Ferriera. Ricordiamolo a chi non ne vuol più sentire parlare.
» Inviato da valmaura il 6 October, 2017 alle 1:41 pm
Pubblichiamo il “decalogo” teatralmente firmato in diretta a TelequattroCamber dal candidato Dipiazza.. Era la campagna elettorale del 2016 per le comunali. E Dipiazza le vinse su di un Cosolini, sconfitto ancor prima del voto, puntando soprattutto sulla Ferriera, forte della propaganda politica fatta a piene mani da tre comitati (5 dicembre, no smog, e fare ambiente) a suo favore. I dieci punti, ideati e scritti dai tre di cui sopra, erano il suo cavallo di battaglia, ed hanno svolto un ruolo importante sull’esito elettorale. A distanza di quasi 500 giorni nessuno ne parla e ha interesse a ricordarli: Dipiazza per primo, pronto perfino a giurare, vedi intervista Iene, che quella non era la sua firma (in calce al decalogo), la sua maggioranza di centrodestra con i supporter di complemento (i tre comitati). Ma quello che stupisce è che tacciono pure le forze di cosiddetta opposizione (5Stelle e PD con annessi). Non sorprende invece il silenzio di TelequattroCamber, basta il nome, dove ha avuto luogo il misfatto, e del piccolo giornale PD/Camber per interposta Fondazione CRT. In quanto a noi, abbiamo detto fino alla noia, e da subito, che i dieci punti, scritti appunto da chi non aveva idea alcuna delle criticità della Ferriera, erano tuttalpiù buoni a chiudere una finestra dello stabilimento, che per una porta era già più difficile. Ma vediamo assieme cosa ha rispettato dei 10 Punti il Sindaco con il suo “gruppo di lavoro” di “riconosciuti” (?). 10 PUNTI per la chiusura dell’area a caldo per i miei primi 100 giorni. Roberto Dipiazza. 1) Coinvolgimento del cittadini attraverso la partecipazione attiva dei loro referenti a un “gruppo di lavoro sulla Ferriera”: Comitato 5 Dicembre e Associazioni ambientaliste riconosciute. Per definire insieme linee di intervento e condividere scelte. Punto 1. I cittadini non sono stati affatto “coinvolti” in questi 15 mesi, o almeno nessuno se ne è accorto in città. 2) verifica procedura per la chiusura dell’area a caldo e stesura del crono-programma (attività - tempi). Punto 2. Mai fatto. 3) analisi dei punti presenti nell'Accordo di Programma non ancora rispettati e definizione azioni conseguenti. Verifica anche delle criticità presenti nell’Accordo stesso e valutazione se ci sono estremi per ordinanze maggiormente restrittive (diminuzione della produzione di ghisa e coke) Punto 3. Non significa nulla, in particolare le “ordinanze” sulla riduzione produttiva. Uno scimmiottamento di quanto fatto in passato dal duo Cosolini/Laureni. 4) rivedere posizionamento centraline di monitoraggio ambientale, anche al fine di dare il ruolo corretto alla stazione di via San Lorenzo in Selva che viene considerata per il benzoapirene ma non per le pM 10. Punto 4. Non fatto ed inutile se il controllo rimane a questa Arpa. 5) controlli e potatura alberi nelle aree delle centraline. Punto 5. Fa sorridere, ma a denti stretti assai. 6) verifica della possibilità acquistare una centralina, che sia di “proprietà” del Comune di Trieste e sotto controllo diretto del gruppo di lavoro (tramite finanziamento esterno, ad esempio Fondazione CRTrieste). Punto 6. Mai fatto neppure questo. Si vede che il pregiudicato Giulio Camber non era d’accordo e dunque la Fondazione CRT di conseguenza. 7) analisi delle polveri di tutti i giardini inquinati al fine di capire l’esatta provenienza della fonte inquinante (anche verifica valori metalli pesanti e diossine, approfondendo le matrici per avere l’esatta provenienza delle matrici). Punto 7. Già fatto, ma dall’Arpa ancora ai tempi del Sindaco Cosolini. Dunque un doppione utile per guadagnare solo tempo.
8) avvio procedura di revisione dell’AIA: in base alla legge 152 sulle modalità di azione per la revisione dell’AIA si evince che solo la Regione ha il potere di avviare tale processo. Ma chi ha partecipato alle Conferenze di servizio – come il Comune di Trieste – può chiedere la alla Regione la revisione, ma NON a fini di salute pubblica, bensì per motivi ambientali, a fronte del perdurare di gravi criticità. Punto 8. Fatto pro forma: ovvero per sentirsi rispondere di NO proprio perché la richiesta di revisione AIA non era motivata tecnicamente, e lo sapevano. 9) redazione del Piano acustico comunale e rispetto delle normative. Punto 9. Non fatto, o almeno a noi è sfuggito. 10) verifica iter autorizzativo capannone laminatoio e situazione barrieramento a mare. Punto 10. Mai fatto. A questo vanno aggiunti due ricorsi respinti con parole di fuoco dal Tar che rimproverava il Comune di mancanza di “bonus iuri”, ovvero di ignoranza giuridica: insomma di lite temeraria, e per questo gli addebitava tutte le spese legali, anche della controparte Arvedi. Capite ora perché hanno la memoria labilissima?
Ferriera. Tutti zitti! Parla Arvedi.
» Inviato da valmaura il 5 October, 2017 alle 12:16 pm
O meglio non parla ma fa. Ma cosa fa?
Arvedi, o per essere più precisi Siderurgica Triestina in Acciaierie Arvedi, decide di fermare l’Altoforno ed iniziare i lavori. Ma quali? Con che costi e manodopera e per quanto tempo?
Arvedi non lo dice e quello che è spettacolare è che nessun ente pubblico deputato per legge ai controlli ed alla sicurezza glielo chiede (ARPA, Regione, Comune, ASS, Vigili del Fuoco).
Insomma Arvedi ha carta bianca.
Un primo dato appare chiarissimo: fermare l’Altoforno per un intervento strutturale straordinario significa riconoscere da parte della proprietà la situazione emergenziale dell’impianto, che si protraeva da anni peraltro. Con grave nocumento alla salute dei triestini, ed alla sicurezza di chi su quell’impianto ci lavorava.
Nessun atto, ordinanza, sequestro giudiziario è intervenuto nel frattempo pur avendo, ad esempio la Procura, documentazione particolareggiata delle condizioni disastrose dell’Altoforno e delle copiose perdite, oltre centomila metri cubi di gas, letale anche se inalato all’aperto, al giorno.
Regione, Arpa, Comune, Vigili del Fuoco, e Ass hanno firmato un’unica carta: il verbale ispettivo del 13 settembre 2016 dove certificavano che tutti i lavori richiesti nell’AIA sull’Altoforno erano stati eseguiti in modo soddisfacente. Tanto soddisfacente che a fronte del perdurare dell’emergenza è stata la stessa proprietà a decidere di spegnere l’impianto.
Ora poiché noi conosciamo le criticità degli impianti della Ferriera meglio di chi la dirige avremmo voluto che, come la legge prevede, la proprietà fornisse esaustive informazioni e conseguenti fatture sui lavori da eseguire. Per capire soprattutto se questi sono un tappare il buco per tirare avanti alla meno peggio spendendo il minimo possibile.
Ma in barba alle norme vigenti questi non rendono pubblico nulla. Proprio per evitare, viene il naturale dubbio, di capire la reale portata ed efficacia dei lavori stessi.
Abbiamo più volte domandato su queste pagine, che sono viste da una media di 25.000 persone a settimana, di sapere, ad esempio, se oltre alla Bocca viene rifatto il Crogiuolo, collassato alcuni mesi fa, ed il refrattario interno dell’Altoforno. Sono lavori di decine di milioni di euro e non bastano certo tre o quattro settimane di fermo impianto.
Ovviamente nessuna risposta è pervenuta e non stupisce che il giornalismo della carta stampata e delle televisioni nostrane non lo abbia chiesto pubblicamente, così per curiosità professionale.
Ma gli operatori di questa “informazione”, che chiamarli giornalisti ci sembra proprio fuori luogo, erano evidentemente tutti impegnati a rieleggere il piddino Degano ai vertici di un ordine poco o nulla considerato anche dai suoi iscritti (su 2430 hanno votato in 247: il 10%. Peggio perfino dei politici).
Un’ultima demanda la rivogliamo al Sindaco: da che parte stai caro Dipiazza?
Perché ti sei rifiutato caparbiamente in oltre 15 mesi del tuo terzo mandato di voler conoscere la realtà produttiva della Ferriera nonostante la nostra disponibilità a fornirtela?
La ragione appare chiara e conseguente. Per non emettere una ordinanza di fermo impianti a tutela della salute di cittadini e lavoratori in qualità di Ufficiale Sanitario del Comune.
Tutto il resto sono chiacchiere e fumo come il decalogo dei “cento giorni” in collaborazione con i tuoi amici. Peccato che ora la conferma indiscutibile della tua omissione arrivi proprio dalla stessa proprietà che ha fatto di sua sponte quello che tu non hai voluto fare in un anno e mezzo.
La “furbata” e la “furbetta”.
» Inviato da valmaura il 4 October, 2017 alle 1:04 pm
Incredibile, oggi sulla stampa la notizia che la Regione ha stanziato non 140.000 bensì 171.000 euro al Comune di Trieste per il volontariato dei migranti ospitati in città.
Di fianco la presentazione del progetto del parcheggio che il Comune intende costruire nell’area di Porto Vecchio fiancheggiante viale Miramare, quello della “Ringhiera”.
Ed ancora più incredibile appare un commento dell’ancora incredibilmente assessora Luisa Polli.
Ovviamente, per capire l’incisività delle opposizioni, ad oltre un mese del “fattaccio” in diretta TelequattroCamber nessun consigliere ha chiesto la revoca di tale assessore, visto che Dipiazza ha fatto buon viso ed ha trangugiato le accuse televisive di ignoranza, incompetenza e mendacio gentilmente rivoltegli a Sveglia Trieste dall’assessora da lui nominata.
Per Dipiazza possiamo capirlo, anche se non giustificarlo per il ludibrio ed il danno creato dall’assessore ad immagine e credibilità non solo sue ma dell’intera istituzione Comune, dove lo trova un altro assessore all’ambiente che sulla Ferriera si suicida tacendo, per coprire le sparate del Sindaco.
Lo abbiamo pubblicato il 7 settembre.
Questa me la cacci! O altrimenti Sindaco te ne vai a casa.
Partiamo dalla frase inequivocabile del film “Un americano a Roma” e riferita al Gene Kelly di Trastevere interpretato da Alberto Sordi. Ma qui la vicenda non fa ridere per nulla. L’assessora da “cacciare” è quella Luisa Polli, leghista all’Ambiente. E non per ragioni di ostilità partitica: se fosse espressa da Forza Sud nulla cambierebbe. Ma per una questione gravissima di dileggio istituzionale. E la prima vittima è proprio il Sindaco Dipiazza che l’ha nominata, anche se il peccato più grande riguarda la dignità ed il prestigio del Municipio, ovvero di tutti triestini. Quello che lascia basiti ed esterrefatti è l’ennesimo silenzio delle cosiddette opposizioni, in particolare dei 5Stelle, che offrono una delusione dietro l’altra. In poche parole. Il Sindaco se ne esce, e pubblicamente su stampa e tivù, con la proposta di far ritinteggiare la lunga arrugginita recinzione di viale Miramare che dal primo gennaio 2017 è proprietà del Comune con tutto ciò che contiene (decreto governativo sulla sdemanializzazione di Porto Vecchio) ai migranti ospitati a Trieste utilizzando il fondo di 140.000 euro messo all’uopo a disposizione dalla Regione e tuttora in vigore. Commenta Dipiazza a Telequattro “se non siamo capaci di farlo allora è meglio che ce ne andiamo a casa”. Due giorni dopo l’assessora comunale della Lega Nord Luisa Polli, con deleghe anche all’Urbanistica e Territorio, dichiara sempre a Telequattro ospite della trasmissione Sveglia Trieste, inibita da mesi a Maurizio Fogar e chiedetevi il perché, che l’uscita del Sindaco era “una furbata” perché, e lui lo sapeva benissimo, la cancellata non è in disponibilità del Comune e i soldi regionali non ci sono perché i termini temporali per richiederli sono scaduti a luglio. Grottesco già il fatto che la Polli sopranomeata “la maestrina dalla penna verde” in un arrangiamento di Cuore, per la sua nota presunzione di conoscere sempre tutto, non sappia che invece le sue affermazioni sono totalmente sbagliate. Ed infatti ci pensano a smentirla in tempo reale l’Autorità Portuale e la Regione. E già questo è di una gravità inaudita per un amministratore pubblico che gestisce il pubblico denaro. Ma la Polli non è nuova, purtroppo per noi, a questi infortuni. In Settima Circoscrizione a precisa domanda sulla copertura delle vasche del Depuratore Fognario cittadino oggetto di costosi lavori di rifacimento, rispose con granitica certezza che “No, la copertura non è prevista”, salvo fare inversione totale, sei mesi dopo nella stessa Circoscrizione, affermando con altrettanta sicumera il contrario. E non parliamo poi di Ferriera e di giardini impestati da “inquinamento diffuso”. Ma non si ferma qui, a Telequattro dichiara ancora con sorriso ammiccante che l’uscita del Sindaco era stata tutta “una furbata per vedere l’effetto che fa”. Insomma dopo lo scandalo della promessa in diretta televisiva del “chiudo la Ferriera (area a caldo) in cento giorni”, definita dalla rappresentante del comitato servolano che collabora con Dipiazza una semplice “boutade” elettorale nel tentativo suicida di difenderlo dal servizio delle Iene, la Polli non trova di meglio che far passare il Sindaco che l’ha nominata per un magliaro, rincarando la dose. Insomma uno che fa il gioco delle tre carte con i suoi concittadini e senza conoscere le norme vigenti. Complimenti! La prima ad uscirne a pezzi è l’immagine del Sindaco Dipiazza, seguita dal decoro dell’istituzione Comune, ed ultima la capacità amministrativa di un assessore che ignora disposizioni che fanno parte integrante del suo incarico. Questo assessore, per il bene di Trieste ma anche dell’amministrazione Dipiazza, se ne deve andare subito. E se il Sindaco non le revoca nomina e deleghe, allora se ne deve andare a casa anche il Sindaco, qualunque sia il suo nome e la parte politica che lo esprime. Per il bene della nostra comunità e di una Trieste che non si merita proprio anche questo. Com’è triste Trieste. https://www.youtube.com/watch?v=TlsDSupylNA&feature=youtu.be&app=desktop
Perché?
» Inviato da valmaura il 30 September, 2017 alle 12:57 pm
Già perché ogni volta che trattiamo e scriviamo del malo comportamento di stampa e televisioni i post sono tra quelli che ottengono meno attenzione e partecipazione? Anche in passato quando come Circolo Miani promuovevamo dibattiti pubblici con i protagonisti dell’informazione notavamo un leggero calo nell’affluenza sempre altissima ai nostri incontri. Eppure questo disinteresse verso lo stato ed il comportamento dell’informazione, soprattutto locale, è profondamente sbagliato. Capiamo che quello che da decenni passa il convento a Trieste non è proprio entusiasmante, e questo spiega da un lato l’emorragia inarrestabile di copie invendute da parte del Piccolo e dall’altro il costante calo di audience di Telequattro e Rai regionale, in tale misura progressiva da non essere imputabile solo al maggiore uso di Internet da parte dell’opinione pubblica. Ma soprattutto è sbagliato perché l’asservimento pressoché totale dei mezzi di informazione al potere politico e alle lobbie affaristiche, influenza ancora, e non poco, parte rilevante della nostra comunità. Non a caso, da sempre, il controllo dell’informazione è uno dei punti più delicati e gravidi di conseguenze per una società democratica e pluralista. In Italia lo si è visto benissimo ai tempi dell’era Berlusconi e di una Rai totalmente lottizzata dai partiti, dove, come ora, vedi caso Milena Gabanelli, i giornalisti bravi ma scomodi vengono emarginati. Le conseguenze pratiche sono spesso drammatiche. A Trieste se dopo venti anni la tragedia Ferriera è ancora irrisolta, grande, grandissima responsabilità va ascritta proprio al comportamento di stampa e tivù. Pari almeno a quella di una politica ignorante, incompetente o interessata. Idem dicasi per la crisi inarrestabile della sanità pubblica, dell’emergenza povertà, casa e degrado dei quartieri. Ma la lista potrebbe essere lunghissima e toccare praticamente ogni aspetto del vivere comune. Anche quando appaiono notizie di attualità non esistono inchieste giornalistiche degne di questo nome e di un minimo di professionalità che riescano ad individuare le responsabilità, insomma i mandanti dello sfascio, e contribuiscano alla rimozione ed alla soluzione del problema. Perché? Chiaro, non bisogna disturbare il potere politico, qualunque sia il colore che lo caratterizza. Molto spesso poi questa informazione viene usata come una clava per colpire chi “non sta al gioco”, oscurando le voci fuori dal coro e censurando il censurabile, ovvero tutto. Anche qui la Ferriera è la riprova ventennale di questi comportamenti. Capito ora l’importanza del sistema informativo e dei danni che la mala informazione arreca da tempo immemorabile ai triestini? Rompere questo sistema è importante come cacciare questa politica, sono le due facce della stessa medaglia, o sigillo trecentesco che Dipiazza distribuisce a giorni alterni agli amici.
Ferriera. Ma vergognatevi !!!
» Inviato da valmaura il 27 September, 2017 alle 12:16 pm
Oggi sul piccolo giornale, che si beve tutto acriticamente e pretende di sciorinarlo ai sempre meno, per fortuna, suoi lettori paganti, l’ARPA dimostra incontestabilmente che o ci è o lo fa. Ovvero che o è assolutamente non in grado di capire il funzionamento degli impianti che DA ANNI deve controllare, oppure fà altra cosa. La dichiarazione che l’ennesimo, e sottolineiamo ennesimo episodio di sovrapressione dell’Altoforno che alle ore 01.37 del 25 settembre ha determinato il fortissimo boato con fuoriuscita di una colonna di fumo nero e fiamme dall’impianto, è determinato dal processo di fermata dello stesso è tecnicamente impossibile e dunque non veritiera. Quando si avvia il processo di spegnimento dell’Altoforno per prima cosa vengono collocati gli spruzzatori sulla bocca per abbassare la temperatura, un’operazione che si conclude in 5 o 6 ore al massimo e non in giorni come scrive il piccolo giornale megafono dell’Arpa. Tale operazione è stata fatta decine di volte nel corso degli ultimi anni e mai, ripetiamo mai, si è verificato un episodio di sovrapressione, tecnicamente impossibile. Dunque l’episodio accaduto nella notte del 25 scorso non ci azzecca per nulla con il procedimento di fermata dell’Altoforno. Capito Arpa? O c’è qualcosa che vi impedisce di comprenderlo. In quanto alla Bocca dell’Altoforno, dichiaratamente arrivata nuova, e per la cui sostituzione ci vogliono alcune settimane, ci rimettiamo alle future considerazioni tecniche sui risultati che scriveremo quando l’impianto sarà rimesso in marcia. Due domandine le poniamo subito. E la sostituzione del crogiuolo e del refrattario interno? Una terza domanda avanziamo a Regione, Comune e Guardia di Finanza. Confidiamo che controllerete le fatture per l’acquisto e la sostituzione della Bocca nuova, perché Siderurgica Triestina in Acciaierie Arvedi di soldini pubblici (Regionali, Governativi ed Europei) ne ha ricevuti e non pochi. Veniamo al Sindaco Dipiazza che parla come Toio Fior seduto sulla panchina del Giardino Pubblico inquinato. E’ stupefacente che dopo quasi dodici anni da Sindaco a Trieste, quattro a Muggia e tre in Consiglio regionale non abbia imparato praticamente niente sulla Ferriera di cui invece molto ha parlato. Vero è che ha fatto di tutto per evitare accuratamente di conoscere qualcosa di serio e puntuale, preferendo circondarsi di persone e comitatini che sul tema capiscono meno di lui, pur di non dover correre il rischio di firmare una ordinanza, in qualità di Ufficiale Sanitario, di fermo impianti a tutela della salute dei triestini e, perché no, anche dei suoi ex amministrati di Muggia. Cosa che legalmente può ma che non vuole fare. Le dichiarazioni odierne di Dipiazza sono parole che meglio di così Arvedi non sperava di ascoltare e leggere. Bisognerebbe al dunque chiedersene le vere ragioni. In quanto alla Sara Vito, assessore regionale all’ambiente (iniziali minuscole di rigore), vale quanto detto e scritto per la comunale Polli, prima se ne tornano a casa è meglio è per tutti, anche per loro.