Purtroppo parlano da soli ma gli unici a non comprenderlo sono i vertici di Regione e Comune. Il Covid-19 sbarcato in Regione con qualche giorno di ritardo, ma tempo perso proprio perché non è stato sfruttato per prepararsi adeguatamente, ha regalato alla nostra Trieste primati che nessuno in Italia ci invidia. Clamoroso il caso che un terzo dei positivi-contagiati della città provenga dal personale sanitario o assistenziale che lavora in ospedale, distretti o RSA comunali e private. Ancora più drammaticamente indicativo è che questa percentuale sia TRIPLA rispetto alla media nazionale (Lombardia compresa), QUADRUPLA rispetto al Veneto e molto più che DOPPIA se confrontato al resto della nostra Regione. E si badi bene non stiamo parlando degli “ospiti” o pazienti che dir si voglia, stiamo parlando di medici, infermieri ed OSS. Le cause? Presto detto: la carenza dei più elementari dispositivi di protezione, direttive emanate in ritardo e talvolta contraddittorie, misure di prevenzione disposte tardivamente, e per quanto riguarda le “residenze protette” dove sono quasi 300 (per ora perché per quanto possa sembrare incredibile a due mesi e passa non è stato ancora completato il “tamponamento” di operatori ed anziani) i casi rilevati solo tra il personale, che tra gli ospiti parlano i necrologi, l’assenza di un serio piano di controllo e verifica (da oltre CINQUE anni) sulle condizioni di agibilità e su quelle di chi ci lavora. Si ha voglia ora di aspettare la nave Lazzaretto. Tutto questo, lo capisce pure un bimbetto, imporrebbe una radicale pulizia nella “catena di comando”, che certo non risarcirebbe i danni patiti e i lutti sofferti, ma almeno potrebbe faticosamente ridare una parvenza di credibilità al sistema sanitario triestino agli occhi dei cittadini. Perché proprio qui sta uno dei punti cruciali per il nostro futuro e per la nostra salute. Oramai, alla luce di questi dati noti in parte da tempo nonostante gli inquietanti quanto ingiustificati silenzi dei “vertici” sanitari, i cittadini hanno paura a rivolgersi alle strutture ospedaliere: hanno metabolizzato l’idea che farsi ricoverare o anche solo frequentare ambulatori o pronti soccorsi, o interfacciarsi con gli operatori sanitari, sia un rischio potenzialmente superiore che farsi curare. Ma pare che in Regione, non parliamo poi di un sindaco inesistente, si preferisca giocare a scaricabarile su terzi, e di conseguenza condividere queste pesanti responsabilità agli occhi dell’opinione pubblica. Ultima cosetta. Quanto ci vorrà al presidente della Regione per capire che le chiusure domenicali degli alimentari hanno solo incentivato assembramenti e file fuori e dentro gli ipermercati? In una città in totale controtendenza rispetto alle altre province per aumento di contagiati e purtroppo deceduti.
Una domanda al Questore
» Inviato da valmaura il 7 May, 2020 alle 2:46 pm
(che mi auguro non abbia scritto e tantomeno visto il “Comunicato della Questura” come riportato dalla stampa locale).
E non mi attendo risposta alcuna come in precedenza non ha ritenuto di rispondere alla richiesta di incontro del Presidente del Circolo Miani, la cui sede è stato oggetto di sistematici atti di vandalismo. Ma ognuno ha l'educazione istituzionale che crede. Le scrivo come privato cittadino, il cui ultimo incarico politico “ufficiale” è stato trenta e passa anni fa di dirigente nazionale del PRI ai tempi del Presidente senatore Giovanni Spadolini. In verità in seguito figurai anche tra la decina di fondatori del Movimento per la Democrazia-La Rete assieme a Leoluca Orlando, in uscita dalla DC, e Nando Dalla Chiesa e più tardi dell'Italia dei Valori con Antonio Di Pietro. Realtà che abbandonai presto per dedicare il mio impegno proprio al Circolo Miani. Associazione che ebbe tra i suoi fondatori e dirigenti il costituzionalista prof. Paolo Ungari, Presidente del Club Atalantico (NATO) ed il Senatore a vita Leo Valiani, uno dei Padri della nostra Repubblica, che fu Presidente Onorario del Circolo Miani fino alla sua scomparsa in veneranda età. Ebbi la fortuna o sfortuna, veda Lei, di contare tra i miei amici due Ministri dell'Interno e due Presidenti della Repubblica. Dunque un “sovversivo” a tutto tondo. Soffro per di più la colpa di chiamarmi Maurizio, nome di battaglia durante la Resistenza del primo Presidente del Consiglio dei Ministri dell'Italia liberata, Ferruccio Parri, su sciagurata volontà di mio padre, lo storico Galliano Fogar, che ne era amico. Detto questo e forte della mia cultura politica e ideologica “azionista” ispirate ambedue da figure come quelle di Carlo e Nello Rosselli e Pietro Calamandrei, ritengo di non aver mai dovuto leggere un “comunicato” emesso, e confido ostinatamente che sia un refuso, a nome della Questura di tale fatta. Partiamo dalle manifestazioni “non autorizzate”. Da quando esiste la Costituzione, dunque da un bel po' di annetti, le manifestazioni di qualunque tipo vanno solo preannunciate (tre giorni prima del loro svolgimento) all'Ufficio Ordine Pubblico Gabinetto del Questore. E non sono soggette ad “autorizzazione” alcuna, certe cose succedevano ai tempi di Pinochet o di Breznev, ma possono solo essere “spostate” (di luogo o data) o in ultima ratio “vietate” nei rarissimi casi, motivati e specifici, previsti dalla Legge. Ciò premesso il caso del Primo maggio 2020, sia in Campo San Giacomo che in Piazza della Borsa, non figurava tra le manifestazioni o cortei comunemente detti. Il fatto che alcune decine di cittadini, nel primo, e sette nel secondo si siano spontaneamente ritrovati in due piazze-isole pedonali non comporta a loro alcun obbligo di notifica. Ed il fatto che fino allo, a mio avviso sconsiderato, intervento delle forze dell'ordine essi rispettavano le disposizioni previste dalle norme sulla prevenzione del Covid-19 risulta pacificamente provato e dimostrato dalle tante immagini e videoriprese. Inoltre il fatto che alcuni di questi cittadini portassero con se dei fogli, stoffe o cartoncini con delle scritte, opinabili o condivisibili non importa ma nessuna ingiuriosa o minacciosa, o finanche sorreggessero fermi sulla piazza uno striscione, rispettando la distanza interpersonale superiore al metro, non può in nessun modo fare testo: legalmente parlando in Italia per fortuna esiste ancora, epidemia o pandemia che dir si voglia, la libertà di parola ed espressione. E se pensa diversamente faccia allora togliere ogni striscione, cartello o bandiera appesi da oltre due mesi su balconi e finestre a Trieste, come nel resto del Paese. Possono a loro volta determinare inopportune occasioni di “assembramento” tra i passanti che sostano per leggerli. Confido Lei, nel suo ruolo di alto servitore dello Stato che ha giurato sulla nostra Costituzione, non possa che condividere. Altrimenti sarebbe difficile spiegare gli opposti comportamenti tenuti dai suoi colleghi di Monfalcone/Gorizia e Verona, per brevità mi fermo qui, che hanno appunto lasciato che analoghe e assai più “assembrate” manifestazioni si svolgessero a cura di commercianti, esercenti e piccoli imprenditori, tutti o quasi portatori di cartelli o striscioni (lo slogan di quelle adunate era “io non ci sto”), senza intervento né presenza di forze dell'ordine ma invece alla presenza, questa si, di sindaci ed amministratori locali e regionali. Basta guardare i TG nazionali e domani leggere i quotidiani. In quanto al paventato “rischio di assembramento” oppure alla ahimè “una iniziativa non preavvisata che si prestava altresì ad attirare l’attenzione dei numerosi passanti favorendo assembramenti", contenuti in una nota “ufficiale” di chi ha obbligo di conoscere le leggi e di farle rispettare in presenza di fatti ed accadimenti che le violino e non su ipotetici processi alle intenzioni o probabilità occasionali, rimango francamente quanto dolorosamente stupito. Se è solo per questo la presenza provocatoria del bel tempo ha stamane favorito l'afflusso di molte più persone, compresi degli indisciplinati baby delinquenti bicimuniti, in viale Romolo Gessi e presumo anche in piazza Unità-Rive. Non parliamo poi della categoria che, come la cronaca narra, ci accomuna: ovvero degli amici dei cani. Così la speciosa apertura dei supermercati ha stamane determinato assembramenti ben più numerosamente cospicui fuori, dentro ed agli ingressi degli stessi, cosa di cui sono stato personale testimone, e senza la presenza di alcun rappresentante in divisa. Quello che insomma mi permetto sommessamente di suggerirle non è questione di lana caprina, ovvero può sembrarlo a qualche lettore, ma in sede di eventuale giudizio legale appare cosa dirimente e fondamentale, almeno finchè l'Italia, Covid o non Covid, sarà una Repubblica fondata sulla Costituzione. Insomma io non devo giustificarmi, ai sensi proprio delle ultime norme emergenziali, se desidero passiare o sostare, parlare o cantare, nel rispetto delle stesse e senza arrecare nocumento alcuno, in qualunque luogo del mio Comune di appartenenza. E le supposte intenzioni non costituiscono, per nessuno, motivo giustificante il caos provocato proprio da un assolutamente non motivato, è mia opinione, intervento di chi è invece chiamato a mantenere l'ordine pubblico. E non si faccia ingannare dai comunicati-peana di taluni politici, non mi interessa il colore, di cui non la storia, nemmeno la cronaca, forse la satira si ricorderà. Cordiali saluti Maurizio Fogar
5G: il Comune di Trieste “avanti tutta”!
» Inviato da valmaura il 6 May, 2020 alle 1:04 pm
Nel silenzio della politica.
Il 29 aprile spunta un nuovo impianto 5G a Borgo San Sergio, in via Grego dinanzi al complesso dei “Puffi”. Quasi contestualmente TeleFriuli il 24 aprile pubblica integralmente una nota, anzi meglio una auto intervista (come Marzullo si fanno le domande e si danno le risposte), dell’ARPA FVG dal titolo “4 antenne 5G già attive in FVG”: due impianti a Udine, una nel goriziano ed un’altra antenna nel pordenonese. 117 i pareri rilasciati dall’Arpa, saranno usati per la nuova tecnologia gli impianti già in uso. Scrive la nota, che vi suggeriamo caldamente di leggere https://www.telefriuli.it/…/4-antenne-5g-att…/2/206365/art/… , che “quando un gestore vuole installare un’antenna-radio base deve presentare una domanda di autorizzazione al Comune allegando il parere preventivo dell’Arpa”. Ora nella delibera giuntale del novembre 2019 (ATTONA[1.1].rtf.pdf.pdf ) del Comune di Trieste non c’è traccia alcuna di questo parere, tra le altre cosette. Ma nella auto intevista dell’Arpa, si nega che esista un progetto di “sperimentazione” della nuova tecnologia nei comuni della Regione. Esattamente il contrario di quanto scritto nella delibera-ordinanza di moratoria del 5G del Comune di Pontebba che vi potete leggere in questa pagina alcuni articoli più sotto. Attendiamo con prudente ansia la fine di questa pandemia per poter chiarire civilmente quanto francamente le troppe discrepanze che stanno mettendo a dura prova la nostra pazienza. Magari in assemblee e manifestazioni che ci auguriamo vedranno la partecipazione di tanti cittadini. Nel frattempo apriamo un nuovo fronte legale a partire dalla non risposta del sindaco di Trieste alla nostra (Circolo Miani) richiesta di moratoria presentata al Comune, che trovate riportata integralmente sempre qui. POST SCRIPTUM. Imprecare non basta. Anche i numeri hanno la loro importanza, specialmente ora. Ed allora perchè non cominciate a mettere, e soprattutto far mettere, i "Mi Piace" alla PAGINA e non solo al singolo Post? Aiuta, e molto in questa fase dove stiamo facendo con l'informazione, l'azione legale e la raccolta di consulenti tecnici tutto quello che si può fare. Il resto a dopo, ma attenzione i numeri contano, eccome e specie su Facebook: sono la prima cosa che gli "osservatori" interessati vanno a guardare. E contano pure per la diffusione delle notizie: se i cittadini non sono informati poco si può fare. E, lo ripetiamo, in questa fase questo è quello che si può fare, e lo stiamo facendo, ci pare, al meglio della nostra esperienza, delle nostre possibilità e conoscenze, che non sono poche: ci si scusi l'immodestia.
Covid-19. I vertici triestini dell’Ass si aggrappano alla zattera.
» Inviato da valmaura il 5 May, 2020 alle 2:40 pm
Una “zattera” di lusso però che ci costerà un milione e 200.000 euro al mese.
In attesa che Caronte porti il Lazzaretto galleggiante ad ormeggiare in Porto, e neppure sul luogo d’attracco si sono ancora messi d’accordo, e dopo il fallimentare spettacolo dato dalla Regione sulla riunione saltata per blocco informatico della videoconferenza, appare sempre più chiara la Caporetto della sanità triestina. E non ci riferiamo certamente ai medici ed al personale che si sono prodigati lodevolmente pagando il prezzo più alto tra tutti i loro colleghi in Regione (il numero dei “positivi” è di gran lunga più alto di quelli riscontarti nelle altre province). Il dato appare devastante se abbinato a quello dei contagiati e deceduti nelle RSA, pubbliche (del Comune) e private a Trieste. Anche qui molto alto ed ingiustificato da ogni punto di vista è il numero del personale risultato positivo. Ad ulteriore dimostrazione che aver vietato le visite dei familiari senza “tamponare” preventivamente gli operatori e senza averli dotati tempestivamente delle adeguate protezioni ha esposto gli anziani all’infezione più che girassero in gruppo per strada. I silenzi, le direttive ritardate o molto discutibili, il vulnus sui controlli evidenziato dai Carabinieri sulle residenze “protette”, nonostante una lunga arzigogolata puntualizzazione di oggi sulla stampa locale dal vertice (sig!) ASS Poggiana che conferma sostanzialmente quanto scritto finora. Insomma, come scriveva Mario Missiroli: “La smentita è una notizia data due volte”. Tutto questo avrebbe già dovuto imporre alla Regione (Riccardi e Fedriga) la rimozione immediata dall’incarico del direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Trieste e Gorizia, e l’apertura di una approfondita indagine interna al di là e prima di quanto farà la Magistratura. Non averlo fatto è un boomerang che si ritorcerà loro contro agli occhi dell’opinione pubblica. Quanto è successo, come l’ha definito l’Organizzazione Mondiale per la Sanità “Il massacro delle RSA”, era ampiamente, perché ne avevano sia il tempo che le informazioni, prevedibile (si sapeva da subito che le persone più a rischio letale erano gli anziani ed i “fragili”, ovvero quelli sofferenti già di altre patologie, molto spesso connesse all’età). Una situazione esplosa ora e pagata drammaticamente con tanti, troppi lutti, che è frutto di controlli, a partire dalle condizioni di lavoro precarie di molti operatori, insufficienti quanto burocraticamente farraginosi, che hanno con tutta evidenza denunciato le lacune degli anni precedenti, come anche la recente indagine della Procura udinese ha portato alla luce mesi orsono. Merita ricordare qui l’infelice uscita dell’appena insediato direttore Poggiana sulla stampa locale riguardo l’emergenza perenne (una media di oltre dieci ore di attesa, un medico per cinque ambulatori e personale ridotto all’osso costretto a fare miracoli) del “Lento” Soccorso dell’ospedale di Cattinara. Dichiarò testuale “Il Pronto Soccorso sta bene così com’è”. Forse bastava questo per invitarlo a farsi da parte subito.
Noi e il CoronaVirus.
» Inviato da valmaura il 4 May, 2020 alle 3:22 pm
Leggiamo oggi la scempiaggine della annunciata manifestazione di Confcommercio ed altre categorie minori in piazza Unità contro il Governo, ovvero le ultime misure assunte sulla “riapertura”. Sulla nostra pagina leggiamo alcuni deliri di podisti, siamo in Italia dunque non “runner”, che ci accusano di “criminalizzare” la “categoria”. Sono ambedue aspetti di profonda, o superficiale viste le teste che le partoriscono, immaturità sociale ed egoismo. Viviamo in una città che da sola ha il record di contagi “ufficiali” e Dio solo sa di quanti reali in Regione e di più della metà di deceduti, che non potranno loro malgrado “ripartire”, in Friuli Venezia Giulia. Quando riguardo la foto pubblicata sulla stampa cittadina dell’ultima “Movida” a poche ore dalla chiusura totale, l’otto di marzo, dove migliaia di persone, per lo più giovani si accalcano, ridono con il bicchiere in mano alla faccia dell’epidemia, conosciuta ed in atto, mi scatta subito il paragone con la canzone del famoso romanzo “L’isola del Tesoro” dove dodici uomini ballano sulla cassa del morto con appunto un bicchiere di Rum in mano. Ma mi chiedo anche quali siano le sensibilità che albergano nella nostra comunità, se, ed ho più di qualche dubbio, si può ancora definirla tale. Si ragiona con i piedi, con il tasso alcolemico, con la rabbia nella difesa del piccolo quanto meschino egoismo. E non ci riferiamo qui al grave problema di chi campava, benino diremmo vista la densità di bar, pub e ristorazioni di ogni tipo e genere a Trieste, con la propria attività. Ed è per questo che fin da subito, e per primi, abbiamo pubblicamente invitato un sindaco che non c’è ed un presidente della Camera di Commercio, che purtroppo c’è e da un ventennio, ad utilizzare la riserva di oltre dieci milioni di euro, disponibili da subito si confida, costruita proprio con i contributi obbligati degli associati, per intervenire immediatamente al pagamento delle spese fisse di una mancata gestione. Invece di continuare a speculare su di un improbabile Parco del Mare che sfancula Trieste da decenni. Detto questo la sciocca critica all’operato di un Governo che prima e meglio di tutti gli altri in Europa, come riconosciuto magari tardivamente dall’universo Mondo, si è mosso su questa gravissima emergenza di cui tutti, a partire dal mondo scientifico, ancora poco sanno e troppo poco riescono a fare, è puro autolesionismo o ignobile speculazione politica per tentare vanamente di raccogliere un pugno di voti sulla pelle della gente. E scriviamo questo non per il colore politico del Governo ma per rispetto della realtà dei fatti. Vogliono commercianti ed esercenti manifestare? Ed allora prendano a “forconate” metaforiche Comune e CCIA che nulla di concreto hanno fatto pur potendolo. Altrimenti tacciano e facciano, come la stragrande maggioranza, la loro parte. E per quanto riguarda noi, come Circolo Miani, che non siamo, e da 40 anni, una sigletta virtuale e monocellulare buona tuttalpiù per ottenere una comparsata su stampa e televisioni amiche ed al servizio perenne di partiti, ma che ci basiamo sulla partecipazione attiva dei cittadini, questa forzata ma perdio SACROSANTA astinenza, ci pesa eccome e molto più che a tanti altri. Noi che per essere, a garanzia dei triestini, realmente indipendenti ed autonomi non sopravviviamo con le elemosine interessate della politica, siamo ora praticamente impossibilitati nel ricorrere a quell’autofinanziamento di massa che ci sostiene da sempre. E siamo certi, certissimi che c’è in queste ore chi trama per tentare, e per l’ennesima volta, di approfittarne per cancellare l’unica significativa voce fuori dal coro a Trieste. E per quanto attiene a me, Maurizio Fogar, Dio solo sa quanto amante delle camminate, soprattutto in montagna, con i miei cani che sottoscrivono la presente, soffra questa clausura trascorsa ogni giorno tra Circolo Miani e casa e, scusate, l’impossibilità dai primi di marzo di bermi un ottimo caffè espresso in uno dei pochissimi bar rimasti in città dove lo sanno fare. Ma se serve sono pronto a continuare tutto il tempo che sia utile, ovvero un minuto in più dopo la scomparsa del maledetto virus, perché una vita persa non vale una maratona, ed anche per mio modesto interesse personale: vivere con dignità.