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Circolo Miani » News Correnti » Page 296

La superstrada della paura e della corruzione.

» Inviato da valmaura il 30 March, 2018 alle 2:05 pm

Spesso e volentieri non passa giorno che sul giornale non si legga dell’ennesimo incidente accaduto in Superstrada, in particolare quando è piovuto o c’è forte umidità nell’aria.
Il tratto più incidentato è solitamente il primo, quello che da Sant’Andrea arriva a via Caboto. E la gran parte degli incidenti che si concludono con schianto sul guard rail e talvolta con un suggestivo cappottamento della vettura sono in solitaria.
Salvo quando non succeda il classico frontale sulla rampa di Valmaura.
Un po’ tanto è dovuto all’imbecillità di molti conducenti che, in una Superstrada che non ha neppure la corsia di emergenza, non si sognano minimamente di rispettare il limite dei 70 km all’ora (50 con la pioggia) e tantomeno le distanze di sicurezza. Tanto di controlli della polizia municipale non c’è neanche l’ombra (più facile dare multe per divieto di sosta e fare cassa).
Un’altra ragione, sconosciuta ai più, è dovuta all’alto tasso della componente argillosa nel bitume del fondo stradale che, appunto con pioggia o umidità, trasuda e rende l’asfalto altamente scivoloso. Un’ultima causa è il depositarsi sul manto stradale di polveri grasse ed oleose, in particolare la grafite, provenienti dalla vicina Ferriera.
Spiegato questo è la stupidità progettuale di chi ha costruito in particolare le rampe contro sole e senza visibilità al momento di uscirne, oltre a rasentare le finestre delle case di via Valmaura, ricostruiamo un po’ la storia recente di questa faraonica opera definita pomposamente “la grande viabilità” triestina in modo anche da far capire il perché dei suoi altissimi costi ed i tempi lunghissimi di esecuzione lavori.
La nostra inchiesta giornalistica di allora aveva scoperchiato il marciume di uno dei più grandi illeciti della tangentopoli locale. Leggetene una sintesi.
“Ben tre dei cinque lotti iniziali della Grande Viabilità Triestina furono al centro della prima Tangentopoli, il cui contagio guarda caso anche allora partiva dal vicino Veneto. Per meglio chiarire anche ai distratti triestini o ai troppo giovani allora il ruolo che il Circolo Miani ha avuto dal 1981 a Trieste ed in Regione, riportiamo qui di seguito parte del servizio stampato sul mensile edito dalla nostra Associazione, allora il più diffuso nelle edicole di Trieste, “Nuova Società” nel numero di maggio del 1992 sotto il titolo “Il gioco del Monopoli. Affari e politica, politica ed affari”. Una sola avvertenza questo servizio riassumeva in quattro pagine alcune delle inchieste sulla Tangentopoli triestina ed in parte regionale, che il mensile aveva pubblicato, in piena solitudine: che già allora il piccolo giornale era distratto così come gli altri organi di stampa radiotelevisiva regionali, a partire dalla fine degli anni ottanta.
“No pare che di queste cose non interessi una banana se è possibile che venga proposta la ditta Grassetto quale assegnataria dei lavori per l’eternamente ultimo primo lotto di quel mostro di deficienza architettonica e funzionale che ha nome di Superstrada.
Ma chi è la Grassetto? No, non è il simpatico nomignolo di una signora un po’ soprappeso, è una rampante ditta edile facente capo al potentissimo finanziere siculo-meneghino Salvatore Ligresti (Alt! Un nome che oggi tutti dovrebbero conoscere dopo gli arresti, suo e dei figli, per lo scandalo Fondiaria Sai, Premafin, nella fusione Unipol). Che tanto lavoro da a noi giornalisti nel seguire i suoi diversi processi per gli scandali milanesi delle “aree d’oro”. Insomma un personaggio sempre più chiacchierato nelle stanze della Procura della Repubblica (per intendersi di quelle di Borrelli, D’Ambrosio, Colombo, Davigo e Di Pietro a Milano) e che, ma pensate un po’, nel 1978 acquistò la Sai, per chi non lo sapesse è la seconda compagnia assicurativa italiana, pur dichiarando al fisco un reddito di 30 (trenta) milioni (di lire).
Pensionati di prima, se ci siete battete un colpo e preparate gli assegni che forse il Lloyd Adriatico (oggi Gruppo Allianz), che è solo la quarta assicurazione in Italia, ce la vendono per meno.
Orbene la Grassetto dopo aver costruito il primo lotto della Superstrada, quello detto dell’Autoscontro, che va dai Campi Elisi a Valmaura e che fu inaugurato, eravamo sempre in campagna elettorale, appunto da Amintore Fanfani, oltre all’affare dei guardrail dovrebbe pure aggiudicarsi questo nuovo appalto. Ah, che c’entra il guardrail domanderete? Ci entra, eccome.
Pensate che dopo aver aperto il primo tratto di questo pozzo senza fondo che qui a Trieste chiamano “Grande Viabilità”, strane usanze locali, si accorsero che l’altezza di questo famoso guardrail non era regolamentare, cioè era di sette centimetri più basso. Ovvero le vetture che ci sbattevano contro le tratteneva, per i camion ed i Tir ci pensavano le case sottostanti. Forse i progettisti erano stati tratti in inganno dalla statura fisica del ministro Fanfani. E, sempre a causa di questa “svista” e del conseguente palleggio di responsabilità per i mancati controlli tra Regione e Comune, la Grassetto, giù di peso, ingurgitò subito altri due miliardi per cambiare i guardrail appena installati ma inutili.
Pura combinazione il fatto che gli uffici e gli studi professionali di questi progettisti regionali, così come le loro abitazioni e pure i conti in banca – ma che indiscreti -, venissero poi perquisiti dai Carabinieri che in aggiunta consegnarono loro pure delle comunicazioni giudiziarie staccate dalla Procura di Venezia per qualche milioncino sottobanco incassato per i favori fatti a due ditte venete (Rizzi e Furlanis, i cui titolari progettarono per un periodo ai Piombi di Venezia, dove fu ospitato anni addietro pure quel reprobo di Silvio Pellico ma in un altro contesto), che costruirono altri due lotti della nostra Superstrada. Basta neh!
No, non basta. E non è colpa nostra se la realtà è peggiore di un incubo. Se oggi (1992) i padroni della Grassetto, in procinto di costruire di nuovo a Trieste per conto del Comune, ricevono un’ennesima comunicazione giudiziaria, sempre dalla Procura di Venezia, per lo scandalo degli appalti e delle tangenti che riguardano l’aereoporto di Venezia, la terza corsia autostradale per Padova, il Ministro DC ai Trasporti Carlo Bernini, il segretario del Ministro PSI agli Esteri Gianni De Michelis, il socialista triestino Giorgio Casadei.
Ma qui che fanno? A Trieste tutti ciechi, sordi e muti?”
Una situazione già vista oggi, verrebbe da dire.
Comunque, in Tangentopoli finirono allora tre dei cinque lotti della Grande Viabilità Triestina (dai Campi Elisi fino all’ospedale di Cattinara, per intendersi) e diversi funzionari regionali FVG e non Veneto, i cui nomi scritti in chiaro con accanto le cifre pagate furono trovati dai carabinieri, agli ordini del Giudice Istruttore Ivano Nelson Salvarani del Tribunale di Venezia, sul registro nascosto nel “caveau” interrato della famiglia Rizzi.
Eppoi sarebbe sempre interessante porsi alcune domande. Del tipo, come mai i costi per la costruzione dello stadio Rocco sono triplicati (33 miliardi contro gli 11 della gara d’appalto), idem dicasi per il nuovo Palasport e non lontano sono finiti i costi per il rifacimento del Verdi. “
E ci fermiamo qui perché troppo fosforo in una volta sola può nuocere all’organismo.

E per le foto vi rimandiamo alla pagina Facebook Circolo Miani.




Comune. “Blocca i manzi”.

» Inviato da valmaura il 29 March, 2018 alle 12:20 pm

Stiamo parlando delle vendite di prestigiosi immobili cittadini che hanno fatto la storia di Trieste.
Da Palazzo Carciotti a Villa Cosulich con parco annesso.
E stiamo discutendo dei magazzini (in buona parte vincolati dal Ministero dei Beni culturali, e come vedete non parliamo volutamente di una Sovrintendenza locale che dopo i casi della Galleria Tergesteo, di Pirona e del Parco di Miramare non ci va proprio di menzionare) di Porto Vecchio.
Qui non si tratta di pizzerie, di sagre della sardella o del rivestimento in erba sintetica dei campetti di calcio periferici, né di multe giuste o ingiuste o di supermercati.
Si parla, e decide, del volto di Trieste: del futuro economico ed urbanistico della città e del fronte Porto.
E si parla di un giro d’affari di centinaia e centinaia di milioni, e francamente riteniamo che a decidere non possano essere tre persone più una.
Intanto bisogna avere chiaro un progetto, si insomma un’idea organica di cosa fare di Trieste, per lo meno nella vasta area interessata a vendite ed alienazioni.
Se per il “pizzaiolo” Giorgi queste sono chiacchiere è meglio che torni a fare quello che sa: le sagre.
Un precedente inquietante sta a confermarlo. La vendita dell’area della ex Fiera di Trieste.
Prima il Comune la vende ad un gruppo di “investitori austriaci” e poi si accorge che deve cambiare il Piano Regolatore (l’atto urbanistico più importante della città) per variare la destinazione d’uso dell’area.
Complimenti vivissimi all’assessora Polli.
Altro infausto presagio è la futilità e la leggerezza con cui si parla della destinazione d’uso della vasta area delle caserme di via Rossetti alta, come si trattasse di spostare un bancale al supermercato.
Insomma prima va deciso cosa fare complessivamente di queste vaste aree, in particolare quelle legate al Porto. Poi va scelta una commissione tecnica di livello nazionale, con dentro un rappresentante dell’anti corruzione di Cantone, che per bandi europei individui gli investitori che rispettino il progetto deciso dal Comune. Ergo si vende e si lavora.
Ci può volere del tempo ma anche non lungo, però qui si decide del futuro architettonico ed economico di Trieste.
E meno affari e politica ci stanno, meglio è.
E tutto vogliamo meno che una gigantesca Galleria Tergesteo Bis. Oppure i cantieri fermi da anni e mesi: dalla palude Maddalena, alla Caserma di Roiano, dai “Giardini sempre e più inquinati” alle vasche ancora scoperte del depuratore fognario cittadino.
E se poi magari i triestini fossero chiamati a discutere ed approvare le scelta, non sarebbe un male.
Si chiama democrazia.




Regione. Partiamo male assai male.

» Inviato da valmaura il 28 March, 2018 alle 1:51 pm

Centrodestra. Tondo, ancora lui !!!
Sentite qua. Il parlamentare stanco: “Tondo in tre circoscrizioni (candidato) è una scelta politica - sottolinea Giulia Manzan, segretaria regionale della civica – (è noi che pensavamo fosse una mossa del Momopoli). Ancorché onorevole, il nostro presidente pensa, ama e vive il Fvg ed è disposto ancora una volta a mettersi a disposizione del territorio. Non si è tirato indietro nemmeno quando i massimi forzisti (i minimi no?) gli hanno chiesto la disponibilità estrema”.
Aazzo! Avete letto bene? “Disponibilità ESTREMA”, insomma candidarsi, dopo aver incassato il seggio da deputato, a Presidente del FVG è come immolarsi stile Kamikaze, rischiare la vita ed incontrare la bella morte.
Ma che stanno a dire, fatele subito la prova dell’etilometro.
Ma non paga prosegue “in caso di elezione, il carnico lascerà il posto a qualche altro candidato. «Di certo Renzo spingerà il movimento a un buon risultato - prosegue Manzan (sotto le mentite spoglie del mago Otelma) -, ma a noi serve averlo a Roma, da collegamento (quando è sveglio) tra il Fvg e il centro decisionale nazionale (una specie di Spectre)».
Dunque una gigantesca e spudorata presa per i fondelli dei cittadini elettori che voterebbero uno che non metterà mai piede in Consiglio regionale.
Passiamo al Centrosinistra. Comincia Bolzonello.
Il nostro programma (del PD) è stato discusso e deciso dai cittadini, afferma sulla stampa. Forse ci siamo persi qualcosa: ma quando mai? A meno che per “cittadini” non intenda la lista illyana che lo appoggia.
Continua il Tema Cosolini.
Dopo la battuta comica del “comincio dai rioni”, infatti li cerca sotto i tavoli del Caffè San Marco o i tappeti del Savoia, l’illuminato intellettuale prosegue “Penso in particolare a chi si è deciso a votarmi solo al ballottaggio delle comunali”.
Ancora nessuna anima pia gli ha spiegato che i voti in più presi al ballottaggio (comunque perso perché la gente tra due nullità vota almeno il più simpatico) venivano dall’elettorato grillino di sinistra provenienza e perfino da elettori di destra che conoscevano molto bene le capacità di Dipiazza, della serie "se lo conosci lo eviti".
Se al suo posto ci fosse stato Mandrake lo avrebbero votato comunque, ed anzi molto di più e volentieri.
Conclude non Enrico Maria Papes dei Giganti ma sempre Cosolini.
“L'ex sindaco ricorda al proposito di aver perso proprio nelle periferie”. Ma cosa mi dici mai?
E dove il PD riperderà avanti. Originale: conoscono le cause della disfatta, lo dicono e non fanno nulla per rimediare. E certamente svegliarsi in campagna elettorale non serve a nulla. Ma questa non l’hanno ancora compresa, il cameriere dell’Antico Caffè non glielo ha ancora detto.
Prosit.




Teatro Romano, meno ciacole e più ramazze.

» Inviato da valmaura il 27 March, 2018 alle 1:23 pm

Ma in che città viviamo, e soprattutto che classe politica abbiamo?
Scoprono solo ora che il Teatro Romano, che corre a 5 metri di fronte la Questura, è un immondezzaio a cielo aperto, dopo essere stato per anni lo stagno preferito da zanzare e rane in centro città.
Ed invece di vergognarsi e tacere, armarsi di scopettoni, ramazze, guanti in gomma e sacchi neri, questi hanno anche il coraggio di rilasciare interviste ed aggrapparsi ai microfoni.
Il vicesindaco e responsabile della polizia municipale se ne esce con una battuta degna del migliore Petrolini “intensificheremo la vigilanza”. Ma sa dove sta il Teatro Romano? Sa che la Questura gli corre al fianco per tutta la lunghezza, sa che 24 ore su 24 lì c’è un continuo viavai di agenti in divisa con tanto di “pistoloni” al fianco e che proprio da via del Teatro Romano partono ogni due per tre le volanti della Polizia di Stato.
Cosa vuoi intensificare, bel giovane, più di così!
Scopate e ramazzate che è meglio, a partire dall’assessora Polli che meno parla e si fa vedere, meglio è per tutti.




Sior Intento: un Tram chiamato desiderio.

» Inviato da valmaura il 26 March, 2018 alle 2:44 pm

Dopo circa una quindicina di milioni spesi, e fanno 30 miliardi delle rimpiante Lire, anche “sior Intento” ha gettato la spugna. Ad Opicina poi ogni volta che sentono i nomi di Cosolini e Dipiazza fanno gli scongiuri di rito. Nemmeno una benedizione nella Chiesa degli Schiavoni basta.
La Trieste Trasporti, di cui il Comune è l’azionista di riferimento, naviga sottotraccia neanche fosse Camber, il pregiudicato, che pure ne ha scelto i vertici, con Dipiazza notaio esecutore. Ma anche prima era stessa identica cosa.
Bel sistema quello di privatizzare le ex municipalizzate sostendone però bilanci e spese con i soldi pubblici e lottizzare le nomine tra i partiti vincenti. Facile fare gli imprenditori così.
Il Tram di Opicina è figlio diretto di questa situazione e i risultati si vedono: negli ultimi cinque anni è più il tempo che è stato fermo che in funzione.
Insomma “disgrazià” per triestini e turisti, ma per pochissimi altri no.





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