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Circolo Miani » News Correnti » Page 34

Processo alle opinioni

» Inviato da valmaura il 11 June, 2022 alle 12:04 pm

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Si temeva che, una volta desecretato, il dossier sui presunti “putiniani d’Italia” avrebbe screditato o i Servizi segreti che l’hanno compilato e il retrostante governo Draghi, o il Corriere della Sera che l’ha divulgato facendolo proprio con gran fregola. Invece chiunque lo legga si fa una pessima idea sia dei Servizi e del governo, sia del Corriere. Partiamo dal quotidiano più venduto d’Italia: domenica titola a tutta pagina “Influencer e opinionisti. Ecco i putiniani d’Italia”, con le foto segnaletiche dei 9 pericoli pubblici incastrati dall’“indagine del Copasir” su “materiali raccolti dai servizi”. In ordine di mostrificazione: il senatore ex 5S Petrocelli, il professor Orsini, il reporter Bianchi, lo scrittore Dinucci, l’economista Fazolo, la freelance Ruggeri, l’analista Vezzosi, il dentista ex leghista Giordanengo, la giornalista russa Dubovikova. Ieri, bontà sua, il sottosegretario Franco Gabrielli ha divulgato il celebre dossier: 7 pagine intitolate “Hybrid Bulletin. Speciale disinformazione nel conflitto russo-ucraino, 15 aprile-15 maggio” e firmate dal “Dis, con i contributi di Aise, Aisi e Maeci” (i servizi segreti e il ministero degli Esteri). E – sorpresa! – di quei 9 nomi ne riporta solo 3: Fazolo, Bianchi e Dubovikova, peraltro senza l’ombra di condotte men che lecite. Orsini e Petrocelli – gli unici famosi, indispensabili per giustificare un’intera pagina di Corriere (che agli altri 7 avrebbe dedicato un trafiletto) – non sono mai citati, così come gli altri 4. E Gabrielli assicura che i 6 nomi mancanti non sono all’attenzione dei Servizi. Quindi delle due l’una: o esistono altre liste e Gabrielli mente, o quei 6 nomi se li è inventati il Corriere. E in ogni caso avremmo dei noti cacciatori di fake news che, per cacciarle meglio, le fabbricano in casa.
Ma nel bollettino trasmesso dal Dis al Corriere e poi al Copasir non mancano solo 6 nomi. Manca qualsiasi presupposto che giustifichi il bollettino. Il governo (Gabrielli) e il Parlamento (Copasir) ci assicurano che non indagano sulle opinioni di liberi cittadini sulla guerra, ma solo sulla “disinformazione” a colpi di “fake news” pilotate e coordinate da Mosca per “condizionare l’opinione pubblica italiana” e “orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo” (Corriere). Purtroppo dal report emerge l’opposto. Non è citata una sola fake news (a parte Fazolo che stima in “circa 80” i giornalisti uccisi in 8 anni di guerra civile in Donbass, mentre per il Dis “le vittime ammonterebbero a circa la metà”, dove il circa e il condizionale rendono opinabile pure la rettifica): solo opinioni “antigovernative”, “antisistema”, “sovraniste”, “anti-Nato”, “antiamericane”, “antioccidentali”, “antiucraine”, “eurasiatiste” (sic!), “no-vax”, “no-greenpass” ecc.
Che però non sono reati, ma manifestazioni del pensiero tutelate dalla Costituzione. E soprattutto non c’è uno straccio di prova che i soggetti citati siano pilotati o pagati da Mosca. Anzi, “la disinformazione russa ha subìto un forte rallentamento”. Così, nell’ansia di dimostrare che “il governo non indaga sulle opinioni”, Gabrielli riesce a provare l’esatto opposto: governo e servizietti processano le idee. La frase clou del report, che dovrebbe intitolarsi “Nato dixit” o “Draghi ha sempre ragione” o “Lesa maestà”, è un capolavoro di autoritarismo, ma anche di fantozzismo: “Sono state registrate le seguenti narrative inedite: le critiche all’operato del presidente del Consiglio Mario DRAGHI” (l’opposizione e la critica diventano, comprensibilmente, “narrativa inedita”). C’è financo chi “delegittima l’informazione dei media occidentali” (embè?). E chi segnala “la sfiducia dei soldati ucraini prigionieri nei confronti del proprio esercito” (altra notizia vera, data da tutti i media del mondo).
In mancanza di fake news, diventano “disinformazione” e “propaganda” le verità che non fanno comodo a Usa, Nato e Draghi. Tipo “i presunti crimini di guerra degli ucraini in Donbass” (talmente presunti che da 8 anni vengono denunciati da Onu, Osce e Amnesty, invano); i “laboratori biotecnologici in Ucraina” (svelati dalla stampa Usa e Uk nello scandalo di Biden jr.); “le rivelazioni dei Pandora Papers sul patrimonio di Zelensky, rievocate per ricordare la disonestà di colui che rappresenta il volto della resistenza ucraina” (anch’esse autentiche, infatti fino a 4 mesi fa riempivano non la stampa russa, ma quella occidentale); “le immagini di repertorio che ritraggono Draghi mentre indossa una spilla da giacca con l’emblema della Nato” (e quindi?); “la retorica tendenziosa secondo cui la Nato starebbe continuando il progetto di espansione a Oriente” (mentre, com’è noto, non fa che arretrare). Fra le notizie vere e dunque proibite c’è pure la frase del Papa sull’“abbaiare della Nato alla porta della Russia”, che vale a VisioneTv un posto d’onore nella black list per averla “strumentalizzata in relazione alla presunta responsabilità dell’Alleanza Atlantica, definendola ‘brutale critica alla Nato’” (cioè per averla capita). Infine due scoperte sconvolgenti dei nostri 007, che da sole giustificano tutti i miliardi spesi per lo spionaggio e la cybersecurity: “L’account dell’Ambasciata russa ha dato ampia visibilità alle interviste di rappresentanti istituzionali russi” (anziché quelle di rappresentanti malgasci); e l’intervista di Lavrov a Rete4 ha raccolto su Twitter “sia posizioni favorevoli che contrarie” (ma va?).
Non per nulla si chiama intelligence: per distinguerla dai coglioni.



La storia lasciamola agli storici! La politica legga e studi.

» Inviato da valmaura il 10 June, 2022 alle 11:57 am

Non c'è nulla di più dannoso che la strumentalizzazione episodica di fatti storici da parte di politici a caccia di voti. Va anche detto che il giochino oramai ha perso gran parte del suo fascino, ovvero i cittadini elettori, almeno quelli, pochi, che ancora votano, non se la filano più.
La contrapposizione di date “celebrative” per altro scelte del tutto fuori dal contesto storico che le determinarono, appare oggi ridicola se non penosa.
Ultima vicenda in ordine di tempo, anche se temiamo che proprio l'ultima non sarà, la delibera assunta dall'attuale Giunta comunale di Muggia di solennizzare la data del 12 giugno 1945, come giornata della “liberazione” dalle truppe jugoslave che “occupavano” la Venezia Giulia, dopo averla sostanzialmente liberata dalle truppe nazifasciste, Muggia compresa.
Dal giorno dopo scattò infatti un'altra occupazione, quella delle truppe angloamericane chiamate ad amministrare la Zona A del nascente Territorio Libero di Trieste.
Ora “festeggiare” una data piuttosto che un'altra è una libera scelta, magari discutibile ma libera. Ma quando questo avviene dimenticando od omettendo il contesto, che qui parte dai primi anni Venti del secolo scorso e che ebbe tragicissimi sviluppi fino appunto a quel 12 giugno 1945, non si fa un ricordo ma una pura mistificazione.
Già comica è stata la vicenda di voler affiancare alla ricorrenza del 25 Aprile la “festa celebrativa di San Marco”, della serie “se loro suonano le trombe noi suoneremo le campane”, con un chiaro intento “ad riducendum” della Festa della Liberazione, dal Fascismo a scanso di equivoci, su cui si fondano Costituzione e Repubblica.
Suggerisco fin d'ora, ed ho trasmesso una mia ricerca al Sindaco Polidori, di proseguire affiancando al Primo Maggio ed al 2 Giugno, analoghe celebrazioni di accadimenti avvenuti nella storia in quelle date, e vi assicuro che c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Stringe il cuore poi vedere riprodotta, stavolta per bocca del Vicesindaco Del Conte, e quel che è peggio assessore alla Cultura di Muggia, la solita abusata manfrina delle “verità nascoste e della storia negata” sulle tragedie degli infoibamenti e delle deportazioni, che coinvolsero Trieste, Gorizia e l'Istria con propaggini dalmatiche.
Una balla colossale che denota un'ignoranza totale della storia. Che processi e condanne contro i responsabili si svolsero già da subito sotto il Governo Militare Alleato, e non si contano le ricerche storiche, i saggi ed i libri pubblicati, soprattutto dalla Del Bianco Editore a partire dai primissimi anni '60, a cura soprattutto della allora Deputazione Regione dell'Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel FVG. Non volendo citare mio padre, Galliano Fogar, o Ercole Miani basterebbe leggersi il libro di Ennio Maserati “L'occupazione jugoslava di Trieste (maggio-giugno 1945)” edito nel gennaio 1963.
Dunque di “nascosta” vi è solo l'ignoranza e la pigrizia di una classe politica, che anche a sinistra non si scherza, un nome per tutti: Stelio Spadaro, che prima di aprire bocca a sproposito non ha speso un minuto del suo tempo a studiare ed informarsi da chi la storia la ricercava per professione, impegno e passione, e non per strumentalizzazione.
Maurizio Fogar.



Tiro al piccione! Ovvero salario minimo e Reddito di cittadinanza.

» Inviato da valmaura il 9 June, 2022 alle 1:17 pm

Lo sport preferito dai satrapi della politica.
Non passa giorno che la caccia ai poveri, agli inabili, ai precari e sfruttati non si arricchisca di nuove esternazioni.
Stavolta è il signor Paoletti, che da 25 anni consecutivi ricopre la strapagata carica di Presidente della Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed affini.
Probabilmente se mai tra qualche secolo qualcuno si domanderà come un tale personaggio abbia potuto ricoprire una simile posizione, questo resterà un mistero difficilmente dimostrabile, pari forse solo alla sua fissazione per quella ciofeca del Parco del Mare, per fortuna persosi nelle nebbie.
Oggi il “ciuffolo” (è soprannominato così) camerale non riesce a trattenere la lingua e se ne esce con l'ennesima perfettamente inutile dichiarazione sulla stampa: “No al modello reddito di cittadinanza. Se si pensa di concretizzare il salario minimo come si è fatto per il reddito di cittadinanza, non ci siamo proprio, perché di certo così non si favorisce il lavoro e i lavoratori - commenta Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio Trieste e della Camera di commercio della Venezia Giulia -. Gli stipendi in Italia sono bassi, è vero: sono i più bassi d'Europa, spesso insufficienti per vivere dignitosamente con il costo della vita odierno. Una persona, tra casa, famiglie e spese, o ha una paga che si avvicina almeno ai duemila euro al mese o non vive affatto bene. Ma la risposta vera dovrebbe essere il taglio del cuneo fiscale: le tasse sul lavoro sono troppo alte ed è lì che il Governo dovrebbe intervenire. Quando a Palazzo Chigi c'era Matteo Renzi - continua Paoletti - gli avevo inviato una mia concreta proposta per tagliare il cuneo fiscale, perché quella è la direzione da seguire”.
Renzi avrà indubbiamente molte colpe ma non avergli risposto non è tra queste.
Questi “prenditori seriali” di denaro pubblico vogliono semplicemente incamerare altri soldi, dopo le vagonate di miliardi di euro che si sono ciucciati dallo Stato, pur di continuare a macinare profitti scandalosi.
Un'idea: cominci lui a dare l'esempio: rinunci alla sua cospicua indennità e provi, una tantum, a lavorare agratis. Anzi no, chieda il reddito di cittadinanza e provi a vivere, ma “dignitosamente” con 500 euro al mese. Oppure si dimetta, che nessuno ne sentirà la mancanza.



Cosa si aspetta ad intervenire?

» Inviato da valmaura il 7 June, 2022 alle 12:21 pm

“Cattivi odori da Barcola a San Vito
Cattivi odori riconducibili a miasmi da idrocarburi sono stati segnalati ieri da Barcola e Roiano alle Rive e a San Vito.” Dalla stampa di oggi.
Già, cosa aspettano i Consigli comunali di San Dorligo-Dolina e Trieste a fare propria, associandosi, la Risoluzione approvata all'unanimità su iniziativa del Consigliere Maurizio Fogar, della Lista civica Muggia, dal Comune di Muggia ed a loro inviata per sottoscrizione, per mettere fine ai decennali miasmi in uscita dalla Siot?
Lo abbiamo scritto e riscritto: non si tratta solo di “cattivi odori” ma di danno alla nostra salute.
E la stampa perchè non incalza le due Amministrazioni, di San Dorligo-Dolina e Trieste, e chiede loro di votare la Risoluzione e non invece di regalare altro tempo alla Siot, ed altri danni alla qualità della vita ed alla salute dei Triestini, intesi come provincia?
Semplice rispondere, non vi pare?



Porto: da Muggia a Trieste.

» Inviato da valmaura il 7 June, 2022 alle 12:17 pm

Mercoledì 15 giugno in Consiglio comunale a Muggia (ora e link per seguire in diretta o differita ancora da comunicare da parte del Sindaco, e sarà nostra cura aggiornarvi tempestivamente), oltre agli argomenti all'ordine del giorno, tra cui tre interrogazioni ed una interpellanza di Maurizio Fogar nel “question time”, avrà luogo la pubblica audizione del Presidente Autorità Portuale e Coselag, Zeno D'Agostino, audizione richiesta da una mozione del consigliere Fogar.
A seguire i cinque quesiti che la Lista civica Muggia rivolge a Zeno D'Agostino.
1) Come mai a partire dal 2016 il rappresentante del Comune di Muggia non è stato mai invitato, con espressione di parere, alle riunioni del Comitato di Gestione dell'Autorità Portuale ogni volta che si affrontavano questioni, e si assumevano decisioni, riguardanti il Territorio di Muggia, e se mi passate il termine, le sue “acque territoriali”? Eppure esiste precisa norma in merito che lo fissa.
2) Questione Dragaggi. Come indicato nel SIN (sito inquinato di interesse nazionale) 1200 ettari dei fondali, situati tutti nel Vallone di Muggia, sono catalogati dal Ministero dell'Ambiente come altamente inquinati, ed il fondale stesso è composto per metri di stratificazione da fanghi tossici in gran parte attribuibili al dissennato scarico a mare, abusivo ma mai controllato addirittura con una evidente mutazione della linea di costa pari ad otto campi di calcio (indagini Procure di Grosseto e Perugia), dalle industrie che si affacciavano sul Vallone. Come intende dunque realizzare, e con quali misure di attenta precauzione onde evitare la diffusione degli inquinanti cancerogeni presenti con conseguenti irreparabili danni per la balneazione, il turismo e le attività di pesca e mitilicoltura, i dragaggi e la messa in sicurezza della linea di costa nelle tre vaste aree del Vallone di Muggia (dallo Scalo Legnami-Ferriera, al Canale navigabile o industriale, per finire alla ex Raffinera Aquila fino al Rio Ospo)?
3) AdriaPort (ex Raffineria Aquila). Quale è il piano della logistica ferroviaria e della viabilità stradale per l'ingresso e l'uscita dalla nuova Piattaforma logistica ungherese, posta a latere del popoloso quartiere di Aquilinia e quali accorgimenti, o misure preventive, sono previste per ampiamente limitare nei limiti di legge il rumore, ovvero l'inquinamento acustico, derivante dalla sua piena operatività?
4) Bonifica Noghere e nuovi insediamenti industriali. L'area delle Noghere è stata per decenni in ampia parte devastata dallo scarico selvaggio di inquinanti altamente cancerogeni, anche qui in pacifica assenza di controlli, ed ora essa risulta ricoperta da intensa vegetazione tra cui anche zone di alberi d'alto fusto che forse meriterebbero di non essere rasi al suolo. Come intende il Coselag procedere con dette azioni di bonifica (anche i tempi non sono irrilevanti: entro il 2026) nell'area di sua competenza e quali progetti esistono per un successivo insediamento in zona di industrie, o imprese artigianali nel rispetto dell'attuale Piano Regolatore del Comune di Muggia e della presenza limitrofa del Parco naturalistico dei Laghetti delle Noghere e di importanti nuclei residenziali (da Noghere-Aquilinia a Santa Barbara). Anche tenendo conto dell'incentivazione presente su di un'area attualmente di 200mila metri quadri delle agevolazioni del Porto Franco. E quale risulta ad ora il piano di logistica ferroviaria e stradale interessante in futuro la Valle delle Noghere?
5) Informazione e coinvolgimento dei cittadini, in particolare quelli residenti nell'area. Come è ben chiaro la mancanza di informazione e trasparenza sulla questione del defunto Laminatoio a Caldo ha creato una vera e propria protesta corale dei cittadini contro una scelta totalmente calata dall'alto. Non ritiene opportuno che Autorità Portuale e Coselag, magari, si auspica, con la collaborazione del Comune di Muggia, avviino una costante informazione e creino momenti di incontro partecipativo con i cittadini di Muggia, visti anche i termini temporali imposti per l'utilizzo dei fondi statali ed europei (2026)?
Questi i quesiti posti per conto ed a nome della Lista civica Muggia.
Per la Lista civica Muggia, il Capogruppo Maurizio Fogar.




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