» Inviato da valmaura il 7 July, 2019 alle 10:59 am
Due giorni orsono tutta l’area che va da San Sabba, Monte San Pantaleone, Valmaura e dintorni è stata invasa per mezza giornata da un tanfo ammorbante e stomachevole di benzina “marcia” che impregnava l’aria. Abbiamo di nuovo vissuto quanto da anni denunciano gli abitanti di San Dorligo ed Aquilinia, ovvero la fuoriuscita di miasmi targati SIOT, il porto petroli di Trieste. Una situazione insostenibile, da noi più volte evidenziata, che si trascina irrisolta da anni a tutto discapito di decine e decine di migliaia di concittadini. Sarebbe ora che invece di festeggiare gli anni di presenza a Trieste e gli utili che la SIOT ricava con i suoi pontili nel Vallone di Muggia le amministrazioni pubbliche pensassero alla qualità della vita e della salute dei triestini. Il problema non dovrebbe essere di difficile e lunga soluzione. Certo ha un costo, ed allora vuol dire che la SIOT vedrà ridotti di un po’ i suoi utili, ma la nostra vita varrà pure qualcosa, o no?
Per le foto vedi Facebook Circolo Miani.
Salviamo il nostro Carso.
» Inviato da valmaura il 4 July, 2019 alle 12:54 pm
Firma, condividi e diffondi. Costruire un “muro spinato” per 243 chilometri sul confine tra Italia e Slovenia è roba da far morire d’invidia Trump che per il suo “muretto” di soli 100 km ha speso quasi un miliardo e mezzo di dollari.
Salviamo il nostro Carso. Preserviamo il nostro Collio Tuteliamo le nostre vallate e montagne delle Alpi giulie e carniche, delle Dolomiti friulane. Proteggiamo la nostra fauna e la nostra flora. Salvaguardiamo la nostra libertà, l’amicizia e l’interscambio con le popolazioni confinanti. Questa nostra terra ha vissuto momenti drammatici e separatezze crudeli nella sua recente storia. Dopo decenni di convivenza naturale e serena si pensa ora di erigere un muro, di cemento o filo spinato ha poca importanza, devastando il paesaggio naturale e tutelato (il Carso ad esempio è Parco naturalistico internazionale). Un ritorno ad un passato che le nostre genti hanno saputo superare molto meglio, pare, di chi ha la pretesa di guidare le nostre comunità. L’eventuale disponibilità di così cospicui fondi sia impiegata per altre è più pressanti necessità (sicurezza sociale, sanitaria, lavorativa). Nel 1976 per impedire la realizzazione di una Zona Franca Industriale sul Carso 68.000 triestini firmarono una petizione che portò in breve tempo alla scomparsa di una intera classe dirigente e politica cittadina. Non meno preoccupante ma indice invece di assoluta mancanza di responsabilità civica sarebbe l’eventualità che le istituzioni statali e regionali usassero di queste “uscite” ai soli fini di ricatto politico e di boutade propagandistica. Tanto più inaccettabili per chi ha l’obbligo di servire la nostra comunità e da essa è più che lautamente stipendiato. Che Trieste, Gorizia, il Friuli e la Carnia facciano sentire, al di là delle personali appartenenze politiche, la loro voce per respingere simili follie che certamente non risolvono i problemi contingenti ma solamente li aggravano.
Maurizio Fogar. Circolo Miani per Trieste e Friuli Venezia Giulia. circolomiani@gmail.com - 0039 334 216 9438
Colpo di sole. “Sigillare i confini di Trieste e Gorizia”.
» Inviato da valmaura il 29 June, 2019 alle 12:28 pm
Suggestivo termine quel “sigillare”, l'equivalente di chiudere ermeticamente.
Addio gite e bagni fuori porta per triestini e goriziani, per ben che vada file chilometriche ai confini “sigillati” con la Slovenia.
Questa la linea dettata dal Ministro dell'Interno e dei suoi esecutori regionali (Fedriga e Roberti).
Fateci capire, per intercettare alcune decine, forse centinaia di migranti, che come risaputo non intendono affatto fermarsi qui, in Regione ed in Italia, mettono a repentaglio la normalità della vita di centinaia di migliaia di triestini e goriziani, più ovviamente i friulani e carnici.
Ora è vero che non l'aver risolto da almeno due decenni la crescente emergenza povertà assoluta in cui versano, sono gli ultimi dati ISTAT, almeno 8, OTTO, milioni di famiglie italiane, per non parlare poi di quelle in povertà relativa, insomma un terzo della popolazione della nostra Repubblica. Come non aver dato risposte all'emergenza casa di cui tanti troppi italiani sono privi, di una sanità pubblica sempre più inefficace e cara, di un lavoro che non sia precario e con paghe da sfruttamento puro. Il non aver pesato sulle scellerate scelte, anzi meglio non scelte, della Comunità Europea di cui l'Italia è una delle sei nazioni fondatrici. Ecco l'aver colpevolmente mancato in tutto questo ha creato nel Paese una aggressiva “guerra tra poveri” nostrani e foresti. Meglio poi se usati, gli uni e gli altri da una pessima politica e da ancora una peggiore stampa.
Le guerre interminabili, la distruzione di precedenti equilibri, precari quanto si vuole, in Medio Oriente ed Africa hanno fatto il resto. Accanto ad una rapida e crescente emergenza climatica che mette in ginocchio, ed in fuga, milioni e milioni di persone.
Che si fa?
Ecco il Silicone non crediamo proprio sia la risposta giusta, forse la più facile e propagandistica per mascherare un ventennio almeno di incapacità e fallimenti: Italiani, Europei ed Internazionali.
Post scriptum. E se il Silicone fosse stato usato contro gli oltre Trenta milioni di italiani emigrati con la valigia di cartone tra l'Ottocento ed il Novecento, ultimi le decine di migliaia di Triestini salpati negli anni Cinquanta direzione Oceania e Americhe ?
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Il “Muro” di Trieste.
» Inviato da valmaura il 27 June, 2019 alle 12:22 pm
Dal confine più aperto, per antonomasia già negli anni Sessanta del ‘900, al confine con muri e reticolati?
Addirittura qualcuno preso da nostalgie da Muro di Berlino invoca la sospensione del Trattato di Schengen (che dal 1985 in poi ha garantito la libera circolazione tra gli stati firmatari) per il Friuli Venezia Giulia ed il fiorire di reticolati di filo spinato. Neanche ai tempi più bui della Guerra Fredda e dei rudi “Graniciari”.
Ma siamo matti? Questi ci riportano indietro di oltre cinquanta anni.
Se per intercettare le comitive di “migranti” in transito e che certamente non hanno intenzione alcuna di fermarsi a Trieste o in Regione, e neppure in Italia, dobbiamo restringere la nostra libertà, allora c’è qualcosa che non funziona.
Come d’altronde in un’Europa troppo frettolosamente allargata a Stati che avevano ed hanno un forte deficit democratico, ma i conti economici e geopolitici militari erano e sono evidentemente più importanti, che oggi sta mettendo in ginocchio l’esistenza stessa della Comunità Europea.
Per la foto Facebook Circolo Miani.
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Devastato l’impianto d’apertura e di illuminazione del Circolo Miani.
» Inviato da valmaura il 26 June, 2019 alle 1:50 pm
Alla Polizia “dispiace”. La sicurezza e la tranquillità dei cittadini diviene un auspicio. Ennesimo episodio di vandalismo sulla porta metallica di ingresso della sede del Circolo Miani in via Valmaura 77. Questa volta se la sono presa non con le serrature, messe ripetutamente fuori uso in passato nel tentativo di forzarle e con le cassette delle lettere o le tabelle distrutte più volte, ma con l’impianto citofonico di apertura e di illuminazione. Insomma hanno reso il Circolo sordo e cieco ed impossibilitato ad accogliere le persone. Se questo è il livello di prevenzione e di sicurezza offerti dalla Polizia di Stato allora è meglio il fai da te. Spiace, e soprattutto a noi, doverne prendere atto, ma invecchiando si impara sempre qualcosa.
E Grazie a tutti.
E ci riferiamo alla solidarietà dei nostri amici e lettori, con uno particolare, ce lo vorrete concedere, a Silvio Etter.
Bisognerebbe, onde evitare il ripetersi di fatti simili, o perlomeno con la quasi certezza della punibilità dei responsabili e dunque del risarcimento, dotare l’ingresso del Circolo Miani di una videocamera di sorveglianza. Non può farlo l’Ater, proprietario dell’immobile e tantomeno noi, per ragioni economiche, potrebbero farlo le Forze dell’Ordine su autorizzazione della Procura, e la cosa sarebbe risolta una volta per sempre. Oppure tra tanti fondi stanziati a pioggia dalla Regione per l’acquisto di nuove telecamere di sorveglianza questi sarebbero ben spesi, ma temiamo che in determinati ambienti il Circolo Miani non goda di molte “simpatie”. E di questo ne andiamo francamente orgogliosi.
Ne abbiamo viste e vissute tante, dal 1981 ad oggi (addirittura quattro lettere di anonima minaccia con bossoli di 357 magnum al seguito ricevute da Maurizio Fogar), che quest’ultimo episodio non ci distrarrà certamente nel proseguire sulla nostra, e speriamo vostra, strada.
Come sempre stampa e televisioni locali lo hanno ignorato: per loro non esistiamo e se non ci fossimo farebbero festa grande. Ma ne siamo lusingati. Noi con certi ambienti non desideriamo condividere nulla e siamo certi, scusateci la presunzione, che la gente lo apprezza come dimostrano i numeri in costante crescita delle persone che seguono le nostre pagine sui social e le iniziative del Circolo Miani.