» Inviato da valmaura il 27 August, 2020 alle 3:18 pm
Parliamo, e non da oggi, noi, dalla nuova tecnologia telefonica, il 5G ponendo, almeno per Trieste dei punti fermi. In una cornice europea in continuo mutamento (prima la UE raccomanda agli Stati membri la “massima precauzione” nell'adottare il 5G, poi fa parziale marcia indietro, ed infine “contrordine” di nuovo afferma che ci vogliono nuovi, plurimi ed approfonditi studi e ricerche scientifiche sull'eventuale impatto su salute ed ambiente. Spiazzando pure l'Italia che si era sbilanciata nel decreto governativo a rassicurare, e vietare ai sindaci (oltre 550) di continuare ad emettere ordinanze di moratoria. Pertanto a livello istituzionale: palla di nuovo a centrocampo. E dunque riaperta la possibilità, proprio appellandosi alle ultime decisioni europee, ed altrimenti con un ricorso alla Corte Costituzionale sulla preminenza dell'articolo 32 (tutela della salute, bene primario) e sul ruolo di Ufficiale Sanitario di cui i Sindaci sono investiti fin dal lontano 1934, di emettere ulteriori provvedimenti da parte dei Primi Cittadini (dove esistano e non ci pare questo il caso di Trieste). Scendiamo nel Friuli Venezia Giulia dove sono una dozzina i Comuni ad aver interdetto la sperimentazione 5G a partire da quelli di Udine e Sacile. Ma il dato preoccupante è la posizione di preminenza ed unicità affidata all'ARPA fvg, che dipende dall'assessore regionale all'ambiente, ed abbiamo detto tutto, sui controlli delle emissioni e dei campi elettromagnetici prodotti dalle installazioni di telefonia mobile, a cominciare da quelle preesistenti (3/4G). A parte il divertente comunicato ufficiale dove l'Arpa rassicura che le misurazioni fatte sul praticamente unico impianto 5G in Regione sono ampiamente sotto i limiti di legge, aggiungendo a suo involontario discredito, che però l'impianto in questione è pressochè inattivo, resta il fatto acclarato da anni ed anni che la credibilità di quest'organo di controllo, e degli assessori regionali che lo guidano, agli occhi dei cittadini del Friuli Venezia Giulia, è pari a zero, Anche perchè non c'è praticamente inchiesta giudiziaria passata e presente per reati ambientali che non veda qualche funzionario, anche apicale, dell'Arpa fvg indagato o rinviato a giudizio. Ma l'Arpa nella sua infelice nota dice anche un'altra cosa, e molto importante: ovvero l'escamotage, insomma il Cavallo di Troia, di nome e di fatto, offerto ai politici locali e alle imprese di telefonia. Dove stabilisce che i Comuni prima di concedere nuove licenze edilizie di costruzione di ripetitori e antenne per il 5G, devono attendere il nullaosta tecnico dell'Arpa stessa, di cui la domanda di costruzione deve essere corredata. Ma, aggiunge una riga sotto la stessa nota Arpa, nel periodo iniziale detto “sperimentale” gli operatori della telefonia installeranno i diffusori del segnale 5G sugli attuali esistenti impianti e ripetitori in uso per il 3/4G. Esimendo dunque imprenditori e politici dalla necessità di richiedere e concedere nuove licenze costruttive. Ed è per questo che nella passata primavera-estate, almeno a Trieste c'è stata una vera e propria corsa degli operatori telefonici a costruire o potenziare tantissimi ripetitori ed antenne (formalmente 3/4G) addirittura saturando interi quartieri della città (vedi San Giacomo), e ben oltre ai limiti di legge per i campi elettromagnetici per lo scattare dell'effetto “cumulo”. Pare noto a tutti meno che all'Arpa fvg. Rimane sempre in attesa di una risposta vera, non di quelle posticce mandate dal Comune, la richiesta di moratoria del 5G sul territorio comunale inoltrata da un avvocato per conto del Circolo Miani. E resta stupefacente l'assoluto unanime silenzio che su questo argomento, così importante e sensibile per la salute dei cittadini e per l'ambiente, hanno mantenuto TUTTE le forze politiche presenti in Consiglio comunale ed in quello regionale. Ecco un'altra delle fondate regioni che ci porta a dare vita a Trieste Verde. Va anche detto, così risparmiamo commenti inutili e dibattiti scientifici su questo articolo, che noi ci siamo presi la briga di chiedere la moratoria 5G, ed un piano regolatore per ripetitori ed antenne per le frequenze telefoniche, per eliminare l'attuale Far West di impianti stile Antenna Selvaggia, anche a tutela delle sempre più persone soggette ad “elettrosensibilità”, al Comune, non per pregiudiziale ostilità al “progresso”, ma semplicemente animati da quel buonsenso che dovrebbe ispirare l'operato di qualunque pubblico amministratore o di chi ricopre ruoli di responsabilità nei confronti della nostra comunità. Partendo da un dato di fatto inoppugnabile allo stato delle cose: ovvero l'assenza della matematica certezza che questa nuova tecnologia sia assolutamente innocua a persone e cose, ed in attesa di un verdetto definitivo da parte del mondo scientifico, il saggio preferisce attendere prima che piangere poi.
Trieste. La mattanza degli alberi e della verità.
» Inviato da valmaura il 26 August, 2020 alle 2:57 pm
Mentono in due, e dei due quello che è più grave, ma diremmo a Trieste consueto, è che il piccolo giornale faccia propria senza alcuna verifica o riscontro la macroscopica bufala comunicata dal Comune. Si chiama “etica e professionalità” vero? E devono essere proprio alla frutta, o se preferite alla disperazione, a Palazzo Cheba, se sentono il bisogno di ricorrere al giornalismo amico, prono e sempre disponibile, per ridare, ma stavolta con una intera mezza pagina, esattamente la stessa notizia pubblicata cinque giorni orsono. Della serie “repetita iuvant”. Già questo fa sbellicarsi dalle risa e conferma quanto temano i risultati da noi ottenuti. Leggete qua: “In media ogni anno si abbattono 90 alberi e altri 40 vengono eliminati perchè disseccati o resi instabili”. Scrivono i giuggioloni e riportano i giullari. Ma forse intendevano dire 130 (il totale) al MESE e non all’anno. Basta leggere, quando si riesce, gli stessi elenchi, parzialissimi, forniti dal Comune. Infatti solo al boschetto dell’ex Opp, nonostante l’opposizione della Circoscrizione, a conferma dell’inutilità di questi enti così come sono, ne hanno fatto secchi 186 in una botta sola. E nell’elenco di febbraio i morituri erano 72, a luglio 55, ma solo sulla carta si intende. Per gli altri mesi non sappiamo ma vediamo quel che riusciamo. “Disciplina ed onore” scrive la nostra Costituzione sull’obbligo comportamentale a cui sono tenuti gli amministratori pubblici, ovviamente Trieste esclusa. Guardate un po’ qua la foto. Questo era un boschetto, in via Flavia all’Automarocchi (ex Ezit) ora non c’è più. Una spianata di cemento. La seconda è la "pulizia" in Val Rosandra. Ma in Comune erano distratti come il “giornalismo” domacio. Trieste Verde: il giusto antidoto contro questa banda di sventurati.
» Inviato da valmaura il 25 August, 2020 alle 3:10 pm
L'articolo su Facebook “Il disastro del verde a Trieste. La mattanza degli alberi.” ha per ora totalizzato i seguenti numeri: 73.200 lettori diretti con 11.500 interazioni, e 6000 visite ad altri articoli sulla Pagina. I “Mi Piace” diretti sono allo stato attuale, in cui scriviamo, 444 ed altri 2350 sono apposti sulle Condivisioni. E questo senza calcolare i numeri sulle altre quattro nostre pagine e sulle condivisioni delle condivisioni, che a noi non arrivano. Le condivisioni dirette sono per ora 626 e 812 i commenti nel totale parziale. Fate conto che un numero almeno triplo di lettori avrà letto l'articolo sulle condivisioni, e siamo prudenti. Senza contare i 140 nuovi “Mi Piace” a questa nostra Pagina. Dunque un risultato cosiddetto “virale” anche se in questi tempi il termine ci piace assai poco. Un buon auspicio di sicuro per Trieste Verde, che se mai decidessimo di presentare alle prossime elezioni comunali del maggio 2021 garantirebbe la vittoria piena al primo turno e senza passare per il ballottaggio. Ma questi sono, e ce ne rendiamo conto, discorsi prematuri e tanticchia azzardati. Ma di sicuro questi numeri, che fanno impallidire quelli di stampa e televisioni locali, sono molto promettenti e ci confortano a proseguire con maggior determinazione il nostro impegno. D'altronde è quasi impossibile non farlo quando si parla di fatti concreti che riguardano la nostra vita, il nostro benessere e salute, ed il nostro futuro prossimo, molto prossimo.
» Inviato da valmaura il 24 August, 2020 alle 2:32 pm
Procura della Repubblica Tribunale di Trieste.
Lo scrivente Maurizio Fogar a nome e per conto del Circolo Miani espone a questa Procura quanto segue. In data 12-13 aprile 2020 sulla stampa locale, e con rilevante evidenza, l'assessore comunale al Verde pubblico, Elisa Lodi, dichiarava che non essendoci a Trieste lo spazio adeguato si era deciso di “applicare” le leggi statuali: Cossiga-Andreotti n.113 del 29 gennaio 1992, rafforzata dalla successiva n.10 del 14 gennaio 2013, che dispongono che ogni amministrazione comunale con più di 15.000 residenti (Trieste ne conta quasi 205.000) pianti un nuovo albero per ogni neonato, oppure adottato, iscritto all'anagrafe comunale, al seguente modo. Premesso che nell'anno 2019 risultavano 1200 ed oltre neonati iscritti alla stesso Ufficio anagrafico. Orbene l'assessore Lodi nella sua dichiarazione affermava che con delibera (n.132/2020) della Giunta comunale guidata dal sindaco Roberto Dipiazza, in data 10 aprile il Comune aveva stabilito di piantare due soli nuovi alberi, uno per genere (maschile e femminile) al posto dei dovuti per legge 1200 per il solo 2019, come apparso sul quotidiano locale, mentre su altri siti il numero saliva a 14, ovvero due per ogni Circoscrizione, che nel Comune sono sette. Comunque ben lontani dal numero di nuove piantumazioni stabilito per leggi. Tutto ciò è avvenuto senza che il Prefetto di Trieste nella sua veste di Commissario del Governo per la Regione Friuli Venezia Giulia, che tra i suoi compiti ha anche quello di vigilare sugli enti locali per il rispetto e l'applicazione delle leggi dello Stato, avesse nulla da obiettare o rilevare. Quanto sia discutibile la giustificazione della mancanza di spazi adeguati nel territorio comunale avanzata dalla Lodi e ribadita nella delibera giuntale, è del tutto pacifico. Basti solo ricordare che annualmente l'ufficio diretto dalla Lodi, direttamente o indirettamente, dispone l'abbattimento di centinaia di alberature, decisioni sulle quali il Circolo attraverso uno studio legale ha chiesto inutilmente l'accesso agli atti, e che sulle 18 schede peritali (obbligatorie nel valutare le condizioni delle piante da tagliare) inerenti alberi di pregio di 60/70 anni di vita dei quali veniva disposto l'abbattimento sul Colle di San Giusto, in un terzo delle stesse era assente alcuna diagnosi e nelle rimanenti essa compariva nella sola parola “deperito”. Va altresì rilevato che buona parte delle piante tagliate non trova sostituzione con nuove paritarie piantumazioni (è sufficiente un breve sopralluogo nel parco della Rimembranza a San Giusto o nel parco dell'ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni per averne puntuale conferma attraverso la visione di decine e decine di ceppi di alberi tagliati e mai sostituiti). Va pure osservato che anche quando nuovi alberelli vengono piantati quasi un terzo degli stessi rinsecchiscono e muoiono nel giro di due stagioni per carenza di manutenzione, con per altro un evidente danno erariale per le casse comunali sul quale sarebbe bene che questo Ufficio provvedesse a segnalare un tanto alla Magistratura contabile del Friuli Venezia Giulia. Con richiesta di essere informato sull'evolversi di questo atto, anche in caso di richiesta di sua archiviazione. Cordiali saluti Maurizio Fogar.
Il silenzio dei colpevoli.
» Inviato da valmaura il 23 August, 2020 alle 1:53 pm
Che qui di “innocenti” non se ne vedono: a sinistra, tra i 5Stelle e tantomeno a destra. Per non parlare degli “intellettuali” pronti a discettare su ogni cazzata che odori di premio o riconoscimenti impomatati. Trieste 23 luglio 2020. Servizio Sociale Comune di Trieste. “Non disponibilità di budget economico a copertura dell'intervento richiesto”. L'importo “richiesto” era di una rata (551 euro) del mutuo Unicredit per non perdere l'appartamento e vederselo andare all'asta giudiziaria, ed il proprietario in strada. Andiamo per ordine. I Triestini sanno che in città un quarto delle famiglie vive (scusateci l'eufemismo) in povertà assoluta o relativa? Cioè con sussidi (da reddito di cittadinanza o surrogati) e pensioni che non superano i 500 euro al mese quando va bene? I Triestini che si stracciano le vesti per i mesi di clausura passata hanno la capacità di immaginare cosa questa ha significato per nuclei familiari costretti a vivere chiusi in appartamenti di 50 metri quadri quando il grasso cola? I Triestini sanno cosa significa la povertà? No, non quella dei migranti, ma quella di migliaia di concittadini che non si possono permettere nemmeno un caffè al bar, che di vacanze hanno perso la memoria, che della pizza non ricordano più il gusto, e che fanno la spesa, quando possono, contando i centesimi? A voi lettori sembra facile recuperare il coraggio, superare quel senso di vergogna che questa società impone chissà perchè ai poveri onesti e non ai ricconi disonesti, e mettere in piazza, rendere di pubblico dominio la propria condizione rivolgendosi ai servizi sociali o a qualche fondazione privata per chiedere aiuto? Senza per altro quasi mai riceverlo e con trafile burocratiche prive di qualunque rispetto per la dignità umana (vedere le centinaia di persone accalcate nello stanzone a piano terra dell'assessorato guidato da Grilli in via Mazzini dove anche chi passava per strada vedeva e sentiva le problematiche e le spesso strazianti storie personali dei convenuti). Con le/gli assistenti sociali, viene quasi repulsione a scriverne la qualifica, a fare da semplici passamoduli o travet da studio ragionieristico, con una rara arroganza espressa dai vertici dei Servizi, ingiustamente privati del Mocio Vileda. Se mai avessimo scelto quella “mission” come attività lavorativa ci rifiuteremmo di firmare simili comunicazioni, scenderemmo in piazza davanti al Municipio e grideremmo che la nostra dignità professionale, oltre che la nostra umanità, non ci consentono di sottoscrivere certi atti, di assistere inermi ai drammi esistenziali che questi comportano. E diremmo a questa politica di guano che amministra Trieste che la vita dei suoi concittadini vale molto ma molto di più delle luminarie natalizie (600.000 euro), di mostra e statua del Vate, che se fosse vivo probabilmente sarebbe d'accordo con noi (altri 600.000 eurini), o lo spostamento di cento metri della statua della bullizzata Sissi (per altri 500.000 euro). Cari Dipiazza, Fedriga, Menis, Grilli, Cosolini-Russo, Rumiz, la prossima volta si fa a cambio: voi vi fate il “lockdown”, che scriverlo in inglese scorre meglio come con la vaselina, in un monolocale di via Grego, ai “Puffi”o al Serpentone di Valmaura, ed i poveri a casa vostra. Ma non preoccupatevi nessuno li noterà: sono invisibili in questa città. Ed è anche per questo che nasce Trieste Verde.