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Circolo Miani » News Correnti » Page 305

Referendum sul TLT.

» Inviato da valmaura il 8 December, 2017 alle 2:41 pm

Poiché storicamente, a lustri alternati, a Trieste rispunta, come un fiume carsico, la questione del Territorio Libero, perché non fare un Referendum consultivo, l’unico che sia fattibile, dove chiamare i triestini (da Duino a Muggia) per ora, a pronunciarsi?

Facciamo un esempio, un coordinamento terzo, formato da associazioni (il Circolo Miani è disponibile) e persone organizza una cinquantina di “seggi volanti” fuori dalle scuole ed istituti dove sono posizionati i seggi nella nostra provincia (mediamente tre, cinque, dieci per edificio).

Ai seggi volanti aperti per l’esatto orario di quegli ufficiali possono esprimere il loro parere solo i cittadini muniti di tessera elettorale e documento di identità che attestano la loro iscrizione nelle liste dei seggi ubicati in quella determinata scuola.

Lo spoglio inizia subito dopo la chiusura del voto magari portando le urne sigillate in una sede (anche quella del Circolo Miani può andare).

Tutto sta decidere in concomitanza con quale delle due prossime elezioni (politiche a marzo, regionali a maggio) realizzare il Referendum consultivo, e, ovviamente, preparare il semplice materiale necessario, volontari compresi (massimo 200 persone), per realizzarlo.

Il quesito referendario, un elementare Si o No, andrebbe pubblicizzato per tempo onde permettere ai fautori delle tesi opposte una adeguata campagna di promozione informativa, che ovviamente ai seggi volanti non sarebbe permessa in alcun modo.

Alla fine avremmo per lo meno il polso dell’opinione prevalente almeno tra i triestini e certo, per quanto consultiva, sarebbe arduo per la politica e le istituzioni locali non tenerne conto.

Altrimenti a forza di Tribunali e dispute legali, europee e internazionali, i nostri nipoti saranno ancora qui a parlarne, a dividersi e litigare. Sempre che Trieste esista ancora.




Trieste, una politica da buttare. Il Natale degli INVISIBILI.

» Inviato da valmaura il 7 December, 2017 alle 1:44 pm

Francamente ci lascia indifferenti il dibattito su bancherelle-casette Si o No in piazza Unità. Tanto migliaia di triestini non le vedranno o se dovessero vederle sarebbe peggio.
Liquidiamo la cosa con la parola obbrobrio e passiamo a cose più serie.
Abbiamo descritto diverse volte lo scandalo, la crudeltà, degli inaccettabili ritardi con cui migliaia di triestini e famiglie stanno aspettando da mesi che il Comune liquidi i ratei di settembre e ottobre del sostegno al reddito. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza che riguarda la sopravvivenza di tantissimi concittadini e la politica che fa? Cosa dicono e fanno i quaranta consiglieri comunali, il Sindaco dai sogni “imperiali”, e i dieci assessori?
NIENTE ! Lo scriviamo tutto maiuscolo per gridarlo a chi si occupa e preoccupa di abeti e bancherelle, a chi ha appaltato a Giorgi la nostra città per trasformarla in una gigantesca e perenne Sagra della Sardella.
Ai triestini che tacciono e fanno finta di non vedere questo dramma. Agli inutili "intellettuali" un tanto al chilo.
Basterebbe questo per liquidare in blocco, con ignominia, questo Consiglio e questa Amministrazione, e questa nostra “comunità”.
“Se non faccio sparire questo cancro dalla città, me ne vado!”. “L’impegno politico è inequivocabile, la promessa è solenne” scriveva l’articolista del Piccolo l’undici dicembre 2016, solo un anno fa, riportando l’ennesima dichiarazione del sindaco Dipiazza sulla Ferriera, dopo i “100 giorni!” scaduti allora da sei mesi. A contorno lo osannavano i comitati nosmog, 5dicembre e fare ambiente, oggi silenti e smemorati.
Martedì scorso la consigliera Aurora Marconi di NO FERRIERA Si Trieste ha presentato e fatto approvare l’unico atto concreto, da anni a questa parte, nel Comune di Trieste contro il degrado trentennale dei nostri quartieri.
I partiti ed i movimenti, tutti che pur l’hanno votato tra un mugugno e l’altro, nulla hanno fatto e faranno per renderlo operativo ma, e attenti al ma, continueranno a straparlare di lotta alla povertà, al degrado dei nostri quartieri appunto, di emergenza casa. SEPOLCRI IMBIANCATI e più semplicemente INUTILI ecco quello che sono, vecchi o nuovi che siano.
Lo riproponiamo, leggetelo ed imprimetevelo nella memoria, altrimenti evitate di lamentarvi e continuate a votare per questi. “Meglio morire nel mar grande” ci disse un giorno un abitante di Servola che votare la nostra lista civica. Ecco noi invece siamo vivi e lottiamo per restarci con DIGNITA’, merce assai rara in questa città di boccaloni, dove ai giovani interessa più la “movida” che la vita.
LISTA CIVICA
NO FERRIERA-SI TRIESTE
VII Circoscrizione del Comune di Trieste
Servola-Chiarbola-Valmaura-Borgo San Sergio
M O Z I O N E
Oggetto: “Rinascimento” delle periferie
Premesso quanto segue:
Il nome in oggetto è quello di un progetto varato nel 1998 dal Circolo Miani in collaborazione con i Comitati di quartiere di Chiarbola, Servola, Valmaura e Monte San Pantaleone/S.Sabba, da un’idea del sociologo Nando Dalla Chiesa, docente alla Bocconi di Milano. Tale progetto lanciava un percorso, discusso in decine e decine di assemblee e riunioni sul territorio, di recupero non solo urbanistico ma umano, sociale e civile delle 50.000 persone residenti nell’area.
Ovviamente il degrado a cui negli ultimi 30 anni sono state abbandonate le semi-periferie di Trieste riguarda ed investe tutto il territorio provinciale, ma vede raggruppate nella VII Circoscrizione le emergenze più gravi, come anche l’inadeguatezza dei servizi socio-sanitari e l’emergenza povertà confermano.
In tale situazione è quindi fondamentale, in un’area assolutamente priva di spazi aggregativi e luoghi di incontro pubblici e gratuiti, l’individuazione di alcuni immobili atti a diventare strumenti indispensabili per dare concreta attuazione al progetto.
Da tempo il Circolo Miani, grazie anche alla preziosa collaborazione del Prefetto Giacchetti (anno 2010), aveva individuato tre immobili di proprietà e/o gestione pubblica, abbandonati a se stessi e vuoti da decenni:
- L’auditorium da oltre 300 posti con ampia antisala e servizi, dotato di entrate indipendenti, sito in via Valmaura 57, incluso nell’area occupata dalla Direzione del III Distretto sanitario ed inutilizzata a causa di un’annosa vertenza burocratica tra Comune, VII Circoscrizione e III Distretto ASUITS.
- L’attuale complesso meccanografico della Regione Friuli- Venezia Giulia, oggi parzialmente impiegato come deposito mobili dismessi, all’angolo tra la Via Flavia e la Via Valmaura, dotato di un’ampia ed arredata sala riunioni, un tempo usata anche per spettacoli teatrali.
- L’estesa area di Via Giarizzole, tra il piazzale omonimo ed il vecchio inceneritore, a suo tempo costruita ed usata dal Governo Militare Alleato e la cui custodia è stata affidata nel 1954 alla Prefettura di Trieste. Tale area include le palazzine esternamente in ottimo stato, un parco-giardino con alberi d’alto fusto ed un capannone attualmente usato come deposito d mezzi spargisale e spazzaneve. Questo spazio era stato indicato al Circolo Miani specificatamente dall’allora Commissario al Governo Giacchetti, che si era offerto di organizzarne un apposito sopralluogo.
Ma su questo, ahimè, c’è da rilevare l’incomprensibile comportamento NON collaborativo adottato dall’attuale Prefetto Annapaola Porzio, la quale, nonostante le diverse richieste pervenutele, dal mese di gennaio di quest’anno ha opposto sempre un netto rifiuto anche solo di fornire indicazioni e conferme su chi sia il custode e gestore della struttura.
Tale impossibilità a dare conferma di quanto affermato dal predecessore Giacchetti è stata riscontrata anche dal Senatore Francesco Russo, offertosi di recuperare queste informazioni. Il tutto, va rimarcato, in aperta violazione delle leggi sulla trasparenza a partire dai famosi quattro decreti Bassanini.
Constatato che i rioni che fanno parte della VII Circoscrizione esprimono il più alto concentrato di degrado urbanistico, assenza di piazze e di servizi pubblici sul territorio (Valmara, San Pantaleone, Chiarbola e Servola) a cui si aggiunge lo stato di abbandono recentemente denunciato dai residenti di Altura;
Constatato anche che dopo l’esplodere dell’emergenza terrorismo in Europa, i Presidenti del Consiglio Renzi e Gentiloni ed il Ministro degli Interni Minniti hanno più volte pubblicamente dichiarato che “ad ogni centesimo speso per la sicurezza corrisponderà analogo investimento per il recupero del degrado delle periferie a favore dei progetti delle associazioni che operano in questa direzione”,
La presente mozione
IMPEGNA
il Presidente della VII Circoscrizione ad attivarsi presso il Comune di Trieste nella persona del Sindaco ed Assessori di competenza – a cui si chiede che venga inviata copia della mozione approvata alla Regione FVG ed al Prefetto di Trieste - affinché il sopra descritto progetto possa in tempi brevi trovare – anche nell’ambito di un’auspicabile e necessaria collaborazione con i Servizi Sociali del Comune ed i Servizi socio-sanitari dell’ASUITS - gli strumenti indispensabili per diventare operativo.
Per la
LISTA CIVICA
NO FERRIERA-SI TRIESTE
Aurora Marconi
Trieste, 28 novembre 2017




Le bufale di Calenda sull’ILVA.

» Inviato da valmaura il 4 December, 2017 alle 1:01 pm

Spiace che un Ministro per lo Sviluppo Economico non sappia certe cose e soprattutto non abbia consiglieri che gliele dicono. Non sorprende invece che TG e giornali, a partire da quelli della destra che lo plaudono, ai cosiddetti “indipendenti”, non sappiano nulla sull’argomento e si limitino a riportare le “fake news” ministeriali come fossero le Tavole dei dieci comandamenti.

La sorprendente uscita sui TG a reti unificate del Ministro Calenda che attacca il Presidente della Regione Puglia, Emiliano, ed il Sindaco di Taranto per la loro battaglia legale al TAR contro il decreto governativo che di fatto scarica le misure anti inquinamento per l’ ILVA, utilizzando come leitmotiv la non veritiera informazione che “così dovremo acquistare l’acciaio in Germania rimettendoci un punto di Pil (15 miliardi)”, è una bufala senza precedenti.

Ora non si capisce chi ci obblighi ad acquistare l’acciaio dalla Merkel, quando l’ottimo acciaio prodotto in Cina, India o Brasile ci costa tra il 15 ed il 20% in meno di quello prodotto in Italia dall’Ilva, dazi compresi che sarebbero un ulteriore rilevante guadagno da parte dello Stato italiano.

Inoltre risparmieremmo i tanti miliardi che alla fine lo Stato spenderà per tentare di risanare la più grande fabbrica inquinante d’Europa.

Insomma costerebbe decisamente meno, molto, ricollocare i lavoratori dell’Ilva.

Ma il Ministro Calenda questo evidentemente lo ignora, o lo sa ed allora delegittima Regione e Comune, ma per fare gli interessi di chi?

Qualcuno dei nostri “maestri” del giornalismo italico glielo vuole almeno chiedere?




Comune. Portate pazienza e scrivete una e-mail.

» Inviato da valmaura il 30 November, 2017 alle 1:14 pm

Questa è la risposta che gli utenti (che brutta parola per descrivere le migliaia di persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena) in attesa di percepire l’assegno mensile di sostegno al reddito, ricevono dall’Assessorato comunale ai servizi sociali (iniziali minuscole di rigore) retto da Carlo Grilli.
Siamo a mesi di ritardo perché, come riferisce la segretaria dell’Assessore, “il regolamento ci impone di rifare i controlli ogni due mesi e siamo qui che battiamo con le dita sui tasti delle calcolatrici. Mandateci una e-mail e portate pazienza”.
Un “regolamento” non le tavole dei Dieci Comandamenti. Abbiamo capito bene?
Insomma visti i tempi è come dire scrivete una letterina a Babbo Natale, e nel frattempo tirate la cinghia anche se non ci sono più buchi disponibili.
Una sola cosa riscatterebbe e renderebbe chiaro il sacrificio di migliaia di concittadini e famiglie: le immediate dimissioni dell’assessore. E poco serve che la sua segretaria si affanni a dire che così non potrebbe “continuare la battaglia in Regione e all’Inps”.
Visti gli esiti e visto che la fa sulla pelle di tante persone che pagano i suoi insuccessi, francamente è meglio se se ne sta a casa. Lo deve se non altro alla dignità di tanti triestini.




Un “Ordine” in Orbace, quello dei giornalisti.

» Inviato da valmaura il 29 November, 2017 alle 2:09 pm

Un refuso, ecco è tutta colpa di un refuso. Sulla data di fondazione dell’Ordine dei giornalisti, non si tratta del 1963, come sta scritto, bensì di quaranta anni esatti prima, ovvero il 1923.

Quando Mussolini in una delle sue prime preoccupazioni volle mettere sotto controllo e rigida censura la stampa e la radio. Poi nel 1924 e 25 perfezionò il bavaglio all’informazione fino a metterla sotto stretto dominio del MinCulPop (ovvero Ministero della Cultura Popolare)

La nuova legge istituì l'Albo dei giornalisti, disponendo che «l'esercizio della professione giornalistica è consentito solo a coloro che siano iscritti negli albi stessi» (art. 7). Altro requisito indispensabile per esercitare la professione era possedere un certificato di buona condotta politica rilasciato dal prefetto. Ogni quotidiano o periodico inoltre doveva avere un direttore responsabile; solo i giornalisti professionisti potevano salire alla direzione di una testata. Ogni nuova nomina di direttore doveva ottenere il placet del procuratore generale presso la Corte d'appello.[2] Il giornale stesso doveva essere sottoposto, prima della sua pubblicazione, all'autorizzazione della procura generale della Corte d'appello nella cui giurisdizione era stampato.

Questo uno stralcio della fascistissima legge istitutiva dell’Ordine. Se leggete oggi sul piccolo giornale il pezzo sull’iniziativa dell’Ordine, guidato dal “democraticissimo” ex democristiano ed ora piddino Cristiano Degano, già consigliere, assessore e presidente del Consiglio regionale, nei confronti dell’editore di TeleAntenna, pare uscita tale e quale dall’articolo 7 della legge mussoliniana istitutiva dell’Ordine. Dove spicca poi quel “requisito indispensabile per esercitare la professione era possedere un certificato di buona condotta politica rilasciato dal prefetto”.

Un Ordine quello dei giornalisti, che esiste praticamente solo in Italia: gli ultimi ad abolirlo dopo la caduta delle rispettive dittature militari furono Grecia ed Argentina.

Occorre scrivere altro? Non crediamo, non obbediamo, non combattiamo. Noi.





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