a parlare di dicembre come mese per la verifica lavori sulla riduzione emissioni inquinanti.

Non si leggono nemmeno.

Infatti se almeno leggessero i loro articoli redatti con tanto amore, per Arvedi si intende, dall’ineguagliabile maranza, si sarebbero accorti che l’uomo “all’antica” ha spostato i termini temporali ad aprile 2016, per ora. E come un vero “padrone delle Ferriere” che si rispetti non si è curato di avvertire gli “inferiori”. Ma Cosolini e Serracchiani non si dolgano troppo che anche il numero uno di Siderurgica Triestina, Landini, lo ha appreso dalla stampa come loro.

Qualcuno avverta il moderno Cosolini del cambio date. Fatelo almeno per pietà.




Giustizia a due velocità.

» Inviato da valmaura il 6 November, 2015 alle 10:45 am

Ma molto molto differenti.

Qualche vicino esempio. Arvedi, ovvero Siderurgica Triestina tira su un capannone che più grande non si può, sotto gli occhi di tutti, senza aver ottenuto (lo ammette lui più volte: l’ultima l’altro giorno) la regolare autorizzazione edificatoria (da Regione, Comune?).

Lo avesse fatto qualunque comune mortale, magari per un manufatto di due metri quadri, non sarebbero passate 24 ore senza sequestro, maximulta se non ordine di demolizione.

La segnalazione-esposto presentata dal Circolo Miani al Sindaco di Trieste, alla Presidente della Regione Commissaria per la Ferriera, ed alla Procura ci risulta tuttora inevasa e comunque non ha portato ad alcun provvedimento noto.

Ventidue mesi fa il Ministro alle Infrastrutture inserisce nell’Accordo di Programma per la riconversione della Ferriera un allegato dove esplicita l’obbligo di sgombero immediato della parte trasformata in discarica abusiva dalla Ferriera, interrando lo Scalo Legnami, ed il conferimento a discariche speciali delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti industriali. L’operazione viene quantificata dal Ministero in dieci milioni di euro a carico della nuova proprietà della Ferriera.

Senza questo intervento i lavori della tanto decantata piattaforma logistico portuale sono bloccati e ti saluto rilancio del Porto e di Trieste.

Sono passati appunto ventidue mesi e la situazione è come allora. Abbiamo depositato ieri l’esposto alla Corte dei Conti per verificare se il Commissario dell’Autorità portuale, il “protegè” di Cosolini, Zeno D’Agostino e Debora Serracchiani Commissaria per la Ferriera, ne portino responsabilità alcuna. Vedremo cosa accade ma nel contempo pensiamo alla salatissima multa che si becca il possessore di un cane che non ha raccolto la popò del suo animale da una aiuola.

La Procura di Trieste è stata oggetto di deposito di diversi esposti-denuncia a firme Fogar/Miani e Romano Pezzetta, uno degli ultimi si titolava “83 morti senza giustizia” e riguardava la morte per cause di lavoro accertate dall’ASS per 83 lavoratori dello stabilimento di Servola. In tutta Italia, in tutto il Friuli Venezia Giulia le cronache riportano processi analoghi, meno che a Trieste: non possiamo che prenderne atto.

L’Arpa di Cremona interviene puntualmente nei confronti delle manchevolezze dell’Acciaieria Arvedi rispetto alle prescrizioni dell’AIA lombarda e scrive, senza tanti infingimenti, della mancata collaborazione da parte dell’Azienda. A Trieste la Regione comunica che, nonostante le gravi  quanto evidenti criticità degli impianti, l’Autorizzazione Integrata Ambientale a Siderurgica Triestina sarà rilasciata “a prescindere perché così vuole la politica sancita dagli accordi di programma”. La Procura e la politica regionale, nonostante siano informati dei fatti che snaturano completamente la legge europea ed italiana che disciplina il rilascio delle AIA, non danno cenni di vita. Chissà la reazione se a fare così fosse qualche altro funzionario pubblico nei confronti delle pratiche amministrative che deve esaminare. Ci pare che a Roma stia iniziando un processino che si chiama Mafia Capitale: chiediamo conferma che non vorremmo sbagliare.

Dal maggio di quest’anno il Consiglio comunale si astiene dal portare in aula l’esame e la discussione sulla petizione sottoscritta da oltre diecimila concittadini sulla chiusura immediata dell’area a caldo della Ferriera e per salvare la sede del Circolo Miani, in conformità a quanto per altro votato all’unanimità, sindaco compreso, dallo stesso Consiglio nel giugno dello scorso anno e all’appello lanciato da Claudio Magris, Gherardo Colombo, Adriano Sofri, tra gli altri.

Se invece devono discutere dei 39 posti macchina di Largo Granatieri, apriti cielo!

Il Prefetto di Trieste dal 5 gennaio non risponde alla richiesta avanzata dal Circolo Miani di conoscere prezzo e modalità del pagamento di quanto pagato da Siderurgica Triestina/Arvedi al Commissario Governativo incaricato della vendita. La legge italiana prevede un tetto di sessanta giorni di tempo per rispondere ma la Prefettura evidentemente gode di extraterritorialità, forse si sentono già nel TLT. Figurarsi se un cittadino si comportasse così nella violazione dei tempi fissati per pagare una sanzione, finanche una banalissima multa.

Tutta questa sommaria sintesi di fatti non smentibili, e ci fermiamo qui per carità patria, sta a dimostrare e giustificare mille volte il totale distacco e la più completa sfiducia che i cittadini hanno nei confronti di istituzioni e politica. Sembra quasi che ottenere qualche foto e due titoletti, su di una stampa ancora più screditata, siano per queste ultime appagante risultato.

Quousque tandem abutere patientia nostra?

Post Scriptum. Leggiamo dal piccolo giornale l’ennesima discussione (e da quando era sindaco Illy che il Comune discute) sulla questione Ferriera. Stavolta incentrata sullo slittamento senza preavviso dei termini da dicembre ad aprile 2016 (forse) per la verifica se i lavori sul contenimento delle emissioni (che tutti così, a partire dalla proprietà, ammettono esplicitamente che ci sono) inquinanti avranno funzionato. Insomma i cittadini, lavoratori compresi, come le caviette da sperimentazione. Il bello è che i nostri amministratori non hanno il minimo senso della dignità del ruolo che ricoprono e della comunità, e ciò è infinitamente più grave, che rappresentano. Ovvero mentre Arvedi in persona comunicava lo slittamento dei termini, loro, all’oscuro del contro ordine, continuavano a ripetere urbi et orbi che “a dicembre” ci sarebbe stata la resa dei conti (Cosolini e Serracchiani). Qualcuno più prosaicamente potrebbe dire che i nostri non li “caga” nessuno ma che questi continuino a far da spalle e controfigure a questo signore che si comporta in siffatto modo, forse abituato a rapportarsi così a Cremona con la politica locale, accettando simili umiliazioni, è semplicemente grottesco. Quasi quanto l’intervista dell’AD Landini alle Iene.

Da riportare integralmente la geniale dichiarazione di quel signore che si professa assessore all’ambiente del Comune: “La proprietà ci ha informato (bontà sua) di aver portato a compimento gli interventi sull’altoforno – ha chiarito (?) da parte sua Umberto Laureni – se si rilevano ulteriori sforamenti non possiamo chiederli di farli nuovamente (lo vieta espressamente il manuale delle Giovani Marmotte). Bisognerà capire come sono stati fatti e perché ci sono state le emissioni”.

Ecco noi vorremmo tanto capire come il dott. ing. Laureni ricopra da quasi cinque anni un incarico di assessore.

E domenica 15 novembre alle ore 11 se vuoi cambiare veramente partecipa all’assemblea nella sede del Circolo Miani, a Trieste in via Valmaura 77. NO FERRIERA.




PORTO e FERRIERA.

» Inviato da valmaura il 4 November, 2015 alle 10:51 am

Ovvero gli interessi di Trieste o quelli di Arvedi.


Corte dei Conti
Regione Friuli Venezia Giulia

Esposto.

Con la presente lo scrivente, Maurizio Fogar (nato a Trieste il 25/10/1953) del Circolo Miani, espone a questa Corte quanto segue.
Da anni, almeno più di dieci, a Trieste si attendeva il finanziamento statuale della progettata Piattaforma Logistica portuale posizionata nell’area dello Scalo Legnami-Ferriera di Servola, di cui è bene ricordare oltre il 60% del sito dove risulta collocata è di proprietà demaniale sotto amministrazione dell’Autorità portuale.
Tale strumento è di fondamentale importanza per lo sviluppo del Porto di Trieste.
All’atto della stipula dell’Accordo di Programma sulla riconversione della Ferriera firmato a Roma alla presenza di mezzo Governo, del Presidente della Regione e del Sindaco di Trieste, tra gli altri, il 30 gennaio 2014, l’allora Presidente del Porto, Marina Monassi, si rifiutò di sottoscrivere l’Accordo fintanto che lo stesso non fosse integrato con l’aggiunta di un allegato dove si prevedeva espressamente l’obbligo per la nuova proprietà, già individuata nella Siderurgica Triestina-Gruppo Arvedi, di provvedere al rapido sgombero, con conferimento ad apposite discariche per rifiuti “speciali” delle centinaia di migliaia di tonnellate di scarti di lavorazione (Loppa ed altro) degli impianti siderurgici depositate abusivamente interrando l’area dello Scalo Legnami, proprio dove il progetto approvato e finanziato dal Governo (CIPE) prevede la costruzione della Piattaforma Logistica. Non solo, nell’allegato, poi inserito in calce all’Accordo di Programma, così firmato anche dall’Autorità Portuale, su iniziativa del Ministro alle Infrastrutture si stabiliva l’onere finanziario a carico del privato acquirente la Ferriera in dieci milioni di euro.
Si ricorda che allora la Presidente dell’Autorità portuale Monassi fu oggetto di una quotidiana campagna di stampa avversa con l’accusa di “ritardare” il salvamento della Ferriera per non voler firmare l’Accordo in questione. E che la Presidente rispose pubblicamente che la sua firma sarebbe arrivata un minuto dopo che l’Accordo avesse provveduto ad inserire quanto da Lei richiesto a tutela della Autorità portuale, e di lei stessa, anche da future indagini proprio da parte di questa Corte dei Conti per ipotesi di danno erariale.
Ci fu, nelle ultime settimane di mandato del Presidente in scadenza dell’Autorità portuale, pure l’inaugurazione del cantiere, con la rituale posa della prima pietra, allo Scalo legnami dei lavori della costruenda Piattaforma Logistica, per i quali c’è la copertura finanziaria pubblica e di privati.
Poi tutto si fermò anche e soprattutto in attesa della rimozione della collina abusiva di rifiuti “speciali” depositati negli anni dalla Ferriera. Sgombero che a quasi ventidue mesi dalla firma dell’Accordo di Programma integrato dall’Allegato ministeriale in materia non risulta neppure ancora iniziato.
Sulla questione ebbi modo di scrivere diversi articoli rivolgendo per quattro volte pubblica domanda al Commissario Governativo, Zeno D’Agostino, nominato proprio dal Ministro alle Infrastrutture, ed assai fecondo per interventi pubblici a Trieste, sul sito giornale del Circolo Miani (oltre 61.000 utenti unici) e sulla pagina dello stesso sul Social Forum Facebook, per altro visitata settimanalmente da una media di quindicimila lettori. Ne mandai copie pure alla stampa che, more solito, non pubblicò nulla di quanto inviato dalla nostra Associazione.
Ebbi modo la settimana scorsa, in occasione di un pubblico dibattito sul Porto di Trieste, di rivolgere personalmente quanto pubblicamente, la stessa domanda al Commissario del Porto, Zeno D’Agostino, come si evince dall’articolo allegato, ricordandogli i suoi obblighi esecutivi e di vigilanza sull’attuazione dell’Allegato ministeriale accluso all’Accordo di Programma, visto anche il non breve tempo trascorso.
Egli non mi rispose, ovvero mi disse che “amava studiare bene i problemi prima di porre una seconda pietra” in evidente polemica con il suo predecessore nell’incarico.
E per altro in tutto il corso dell’incontro pubblico, nel quale egli compariva come relatore, egli si autodefinì come “l’uomo mandato da Roma, ad eseguire le direttive del Governo ed in particolare del Ministro alle Infrastrutture che lo aveva nominato”.
Tutto quanto sopra esposto si chiede di sapere da questa Corte dei Conti se il grave ritardo sull’inizio effettivo dei lavori della finanziata Piattaforma Logistica, e sulla mancata vigilanza ed esecuzione dell’Allegato contenuto nell’Accordo di Programma non comporti per il reggente dell’Autorità portuale di Trieste e, più recentemente, per il Commissario governativo per il sito inquinato di Interesse Nazionale compreso nell’area della Ferriera, la Presidente della Regione, Debora Serracchiani, l’ipotesi del danno erariale o di altre infrazioni di tipo amministrativo.
In allegato:
L’allegato dell’Accordo di Programma.
Una mappa dell’area della costruenda Piattaforma Logistica portuale
Articolo con resoconto dibattito pubblico e domanda a Zeno D’Agostino.
Trieste, 3 novembre 2015
Maurizio Fogar
335.6140880
info@circolo-miani.it
Casella Postale 3003- Trieste 2
34123 Trieste
Via Valmaura 77, 34148 Trieste




NO FERRIERA!

» Inviato da valmaura il 2 November, 2015 alle 9:49 am

NO FERRIERA!

Tutti assieme domenica 15 novembre alle ore 11 in via Valmaura 77, Trieste, al Circolo Miani.

Qui non esiste l’armiamoci e partite, ognuno faccia la sua parte con dignità.

Domenica 15 novembre decidiamo assieme cosa fare nel maggio 2016 per le elezioni comunali di Trieste e Muggia.

Partecipa e diffondi l’invito a partecipare. Dipende solo ed esclusivamente da noi.

 

La Ferriera, che piaccia o no, è dal 2000 il nodo centrale della politica cittadina.
La Ferriera non è solo una gravissima emergenza ambientale e un danno senza precedenti per la salute di lavoratori e cittadini. Ma è il tappo che frena ogni sviluppo della nostra città in particolare quello legato al rilancio del porto.
Dunque risolvere questo problema, liberando la più vasta area disponibile sul mare che Trieste ancora abbia è nevralgico per il nostro futuro. Significa anche dare prospettive certe di un lavoro dignitoso e sicuro a migliaia di triestini, a partire dai lavoratori della Ferriera.
I fondi per questa operazione ci sono, in particolare quelli della Comunità Europea, ed è gravissima la responsabilità di una classe dirigente, non solo politica, che è stata incapace da oltre quindici anni (risale al 2000 l’accordo firmato dalla allora proprietà, Lucchini, con il Governo in cui annunciava di volere chiudere lo stabilimento di Trieste) di risolvere la questione.
Quindici anni persi che sono costati sofferenze, malattie, decessi ed una qualità della vita pessima a decine di migliaia di persone (da Muggia a San Vito-Campi Elisi e Trieste intera) ed hanno aggravato il declino della città.
Per conoscere i responsabili basta scorrere l’elenco dei nomi dei Sindaci, dei Presidenti di Provincia e di Regione che si sono succeduti alla guida delle istituzioni in questi anni. Aggiungerci i dirigenti politici di maggioranza ed opposizione, parlamentari compresi, i presidenti di Confindustria ed i vertici sindacali, ed il quadro è fatto.
Tutti sapevano, come per la tragedia dell’amianto, e tutti hanno fatto finta di niente, anzi, fidando sulla connivenza della stampa locale, hanno sistematicamente mentito.
Parlare di Arpa e di Ass è come parlare della politica, i loro dirigenti sono da questa nominati.
L’anomalia tutta triestina è stata invece la sostanziale inerzia della magistratura (leggetevi su
www.circolomiani.it nella sezione articoli “Ferriera, non solo, e Procura”).
Dire No alla Ferriera significa dire si al futuro di Trieste.
Proviamo a dirlo ed a farlo? Ed allora aiutaci ad aiutarti!

Per informazioni o conferme: telefonare a 335.6140880 o scrivere a info@circolo-miani.it




Porto, volemose bene, tanto.

» Inviato da valmaura il 30 October, 2015 alle 11:26 am

Il “convegno” su "Il futuro di Trieste passa per il Porto" è stato assolutamente inutile per quanto attiene il tema che ambiziosamente, forse troppo vista la caratura di certi interventi, si proponeva.

Se l’intenzione, più che legittima e ci mancherebbe, era quella di certificare un riconoscimento reciproco e di buoni rapporti tra CLP-USB da un lato e Commissario del Porto e Sindaco dall’altro, allora sbagliati titoli e pubblicità promozionale, ma operazione riuscita.

Imbarazzo mi ha creato l’uscita iniziale di Zeno D’Agostino, dopo una introduzione di Roberto Cosolini che era stata un’ode continua alla sua venuta che aveva liberato la città da un diavolo in gonnella che guidava il Porto prima di lui, fonte di tutti i mali e peccati della città. Dispiace che di nome non faceva Eva altrimenti il cerchio si chiudeva. Al tempo: chi scrive non ha alcuna simpatia politica per l’operato della Monassi, ma non si può dimenticare che prima di lei il partito di Cosolini aveva indicato almeno due Presidenti che per dieci anni hanno retto il Porto. Dunque “mal comune mezzo gaudio”.

Ma torniamo alle prime parole dello Zeno che pressappoco suonavano così. Quando mi hanno nominato, Roma, il Ministro direttamente (e sarà un refrain che il D’Agostino userà spesso nell’ora seguente: mandato da Roma, per eseguire le leggi di Roma e le indicazioni del Ministro), da Verona sono partito per Trieste e non conoscevo nulla del Porto. Insomma ci è arrivato con il Tom Tom e ricevuta la nomina è corso subito in libreria ad acquistare una guida Touring della città. E si che di tempo per preparasi l’aveva visto che compariva già mesi prima nella terna di nomi indicati dalla Serracchiani al Ministero, come prevede l’iter per la nomina a Presidenti dell’Autorità portuale. Ma il “ragazzo” è sveglio, informale e alla mano, accattivante ed accondiscendente soprattutto verso il duo PD Serracchiani-Cosolini a cui non sa mai opporre un gentile rifiuto, non declina mai una sua presenza ad iniziativa o festa di partito. Pubblicamente ricambiato, non si sa quanto sinceramente visto le voci che girano nel “palazzo” della politica, dal sindaco Cosolini che ne auspica la nomina a Presidente terminato il suo mandato commissariale, insomma tra quattro mesi, più o meno al tempo del rinnovo elettorale del Comune. Fossi in lui farei comunque gli scongiuri.

Insomma dopo la prima ora e passa di “amorosi sensi”, dove lo Zeno riusciva francamente simpatico tanto disarmante era il suo modo di raccontarsi, alla prima domanda un po’ più ostica, da me rivoltagli, anzi due domande per la precisione, il clima improvvisamente mutava.

Gli chiedevo in sintesi se la proprietà della concessione demaniale da lui rilasciata a Siderurgica Triestina (logistica portuale della Ferriera) può a piacere transitarla a terzi fuori dalla compagine societaria del Gruppo Arvedi, visto che pur sempre di beni pubblici stiamo parlando. Domanda alla quale non ha risposto ma ha fatto semplicemente una smorfia di stupore.

La seconda: visto che citando le sue parole lui era l’inviato da Roma tenuto ad osservare le leggi e le indicazioni del Ministro di Roma, perché non aveva fatto rispettare l’allegato Uno ed unico del primo Accordo di Programma sulla Ferriera firmato a Roma anche dal suo Ministro il 30 gennaio 2014? Allegato che stabiliva l’obbligo per la nuova proprietà a venire (insomma Arvedi) di asportare a proprie spese (quantificate in dieci milioni di euro) le centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti “speciali” (gli scarti di lavorazione di Altoforno, agglomerato e cokeria) e di conferirli alle discariche per rifiuti tossici. Insomma sgomberare la collina della Vergogna su Punta Loppa, una area altamente inquinante interrata abusivamente nello specchio marino antistante lo Scalo Legnami, per permettere finalmente la costruzione della fin troppo attesa Piattaforma logistica portuale che tanti posti di lavoro, tanta ricchezza dovrebbe portare al Porto e a Trieste. Così almeno ce la hanno presentata per anni e anni.

La reazione è stata secca, quasi dura e prima ha cercato di giocare sui pochi mesi trascorsi dal gennaio 2015, poi quando gli è stato ricordato che di mesi ne erano passati 22 perché l’anno era il 2014, ha risposto come fosse Antani con una supercazzola del tipo “a me piace studiare in silenzio i problemi prima di fare annunci di prime pietre”. Perbacco uno studio a doppia velocità il suo, che poco prima aveva ammesso tra un sorriso e uno scambio di cortesie di avere imparato in fretta e bene negli otto mesi che era commissario praticamente su tutta la questione portuale, Allegato Ottavo compreso. Evidentemente l’Allegato primo ed unico sottoscritto dal suo Ministro di Roma gli era particolarmente ostico.

Va detto che dopo questa rispostina senza capo né coda, nessuno dei presenti, tantomeno al tavolo dei relatori, ha pensato bene di ricordargli che non aveva risposto. Come nessuno dei relatori si è minimamente ricordato che il Porto di Trieste non finisce a Porto Vecchio.

Ma questa è un’altra storia.

PS.1. Uscendo per le scale del fu Jolly Hotel ho rischiato una rovinosa caduta per una pacca sulla spalla quando una coppia di signori mi ha salutato con un “complimenti, è l’unico che ha parlato da vero indipendentista”.  Non credo di esserlo ma come gli applausi ricevuti prima confesso che mi ha fatto piacere, anche perché sono riuscito a restare in piedi.

PS.2. E’ proprio vero il detto che a Trieste “se no i se mati no li volemo”.

Dal sovrintendente Caburlotto sul degrado inesistente del parco di Miramare ai consiglieri Decarli e Karlsen sull’Arvedi pimpante in vena di assunzioni, ma l’elenco potrebbe essere lungo, lungo …





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