» Inviato da valmaura il 16 August, 2020 alle 4:00 pm
Bene, anzi benissimo che le principali compagnie crocieristiche abbiano scelto a partire da settembre, insomma tra tre settimane, il Porto di Trieste come scalo e tappa. Ma questo impone, vista la centralità dell’attracco (Stazione Marittima) e la frequenza settimanale anche di due navi di accelerare il percorso di elettrificazione dei servizi di bordo, ovvero di far spegnere i motori delle navi dal momento dell’approdo a quello della ripartenza necessari per garantirne il funzionamento, e collegare il sistema di bordo ad un terminale di energia elettrica posizionato in banchina, onde evitare il prodursi dei due inquinamenti più rilevanti proprio in centro città. Ovvero quello provocato dalle emissioni a base soprattutto di zolfo in uscita dai fumaioli e quello acustico causato dal rombo delle macchine motrici in particolare durante la notte. Oltre ovviamente ad una adeguata preparazione al fine di evitare l’intasamento del traffico stradale su tutte le Rive. Certo andrebbe anche meglio pensato, alla luce di un trasferimento definitivo a Trieste del polo crocieristico fino a ieri con base a Venezia, la strutturazione e l’adeguamento del Porto Vecchio a Terminal oppure altra destinazione da individuare in Porto Nuovo. Ma intanto vanno poste in essere subito quelle misure che permettano a Trieste di godere pienamente di questa nuova situazione senza costringere la nostra comunità a pagare alti prezzi in termini di salute e qualità della vita. Pretendere che le nostre forze politiche si occupino di questo è chiedere la Luna, anche perché sono troppo impegnate nelle polemiche da asilo su “chi ce l’ha più lungo” ovvero sul rinfacciarsi il merito di questa nuova situazione. Di cui in realtà non ne hanno alcuno che il trasferimento, si confida non temporaneo, è stato motivato dalla forte mobilitazione dei Veneziani contro i “mostri” sul Canal Grande ed in parte minore dalle conseguenze create dalla pandemia. Ma vallo a spiegare a questi pigmei microcefali. La parola, e soprattutto l’iniziativa, passa ora all’Autorità Portuale che, come approfondito nel recente confronto con Zeno D’Agostino, non potrà che vederci collaborare pienamente.
Ospedali e Pronto Soccorso. Azienda Sanitaria datti una mossa!
» Inviato da valmaura il 15 August, 2020 alle 1:38 pm
Servono poco o nulla le paternali su di un uso eccessivo dei pronti soccorsi da parte dei triestini, esso denota solo una cosa: il sostanziale fallimento da anni delle misure alternative predisposte dai vari vertici della sanità triestina e regionale. Per cui ci risparmino almeno la “morale” e si rimbocchino le maniche. Razionalizzino al meglio questa situazione e prendano tutti i provvedimenti necessari per rendere la risposta sanitaria efficace ed efficiente, visto che ora grazie alle misure post Covid possono assumere personale ed implementare le strutture. Come ripensare la stessa collocazione di un’ adeguata struttura “prime cure” in centro città e non sui monti, ed aperta 24h su 24. E comincino innanzi tutto a sbloccare la lunga lista d’attesa nei distretti territoriali e nei reparti specialistici per analisi e controlli sospesi da mesi. Che oltre al Coronavirus ci sono le “solite” patologie da curare e seguire, e di tempo se ne è già perso troppo. L’ assistenza sul territorio si fa in tempi accettabili solo se si ha il personale, e le strutture, necessari alla bisogna e questo, e non da oggi, non accade. E le responsabilità non sono dei “pazienti” ci pare. Altrimenti datevi all’ippica che la salute evidentemente è cosa troppo seria per voi.
Trieste. Come buttare i soldi.
» Inviato da valmaura il 14 August, 2020 alle 1:10 pm
Pare che ultimamente le amministrazioni triestine si siano specializzate nel gettare letteralmente i soldi, pubblici, in opere e soprattutto progetti, che costano e non poco pure loro, assolutamente superflui ed inutili. L'apripista il quasi milione sprecato per i bidoni, di nome e di fatto, a scomparsa in Corso Italia. Vediamone alcuni. Ponte Curto in Canale Ponterosso, opera fondamentale per collegare due zone desertificate (da un lato uffici della Regione, dall'altro il vuoto di retro Palazzo Carciotti): 800.000 e passa euro. Rifacimento piazza Libertà, rinnovata non molti anni fa e che andava benissimo com'era: quasi 5 milioni di euro. Abbattimento Sala Tripcovich: per cosa? Spostamento di neanche cento metri della statua della tormentata “Sissi” al modico costo di 500.000 euro. Stauta del Vate con vista su dieci bottini di immondizie in Piazza della Borsa (si chiama “turismo culturale”: declami “settembre andiamo è tempo di migrare” mentre butti le scovazze) con annessa deserta mostra al Salone dei “fantasmi”: altri 500.000 eurini lira più, lira meno. Parco del Mare defunto: non nascerà mai ma intanto i dieci milioni immobilizzati alla Camera di Commercio accompagnano a sicura morte molti suoi associati. Ovovia che Dio solo sa quanto verrebbe a costare se mai si facesse e che si inserirà armoniosamente nel panorama urbanistico sette/ottocentesco del Borgo Teresiano, Bora permettendo. Per non parlare del business che ruota attorno alla disgraziata Piscina Terapeutica, come nei progetti la nuova “plaja de Sol” di Porto Vecchio. Per il carnevale di Rio stanno meditando di ripescare la Copacabana della rifatta Riviera barcolana. Spostamento vorticoso di uffici pubblici nel progetto “trasloco continuo”: dalla Regione al Comune muovono tutto nella logica di un “risparmio” che solo loro vedono aumentando a dismisura le volumetrie in Porto Vecchio che è si capiente ma tra poco bisognerà interrare mezzo Golfo. Poi ti spiegano che tanto non sono soldi di Comune e Regione, una pietosa balla, e che sono quattrini dello Stato con l'aggiunta di qualche spicciolo europeo. Come se il bilancio dello Stato, e dell'Europa, non lo pagassero i cittadini ma fosse un omaggio di Bill Gates in vena di generosità. Che poi per ospedali, servizi sociali, ed altre futili sciocchezze non ci sia un euro di avanzo (quel che resta se ne va a partire da novembre nelle prossime luminarie al modico costo di altri 500.000 euro) poco importa. L'importante è che nella “loro” Trieste turistica questo mondo rimanga invisibile. A proposito: meglio un'Ovovia domani o il Tram di Opicina oggi?
Mendaci !
» Inviato da valmaura il 13 August, 2020 alle 2:24 pm
O se preferite bugiardi, truffaldini o quanto altro. Da un anno a questa parte, conscio delle proteste, talvolta preventivamente utili come quella da noi organizzata in viale Romolo Gessi e non solo, il Comune ha cambiato tattica comunicativa. Ovvero sugli avvisi posti sui divieti di sosta temporanei è passato dal terroristico “Abbattimento alberi e potature” al più rassicurante, e financo poetico, “manutenzione alberature ed aree verdi e posa a dimora nuove essenze arboree”. Infatti l'ordinanza, perpetua a questo punto, del sindaco porta la data del 14 novembre 2019. Ma ovviamente il risultato non cambia: brutali quanto nove volte su dieci ingiustificati abbattimenti di alberi pluridecennali di ogni tipo. Fermiamoci un attimo. Prima che le “nuove essenze arboree” raggiungano l'altezza degli alberi tagliati ci metteranno almeno tre decine di anni, ed altrettanto per offrire i benefici all'ambiente nella lotta all'inquinamento. Altra cosa da imparare, noi che per il Comune è un particolare inesistente, come insegnano gli agronomi, quelli seri non i raffazzonati, tre volte su quattro gli alberi cosiddetti “malati” o “a rischio caduta” si possono efficacemente curare e rimettere in piena salute e sicurezza ad un costo che è mille volte più basso di quello sostenuto per abbatterlo e sradicarlo, oltre naturalmente a tutto il resto. Punto interessante per i saccenti da computer che sparano perizie dalle foto di tronchi mozzati: il cerchio scuro che il più delle volte si vede sul ceppo o sui tronchi non è “malattia” della pianta ma al contrario è la pigmentazione determinata dal rilascio da parte dell'alberatura, sanissima, di una sostanza che serve a rendere più duro e sicuro il tronco quando cresce nei confronti di eventi atmosferici particolarmente violenti. E veniamo alle “nuove essenze arboree”. Intanto ne vengono reimpiantate in misura irrisoria rispetto agli abbattimenti: ne volete una conferma? Andate a passeggiare sul Colle di San Giusto, il Parco della Rimembranza conta oramai più ceppi di piante abbattute e mai sostituite che pietre del ricordo dei caduti triestini. Oppure se preferite all'interno dell'ex ospedale di San Giovanni. Poi un terzo, e probabilmente è un calcolo per difetto, delle “nuove essenze” durano l'espace d'un matin: come ama dire Hercule Poirot, ovvero meno che una stagione perchè rinsecchiscono e muoiono per mancanza di irrigazione e manutenzione. Vedi prime due foto. Dunque a conti fatti questa mattanza continua viene a costare, tralasciando i danni alla salute ed alla qualità della vita di noi triestini, al Comune, ma tanto paghiamo noi, molto più di quanto una attenta conservazione e manutenzione del patrimonio verde. Ed allora perchè questi incapaci amministratori (Cosolini e Dipiazza pari sono stati e sono) lo fanno? Per favorire le congiure degli artefici del 5G? Scordatevelo, i padroni pagano chi se lo merita ed a questi al massimo possono offrire un caffè ma al banco. Ed allora perchè? Molto semplicemente per due banalissime ragioni. La prima per incapacità, ignoranza e pigrizia. La seconda si collega ai soldi: più appalti e gare, anche se piccoli, si fanno e più girano appunto i soldi, e più questi da pubblici diventano privati, in tutti i sensi. E dunque spetta a tutti noi fermarli e Trieste Verde può essere lo strumento giusto ma dipende solo da voi.
Le foto sulla pagina facebook Circolo Miani.
Un caso esemplare dello sfascio comunale.
» Inviato da valmaura il 12 August, 2020 alle 11:33 am
Ennesima cementificazione in Campo Marzio.
Il Tar condanna il Comune di Trieste a pagare 17.500 euro per le spese di giudizio e la parcella legale della controparte, rigettando il ricorso del Comune sulla vendita della prima grande aiuola, con alberi e sempreverdi che costeggia l’inizio di viale Romolo Gessi, da parte del Demanio ad un privato cittadino che la vuole trasformare in un parcheggio per autovetture. Potrebbe sembrare l’ennesimo caso di cementificazione e distruzione di alberi e verde in centro città invece è la cartina di tornasole per misurare la cosiddetta “efficienza” di questa, e le precedenti, amministrazione comunale. Il Comune di Trieste infatti ricorre al Tar asserendo che il Demanio non poteva vendere a chicchessia un bene che dal 1945 non è più di sua proprietà avendolo appunto ceduto al Comune di Trieste. Peccato che gli Uffici comunali non siano stati in grado di dimostrarlo producendo in Tribunale un semplice atto che ne certifichi la sua proprietà. Perché gli uffici non sono ancora riusciti a trovarlo, anche se giurano che c’è. E la cosa si trascina da anni ed anni (Cosolini sindaco). Poi l’amministrazione Dipiazza ha deciso di non presentare ricorso, e dunque di pagare: tanto i soldi sono i nostri mica i loro, e di preparare una eventuale azione civile escludendo altre ipotesi come l’esproprio per pubblica utilità od, ipotizziamo, una variantina al volo del Piano regolatore. Sempre che l’azione non arrivi a babbo morto, ovvero a parcheggio già costruito. Ora quale sia l’impreparazione giuridica di chi predispone un atto senza avere in mano la “prova regina” è di tutta evidenza, come lo è lo stato di caos che regna nella burocrazia comunale. Ameno che, talvolta a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, il tutto non sia stato una sceneggiata, per giunta costata a noi oltre 17.000 euro, per dimostrare ad una opinione pubblica giustamente indignata ed allarmata per la continua mattanza di alberi e verde in Trieste, che il Comune aveva tentato ma il fato cinico e baro aveva voluto diversamente. Un quadro sconfortante che conferma appieno quanto da noi scritto nell’illuminante articolo precedente, e rafforza la necessità di fare rapida pulizia nel Comune di Trieste e conferma appieno le ragioni che hanno spinto molti cittadini a far nascere Trieste Verde.