» Inviato da valmaura il 7 January, 2018 alle 1:08 pm
Mercoledì 17 gennaio si terrà la terza riunione del gruppo di lavoro di cui fanno parte da un lato i massimi responsabili tecnici di Regione (Ambiente) ed Arpa, e dall’altro Romano Pezzetta di Servola Respira e Maurizio Fogar del Circolo Miani. E sarà l’occasione di un prima importante verifica per capire se la Regione intende fare fino in fondo la sua parte, intervenendo concretamente PRIMA e non dopo le elezioni. In questo incontro i tecnici dell’Arpa dovranno fornire risposte precise dopo le ispezioni fatte sulle criticità, le prime cinque, indicate da Pezzetta e Fogar nella riunione del 14 dicembre scorso. E se l’Arpa confermerà la loro esistenza si dovrà valutare quale prescrizioni cogenti la Regione dovrà dare alla proprietà per eliminarle. Verrà anche presentato il quadro in essere delle centraline e dei deposimetri di rilevamento delle emissioni della Ferriera, che verrà rimodulato in modo da coprire tutto il perimetro, a 360 gradi, dello stabilimento, oggi scoperto per oltre la metà dell’area, con l’installazione di nuove apparecchiature negli attuali “coni d’ombra” che investono le zone di Valmaura, Monte San Pantaleone, San Sabba e Aquilinia-San Dorligo, oltre a quella che da via Svevo raggiunge Muggia. Importante poi sarà la scelta, come richiesto espressamente da Fogar, di dotare tutte le centraline, vecchie e nuove, delle strumentazioni più aggiornate in grado di captare e misurare in tempo reale le emissioni di PM10, PM2.5 (polveri sottili e micro), BenzoApirene, Benzene e Diossine. La risposta ed i risultati che saranno presentati da Regione ed Arpa in questa occasione, e l’individuazione delle misure da far assumere tempestivamente alla proprietà, permetteranno così di capire la serietà dell’iniziativa e la correttezza dell’operato della Regione al fine di tutelare concretamente la salute dei cittadini e dei lavoratori. E permetteranno di proseguire l’attività del gruppo di lavoro nell’affrontare le altre criticità esistenti sugli impianti e nel ciclo produttivo della Ferriera.
Dipiazza. Il silenzio di stampa e tivù.
» Inviato da valmaura il 3 January, 2018 alle 5:15 pm
Qualcuno potrebbe anche chiamarla “omertà”. Ieri il piccolo giornale ha pubblicato le dichiarazioni del Sindaco “Trieste è immune da mafia, camorra, drangheta”. Cosa da far impallidire le belinate di Giorgi sui “Bambini italiani” su cui invece si è scatenato, giustamente per “il nulla” di Giorgi che però amministra il nostro Comune, un putiferio. Orbene noi che spediamo ogni cosa che scriviamo, ogni giorno, a televisioni e giornali, ben sapendo che non pubblicheranno mai, salvo TeleAntenna, le nostre notizie, abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione del loro silenzio. Ma anche del silenzio degli intellettuali triestini, delle forze politiche, del mondo industriale e sindacale. La gravità delle dichiarazioni del primo cittadino che sembra ignorare la storia recente della città e dei suoi rapporti con la malavita organizzata, è sconcertante, ma più sconcertante ancora è il silenzio che le ha circonfuse e circondate. Il pezzo qui sotto nella pagina ha riscontrato una risposta di lettori veramente importante, diversi commenti e ne riportiamo uno che aiuta a capire come ignoranza e pregiudizi siano duri a scomparire. Ci scrive una lettrice: “Cosa c'entra con Trieste?” A cui rispondiamo così “Un esempio pratico tra i tanti. Quando lei va a passeggiare in viale Romolo Gessi, al cinema Ariston a vedersi un film, o al bar vicino per caffè e gelato, ebbene guardi il palazzone di sopra. La Mafia del Brenta, la banda di Felice Maniero, riciclò una parte del bottino acquistando l'intero immobile. E lei domanda cosa ci azzecca con Trieste?” Vi racconteremo ora due fatti, non opinioni ma la nuda e cruda realtà. Quando nel 1986 ospitammo a Trieste come Circolo Miani la presentazione del libro “Delitto imperfetto”, edito da Mondadori e che toccò il record delle vendite in Italia, che ricostruiva l’assassinio del Prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie e dell’agente di scorta in via Carini a Palermo, presentammo l’incontro sulla stampa regionale. Il comunicato stampa finiva con queste esatte parole: “sarà presente l’autore, il prof, Nando Dalla Chiesa, docente di sociologia all’Università Bocconi di Milano e figlio del generale dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo assassinato dalla mafia.” Orbene il quotidiano di Udine, il Messaggero Veneto, pubblicò integralmente l’annuncio con una sola modifica: le tre parole finali “assassinato dalla mafia” sul giornale divennero “morto ammazzato” !!! “Ammazzato” da chi? Da un camionista impazzito che per sovrappiù arrotò pure moglie e autista di scorta? Insomma la parola “mafia” scomparve dal giornale del Friuli. Quando, da iscritti, purtroppo, all’ordine dei giornalisti regionale, che dovrebbe, il condizionale è quanto mai adeguato, controllare l’etica e la professionalità dei colleghi, segnalammo il caso, documenti alla mano, all’assemblea annuale dell’ordine (una quindicina di persone perlopiù pensionati su quasi tremila iscritti) venimmo subito interrotti e tacitati con queste esatte parole “Basta parlar de ste monade, parlemo de bori!”. Gridate dal responsabile dell’ufficio stampa della Regione. Secondo e più recente caso, risalente agli anni duemila. Proprio in quel periodo il quotidiano capofila del Gruppo editoriale di cui il Piccolo fa parte, ovvero La Repubblica, svolgeva una approfondita inchiesta a doppia pagina sull’Amianto/Eternit e sulle sue “Fabbriche della Morte”. Contemporaneamente a Trieste moriva per Mesotelioma da Amianto, un tumore che non lascia scampo, un marittimo neanche sessantenne componente il direttivo dell’Associazione Esposti Amianto. Il vicepresidente della stessa accompagnò la vedova al Piccolo per l’acquisto e la pubblicazione del necrologio. In esso, dopo il nome del congiunto, stava scritto “ennesima vittima dell’amianto”. Orbene il quotidiano locale si rifiutò di pubblicare il necrologio e respinse l’inserzione già pagata. Perché? Semplice, non bisognava scrivere la parola “Amianto”. Lo stesso comportamento attuato dai due principali quotidiani siciliani nel 1970 quando si rifiutarono di pubblicare il necrologio a pagamento della vedova del giornalista Mauro De Mauro, per le parole “assassinato dalla mafia”. Ne scrivemmo a Corrado Augias che commentava su Repubblica la pagina delle lettere, da oltre dieci anni siamo ancora qui ad attendere risposta. Nella foto (Facebook Circolo Miani). Il Procuratore Capo di Palermo, Giancarlo Caselli, con Maurizio Fogar a Trieste.
“Trieste è immune…”
» Inviato da valmaura il 2 January, 2018 alle 1:00 pm
Da cosa? “da mafia, camorra e drangheta” parola di Roberto Dipiazza, sindaco del Paese dei Campanelli. Dunque non è stato a Trieste che: nei primissimi anni Settanta è stato rinvenuto nel bunker di piazzale Carlo Alberto il corpo di un ispettore portuale delle dogane, i cui assassini sono rimasti impuniti anche se le indagini portavano al traffico di droga. Che nei primissimi anni ottanta (1982) il banchiere Roberto Calvi (Banco Ambrosiano di Milano, l’uomo di fiducia, tra gli altri, di Licio Gelli il capo della P2) passasse per Trieste a dormire “alle Agavi” di via del Carpineto per un primo tentativo, si disse, di espatrio via mare in Yugoslavia e poi per andare a farsi impiccare al Ponte dei Frati Neri a Londra. Che Trieste avesse il più alto tasso di sportelli bancari d’Italia e il record delle agenzie di import-export. Che lo stesso Licio Gelli fosse di casa presso un noto albergo sulle nostre Rive. Che Trieste fosse con Marsiglia il principale punto di passaggio europeo, in entrata, della droga e, dalla dissoluzione della Yugoslavia, anche per il traffico di armi ed esplosivi. Che gli appalti per la costruzione dei lotti due e tre della Superstrada (da Valmaura alla ex Grandi Motori) fossero stati vinti da due ditte venete i cui proprietari finirono “ai Piombi” di Venezia per il giro di tangenti pagate, anche a Trieste e Regione, e per gli affari con la camorra in Campania. E che il primo lotto fosse stato assegnato alla Grassetto di proprietà dell’immobiliarista siculo meneghino che qualche hanno prima si era comperato la terza compagnia assicurativa italiana pur dichiarando un reddito di Trenta, diconsi 30, milioni di lire! Così come una delle principali imprese costruttrici regionali con importanti cantieri a Trieste vedesse i propri vertici arrestati per gli affari in comune con la mafia in Sicilia. Per non parlare della “mafia dei colletti bianchi” dai tempi di Tangentopoli in qua. Si Trieste è proprio “immune”, come ha detto il Sindaco del Paese dei Campanelli, Roberto Dipiazza. Per questo il Circolo Miani ospitò a Trieste il Procuratore Capo di Palermo, Giancarlo Caselli il magistrato che arrestò Totò Riina, e il Procuratore Nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, e il Presidente della Commissione Antimafia, Pino Arlacchi, tra gli altri (Nando Dalla Chiesa, Ennio Pintacuda, Davide Grassi, Leoluca Orlando). Ma lui, come tutti i politici, era distratto e dunque ha la memoria corta. In attesa dei vostri "Mi Piace" alla Pagina Facebook Circolo Miani e non solo al Post, ci aspettiamo il solito suggerimento di qualche "picciotto" nostrano di "occuparci solo di Ferriera".
Ferriera a processo e TeleCamberquattro.
» Inviato da valmaura il 30 December, 2017 alle 3:16 pm
Ora è ufficiale.Mercoledì 11 aprile nell’aula 113 del Tribunale di Trieste avrà luogo la prima udienza dibattimentale contro la proprietà della Ferriera, dal patron Arvedi a scendere, per la costruzione senza le autorizzazioni di legge dell’enorme nuovo capannone del Laminatoio.
Dunque si salta il Giudice per le indagini preliminari e si va per “citazione diretta” a processo, a conferma che l’accusa ha elementi probanti certi.
Come riporta il fascicolo le parti offese sono “Maurizio Fogar più quattro”, ovvero si riconosce che la denuncia da cui ha avuto origine il procedimento è di Maurizio Fogar al quale poi in un secondo tempo si sono aggiunte altre segnalazioni, a partire da quella rafforzativa del Circolo Miani.
E questo con buona pace di tutti quelli che, su stampa e televisioni amiche e concordi nell’oscurare ogni iniziativa di Fogar e del Circolo, si sono presi a vanvera il merito dell’iniziativa giudiziaria, a partire dal senatore Battista, che invece ha avuto il merito di presentare una interrogazione parlamentare.
Certamente noi in aula ci saremo non solo come “parti offese” ma come Parte Civile nel processo e non per farci risarcire, come avvenuto in passato, con una elemosina dalla proprietà della Ferriera per poi ritirarsi dal processo, vedi NoSmog in precedenza.
E veniamo ora a TeleCamberquattro.
Prima una rapida cronistoria. Maurizio Fogar, candidato Sindaco con la lista NO FERRIERA Si Trieste, e portavoce del Circolo Miani, è stato semplicemente oscurato dall’emittente del centrodestra di fede camberiana. Una prima volta per quattro mesi di fila e poi dallo scorso luglio indefinitivamente. Di questo si è vantato il Camber minore, per distinguerlo almeno per ora dal pregiudicato fratello maggiore, in diverse occasioni e in diversi bar e ristoranti di Trieste ad alto tasso alcolemico, definendo il Fogar “il più pericoloso avversario del centrodestra”. Perché? Semplicemente perché da persona onestamente competente dice pubblicamente ciò che pensa e ciò che è vero. E non corre dietro alla panzane della politica spacciate un tanto al chilo sulla stampa e soprattutto sull’emittente televisiva di famiglia, ovvero TeleCamberquattro.
La vergogna per un’emittente che pomposamente si definisce “al servizio dei cittadini” e soprattutto per la dignità professionale di chi ci lavora, è che la televisione ha eseguito gli “ukase” camberiani cancellando Fogar, NO FERRIERA e Circolo Miani dai palinsesti e dai notiziari.
E poi si domandano perché trasmissioni come Ring, ormai un teatrino ripetitivo della più stantia politica definito come “un ring per pugili suonati”, e “Cloroformizza Trieste” hanno un calo esponenziale di ascolti.
Ma a noi sta bene così, meglio la netta cesura, una distinzione chiara, agli occhi dei cittadini di questa compagnia di giro itinerante che passa indistintamente da questa RAI regionale, alla TiVù privata, alle pagine del piccolo giornale in cui la Fondazione CRT di Trieste, di cui il primo sodale di Camber maggiore, il pregiudicato, è da lustri presidente, ha investito ben sette milioni di euro in azioni della società editrice. Ovviamente cose di cui, come ad esempio ilperniciosamente brillantissimo investimento della FCRT, nello strasvalutato Mediocredito, non si deve neppure accennare a TeleCamberquattro, come il conduttore ha comunicato a Fogar nella sua ultima ospitata di luglio.
Un giornalismo da leoni o da lenoni? In fin dei conti basta una “N” a fare differenza, e che differenza!
PSSss. Dopo la presa di distanza ufficiale da Dipiazza nella pastorale di fine anno del direttore Bacialli che ha ricordato e rinfacciato al sindaco la bugia del “chiudo in 100 giorni”, annunciata in diretta dagli schermi della sua televisione, il capogruppo pentastellato in Comune farebbe coerentemente bene ad andare a sedersi tra i banchi della Lista Dipiazza o di Forza Italia. Mai dichiarazione pubblica dell’oppositore grillino ha nuociuto di più al partito che lo ha eletto, e per ben due volte.
» Inviato da valmaura il 29 December, 2017 alle 1:44 pm
Ferriera. Altri 365 giorni sono passati senza che nulla cambi ed entriamo nel ventesimo, VENTESIMO, anno da quando il Circolo Miani e Servola Respira hanno sollevato, denunciato e portato all’attenzione dell’opinione pubblica questa emergenza. Accanto a quelle inerenti all’Italcementi, alla Sertubi (oggi di fatto chiusi), alle decine di migliaia di metri quadrati di Eternit (amianto) che sulle tettoie portuali corrono dal colle di Servola fino alla Torre del Lloyd, alle vasche a cielo aperto del depuratore fognario cittadino, sempre ancora aperte. Nel frattempo si è aggiunta, e non poteva che essere così e noi lo sostenevamo da subito, l’emergenza giardini ed aree verdi (scuole, asili, ecc.) pesantemente inquinati. Questo solo per restare nel campo della qualità della vita e tutela della nostra salute. Perché ci sarebbero altre emergenze che Trieste si trascina irrisolte da decenni: dallo scandaloso degrado dei quartieri semiperiferici, alle emergenze sanità, povertà e casa, solo per citarne le prime. Ma la vicenda Ferriera è la vera cartina di tornasole, il termine di confronto preclaro, del fallimento di una intera classe dirigente (politica, e di tutti i colori: vecchia e nuova che sia, istituzionale, industriale, sindacale) e del ruolo vergognoso attuato per quasi quattro lustri dagli operatori della “informazione”, scritta e televisiva, che chiamarli giornalisti non pare sia proprio il caso, locale e regionale. Le eccezioni si contano sulle dita di una mano. Abbiamo sempre sostenuto che questi venti anni sono la storia e cronistoria di tre inquinamenti: quello industriale, quello politico e quello giornalistico. Ora nel 2018, a primavera, a partire dal 4 marzo per le politiche e nell’ultima domenica di aprile per le regionali, i nostri concittadini saranno chiamati per due volte alle urne. Orbene saremo sintetici, stando così le cose e senza reali mutamenti dell’ultima ora, il nostro sarà un “NON VOTO”. E faremo di tutto per propagandarlo. Insomma vinca il peggiore ma senza alcun nostro coinvolgimento e complicità.