» Inviato da valmaura il 2 June, 2018 alle 12:35 pm
Mentre i nostri amministratori locali parlano di fiumi di denari per investimenti che cambieranno il volto di Trieste (per ora di visto c’è solo l’aggiungersi al trentennale degrado delle periferie la devastazione del centro storico: Galleria Tergesteo, Piazza Verdi, le Rive, Piazza Unità, trasformate in pizzerie, suk, tendopoli semipermanenti e monumenti di tubi Innocenti. La prossima vittima sarà la Lanterna, a parte la farsa del Tram di Opicina), nessuno vede l’altra faccia della città: la povertà vecchia e nuova, Siamo entrati nel sesto mese non di gravidanza ma di inappetenza per migliaia di nuclei familiari che cercano di sopravvivere in condizioni di povertà totale, torturati ed angosciati dal semestrale, appunto ritardo con cui non arrivano gli assegni antipovertà, ovvero il sostegno al reddito regionale MIA. Un lavarsi le mani, un indecoroso scaricabarile tra gli enti coinvolti, e li citiamo dietro ordine di responsabilità: Comune, Regione, INPS. Dove mentre giorni, settimane e mesi passano come macigni togliendo residue speranze ai triestini loro malgrado vittime, spingendoli all’esasperazione ed alla disperazione, le istituzioni che dovrebbero rappresentarli con un minimo di umanità rispondono alle richieste in siffatto modo “Mi dispiace ma alla data odierna non abbiamo ancora novità ufficiali che ci consentono di mandare avanti le richieste, perchè nel programma continuano a non apparire gli esiti INPS.” Tradotto dal nurocratese. La “data odierna” è quella del primo giugno, gli “esiti” sono le mensilità di gennaio-febbraio-marzo-aprile-maggio ed ora giugno 2018 mai versate, ed a scrivere è una dirigente dei servizi sociali del Comune. Ponzio Pilato al confronto era proprio un dilettante, e qui i poveri Cristi sono migliaia. Buona festa della Repubblica e di Trieste.
» Inviato da valmaura il 31 May, 2018 alle 12:27 pm
A posto stiamo, visto che sono stati Servola Respira e Circolo Miani ad informare Regione ed Arpa della situazione critica dell’Altoforno! Non se ne erano accorti: i “vigilantes” orbi e guerci. Oggi sul piccolo giornale e sulle televisioni esce la “notizia” da noi anticipata il 6 maggio e poi ripresa il 20 di questo mese. Ovviamente e come sempre i nostri articoli vengono inviati in tempo reale a tutti gli organi di stampa, che parlare di informazione ci sembra improprio, locali e regionali. Altrettanto ovviamente, si chiama libertà e professionalità, tutti lo hanno censurato. Ed oggi arrivano con un mese di ritardo, si chiama in gergo “Buco”. Ma quando scrive la proprietà la voce del padrone pubblica repentinamente.. Tra alcune imprecisioni contenute nell’articolo segnaliamo alla cieca di Sorrento che l’aspetto più critico dell’operazione Altoforno sarà portare il livello di carica ai minimi termini: un’operazione molto delicata che conosciamo nei minimi dettagli e che può essere gestita solamente dalla professionalità dei tecnici d’Altoforno. Un errore sarebbe foriero di gravissime conseguenze. Ed ora rinfrescarsi la memoria.
“Ferriera. L’emergenza Altoforno continua.” (pubblicato il 6 maggio) Da anni come Circolo Miani e Servola Respira, lasciamo perdere le altre sigle e siglette che non conoscono lo stabilimento e pertanto vanno benissimo a Dipiazza, Camber ed ai 5Stelle più Polli, Slokar e Lippolis della Lega, denunciavamo lo stato comatoso dell’Altoforno in funzione. Un primo intervento, finalmente, è stato fatto: con la sostituzione della Bocca da cui uscivano giornalmente oltre centomila metri cubi di gas letale. Non è stato invece finora sostituito il crogiuolo dell’AFO, una situazione pericolosa come conferma il grave incidente sfiorato in aprile del 2016. Logica avrebbe voluto che la proprietà effettuasse questo lavoro al momento della fermata dell’impianto in occasione della sostituzione appunto della Bocca dell’Altoforno, ma così non è stato. Lo avevamo segnalato (l’emergenza Crogiuolo) formalmente pure alle due ultime riunioni del Tavolo tecnico regionale, morto nel gennaio 2018 per mancanza di volontà politica dell’ex assessore ed ora ex consigliere regionale Sara Vito (PD). Oggi l’Altoforno va fermato subito (durata lavori almeno 30-40 giorni) per l’urgenza dell’intervento onde evitare gravi disgrazie. Ciò comporterà per la proprietà, oltre ai costi dei lavori, anche una notevole perdita economica per le decine di migliaia di tonnellate di Ghisa non prodotte.
“FERRIERA. Qualcosa si muove.” (pubblicato il 20 maggio) A fine mese verrà fermato l’Altoforno per un urgente lavoro di messa in sicurezza del Crogiuolo, durata fermo una quarantina di giorni come per l’impianto di agglomerazione e la macchina colare e conseguente riduzione della produzione della Cokeria. Era una pressante richiesta che Circolo Miani e Servola Respira avevano avanzato da almeno due anni, e chi ha il privilegio di leggere questa pagina lo sa, e che avevano presentato formalmente alle riunioni tecniche del Tavolo regionale fatto naufragare da ARPA e Giunta Serracchiani il 17 gennaio scorso. La richiesta è stata invece accolta, come per la sostituzione della Bocca dell’Altoforno, proprio dalla proprietà, all’interno di quel confronto iniziato in aprile tra appunto il Circolo Miani e Servola Respira da un lato ed Acciaierie Arvedi e Siderurgica Triestina dall’altro. Ma non solo, accogliendo un’altra richiesta da noi avanzata, a breve sarà smaltito e pulito il parco del Coke, unico dei parchi minerali ad inquinare. Le decine di migliaia di tonnellate, prodotte impropriamente rispetto a quanto stabilito dalla diffida regionale del giugno 2017, in assenza di controlli efficaci da parte dell’ARPA, verranno trasportate via mare altrove. Nel frattempo continua il confronto concreto e fattivo sulle altre criticità dell’area a caldo, a partire dalle emissioni acustiche, con la proprietà della Ferriera. Confronto al quale, confidiamo a breve, vorrà aggiungersi la nuova Presidenza della Regione. Ecco se la stampa e le televisioni locali avessero partecipato, pur sollecitate ed invitate, alla Conferenza Stampa al Circolo Miani di fine aprile scorso queste cose le avrebbero potute raccontare alla pubblica opinione locale e regionale: si chiama informazione. Cosa chiaramente sconosciuta a chi si occupa di feticismo da infradito (Rumiz) e di salotti “buoni”, o preferisce sparare numeri a pene di cane nei compiacenti salotti di TeleCamberquattro: vero Dipiazza?
Due telefonate allungano la vita. La nostra.
» Inviato da valmaura il 30 May, 2018 alle 11:52 am
Presidente Mattarella faccia subito due telefonate, se vuole i gettoni glieli diamo noi, visto che in questa settimana i risparmiatori in Borsa a Milano hanno già “dato”, o perso, una cinquantina di miliardi. La prima a Cottarelli con la richiesta perentoria come sa lei di rinunciare al mandato di Presidente del Consiglio. La seconda al prof. Conte con l’invito a salire subitissimo al Quirinale per ricevere di nuovo il mandato di Capo del Governo, portandosi dietro la lista dei ministri che lei nominerà sic stantibus senza porre in mezzo perplessità alcuna. Fatto questo, prima di partire per un sufficientemente lungo periodo di ferie, la Lapponia potrebbe essere una meta giusta, chiederà scusa agli italiani per il suo errore ed il conseguente danno arrecato all’immagine dell’Italia nel Mondo, ed appunto ai risparmi di investitori ed imprese. Il suo discorso di fine anno potrà ben farlo da Capo Nord, sarà anche più suggestivo: tra nevi sempiterne, renne e se ha fortuna qualche Babbo Natale di passaggio. Si goda la vacanza come gli Italiani si godranno la sua assenza. Buon Natale e Buon Anno nuovo. IL NOSTRO PRESIDENTE !
» Inviato da valmaura il 28 May, 2018 alle 2:18 pm
Siamo di fronte alla più grave crisi istituzionale della Repubblica italiana. Forse l’unico precedente è il tentativo di impedire la formazione del governo di centrosinistra presieduto da Aldo Moro. Il “tintinnar di sciabole” appunto fu definito il periodo più opaco delle Presidenze della Repubblica, quello di Antonio Segni, che corrispose nel 1964 al tentativo di attuazione del Piano Solo, un colpo di stato predisposto dal comandante generale dei Carabinieri, De Lorenzo. Forse non ha tutti i torti Di Maio quando dichiara che “non serve votare. Se anche uno prende l’ottanta per cento poi non riesce a fare il governo perché qualcuno te lo impedisce.” Ma ascoltando Mattarella siamo sobbalzati. Primo per l’irrituale gesto di parlare dopo la comunicazione di rinuncia al mandato del prof. Conte, ma soprattutto per alcune frasi da lui pronunciate. Testuale “Perfino superando la grave perplessità (?!?!?!) di nominare a capo di un Governo che si regge su di una maggioranza politica un non parlamentare (il prof.Conte)” Perplessità non avute né pervenute nei confronti di uno che da Sindaco di Firenze e segretario del Pd, senza mai essere stato eletto al Parlamento per quattro anni ha fatto il Presidente del Consiglio con una maggioranza politica che si incentrava sul PD. Si chiama Matteo Renzi. Ne ha mai sentito parlare, Presidente? E così vale per Giuliano Amato, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti. Li conosce Presidente? Le altre sue frasi si sintetizzano in una difesa ad oltranza dell’Euro a garanzia della non uscita dell’Italia dalla moneta europea. Una difesa non richiesta perché di questo non si parlava in alcuna parte del programma del nuovo Governo e dell’accordo sottoscritto da 5Stelle e Lega, Ipotesi smentita poi dalla lettera dello stesso Savona. La bocciatura dell’ex ministro di Ciampi/Berlusconi e Segretario generale della Banca d’Italia, Savona, veniva motivata come una scelta da lui fatta per tranquillizzare i mercati, abbassare lo spread, e tutelare aziende e risparmiatori che investono in Borsa. Tutte cose che dava per scontato la nuova maggioranza non voleva fare: dunque una valutazione esclusivamente politica. E domani ne vedremo appunto gli effetti su Spread e Borsa. Per finire con “Nelle prossime ore annuncerò una mia iniziativa.” Lo dirà anche ai diciassette milioni di Italiani, la maggioranza, che hanno votato 5Stelle e Lega? Lo ripetiamo, alle politiche del 4 marzo non abbiamo votato né per i Pentastellati e tantomeno per i Leghisti: semplicemente non abbiamo votato. Per cui risparmiateci le accuse di partigianeria, che siamo già incazzati di nostro Nella foto: il NOSTRO PRESIDENTE!!!
» Inviato da valmaura il 27 May, 2018 alle 12:44 pm
“I Signori Qualcuno” di Marco Travaglio
Anche noi, come i colleghi dei giornaloni, siamo in ambasce alla sola idea di essere governati da un Signor Nessuno mai sentito prima: il prof. avv. Giuseppe Conte, per giunta accompagnato da una serie di carneadi populisti, giustizialisti, manettari, eversori. Solo, diversamente dai colleghi dei giornaloni, non riusciamo a dimenticare da chi siamo stati governati finora. Il primo che ci viene in mente è Angelino Alfano: ma lo sapete, sì, che Alfano da un anno e mezzo è il nostro ministro degli Esteri, dopo esserlo stato per quattro dell’Interno e per tre della Giustizia? Un’altra che ci sovviene è Valeria Fedeli, quella che vantava una laurea e poi si scoprì che non aveva nemmeno il diploma (però l’asilo l’aveva fatto) e fu perciò nominata de plano al ministero della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca scientifica, a riprova del fatto che non è l’America il paese dell’opportunità: è l’Italia. Marianna Madia è da cinque anni la spensierata (nel senso etimologico del termine) ministra della Pubblica amministrazione e Semplificazione anche se nessuno, tantomeno lei, aveva mai sospettato una sua competenza in materia: infatti, appena entrata nel 2008 a Montecitorio, aveva dichiarato orgogliosa: “Porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Tant’è che fu un gran sollievo scoprire che aveva copiato intere pagine della tesi di dottorato da pubblicazioni di gente esperta, scordandosi purtroppo di citarle fra virgolette. Infatti la fecero assistere da due badanti, Giulio Napolitano figlio del più noto Giorgio e Bernardo Mattarella figlio del più noto Sergio, per scrivere (coi piedi) le leggi che i padri dei due badanti non ebbero scrupolo a promulgare (prima che la Consulta e i giudici amministrativi provvedessero a cancellarle). Le “riforme” istituzionali, un tempo affidate a giuristi (vedi Mattarella per il Mattarellum), furono appaltate alle mani sante di Maria Elena Boschi, avvocaticchia di Laterina (Arezzo) più esperta in banche (soprattutto una) che in altro: i famosi Patti Laterinensi. Poi, tra referendum costituzionale e Consulta sull’Italicum, andò come andò. E, per la nuova legge elettorale, si cambiò superesperto: Ettore Rosato, ragioniere triestino ignoto ai più. Con i risultati che tutti possiamo apprezzare. La demeritocrazia degli attuali, trafelati cultori di curriculum altrui proseguì indefessamente in tutti i rami dello scibile umano. La vigilessa Antonella Manzione capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi (poi spedita al Consiglio di Stato anche se non aveva l’età prevista per legge e rimpiazzata da Roberto Cerreto, filosofo). Beatrice Lorenzin, diplomata al classico, ministro della Sanità. Andrea Orlando, diplomato allo scientifico, alla Giustizia (al posto del pm Nicola Gratteri, pericolosamente laureato ed esperto, dunque respinto con perdite da Napolitano). Giuliano Poletti, noto cultore di calcetto & coop rosse (in lieve conflitto d’interessi), al Lavoro. Luca Lotti, plurimedagliato alle Olimpiadi Consip, ministro dello Sport. L’imprenditrice della moda Angela D’Onghia viceministra dell’Istruzione. Il dermatologo Antonello Soro garante della Privacy. Tutti degni eredi delle facce come il curriculum targate centrodestra: l’ing. Castelli, esperto in abbattimento di rumori autostradali, ministro della Giustizia; l’avvocato e corruttore di giudici Previti alla Difesa; l’amico dei camorristi Nick Cosentino viceministro dell’Economia con delega al Cipe; il massmediologo Gasparri alle Telecomunicazioni; la calippa Francesca Pascale consigliera provinciale a Napoli; l’igienista dentale e tante altre belle cose Nicole Minetti consigliera regionale in Lombardia; la escort Patrizia D’Addario candidata alle Comunali di Bari e via primeggiando. All’epoca non si faceva gran caso ai curriculum, altrimenti i consigli dei ministri sarebbero andati deserti. Né si andava tanto per il sottile sulle sacre prerogative del capo dello Stato, riscoperte improvvisamente oggi per sbarrare la strada al temibile Paolo Savona: l’ottantaduenne scavezzacollo stava bene a tutti quand’era ministro di Ciampi e ai vertici di quasi tutte le banche e le imprese; ma poi s’è radicalizzato in tarda età nelle madrasse grillo-leghiste e ora minaccia di farsi esplodere nella Bce, nella Cancelleria di Berlino e nella Commissione Ue (altamente infiammabile per la presenza di Juncker). Ergo nessuno osi porre diktat contro i diktat di Mattarella (o chi per lui), che però non si chiamano diktat perché la parola è tedesca e poi la gente chissà cosa va a pensare. Se Conte propone Savona non è autonomo perché ascolta Di Maio e Salvini; se invece lo cassa “ è autonomo” perché obbedisce a Mattarella. Com’è noto, tra le prerogative costituzionali del Presidente è scritto espressamente che, se uno non la pensa come lui, Macron, la Merkel e Juncker al quarto whisky, non può fare il ministro. E morta lì. L’importante, per diventare ministri senza problemi, è non pensarla proprio. Per diventare premier, invece, sempre a prescindere dal pensiero, occorre qualche requisito in più. Tipo, per citare solo casi recenti: pulirsi il culo con la Costituzione, parlare l’inglese come Totò e Peppino il tedesco, avere genitori persino peggiori di sé, fare insider con finanzieri ed editori amici. Oppure mettersi in società con Cosa Nostra, finanziarla per 18 anni, avere il braccio destro in galera per corruzione giudiziaria e il sinistro per concorso esterno, essere un “delinquente naturale” con 4 anni di galera per frode fiscale, 9 prescrizioni per corruzioni e falsi in bilancio e 7 processi per simili bazzecole, iscriversi a logge eversive, comprare senatori un tanto al chilo e, volendo, andare a puttane (anche minorenni). Insomma, essere Qualcuno.