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Circolo Miani » News Correnti » Page 277

Dipiazza. Totalmente inadeguato a fare il Sindaco.

» Inviato da valmaura il 24 August, 2018 alle 12:28 pm

“Noi, Vittorio Emanuele Terzo, Re d’Italia”, iniziava così il Regio Decreto del 27 luglio 1934 che istituiva la carica di Ufficiale Sanitario del Comune in capo al Podestà (Sindaco) ed ai cui ordini poneva tutte le istituzioni pubbliche e sanitarie nel campo della tutela della salute nell’ambito del Comune. Disposizioni confermate dalle leggi 833/1978 e 112/1998 “Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della sua città”. L’Ufficiale Sanitario, nonché Sindaco Dipiazza oggi sulla stampa. “E’ bene che i triestini ricordino che a suo tempo l’ex assessore della Giunta Cosolini aveva deciso di avviare le analisi sui terreni di alcune zone verdi cittadine, e da quel momento sono iniziate le disgrazie. Siamo andati a cercarci le rogne, mi chiedo se quella decisione sia stata opportuna.” L’indagine eseguita dall’Arpa rivelò che sette aree verdi prese in esame avevano contenuti di idrocarburi e policiclici aromatici (altamente cancerogeni) di gran lunga superiori ai limiti di legge (i peggiori proprio il Giardino Pubblico e quello di Piazzale Rosmini). “Arpa e Ass mi vietano di mandare il personale a sfalciare l’erba perché la polvere sollevata è nociva alla salute (dovranno dotarsi di apposite tute e maschere respiratorie)”. “Comunque l’operazione di sfalcio dell’erba sarà decisa nei prossimi mesi dall’assessora Polli” Avete letto bene? “Siamo andati a cercarci le rogne, mi chiedo se quella decisione sia stata opportuna.” No, era invece “opportuno” ignorare il rischio di sicure gravi ricadute future sulla salute soprattutto dei bambini, oltre che di genitori e nonni che li accompagnano. Un po’ come se il Ministro della Salute sconsigliasse i cittadini ammalati ad andare dai medici “perché poi chissà che rogne trovano loro ed è meglio morire ignoranti ma tranquilli”. E la frase dopo, quella sul divieto di ASS e Arpa di mandare i giardinieri tra l’erba senza adeguata protezione non fa comprendere nulla ad un Sindaco che se fosse per lui avrebbe permesso che i bambini continuassero a gattonare, a correre tra quella stessa erba. La chicca finale è poi in quel “nei prossimi mesi” l’assessore competente deciderà sulle modalità del taglio dell’erba. “Mesi”, avete capito? Ma perché stupirsi, se in tre estati non sono riusciti a far bonificare le aree verdi nonostante sia dalla primavera 2016 che hanno in cassa i cospicui soldi regionali per la bisogna. Ecco Dipiazza, e qui non è questione di destra sinistra o che altro, non è assolutamente più in grado di esercitare la mansione di Sindaco. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2276766679260954/?type=3&theater


Le performance della Ferriera.

» Inviato da valmaura il 23 August, 2018 alle 10:52 am

Decisamente non buone a sentire il persistere dell’inquinamento acustico, grazie all’inerzia del Sindaco, e a leggere soprattutto i dati della Centralina di via San Lorenzo in Selva, Mezzo Mobile. Nonostante che più volte in passato avessimo chiesto una verifica della taratura della strumentazione ad opera di un soggetto terzo (Ministero dell’Ambiente. Patuanelli se ci sei batti un colpo con il Ministro Costa) e giudicato da subito inspiegabile ed ingiustificata la modifica dei limiti di legge sui valori delle Polveri sottili PM10 estesi dall’AIA a 70 contro i 50 europei e nazionali. Ciò detto più e più volte il Mezzo Mobile ha rilevato dati superiori alla media sulle 24 ore di 50. Il che significa che in determinate ore della giornata le emissioni superavano tranquillamente i 100. E visto che si respira sempre e non si sta in apnea … Cosa significa ciò? Che lo stabilimento, nonostante i dichiarati lavori fatti dalla proprietà, non ha migliorato le sue performance nel risanamento ambientale. E ciò preoccupa non poco vista anche la completa inerzia reale, che le chiacchiere di Scoccimarro e Fedriga stanno a zero, della Regione, per non parlare poi del Comune. No, non bene, visti anche i tempi abbozzati: quattro anni. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2275535942717361/?type=3&theater


Penelope Roberti, Tito, telecamere e povertà.

» Inviato da valmaura il 22 August, 2018 alle 1:42 pm

Questi ogni giorno che passa se ne inventano una pur di finire su stampa e TiVù compiacenti assai. Ovviamente cose inutili quanto futili. In tre mesi e passa non sono riusciti a risolvere il pasticcio brutto dell’erogazione dei sussidi regionali e comunali di sostegno al reddito. Hanno parlato molto ed a sproposito Camber il minore per distinguerlo dal pregiudicato maggiore, Grilli e Fedriga: fatto nulla! Però quante uscite di soldi per nuove telecamere, e la “normetta” ferragostana salva cadregoni per la “banda dei Quattro” loro sodali, ora la rivisitazione storica della figura di Tito, domani chissà (noi suggeriamo l’ingiustamente oscurata Muta di Cavana). Lasciamo perdere le figure dell’assessore Scoccimarro sulla Ferriera, che non siamo usi a sparare sulla Croce Rossa. Ripubblichiamo una nostra Nota di qualche mese (6 giugno) orsono. Cambiato qualcosa? Si, in peggio. Non c’è più religione, madama la Marchesa. “Sollecitiamo. Costantemente” . Comincia male il funzionario regionale che si occupa degli assegni antipovertà (MIA) targati FVG. Si adonta che questa gente dopo aver ricevuto “ben due anni” di sussidio trovi ancora il coraggio di protestare, gli straccioni ingrati, per il ritardo di “soli” sei mesi nel pagamento dell’assegno mensile di gennaio, e via a seguire, 2018. Sapevano fin dall’inizio, Regione e Comune, che il programma informatico del Neolitico di cui è dotato l’Inps, non contemplava erogazioni per “i bimestri 7, 8,e 9”, ovvero dal gennaio al giugno 2018, e nonostante ciò hanno affidato proprio all’Inps il pagamento dell’ultimo semestre dell’assegno al reddito regionale. Ma “sollecitiamo, e costantemente”, madama la Marchesa, e sai che fatica e quanta noia. Nei venti minuti più venti di colloquio prima con la direzione dei servizi sociali (le minuscole sono obbligatorie) del Comune e poi con quelli della Regione ne esce un quadro di pura burocrazia, mista a mancata conoscenza della realtà ed a totale assenza di comprensione verso le condizioni di indicibile sofferenza e disperazione che migliaia di persone a Trieste, e qualche decina di migliaia in Regione stanno vivendo da sei mesi. E stiamo parlando del rispetto di una legge regionale che viene disattesa nei fatti proprio dalle istituzioni che dovrebbero attuarla ma la colpa è sempre di altri, in questo caso dell’Inps che “prima deve fare le verifiche sui 200.000 beneficiari di Napoli”, sti terroni fancazzisti, e poi se si ricorderà anche di quelli di Trieste e FVG. Triste, desolante e vergognoso. Non ci sono altre parole. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2274486562822299/?type=3&theater


Comune, via Mazzini 27: scene di gentile, e ordinaria, follia.

» Inviato da valmaura il 20 August, 2018 alle 3:55 pm

Stamane in via Mazzini sede dell’assessorato ai servizi sociali guidato da “don Abbondio” Grilli. Meno gente del solito e praticamente tutte donne di età anche diversissima. Ci andiamo perché stamane sulla stampa, senza alcun contradditorio, sono uscite le ennesime parole prive di alcun significato emesse dalle bocche di Grilli per il Comune e Fedriga per la Regione. Si parte da un dato terrificante: che la Regione FVG ha praticamente il doppio di “poveri” del resto del Nord-Est e del Nord Italia. Che insomma 250.000 nostri concittadini, su di una popolazione di 1 milione e 200.000 residenti in Regione, vivono sotto o sulla soglia di povertà, assoluta e relativa. Già questi numeri dovrebbero suonare come uno schiaffo non solo metaforico sulle guanciotte dei nostri politici, tutti, di maggioranza ed opposizione. Insomma quasi un quarto delle famiglie della Regione o non arriva a fine mese o non riesce nemmeno a sopravvivere. Se la politica non riesce a risolvere questo dramma, altro che buttare soldi in telecamere che qui si rischia di inquadrare le nuove sepolture dei cimiteri, è meglio che se ne vada a casa di corsa tra fischi, sputazzi ed improperi più che meritati. Scandalose le dichiarazioni del reggente comunale. Dopo la solita manfrina scaricabarile sull’INPS che da parte sua replica incolpando Comune e Regione, annuncia trionfante che contro tutto e tutti è riuscito a far liquidare gli assegni per il sostegno al reddito di maggio-giugno entro il mese di agosto. Peccato che stamane in via Mazzini una determinata signora, sfoggiando sul cellulare la foto dell’articolo con le dichiarazioni di Carlo Grilli, si faccia confermare dalle due impiegate che in realtà lei non ha ancora visto e preso nulla. Le imbarazzate ma gentili lavoranti cercano di replicare con la frase che anni fa campeggiava sulle autostrade ridotte per mesi ad una sola corsia “Stiamo lavorando per voi”. Si, ma se la lingua italiana ha un significato le parole assessorili “abbiamo liquidato” non corrispondono affatto al balbettante “stiamo lavorando”. Ecco solo per questo un assessore, anche in Uganda, sarebbe stato costretto alle dimissioni. Ma state tranquilli a Trieste, e con Dipiazza che dovrebbe essere il primo a dare l’esempio dopo la balla del “chiudo in 100 giorni (Ferriera)”, non succederà. Poi è ben strano che la stampa, anche qui si fa per dire, non ricordi al tremebondo che si sta parlando di una misura, il Mia, di stampo regionale e comunale e che le lentezze ed i gravissimi ritardi nelle erogazioni sono subentrate solo da quando la Regione FVG ed il Comune di Trieste hanno deciso di delegare l’esecuzione del sostegno al reddito all’INPS, che per di più li aveva preavvertiti di non essere in grado di far fronte a questa nuova incombenza. Ma torniamo a via Mazzini, file di umanità varia e sofferente a parte: uno schiaffo alla dignità delle persone e dove tutti sentono tutto, a tutela appunto della privacy, i due terzi dei presenti ha espresso con vivide ma efficaci parole il ruolo di pallina da ping-pong che sono costretti a vivere per i continui rimandi tra sportelli Inps e comunali. Gli scandalosi ritardi ed i pagamenti che non arrivano. La inutile e vessatoria burocrazia modulistica ripetuta all’infinito. Peccato che i loro cari, a partire dai bambini non possano pasteggiare a risme di carta. Ecco Fedriga, invece di fare la normetta “salva careghe” per i tuoi quattro assessori sotto Ferragosto, nei tre mesi che governi, si fa per dire, questa nostra Regione perché non hai affrontato, dando certezze e speranze, e non solo chiacchiere un tanto al chilo, questa emergenza di vita che riguarda 250.000 nostri concittadini? Forse perché non fanno parte della casta dei politici di professione? Una risposta fattuale sarebbe gradita. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2272233593047596/?type=3&theater


United Leccons of Benetton di Marco Travaglio | 18 agosto 2018

» Inviato da valmaura il 19 August, 2018 alle 11:58 am

Impreparati come siamo in fatto di modernità, di progresso, ma soprattutto di Stato di diritto, ci eravamo fatti l’idea che il crollo di un ponte notoriamente pericolante fosse responsabilità anzitutto di chi (la società Atlantia della famiglia Benetton) l’aveva in gestione e si faceva pagare profumatamente per tenerlo in piedi ma non aveva fatto nulla; e poi anche di chi (i governi di destra e di sinistra degli ultimi 19 anni) si faceva pagare profumatamente per controllare che ciò avvenisse ma non faceva nulla; e che, dopo 40 morti e rotti, il governo avesse il diritto-dovere di revocare il contratto al concessionario inadempiente. Ma ieri per fortuna abbiamo letto il Giornalone Unico e scoperto che sbagliavamo di grosso. Attribuire qualsivoglia colpa per il ponte crollato a chi doveva tenerlo in piedi e controllare che fosse tenuto in piedi è sintomo di gravissime patologie: populismo, giustizialismo, moralismo, giustizia sommaria, punizione cieca, voglia di ghigliottina, ansia da Piazzale Loreto, sciacallaggio, speculazione, ansia vendicativa, barbarie umana e giuridica, cultura anti-impresa che dice “No a tutto”, pericolosa deriva autoritaria, ossessione del capro espiatorio, esplosione emotiva, punizione cieca, barbarie, pressappochismo, improvvisazione, avventurismo, collettivismo, socialismo reale, decrescita, oscurantismo (Repubblica, Corriere, Stampa, il Giornale). Prendiamo nota e ci scusiamo con i Benetton e i loro compari politici se li abbiamo offesi anche solo nominandoli invano o pubblicando loro foto senz’attendere che, fra una quindicina d’anni, la Cassazione si pronunci sui loro eventuali reati. D’ora in avanti, ammaestrati da tanta sapienza giuridica che trasuda da giornaloni, tg e talk show, ci regoleremo di conseguenza nella vita di tutti i giorni. E invitiamo caldamente i nostri lettori e gli altri italiani contagiati dai suddetti virus, a fare altrettanto. Se, puta caso, acquistate o affittate un appartamento e, dopo qualche settimana sull’intonaco ancora fresco del soffitto compare una simpatica crepa, seguita magari dal gaio precipitare di calcinacci sulla vostra testa, evitate di farvi cogliere dalla classica cultura del sospetto, tipica del peggiore populismo grillino, e di protestare col proprietario o l’amministratore del condominio perché intervenga a riparare. Vi basterà la sua parola rassicurante sul fatto che nelle abitazioni moderne la crepa arreda e non c’è da preoccuparsi, perché la casa è “sotto costante monitoraggio e non presenta alcun pericolo di crollo”. Nel malaugurato caso in cui la casa dovesse sbriciolarsi e voi doveste sopravvivere, astenetevi dalla classica tentazione giustizialista di rinfacciare a chi di dovere i vostri allarmi inascoltati; o, peggio, di attribuirgli qualsivoglia colpa, cedendo al peggior populismo; o – Dio non voglia: sarebbe giustizia sommaria indegna di uno Stato di diritto – di chiedergli i danni prima che un Tribunale, una Corte d’appello e la Cassazione abbiano confermato irrevocabilmente la sua penale responsabilità. C’è anche il caso che alcune circostanze infauste (tipo i funerali dei vostri cari o le fratture multiple che vi paralizzano in un letto d’ospedale) vi inducano a cedere all’emotività al punto di pretendere almeno la sostituzione dell’amministratore inadempiente, specie se doveste scoprire che costui (come l’Ad di Atlantia-Autostrade, Castellucci, sotto processo per la strage di Avellino) era già imputato per omicidio colposo plurimo per disastri precedenti: ecco, resistete a questi barbari istinti di giustizia sommaria. E, se vi chiedono ancora l’affitto della casa crollata, tenete a bada le mani e continuate a pagarlo, per non precipitare nel gorgo della cultura anti-impresa che dice “No a tutto” e porta dritto al socialismo reale. Ci siamo fin qui barcamenati nella metafora della casa per non ricadere nel tragico errore di citare i Benetton e i governi degli ultimi 20 anni, cioè i concessionari e i concessori di Autostrade che credevamo responsabili politico-amministrativi del Ponte Morandi. Ora sappiamo dai giornaloni che essi non solo non vanno incolpati, ma neppure nominati. Al massimo – ci insegna Ezio Mauro – si può parlare di “una delle più grandi società autostradali private del mondo” che, “in attesa che la magistratura faccia luce”, non può diventare “il capro espiatorio di processi sommari e riti di piazza”, “tipici del populismo”. E guai a dire, come fa Di Maio, “a me Benetton non pagava campagne elettorali”: questo non l’avrebbe detto “nemmeno Perón”, forse perché a Perón i Benetton non pagavano le campagne elettorali, mentre Autostrade le pagò al centrosinistra e al centrodestra almeno nel 2008 (vedi Report). E guai soprattutto ad annunciare, come fa Conte, “la sospensione della concessione” senza aspettare “i tempi della giustizia”. Chi pensa che ai governi spetti accertare le responsabilità politico-amministrative e ai giudici quelle penali, perché un conto è revocare un contratto e un altro e mettere uno in galera, è un lurido “populista” e “pifferaio della decrescita”. Se c’è di mezzo Atlantia, che sponsorizza La Repubblica delle Idee e nel cui Cda siede la vice presidente del gruppo Repubblica Monica Mondardini, la responsabilità politico-amministrativa non esiste più: le concessioni si danno subito, anche in una notte, pure senza gara, ma per revocarle bisogna aspettare la Cassazione. Anzi, nemmeno quella, perché la revoca sarebbe – ammonisce Daniele Manca del Corriere – “una scorciatoia”, “un errore” e “un indizio di debolezza”: uno Stato forte viceversa lascia le sue autostrade in mani private, e che mani. Nemmeno Manca fa nomi, anche se sembra sul punto di farli: quando scrive “chi quelle società guida e controlla…”, par di vederlo mordersi la lingua e torturarsi le dita per impedire loro di scrivere “Benetton”. Poi, per non pensarci più, si scaglia contro i veri colpevoli: “Chi ha alimentato e salvaguardato l’interesse di minoranze a scapito del benessere del Paese, ostacolando nuove opere” (la famigerata “Gronda”, che avrebbe mantenuto in funzione il Ponte Morandi, e ci costerebbe 5-6 miliardi). Sistemati i veri colpevoli, restano da accertare le vere vittime: provvede Giovanni Orsina su La Stampa, lacrimando inconsolabile per i poveri Benetton (mai nominati), “sacrificati” come “capro espiatorio contro cui l’indignazione possa sfogarsi”. Roba da “paesi barbari”, soprattutto dinanzi “a una questione complessa come il crollo del Ponte Morandi”. Talmente complessa che ora Atlantia è pronta a ricostruirlo “in cinque mesi”. Un solo giornalista – il sempre spiritoso Luca Bottura – fa nomi e cognomi, con grave sprezzo del pericolo, su Repubblica: “Bagnai”, “Toninelli”, “i grillini” che “serbano nell’armadio lo scheletro della Gronda che forse avrebbe allungato la vita al Ponte Morandi” (mai fatta per colpa di chi non ha mai governato) e dicono “No tutto”, perfino al balsamico Tav “tra Torino e Lione” (che non c’entra nulla e infatti Bottura lo cita ma non si “arrischia” a citarlo “per paura di finire nel mirino” dei No Tav padroni di tutti i giornali, compreso il suo), “Salvini”, “Grillo”, la “Casaleggio”, “l’ansia vendicativa del governo… che sparge la calce viva della bassa politica su decine di vittime”, e “soprattutto Di Maio” perché osa attaccare “Autostrade per l’Italia (che certo non se la passa bene, ma devono dirlo i giudici)”. Ecco: per incolpare chi non c’entra nulla basta il Tribunale di Repubblica; ma per incolpare chi c’entra bisogna attendere la Cassazione. Questi eterni Tartuffe italioti, usi a negare anche l’evidenza, Indro Montanelli li ritraeva con un apologo: “Un gentiluomo austriaco, roso dal sospetto che la moglie lo tradisse, la seguì di nascosto e la vide entrare in un albergo. Salì dietro di lei sino alla camera e dal buco della serratura la osservò spogliarsi e coricarsi insieme a un giovanotto. Ma, rimasto al buio perché i due a questo punto spensero la luce, gemette a bassa voce: ‘Non riuscirò dunque mai a liberarmi da questa tormentosa incertezza?’”. https://www.facebook.com/circolo.miani/photos/a.1497907753813521/2270960399841582/?type=3&theater



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