» Inviato da valmaura il 22 August, 2020 alle 2:47 pm
La mattanza degli alberi.
Partiamo da una legge che il Comune ostentatamente viola, come pubblicamente dichiarato, senza che il Prefetto o la Procura alzi sopracciglio, recentemente sulla stampa dall’assessora al Verde pubblico Lodi: “l’altro anno ne avremmo dovuti piantare oltre 1200 (tanti sono stati i neonati registrati all’anagrafe comunale) ma per assenza di spazi ne abbiamo messi a dimora solo due, uno per le femmine ed uno per i maschi”. Mancanza di spazi? Avete capito. Qui sotto la nota Ansa sull’entrata in vigore della legge in questione. “Le città italiane stanno per diventare più verdi grazie alla legge (legge n. 10 del 14 gennaio 2013), entrata in vigore il 16 febbraio 2013 scorso e che obbliga i Comuni sopra i 15mila abitanti a piantare un albero per ogni bambino registrato all'anagrafe o adottato. La normativa, che punta a incentivare gli spazi verdi urbani, esiste in realtà da oltre vent'anni. L'obbligo di piantare un albero per ogni neonato era stato introdotto in Italia con la legge Cossiga-Andreotti n.113 del 29 gennaio 1992. Per "assicurarne l'effettivo rispetto", tuttavia, la legge n.10 del 14 gennaio 2013 introduce modifiche alla precedente disposizione. L'obbligo non si applicherà più a tutti i comuni, ma solo quelli con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, e non interesserà solo le nascite, ma anche i bambini adottati. Un altro cambiamento riguarda i tempi: la piantumazione dovrà avvenire entro sei mesi, e non più dodici, dalla nascita o dall'adozione.” Proseguiamo con il Regolamento sul Verde che il Comune di Trieste si è dato (approvato con Delibera del Consiglio comunale in data 7/4/2014 ed entrato in vigore con il 30 dello stesso mese), e che sulla carta, ma solo su questa, appare uno dei più avanzati in Italia. Esso, tra le altre cose, prevede giustamente che anche gli abbattimenti di alberi nelle proprietà private devono essere sottoposti a preventiva autorizzazione del Comune. Appare pacifico che praticamente non c’è articolo che abbia trovato attuazione. Passiamo ora ad una semplice quanto indiscutibile considerazione, non nostra ovviamente ma dei migliori agronomi e botanici (ne potete leggere i pareri a bizzeffe su Internet): che i tre quarti degli alberi “malati” o a rischio caduta possono essere curati e messi in sicurezza con successo. Operazioni che costano cifre infinitamente più basse di quelle pagate per l’abbattimento, specie se di alto fusto, eradicazione del ceppo e messa a dimora di nuova pianta che comunque abbisogna di costante ed attenta manutenzione, altrimenti rinsecchisce e muore nel giro di uno o due stagioni. Oltre alla considerazione che i nuovi alberelli per produrre gli stessi effetti benefici di quelli abbattuti ci metteranno almeno due decenni. Esattamente tutto il contrario di quanto praticato dal Comune di Trieste, nel complice silenzio di tutte, ripetiamo tutte, le forze politiche presenti in Consiglio, ma vale pure per la Regione FVG. C’è ancora qualcuno che dubita della necessità di far nascere Trieste Verde?
La scuola a Trieste.
» Inviato da valmaura il 21 August, 2020 alle 1:24 pm
"Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese". John Fitzgerald Kennedy
A parte i soliti attacchi dei politici disinformati sulle “scuole riaperte in giugno” in altri paesi d'Europa mentre in Italia no, il che dimostra che non conoscono i calendari scolastici italiani e che ignorano, spesso volutamente, che quando in alcune altre realtà europee, a macchia di leopardo, hanno provato a riaprire alcune scuole dopo manco una settimana, quasi sempre, le hanno anche richiuse. Oggi sul piccolo giornale si riporta una carellata di commenti di genitori, per lo più preoccupati, sulle condizioni in cui a Trieste, tra poco meno di un mese, si riapriranno le scuole. Il tutto accompagnato da giorni da una serie di lamentele dei presidi che riguardano, talvolta a ragione, le problematiche, complesse e nuove non c'è dubbio, che si trovano ad affrontare. Ora intanto comincino però, i presidi, ad assumersi le responsabilità che il ruolo dirigenziale assegna loro ed in seconda battuta investano le autorità pubbliche (Comune, Regione, Stato) per ottenere in tempo utile le strutture ancora mancanti. E confidiamo lo stiano già facendo.Tenendo conto della eccezionalità degli eventi che ci troviamo tutti ad affrontare. E uguale discorso vale pure per le famiglie degli alunni: appare pacifico che problematiche e nuove situazioni caratterizzeranno quest'anno scolastico che si va ad aprire, ma i sacrifici ben valgono lo sforzo di permettere la ripresa dell'istruzione “in presenza” nella massima sicurezza. Poi certo è sacrosanto che gli enti pubblici facciano la loro parte per alleviare e ridurre gli eventuali disagi che specie nella fase iniziale potranno verificarsi. Ma ironizzare sui nonni “categoria protetta” e sulle mascherine, oppure sui nuovi banchi singoli, a rotelle o meno e già giudicati a priori “pericolosi” ed utilizzati come “autoscontri”: ci sembra francamente inutile, oltre che distorsivo. Come il preoccuparsi anticipatamente per le normali infreddature ed influenze stagionali, frequenti nei ragazzi, automaticamente scambiate per Covid-19 e chiudere con l'angosciosa domanda "allora cosa faranno?” Quando la risposta scontata la conoscono tutti: un tampone. Abbiamo fatto tanto, tutti, o quasi, noi per affrontare meglio degli altri visti i risultati questa emergenza, cerchiamo di non dimenticarlo proprio ricordando i sacrifici, anche in termini di sofferenze e lutti, che la nostra comunità ha pagato.
» Inviato da valmaura il 20 August, 2020 alle 11:33 am
di Marco Travaglio.
Provo a spiegare, con dati certi e argomenti dimostrabili, perché dicevo e dico Sì al taglio dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200). 1. Combattendo le controriforme di B. e di Renzi, abbiamo sempre detto che la Costituzione non si stravolge per metà o un terzo. Meglio aggiornarla con aggiustamenti chirurgici, nello spirito dell’art.138. Se Renzi si fosse limitato a tagliare i parlamentari (tutti, non solo i senatori) e il Cnel, avrebbe stravinto il referendum anche col mio voto, anzi nessuno si sarebbe sognato di scomodare gli elettori per un esito scontato. 2. Il “populismo” non c’entra nulla con questa riforma, invocata da molti, specie a sinistra, da oltre 40 anni: simile a quella della commissione Bozzi (1983), identica a quella della bicamerale Iotti-De Mita (‘93), in linea col programma dell’Ulivo (‘96). Il fatto che l’abbiano portata a casa i 5Stelle, con la stragrande maggioranza delle Camere, trasforma in populisti pure Prodi, De Mita, Bozzi e la Iotti? La scena mai vista di un Parlamento che si autoriduce contro gli interessi dei suoi membri e fa risparmiare allo Stato 80-100 milioni all’anno (quasi mezzo miliardo a legislatura) è l’esatto opposto dell’opportunismo. E' il miglior antidoto all’anti-parlamentarismo: i cittadini, chiamati da anni a fare sacrifici, apprezzeranno un’istituzione che dà finalmente il buon esempio in casa propria. 3. La Carta dei padri costituenti ci azzecca poco con l’attuale numero dei parlamentari, deciso non nel 1948, ma nel ‘63: allora il potere legislativo era esclusiva del Parlamento, oggi molte leggi sono dell’Ue e delle Regioni. Infatti anche altrove, da Londra a Parigi, si progetta di ridurre gli eletti. 4. È vero: il Parlamento è stato trasformato dalle ultime tre leggi elettorali e da troppi decreti e fiducie in un’assemblea di yesman (peraltro volontari). Ma non dipende dal loro numero: se non cambiano la legge elettorale e i regolamenti, resteranno yesman sia in 945 sia in 600. Anzi, il taglio impone una nuova legge elettorale che, si spera, cancellerà la vergogna delle liste bloccate e ridarà potere, dignità e autorevolezza ai singoli parlamentari. Più rappresentativi, riconoscibili, responsabilizzati e un po’ meno inclini a votare Ruby nipote di Mubarak o a chiedere il bonus-povertà. 5. Ridurre i parlamentari – come ha deciso 4 volte il Parlamento, non i suoi nemici, con maggioranze oceaniche (all’ultima lettura 553 Sì, 14 No e 2 astenuti) – non implica affatto il “superamento del Parlamento” (che certo non vuole il M5S, essendovi il gruppo più numeroso) né il “presidenzialismo” (che vuole solo Salvini, isolato da tutti gli altri, inclusa FI). Ma proprio un “rilancio del Parlamento” che, diventando meno pletorico, sarà più credibile, efficiente e funzionale perché composto da eletti meno indistinti e dunque più forti, autonomi e autorevoli. Difendere un’assemblea-monstre di quasi mille persone, di cui un terzo diserta una votazione su tre, due terzi non ricoprono alcun ruolo e solo il 10% assomma più di un incarico, è ridicolo. 6. È falso che la riforma faccia dell’Italia il Paese con meno eletti in rapporti agli elettori. L’unica altra democrazia a bicameralismo paritario ed elettivo sono gli Usa: hanno il sestuplo dei nostri abitanti e un Congresso con 535 fra deputati e senatori (65 meno del nostro Parlamento post-taglio), che mai si sono sentiti deboli perché pochi, anzi. Sulle altre democrazie, il confronto va fatto solo con le Camere basse elette direttamente: Camera dei Comuni britannica (630 eletti contro i nostri 600, ma con 6 milioni di abitanti in più); Bundestag tedesco (709, ma con 20 milioni in più); Assemblée Nationale francese (577, ma con 7 milioni in più). Dopo il taglio l’Italia avrebbe 1 parlamentare ogni 85 mila elettori, contro una media di 1 su 190 mila delle democrazie con più di 30milioni di abitanti. 7. Dire che il taglio “renderà difficile funzionamento e ruolo” delle Camere è un nonsense: l’efficienza di un’assemblea è inversamente proporzionale al numero dei suoi membri. E affermare che “sarà impossibile la proporzionalità al Senato in 9 Regioni”, “tanti territori saranno sottorappresentati” e avremo solo 3 o 4 partiti significa nascondere agli elettori che la maggioranza s’è impegnata, nel rifare i collegi dopo il taglio, a evitare quelle storture: per esempio, superando la base regionale del Senato che consentirà circoscrizioni pluri-regionali, a vantaggio delle Regioni più piccole e dei partiti minori. Ecco perché voterò Sì al Referendum.
Allarmismo o responsabile realismo?
» Inviato da valmaura il 18 August, 2020 alle 11:36 am
Ferragosto. Coronavirus, record di nuovi contagi: 629 in 24 ore. Mai così tanti dal 23 maggio. Crisanti: “Le discoteche vanno chiuse subito”. Guerra: “Così la scuola è un rischio”. Vaia: “Riprendere spirito lockdown” FVG. Raddoppiati i contagi in Regione: 15 casi in più in 24 ore. Si moltiplicano gli appelli alla prudenza degli esperti di fronte alla crescita ma costante dei contagi. Il docente di Microbiologia: "Mi pare improbabile che si riesca a frenare. Danni enormi da chi parla di virus che non esiste più". Il direttore aggiunto dell'Oms: "Non va bene per niente. Man mano che i casi di nuovi positivi si accumulano i tempi di moltiplicazione dei contagi si accorciano". Il direttore dello Spallanzani: "Non siamo in una seconda ondata, possiamo evitare che arrivi". La curva dei contagi risale, i rientri dall’estero preoccupano, la movida anche ma le discoteche restano aperte ovunque tranne che in Basilicata e Calabria. E a un mese dall’inizio della scuola, con i nuovi casi giornalieri tornati ad oltre 600 il 15 agosto come non accadeva da fine maggio, gli esperti iniziano a lanciare l’allarme su cosa accadrà a settembre, con il rientro in città e la ripresa delle lezioni in presenza. Mentre i locali notturni continuano ad essere “graziati” da quasi tutte le Regioni, nonostante la linea del Governo. Così se per il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia “non siamo nella seconda ondata” e “non abbiamo bisogno di nuovi lockdown ma di riprenderne lo spirito”, il professor Andrea Crisanti, docente di Microbiologia all’Università di Padova, si dice “non ottimista” perché “nel giro di 10-20 giorni arriveremo ad almeno mille casi positivi giornalieri”. Il ritmo di crescita, sottolinea, “è costante” e “mi pare improbabile che si riesca a frenare”. Uno scenario, dice a Il Messaggero, nel quale le discoteche “andrebbero chiuse immediatamente”. L’aumento è “lento” ma “costante”, conferma Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms distaccato a Roma e componente del Comitato tecnico-scientifico. In un’intervista sul Corriere della sera, l’esperto avvisa riguardo al rischio di “arrivare a ridosso della riapertura delle scuole con un numero di casi che la renderebbero pericolosissima. Perché è matematico che la curva col ritorno in aula salirebbe ancora“. Insomma: “Azioniamo il freno o andiamo a sbattere”. Per Vaia una seconda ondata non arriverà “se saremo in grado, come sono certo, di affrontare, di petto, anche questo particolare momento”. Quello che oggi va fatto, spiega, è “quello che abbiamo fatto ieri con successo: non abbiamo bisogno di nuovi lockdown ma di riprenderne lo spirito”. E invita a mettere al centro”un solo obiettivo: farci uscire dalla emergenza”. Ad avviso di Crisanti “quello che non si riesce a spiegare è che più i nuovi positivi aumentano, più crescono le possibilità di avere pazienti in terapia intensiva” e di “vedere un incremento dei decessi, purtroppo”. Il punto di rottura, dice ancora, “lo avremo quando i focolai, per dimensioni e per numero, riusciranno a sopraffare la capacità di risposta del sistema sanitario. Si passerà dalla trasmissione a focolaio a trasmissione diffusa”. “Siamo in una fase di lenta crescita dei casi. La curva sale, lentamente ma in modo costante. E può bastare poco per ripiombare nell’emergenza”, avverte Guerra. Il rischio è “arrivare a ridosso della riapertura delle scuole con un numero di casi che la renderebbero pericolosissima”. Perché “è matematico che la curva col ritorno in aula salirebbe ancora”, quindi “o azioniamo il freno o andiamo a sbattere”. L’Italia rispetto “a qualche settimana fa mostra una sequenza di tanti, troppi piccoli focolai che tengono alta la circolazione del virus”. Riguardo ai comportamenti sociali, aggiunge Guerra, “sembra che la gente non abbia compreso quanto siamo in pericolo“, eppure “è adesso che dobbiamo agire, dopo potrebbe essere troppo tardi”. “Man mano che i casi di nuovi positivi si accumulano i tempi di moltiplicazione dei contagi si accorciano”, spiega il direttore aggiunto dell’Oms. Tradotto: “Significa che la crescita dell’epidemia da lenta diventa rapida e si ha una progressione geometrica”. Se tutti, dice ancora, “mostrassero senso di responsabilità rispettando le tre regole base” – ovvero mascherina, distanziamento e igiene delle mani – “faremmo ancora in tempo a tornare indietro, a cambiare marcia. Invece si vedono movide, affollamenti in spiaggia, giovani che tornano infetti dalle vacanze e spesso diffondono il contagio in famiglia. No, non va per niente bene”. Chi sta facendo passare il messaggio che il virus non esiste più ha “causato dei danni enormi”, aggiunge il professor Crisanti. I contagi di queste settimane sono “ancora numeri sostenibili, ma dobbiamo guardare in prospettiva a ciò che succederà con questo costante incremento dei casi”, conferma. “Purtroppo la dinamica dell’epidemia è ormai chiara, il ritmo di crescita è costante, mi pare improbabile che si riesca a frenare”. A suo avviso è anche “stato sbagliato non prevedere riaperture graduali, differenti da regione a regione”. Inoltre, “ci si è calati le braghe di fronte alle esigenze dell’industria turistica. Bisognava limitare gli spostamenti all’interno dell’Italia, se necessario, ma anche dall’Italia ad altri paesi d’Europa”. E riguardo alle regole nelle discoteche Crisanti è molto critico: “Prima di tutto è molto difficile mantenere il distanziamento sociale. Inoltre, l’attività in una discoteca aumenta la respirazione profonda, le persone vanno in anaerobiosi, si muovono, hanno bisogno di respirare molto di più. Questo facilita le infezioni. Penso all’esempio di un giocatore di rugby durante una partita ha contagiato molti altri giocatori”. Attenzione quindi alle prossime settimane: “Secondo me aumenteranno sia il numero dei focolai, sia le loro vastità – sottolinea l’esperto – Ma la verità è che dovevamo quest’ estate avvicinarci a zero casi. Sarebbe stato possibile. Io non so, per esempio, perché per tempo non abbiamo preso le contromisure per limitare i casi di rientro. Non parlo degli immigrati, che sono una parte molto marginale, penso a chi torna ad esempio dalle vacanze in altri paesi d’Europa. Bisognava attivare i controlli prima, predisporre dei protocolli“. https://www.ilfattoquotidiano.it/…/coronavirus-e-…/5901047/…
Fedriga, non ce la racconti giusta.
» Inviato da valmaura il 17 August, 2020 alle 1:33 pm
Ed al piccolo giornale non leggono neppure i loro articoli di cinque pagine indietro.
Sulla questione “discoteche” e assimilabili è incredibile il tentativo del Presidente della Regione di scaricare sul Governo la responsabilità di “mancate indicazioni”. Dopo due giorni di consultazioni Stato-Regioni nei quali il Governo con ben tre ministri partecipe aveva chiaramente detto che per il momento queste attività andavano chiuse, e poi si era dovuto arrendere alle opposizioni di diversi presidenti di Regione che si assumevano, come spiegato dai ministri, la piena responsabilità della scelta per la rivendicata autonomia. Ovvero che non si sognassero poi di scaricare sul Governo eventuali disastri, e che comunque alcuni presidenti di Regione (Calabria, ed in parte Veneto ed Emilia Romagna) avevano emesso divieti ed ordinanze restrittive. Oggi il Fedriga se ne esce con questa dichiarazione: “ Il presidente Massimiliano Fedriga decide però di tenere il punto: pur davanti a colleghi che hanno deciso di attuare una serie di restrizioni, la scelta del Friuli Venezia Giulia è di andare avanti con le regole attuali, tanto più che da Roma non sono ancora arrivate nuove indicazioni (falso: il Governo ha chiesto la chiusura) per la pur annunciata revisione delle norme, che potrebbe a questo punto arrivare dopo Ferragosto. «Il governo non (ancora falso ha perfino prorogato di un giorno la consultazione nel tentativo di addivenire ad un accordo) ci ha più convocato - dice Fedriga - e allo stato attuale continueremo a seguire le linee guida stabilite all'unanimità in seno alla Conferenza delle Regioni». Il presidente non vuole ancora pensare ad un giro di vite: «Fino a quando non ci saranno novità, si va avanti così, con i due metri di distanziamento obbligatorio (buona questa), la possibilità di ballare solo all'esterno e l'obbligo di mascherina all'interno, dove comunque non si può ballare» Come no! Infatti proprio a Sistiana “Giovedì quasi in mille hanno affollato il Cantera dove si è esibito il cantante. Controlli all'ingresso ma poi distanziamento ignorato e niente protezioni. I giovani: «Tanto non le indossa nessuno» e prosegue la cronaca “Le mascherine se le sono portate (o le hanno ricevute in regalo direttamente nel locale), ma poi se le sono infilate in tasca o nel braccio, tanto, hanno constato, nessuno diceva loro di indossarla, anche se la distanza del metro (dovrebbe essere due metri a sentire Fedriga) non veniva assolutamente rispettata. Insomma le testimonianze sono unanimi: “Abbiamo la mascherina, ma non la indossiamo, tanto non c'è nessuno che la porta.” E nessuno che controlla, vero Fedriga. https://www.youtube.com/watch?v=84LqJewOW4k