» Inviato da valmaura il 11 August, 2020 alle 3:17 pm
Un quadro da far spavento.
Ora se è vero che la stragrande maggioranza di assessori e consiglieri nel Burkina Faso, un Paese a caso ed a cui avanziamo subito le nostre scuse onde evitare una sacrosanta protesta diplomatica, non sarebbe chiamato a fare neppure l'amministratore di un Tucul, il quesito investe qui l'operato dei “manager”, dei “superdirigenti”, dei “bonzi” dell'amministrazione comunale. Ed è un problema non da poco perchè, se è vero che i politici vanno e vengono anche se nessuno per la verità nota differenza alcuna nei risultati, i funzionari comunali restano e, per quelli apicali, con fior di stipendi. Sono loro, deludendo Dipiazza che si crede Napoleone ma che visto che è maggiorenne da un bel po' sarebbe ora che qualcuno gli raccontasse come stanno le cose veramente, che decidono ed amministrano nei fatti il nostro Comune, idem dicasi per la Regione (su Fedriga non pianga). E raramente come in questo ultimo decennio abbiamo rilevato tanti svarioni, leggerezze, dimenticanze, incompetenze, superficialità ed assenza di controlli. I fatti stanno lì a dimostrarlo e per non tediare i lettori con un romanzo da far concorrenza ai Promessi Sposi citeremo qui solo i più recenti e macroscopici casi. Questo, sia chiaro, non è un'attenuante per i politici da cui questi funzionari dipendono perchè si usa sperare che prima di farsi eleggere in Comune, o Regione, abbiano superato l'obbligatoria prova di alfabetizzazione. Andiamo in disordine temporale. Tram di Opicina. I lavori slittano di un anno non per colpa degli ingiuriati, politicamente si intende, funzionari ministeriali da parte del Podestà ma perchè i funzionari domaci non avevano verificato un particolare previsto dalla legge: ovvero il casellario giudiziario del vincitore dell'appalto. Tutto da rifare ed un anno buttato. Resta solo un dubbio chi ha sbagliato ha pagato? Piscina Terapeutica, crollo. Nella perizia richiesta proprio dal Comune sulla stabilità del tetto, gli uffici comunali hanno sforato di due anni il limite temporale fissato nella perizia stessa per eseguire le manutenzioni del tetto nel frattempo venuto giù. Se dobbiamo affidarci ai Santi per i miracoli tanto vale assumere San Giusto come direttore generale del Comune. Fiera di Montebello. Prima la vendono ad un austriaco, giusto per fare un figurino anche oltre le Dolomiti, e appena poi si accorgono che va cambiato il Piano Regolatore del Comune sulla destinazione d'uso dell'area. Alè due anni più Covid buttati. Ricorsi al Tar da parte del Comune. Mai si era letto in una sentenza del Tribunale Amministrativo un giudizio così devastante verso l'incultura giuridica degli uffici comunali che hanno redatto e controllato l'atto. Risultato: rigetto e condanna a pagare tutte le spese di giudizio comprese le parcelle della parte vincente. Porto vecchio e ringhiera di Viale Miramare. Dopo sette mesi che il Comune ne è divenuto proprietario, il responsabile della Direzione competente ne ignora il possesso e non conosce le leggi regionali in materia. Figuraccia da camminare solo rasente i muri uscendo dopo mezzanotte subito rinfacciata dalla Regione e dall'Autorità Portuale. Ex Caserma Polstrada Roiano. Con il classico e mussoliniano colpo di piccone e fanfara di bersaglieri in pensione e sovrappeso, abbattono tutto (podestà e mezza giunta) a partire dai bellissimi alberi. Poi il tutto, una landa desolata di laterizi, polvere e rovine, fermo da oltre due anni: hanno scoperto qualche problemino. Ma sempre dopo mai prima. Copertura vasche nuovo Depuratore Fognario cittadino. Prima si, poi no, ed infine ni. Lavori di ordinaria manutenzione stradale e murale. Il Comune non sa e non ricorda dove ha seminato a iosa transenne, divenute negli anni ruderi pericolosi per i passanti, sacchi arancione sparsi per terra a mò di trappole Vietcong, e tubature innocenti pericolanti e ruggini come i muri che dovevano essere riparati. Censimento dei beni di proprietà del Comune, non esiste a tutt'oggi un'evidenza aggiornata. Vendita area ex Maddalena, rifacimento Ospedale di Cattinara, e case di via Negri. Qui il Comune ha una concorrenza spietata da parte di Regione/Ass e Ater nello scegliere le ditte sull'orlo del fallimento nelle gare d'appalto dei lavori o quali compratori. Ma chi fa i controlli: tipo visure camerali, stato di solidità finanziaria e patrimoniale dei soggetti prescelti? Bho! Del verde pubblico e privato ne scriviamo altrove. Ciofeca del Parco del Mare. La trimurti Paoletti, Dipiazza e Fedriga si ritrova per posare metaforicamente il primo mattone nell'area Lanterna, senza che i rispettivi uffici si accorgano che l'intera area è sottoposta a vincolo ambientale dal Ministero. E senza ovviamente avvertirli per risparmiare loro un'epocale figuraccia. Mercati ittico ed ortofrutticolo, come la galleria di Montebello: rapidi ma soprattutto invisibili. Basta per carità! Post scriptum. Il Comune perde l'ennesima causa al TAR per l'aiuola di inizio viale Romolo Gessi, di cui un privato rivendica l'acquisto dal Demanio per sostituire verde e Alberi con un bel parcheggio per auto, perchè gli uffici comunali non riecono a trovare l'atto di sua proprietà. Tanto paga Pantalone. In maggio del prossimo anno una bella e salutare pulizia primaverile. Ma mandiamoli a casa.
» Inviato da valmaura il 10 August, 2020 alle 12:50 pm
Si, un nuovo soggetto, uno strumento per dare risposte concrete ai triestini, e non solo, sui tanti, concreti, problemi irrisolti, che si trascinano da anni e danneggiano qualità della vita, salute e benessere dei nostri concittadini privando Trieste di ogni prospettiva di sviluppo, lavoro e futuro. Si chiama, almeno per ora, Trieste Verde e nel suo programma fatto non di promesse, che queste le lasciamo a questi politici tutti, ma di impegni e lavoro di anni sul territorio a favore della nostra comunità risiede la novità dirompente. La molla, l'esigenza che ha spinto un gruppo di cittadini a fare questa scelta è la presa d'atto che sui temi da noi evidenziati, frutto di un gran numero di segnalazioni e contributi inviatici negli anni dai residenti, l'attuale politica e le istituzioni da essa governate, che sia dai banchi di maggioranza od opposizione poco importa, non hanno quasi mai aperto bocca, raccolto suggerimenti e tanto meno anche solo iniziato a cercare delle soluzioni. Perchè questo soggetto o strumento diventi cosa utile e reale per Trieste molto dipende dalla partecipazione, dalle idee e dai suggerimenti che tutti noi vorremo offrire e dalla voglia di riprendere nelle nostre mani il diritto di decidere su quelle scelte che riguardano, quotidianamente e da molto vicino, la nostra vita ed il nostro futuro. Buon lavoro a tutti. Questa è la prima provvisoria bozza del logo ed a brevissimo apriremo un Gruppo pubblico al quale tutti potranno aderire.
Cretini si diventa, ma attenzione quando la monaggine si allarga.
» Inviato da valmaura il 9 August, 2020 alle 11:29 am
Ora il ripetersi sempre più frequente di improvvide uscite, battute e turpiloqui da parte di chi ha ricevuto voti, e soldi, per rappresentare la nostra comunità non può non destare preoccupazione, ma solo perché è il segnale, non di stupro della democrazia e delle sue sedi, che se una democrazia esiste solo nei simboli di mattone è già bella e spacciata, di un imbarbarimento crescente della nostra società. Di un pessimo comune sentire che annienta l’umanità innata in tutte le persone al momento della loro venuta al mondo, salvo ovviamente eccezionali rarità. Non ci scandalizza l’entrata non autorizzata di persone nei “santuari” istituzionali, ci preoccupa piuttosto il senso di distacco, che è oramai prevalente nel comune sentire dell’opinione pubblica, tra questi e la nostra società. E ciò al di là dei colori politici. Questo ad esempio è uno dei grandi nodi irrisolti e falliti fin’ora nell’esperienza dei 5Stelle. A conferma che la loro presenza sulla scheda elettorale non ha portato ad una riduzione della sempre più vasta area del non voto: dei cittadini che non si avvicinano ai seggi. L’emergere di una cattiveria gratuita accompagnata da una irresponsabilità personale che sfrutta ogni argomento di cronaca che invece dovrebbe far meditare su fallimento ed incapacità della politica a risolvere i problemi, e della nostra società ad educare i cittadini, è tanto più paradossale quando avviene ad opera di chi queste responsabilità le condivide. Ma alla Regione “stuprata” domandiamo: è più pericoloso per la democrazia l’ingresso non autorizzato di alcune persone nel “Palazzo” oppure il degrado perenne e crescente in cui vengono lasciati decine di migliaia di concittadini, in situazioni di estrema povertà irrisolta e in quartieri totalmente abbandonati a loro stessi? Altrimenti ha ragione Napalm51 dell’inimitabile Crozza.
Ma non preoccupatevi, tanto è una “finta”.
» Inviato da valmaura il 8 August, 2020 alle 1:10 pm
Come sostengono i teorici del complotto.
“In tre mesi 160mila morti in più in Europa”. Ecco i dati Eurostat (Gran Bretagna esclusa) sugli effetti del Covid-19. Spagna, Italia e Belgio i Paesi più colpiti. Il primo Paese a raggiungere il picco è stato l’Italia a fine marzo. Poi è toccato alla Spagna, al Belgio, ai Paesi Bassi. E a ruota a tutti gli altri. Nel giro di tre mesi, il Coronavirus si è abbattuto sull’Europa causando 160mila morti in più rispetto allo stesso periodo degli scorsi anni (media 2016-2019). Lo rivelano i dati Eurostat (preliminari) sul tasso di mortalità in 24 Paesi europei, considerato fondamentale per valutare gli effetti diretti e indiretti della pandemia sulla popolazione. L’istituto di statistica conclude che, dal 2 marzo al 10 maggio 2020, le città di Bergamo, Cremona, Lodi e Brescia hanno avuto morti più di tre volte superiori a quelle registrate nello stesso periodo nei quattro anni precedenti. Il New York Times elogia l’Italia: “Da epicentro dell’incubo Coronavirus a modello che dà una lezione anche gli Usa” In un lungo articolo scritto dal corrispondente da Roma, il prestigioso quotidiano americano torna ad analizzare la gestione della pandemia da parte del nostro Paese, spiegando come sia riuscito a lasciarsi alle spalle la fase più critica dell’emergenza e lo status di posto da "evitare a tutti i costi" “L’Italia è passata dall’essere l’epicentro dell’incubo a un modello per il contenimento del coronavirus che dà lezione agli Stati Uniti e al resto del mondo”. Così scrive il New York Times in un lungo articolo scritto dal corrispondente da Roma in cui torna ad analizzare la gestione della pandemia da parte del nostro Paese, spiegando come sia riuscito a lasciarsi alle spalle la fase più critica dell’emergenza e lo status di posto da “evitare a tutti i costi”. Un vero e proprio elogio a sorpresa, quello del prestigioso quotidiano americano, che assurge l’Italia a modello per tutto il mondo. “Dopo un inizio incerto, l’Italia ha consolidato, o almeno mantenuto, i vantaggi di un rigido lockdown a livello nazionale attraverso un mix di allerta e competenza medica dolorosamente acquisita”, scrive il Nyt, sottolineando che oggi gli ospedali italiani “sono praticamente vuoti di pazienti Covid-19” e “le morti quotidiane attribuite al virus in Lombardia, la regione settentrionale che ha sopportato il peso maggiore della pandemia, si aggirano intorno allo zero”. Eppure il nostro Paese nei mesi scorsi era considerato un esempio al contrario. “Guardate cosa sta succedendo con l’Italia”, diceva ai giornalisti il presidente Trump il 17 marzo, ricorda il giornale, evidenziando come anche il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, a proposito della sanità pubblica per tutti disse che “non sta funzionando in Italia in questo momento”. Ciò consente al governo di mantenere le restrizioni in atto e di “rispondere rapidamente, anche con blocchi, a tutti i nuovi focolai – spiega il Nyt – Il governo ha già imposto restrizioni sui viaggi da oltre una decina di Paesi poiché l’importazione del virus è ora la sua più grande paura”. “La strategia di chiudere tutto ha attirato le critiche di chi accusava il governo di eccessiva cautela e di paralizzare l’economia. Ma potrebbe dimostrarsi più vantaggiosa che cercare di riaprire l’economia mentre il virus infuria ancora, come sta accadendo in paesi come Stati Uniti, Brasile e Messico”, insiste il giornale, secondo il quale in Italia c’è anche una parte della popolazione che non rispetta le misure anti-Covid. “Spesso le mascherine non vengono indossate o si tengono abbassate su treni o autobus, dove sono obbligatorie. I giovani escono e fanno le cose che fanno i giovani – e rischiano in questo modo di diffondere il virus nelle parti più sensibili della popolazione. Gli adulti hanno iniziato a riunirsi in spiaggia e per grigliate di compleanno. Non esiste ancora un piano chiaro per un ritorno a scuola a settembre”, scrive ancora il Nyt. Dopo alcuni mesi, prosegue il Nyt, gli Stati Uniti contano decine di migliaia di morti in più rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo e quei Paesi europei “che una volta guardavano compiaciuti l’Italia stanno affrontando nuovi focolai. Alcuni stanno imponendo nuove restrizioni e valutando se introdurre il lockdown”. Venerdì il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato un rinvio del previsto allentamento delle misure in Inghilterra a causa dell’aumento del tasso di infezione. Perfino la Germania, elogiata per la sua risposta efficiente e la tracciabilità dei contatti rigorosa, ha avvertito che il comportamento lassista sta provocando un’impennata dei casi. Il governo italiano, rimarca il Nyt, si è fatto guidare da comitati scientifici e tecnici. Medici locali, ospedali e funzionari sanitari raccolgono quotidianamente più di 20 indicatori sul virus e li inviano alle autorità regionali, che poi li inoltrano al ministero della Salute. “Il risultato è una radiografia settimanale della salute del Paese su cui si basano le decisioni politiche”, prosegue il giornale americano, elogiando il voto del Parlamento che ha prorogato al 15 ottobre lo stato di emergenza.
La follia del raddoppio della centrale nucleare a 100 km da Trieste.
» Inviato da valmaura il 7 August, 2020 alle 2:33 pm
Il vizio della memoria. Riproponiamo due nostri articoli, il secondo è del 25 agosto 2009 e serve anche a far capire quante menzogne gli attuali vertici regionali hanno raccontato sulla Ferriera, millantando meriti che mai hanno avuto.
Terremoto e centrale nucleare di Krsko. Ci manca solo questo!
Poco più di 100 chilometri separano Trieste (un’ora e mezza di macchina) dalla vetusta centrale nucleare slovena di Krsko (costruita nel 1981 ed in piena operatività dal gennaio 1983). In questo mese (marzo 2020) si è rimessa fortemente in movimento la Faglia Balcanica che coinvolge una delle aree a più alta, e devastante per i precedenti, sismicità d’Europa. A partire dai recentissimi forti terremoti della Turchia, Macedonia, Grecia-Albania, e stamane in Croazia (due scosse di magnitudo 5.4 e 4.6 della Scala Richter a Zagabria) tutti accaduti in questo mese con un percorso ascendente, ovvero da Sud verso Nord lungo il percorso di faglia che ha come ultima tappa proprio la Slovenia e l’alto Friuli, sfiorando Trieste. Da fresche notizie delle Agenzie d’informazione risulta che gli “esperti” della Centrale slovena, che dista solo una cinquantina di chilometri da Zagabria, hanno ritenuto di non vedere motivo per sospendere né anche solo ridurne l’operatività. Forse sarebbe il caso di non aggiungere preoccupazione (CoronaVirus) a preoccupazione (eventuale rischio fuga radioattiva) e bene farebbe il Governo Italiano ad attivarsi con l’omologo Sloveno, e la UE, per richiedere l’immediato fermo impianto di Krsko.
Eia Eia, Alalà ! Ma non quà.
“Un Paese vicino peraltro, che ha un vetusto impianto di carattere nucleare che punta a raddoppiare”. Parole del Sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, nell’articolo sul piccolo giornale di oggi, dove compare in foto accanto al Presidente della Regione Renzo Tondo. Ovviamente il “Paese vicino” sta per la Repubblica di Slovenia, il “vetusto impianto” sta per la centrale nucleare di Krsko, a 110 chilometri da Trieste, e la frase è inserita in una minacciosa replica sulla vicenda del Rigassificatore di Zaule (Governo Berlusconi favorevole come il sindaco di Trieste Dipiazza, Slovenia invece contraria) che lascia trapelare la provenienza nostalgica del parlamentare. Ma qui non siamo a ricordare che a Trieste il neofascismo ha ancora forti radici, ma semplicemente per notare alcune cosette più attuali. La prima che balza agli occhi, vista la sua foto con Tondo, è che definire “vetusto impianto che punta a raddoppiare”, proprio la centrale nucleare per cui Tondo e la Regione in diverse occasioni, anche nella recente visita a Lubiana, hanno chiesto di partecipare al suo raddoppio attraverso la finanziaria regionale Friulia, è un ossimoro politico di prima grandezza. Appare evidente che Tondo e Menia quando si incontrano parlano di frico e polenta e non di politica, visto che uno dice esattamente il contrario di quello che l’altro propone. E stiamo parlando di centrali nucleari, di quelle che in barba al Refendum stravotato da milioni di italiani l’attuale governo Berlusconi vuole ripristinare. E il carnico Tondo che dimentica di chiudere la Ferriera si è subito offerto di raddoppiare con soldi regionali quella, appunto vetusta, di Krsko. E il bellunese Menia è l’unico parlamentare eletto a Trieste a sedere nel Governo Berlusconi, ed è l’unico Sottosegretario proprio all’Ambiente. Non male in quanto a coerenza. Ma anche un altro punto delle sue dichiarazioni offre interessanti spunti di riflessione. Quando attacca la Slovenia, che pure ha negato l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’acciaieria Livarna, sopra Gorizia, dimenticando che in quasi due anni di Governo lui non ha fatto nulla per la scandalosa vicenda dell’AIA concessa dalla Regione alla Ferriera e più in generale per la Ferriera stessa di proprietà dei “sovietici comunisti” (la russa Severstal), che sta a casa sua. E che anzi i suoi compagni o camerati in Giunta regionale hanno votato il rinvio sine die della Conferenza di revisione della stessa, in barba alle leggi italiane ed europee. Per non parlare della sua colpevole inerzia nel non fare rispettare la risoluzione parlamentare votata il 23 settembre dello scorso anno che impegnava il Governo, e la Regione, a presentare entro il 22 novembre 2008 un piano di dismissione della Ferriera. C’è da affidarsi al buon cuore del Sindaco di Capodistria che rinunci a chiedere i danni biologici all’Italia per il comprovato, dall’ARPA slovena e dalla similare Azienda Sanitaria, disastro alla salute dei bambini residenti nelle frazioni di quel comune rivolte verso il Vallone di Muggia. Dove tra il 27 ed il 36 per cento del campione tra i dodici ed i zero anni d’età soffre di patologie croniche all’apparato respiratorio, come risulta dall’indagine epidemiologica svolta nel comune istriano. Proprio per l’inquinamento proveniente da Trieste, in particolare dalla Ferriera. Mentre è dal 1999 che la nostra ASS si rifiuta caparbiamente di fare analoga indagine a Muggia e Trieste. Che ne dice Menia, meno Bandelli è più fosforo?