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Circolo Miani » News Correnti » Page 310 Siamo stufi ed anche un po’, tanto, arrabbiati! » Inviato da valmaura il 18 October, 2017 alle 1:04 pm Siamo gli “invisibili”. A leggere questa stampa da retroscala, a vedere TeleCamberquattro e la Rai regionale, questa politica, tutta, così come viene descritta e rappresentata ci da francamente il voltastomaco. Se questo è l’inizio della campagna elettorale per le regionali della prossima primavera è difficile non gettare la scheda elettorale al macero. E risparmiateci per favore il fervorino che è sbagliato: ogni pazienza, e decenza, ha un suo limite. E questa politica li ha superati ambedue da tempo, almeno a casa nostra. Questi si riempiono la bocca e ci sfiancano le orecchie con le solite parole: “prima i programmi poi i nomi, ascoltare il territorio, i problemi della gente”, e soliti abusati slogan. In realtà lottano solo per i nomi dei loro candidati (presidente e consiglieri), insomma il posto al sole, tanto i programmi, gira e rigira, sono sempre gli stessi e nessuno li legge, ed a ragione tanta è la sfiducia rassegnata della gente e la loro inconsistenza. La balla più grossa è quell’ascoltare “il territorio ed i problemi della gente”. A parte il fatto che questi politicanti in servizio permanente effettivo i problemi del territorio dovrebbero oramai conoscerli a memoria. In realtà loro il territorio lo battono solo pagando i ragazzi che vengono ad inondare le nostre stracolme cassette delle lettere di santini elettorali a due settimane dal voto. E per questa politica il territorio si limita alle elucubrazioni di pseudo intellettuali ipergarantiti da sempre e pompati da stampa e tivù asservite. Una “società civile”, come amano chiamarla senza tema di ridicolo, da sempre fiancheggiante e beneficiata da lorsignori, grazie a questo giornalismo da barzelletta che periodicamente ricorda la loro esistenza in vita. Vedrete che il centrodestra imposterà la sua campagna elettorale, a Trieste perlomeno, sulla Ferriera. Ci verranno a raccontare che il pur volonteroso Sindaco Dipiazza ce l’ha messa tutta nel tentativo di chiudere l’area a caldo (a proposito stiamo arrivando ai 500 giorni) ma la “cattiva” Regione glielo ha impedito, perché “solo la Regione ha gli strumenti per farlo”. Una balla colossale e chi ci legge lo sa benissimo, ma è la premessa per tentare di infinocchiare l’elettorato una volta di più. Ergo, dirà il centrodestra, per chiudere la Ferriera, ma si abbondiamo, dobbiamo vincere e prenderci la Regione. Confideranno molto sulla mancanza di memoria e di informazioni della gente, e sulla volata degli amici di stampa e televisioni. Di questo passo, per scherzarci ma neanche troppo, diranno che dopo il Governo dovranno vincere anche il prossimo Conclave, sempre per chiudere “l’area a caldo nei prossimi 100 anni”. I 5Stelle, a livello locale rivelatisi una cocente delusione, soprattutto per la loro impreparazione, inconsistenza e scarsissima partecipazione, sulla Ferriera faranno né più né meno come il centrodestra, come replicato esattamente in questi anni. Il PD continuerà la sua corsa al suicidio, assistito da questa stampa, immolandosi sulla scelta fatta di impiccarsi su Arvedi, pur avendo a portata di mano la soluzione con i suoi uomini, due, al Porto. Per i “nuovi” non vediamo appunto nulla di nuovo, se non il riciclaggio di vecchi arnesi del sindacato, e della archeologia partitocratica della sinistra che contribuirono a mandare a ramengo. Chissà se il Treno di Renzi arriverà al “Serpentone” di Valmaura, o ai “Puffi” di via Grego, o per accamparsi per mezza giornata in fila al Pronto Soccorso, per “ascoltare”, perché se parlano li lapidano su due piedi. Pensiamo invece che andrà a palazzo Ralli dai soliti confindustriali, appunto la loro “società civile”, in Porto con i vertici ed i politici e così filando, e magari al salotto buono del Caffè San Marco. Degli “invisibili” non frega niente a nessuno, salvo quando tentano di carpir loro il voto. Ma a Trieste, crediamo, abbiano completamente sbagliato di far di conto (alle passate regionali votò pochissimo più del 40%), un record di NON VOTO facilmente superabile nel 2018. Incontriamoci due. » Inviato da valmaura il 17 October, 2017 alle 1:02 pm Proseguono le nostre iniziative sul territorio. In particolare su quella parte della nostra provincia compresa tra Campi Elisi-San Vito e Muggia, fermo restando che tutte le persone interessate possono liberamente partecipare in qualunque parte della città risiedano. Lunedì 23 ottobre, alle ore 17, ci troviamo nella sede del Circolo Miani, a Trieste in via Valmaura 77 (nono piano con vista spettrale sulla ferriera). Non aspettatevi notizia alcuna di questo incontro su stampa e televisioni, eccetto TeleAntenna, pertanto conservate nella vostra memoria questo Post. Ad aprire la riunione sarà la consigliera di NO FERRIERA Si Trieste, eletta nella Settima Circoscrizione, Aurora Marconi che illustrerà le importanti iniziative, le più significative di tutto il Comune, realizzate su sua iniziativa nel primo anno abbondante del suo mandato. Una parte significativa del suo intervento sarà dedicata alla situazione dei quartieri di Valmaura, Monte San Pantalone e San Sabba. Chi ha idee, suggerimenti o iniziative da proporre per vivere meglio nei nostri quartieri, non ha che da venire e proporle. La Sanità triestina: fantasia e triste realtà. » Inviato da valmaura il 14 October, 2017 alle 1:26 pm “La RSA è una struttura che accoglie pazienti dimessi dall'ospedale, prevalentemente persone anziane, o persone affette da patologie che richiedono una medio/alta intensità di interventi sanitari riabilitativi ovvero che richiedono un'assistenza qualificata e continua.” Così descrive il sito ufficiale dell’ASS la RSA San Giusto. Tribunale, 12 ottobre 2017, testimonianza infermiere capoturno. “A sei anni di distanza (veloce nevvero la giustizia italiana) non posso ricordare quello che accadde il pomeriggio del 27 agosto 2011 e mi rimetto a quanto dichiarato ai carabinieri allora. Anche perché le cadute dei degenti erano frequenti, all’ordine del giorno, e noi ci prodigavamo per lenire e curare i danni.” Dunque ambedue le frasi si riferiscono alla RSA San Giusto, di via Pascoli, gestita direttamente dal Servizio sanitario pubblico, che accoglie una quarantina di degenti. Ad ulteriore domanda del Pubblico Ministero il teste ha risposto. “Il personale abitualmente presente (per pazienti “che richiedono un’assistenza qualificata e continua”) era di un infermiere è quattro OSS (ovvero generici) ma spesso e di pomeriggio anche meno (infatti il 27 agosto 2011 erano tre) per seguire quaranta degenti, in gran parte anziani e non tutti autosufficienti che però si alzavano o giravano in sedia a rotelle.” La fisioterapia, ovvero la riabilitazione “qualificata e continua”, consisteva in un pugno di minuti di trattamento semicollettivo, messo in atto nella palestra da due fisioterapisti più un aiuto, nelle sole mattine comprese tra il lunedì e venerdì, dalle ore 9 alle ore 11.30. Per quaranta pazienti! Il Sindaco e l’assessore regionale alla Salute hanno qualcosa da dire? Confidando che la Procura avrà invece qualcosa da fare! Ferriera. Lavori e guasti in corso. » Inviato da valmaura il 13 October, 2017 alle 1:05 pm Stamane verso le 7.30 uno si affaccia sul balcone a San Vito e si gode l’inquietante spettacolo delle torce d’emergenza della Cokeria, ferma per guasto ipotizziamo, con annesse fumate nere d’ordinanza. Certo non è un bel iniziare la giornata. Intanto proseguono i lavori sull’Altoforno. Già ma quali lavori? Per quanto tempo? L’ultima data nota è quella comunicata dalla proprietà: finiranno attorno al 15 novembre. Peccato che prima avesse detto due settimane, poi tre ed adesso si va a metà novembre. I lavoratori dell’Altoforno, 250 persone tra annessi e connessi (macchina colare e agglomerato), sono stati messi in Cassa Integrazione? Quali ditte sono coinvolte nei lavori e quanta manodopera impiegano? Quanto costano i “lavori”? E non per sentito dire ma su fatture saldate. Noi un’idea ce la siamo fatta, ed abbastanza precisa, e non perché siamo il divino Otelma. Ma le comunicazioni ufficiali che la legge impone sono state fatte dalla proprietà? E perché gli enti di controllo non le rendono note? Se uno apre un cantiere deve esporre per legge tutti i dati che abbiamo chiesto sopra, o Acciaierie Arvedi sono sopra la legge? Sono domande che da circa un mese non trovano risposta alcuna e la vicenda ci piace sempre meno, anche perché conosciamo cosa accade in Ferriera. Comune e Regione tacciono o mandano loro esponenti a farfugliare cose indecenti a Cloroformizza Trieste a TeleCamberquattro. La politica è tutta unita, come non mai, nel tacere: chi per ignoranza e chi per tornaconto elettorale. Certo non è proprio cosa bella da vedere e domani da votare. Qualcuno ha notizie di ARPA FVG e di Sara Vito? Così riparlò Arvedi. Arvedi non Zaratustra! » Inviato da valmaura il 8 October, 2017 alle 2:40 pm I “diktat” sulla Ferriera. Ieri TeleCamberquattro ha aperto i TG con la notizia dell’aut-aut dato dal cremonese Arvedi alle istituzioni locali. No, Dipiazza può star sereno, la cosa riguarda la Regione ed in seconda battuta l’Autorità Portuale. In verità è una rivisitazione ampliata dell’ennesimo ultimatum sfornato da Arvedi a fine giugno scorso. La nota arvediana sostiene che se entro la fine dei lavori (quali e con quali costi?) sull’Altoforno previsti, una novità, per il 15 novembre o giù di lì, la Regione non avrà ritirato la diffida di giugno con i limiti produttivi, e, ecco l’aggiunta, non gli verrà concesso di ampliare i capannoni del laminatoio, che per altro lavoricchia ad un terzo circa della sua capacità teorica, lui chiude baracca e burattini e se ne va da Trieste. Premessa per il discorso che segue. Capite ora l’importanza, su cui noi abbiamo ripetutamente scritto ed insistito in questi mesi, di conoscere nel dettaglio, come perdio la legge impone, l’esatto oggetto dei lavori, la loro durata, il loro costo e la manodopera impiegata. Il perché è lapalissiano: se uno mette in conto di andarsene non spende una barcata di milioni a priori ed a prescindere. Non compra, ad esempio, una nuova Bocca dell’Altoforno ma riatta la vecchia dell’impianto gemello chiuso da anni perché cadeva a pezzi, come fatto dopo il collasso del crogiuolo. Non rifà il refrattario né il crogiuolo stesso. Insomma non spende tutti questi soldi al “buio”. Dunque un’altra osservazione va fatta sulla nota di sollecito. Arvedi non menziona minimamente la Cassa Integrazione. Solitamente quando si chiude un impianto per lavori di riatto la legge permette la messa in Cassa dei dipendenti interessati, nel caso Ferriera 250 lavoratori, per tutta la durata dell’intervento. Ma perché Arvedi insiste tanto per il ritiro della Diffida regionale, definendola esiziale per la produzione della Ferriera? La Regione si limita, per l’Altoforno che produce ghisa, a stabilire un tetto massimo di colate al mese, che corrispondono né più né meno alla capacità produttiva abituale dell’impianto. Dunque sembra più che altro un auspicio che un limite. Diversa invece la parte che riguarda la Cokeria, soprattutto quando stabilisce che essa deve limitare la produzione di carbone Coke alla sola necessità dell’Altoforno. Oggi invece la Cokeria sforna una quantità oltre che doppia di Coke che viene caricato sulle navi e venduto a terzi (basta guardare i parchi all’aperto vicino alla banchina). Inoltre questo significa dimezzare i gas di risulta che servono al funzionamento della Centrale di cogenerazione per la produzione di energia elettrica, venduta al mercato, e dunque costringe Arvedi a rifornirsi di una maggior quantità di gas metano per mantenere i livelli produttivi. Ergo la parte della diffida regionale inerente la Cokeria incide e non poco sulle tasche di Arvedi. Ma questo lo abbiamo già scritto. Ora perché Arvedi sceglie questo momento temporale, a lavori iniziati da oltre una decina di giorni sull’Altoforno, per ritornare alla carica? Ipotizziamo noi. Innanzitutto perché si inserisce con perfetto tempismo nella crisi apertasi a livello nazionale con i 4.000 esuberi annunciati dalla nuova proprietà all’Ilva di Taranto e i 600 di Genova. A cui va aggiunta la crisi riapertasi a Piombino (ex Lucchini) per i 2.500 lavoratori. E dunque punta ad accrescere il valore della sua minaccia di mettere in strada i dipendenti a Trieste. Secondo, perché a poco più di un semestre dalla campagna elettorale delle Regionali 2018 punta a mettere la Serracchiani con le spalle al muro. Ovvero o si rimangia la diffida, il cui controllo era affidato all’Arpa e dunque facciamo fatica a capire perché Arvedi si preoccupi, perdendo le elezioni almeno a Trieste, o si prende la responsabilità agli occhi dell’opinione pubblica e della politica della chiusura della Ferriera e del licenziamento dei 450 lavoratori, di cui però almeno 400 dipendono direttamente da Acciaierie Arvedi di Cremona e non più da Siderurgica Triestina. E questo apre uno scenario nuovo di cui Arvedi o non ha tenuto in debito conto, o ha invece calcolato benissimo. Dunque il NO regionale offrirebbe ad Arvedi quello che molti ipotizzano in realtà cerchi: la giustificazione, dopo aver fatto il pieno dei contributi pubblici, per chiudere un’esperienza che da qui in poi gli farà rimettere solo che soldi, suoi. Insomma gli fornisca un alibi per sparire dalla siderurgia locale magari cercando di inserirsi nel nuovo grande affare della logistica portuale, facendo leva sui terreni di sua proprietà (il 35% dell’area oggi occupata dallo stabilimento). Tutto questo a dimostrazione, come da noi più volte rilevato, che durante i 15 mesi della terza sindacatura Dipiazza e dei suoi scaramazzi sulla Ferriera, l’unico atto un pochino significativo e concreto l’ha prodotto la Regione con la diffida. Misteri della Fede. Chiudiamo con l’altra ipotesi che va per la maggiore e passa di bocca in bocca tra la gente comune. La riportiamo per sentito dire e letto sui social perché non ci sono, a nostro avviso almeno per ora, elementi concreti a sostegno. Ovvero che anche questa ultima uscita di Arvedi sia tutta una sceneggiata, perché da tempo si sarebbe garantito solide coperture in città. |
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