» Inviato da valmaura il 13 September, 2020 alle 12:31 pm
“E nel torbido si pesca meglio”
E' una celebre battuta di Tony Curtis in “Operazione sottoveste”. Curtis interpreta il ruolo di un ufficiale di marina, che grazie alle sue capacità di ladro, si ingegna nel recuperare i pezzi necessari al suo sottomarino. Ma qui più che “pescare” si brancola a tentoni, e pertanto lo spazio, ampio ma non infinito, dell'area diviene di volta in volta il ricettacolo delle più svariate proposte. Si va dalla Casa di Riposo per anziani muniti di milioni e pannoloni, a residenze abitative de luxe, ad uffici della Regione, a musei uno contro l'altro armati, a centri congressi, a sedi itineranti di mercati ittici con degustazioni aggiunte, ad improbabili Ovovie, alla “Playa Beach” della nuova Piscina che di terapeutico ha picca e nulla, al centro sportivo e balneare, ad Albergoni per nababbi, a Silicon Valley domacia, e via fantasticando. E poi attenti, c'è sempre il fantasma della Ciofeca targata Paoletti: il Parco del mar Morto. Lo capisce anche un neonato che i proponenti, in questa fase Comune e Regione ma il caravanserraglio si allunga ogni giorno che passa, non hanno uno straccio di idea chiara, un progetto organico, su che fare. E questo dovrebbe essere il “riappropriarsi di Trieste” della vasta area centrale della città? Finora l'unica proposta sensata viene da un armatore: adibire con i necessari lavori, il fronte mare a Terminal crocieristico per fare del Porto di Trieste una stazione fissa, e non occasionale com'è ora, per le “Navi Bianche”, con tutto l'indotto che ciò comporta. E Zeno D'Agostino, che ha riservato, per fortuna, le banchine alla gestione dell'Autorità Portuale bene farebbe a dare concreta attuazione alla proposta, mentre gli altri si baloccano, ma è bene ricordarlo, sempre e solo con i soldi nostri. Ed anche la Fincantieri dovrebbe darsi una mossa, visto che queste navi le vara. Poi magari coordinarsi con la Sovrintendenza “prima” e non dopo sarebbe cosa sensata. Ma qui di buon senso finora si è visto molto ma molto poco, e nel frattempo gli anni passano ed anche i quattrini pubblici finiscono.
Sapore di sale, sapore di guano, che hai sulla pelle …..
» Inviato da valmaura il 12 September, 2020 alle 12:25 pm
Ma cosa paghiamo a fare, e profumatamente, gli assessori regionali e comunali all'ambiente (mitica la Polli nel suo “il depuratore che parla con il mare”), i politici tutti, i funzionari e tecnici dell'Arpa, della Polizia municipale e dell'Asugi se il “nuovo” Depuratore fognario cittadino, costatoci 53 milioni di euro ed inaugurato due annetti fa, e incredibilmente costruito tra le case di Chiarbola e Servola-Valmaura, continua quotidianamente ad impestare il vicinato con il lezzo di merda? Riponiamo la domanda che oramai in città quasi tutti si fanno: esiste una Procura della Repubblica? Ma poi cosa che i Triestini, e non solo, ignorano, è che noi con i nostri soldi paghiamo la costruzione di Inceneritori, Depuratori, Parcheggi, come il Silos costatoci carissimo anche per le tangenti incassate allora da assessori comunali e partiti, soprattutto PSI e DC, che poi finiscono in gestione a privati (anche Acegas-Gruppo Hera lo è) e sui quali noi paghiamo poi costi elevatissimi per usarli. Abbiamo infatti le bollette dell'acqua (bene comune) tra le più care in Italia, idem dicasi per la tassa rifiuti sulla quale incombe da sempre una domanda. A cosa serve la raccolta differenziata, venduta a privati, che invece dovrebbe ridurre se non azzerare i costi per i cittadini? E dobbiamo pagare senza alcuna riduzione le tariffe per i parcheggi da noi appunto pagati e costruiti. Poi su tutte le bollette acqua, luce e gas tra le incomprensibili voci in fattura, ce n'è una che sotto la dicitura spese di sistema nasconde il fatto che noi siamo costretti a pagare pure una percentuale (dal 10% in su) per le “dispersioni di rete” prima del nostro contatore. Ovvero per le vistose perdite delle vetuste reti di distribuzione, che ovviamente rimborsate così non invogliano certo i “provider” a fare i lavori, mica sono fessi: perderebbero un sicuro guadagno garantito. Si chiama libero mercato all'italiana di questi confindustriali che tuonano un giorno sì e l'altro pure contro “l'assistenzialismo”, il loro escluso ovviamente. Forse forse l'idea di far nascere Trieste Verde non è proprio sbagliata.
Porto e Trieste. Noi lavoriamo così.
» Inviato da valmaura il 11 September, 2020 alle 1:52 pm
Oggi sulla stampa, che ha sempre censurato ed oscurato le nostre posizioni, grande spazio alla “scoperta” da parte di ministri ed autorità varie presenti ad Esof dell’opportunità, noi la definiamo piuttosto urgente necessità, di “elettrificare” le banchine dove attraccano le navi (noi aggiungiamo tutte: da quelle crocieristiche, a quelle mercantili, alle petroliere Siot), per far spegnere i motori necessari a far funzionare i servizi di bordo mentre sono all’ormeggio. Esse infatti sono causa di un inquinamento che si abbatte sulla città superiore a tutto quello prodotto annualmente dal traffico automobilistico, oltre all’inquinamento acustico causato, in specie nelle ore notturne, dal rombo dei motori. Non è una novità, e non meritiamo il Premio Nobel per questa iniziativa: la “scoperta”, non è recente e non è nostra, che parte dalle indagini sanitarie sull’elevata incidenza di tumori, malattie cardiache e respiratorie nelle grandi città portuali realizzate da oltre 30 anni, negli Stati Uniti, in Germania e nei paesi nordici. Tant’è che la stessa Comunità Europea ha recepito il problema varando misure e finanziamenti atti ad incentivare il passaggio dalla nafta all’energia elettrica nella fase portuale. Ed anche il Porto di Trieste ha ottenuto un contributo di 800.000 euro stanziati dall’Europa proprio per avviare in loco il passaggio, come ci ha confermato Zeno D’Agostino nel lungo incontro avuto a fine luglio. Ora non ci interessa veder riconosciuto il “primato”, il merito di aver sollevato la questione con decine di articoli da un due annetti a questa parte dal titolo “Porto Green”, e non solo su questo aspetto, nel silenzio TOTALE di tutte le forze politiche e siglette "ambientaliste" varie, nessuna esclusa anche quella a cui fa riferimento Patuanelli, oscurati ovviamente da stampa e televisioni asservite loro. Ma ci preme invece far notare come si lavora da queste parti: informando, denunciando i problemi e presentando le soluzioni, che come in questo caso ci fa piacere vedere condivise dalla Presidenza dell’Autorità Portuale, alla quale però diciamo che non va messo tempo in mezzo, ovvero che bisogna passare ai fatti presto e bene, a partire dalla specifica criticità della Siot. Attendiamo dunque di fissare la data nel mese, come concordato a luglio, per il secondo confronto con i vertici portuali. Ora ai lettori ed ai triestini giudicare se siamo più affidabili e competenti noi, o i politici “esperti” che governano, dalla maggioranza e dall’opposizione, la nostra città e la nostra Regione. Di una cosa siamo però certi: che nei “santini” elettorali pubblici e privati ne parleranno in termini roboanti, accanto alle solite promesse. Per noi invece conta, e non solo su questo, quello che si è fatto, o nel loro caso NON fatto, in questi anni passati e non le balle elettorali. Per i Triestini non sappiamo, anche se, visto il recente passato, non ci sentiamo di essere troppo ottimisti. E’ su queste basi che nasce Trieste Verde, uno strumento utile per la nostra comunità, oppure non ha senso alcuno che nasca.
Tutto il Paese è Monfalcone.
» Inviato da valmaura il 10 September, 2020 alle 2:41 pm
«Dragaggi illeciti». Otto indagati, nuova bufera sul porto di Monfalcone.
Attività di gestione illecita di rifiuti costituiti da fanghi di dragaggio in assenza di qualsiasi autorizzazione. Perché erano troppi quegli 80 mila metri cubi di fango da dragare per essere considerati una «manutenzione» del canale di accesso allo scalo. Troppi anche per essere ricollocati in mare in un’area vicina che non ostacola la navigazione come poi è stato fatto. La Procura isontina ha ottenuto la pronuncia della Corte suprema di Cassazione, terza sezione penale, che le dà ragione in toto: i quantitativi coinvolti per considerare una manutenzione devono essere inferiori a 10 mila metri cubi e non 80 mila, i sedimenti devono presentare tossicità assente, e devono essere esclusi impatti su biocenosi (la comunità delle specie di un ecosistema che vive in un determinato ambiente marino). Tutti «in assenza di qualsiasi autorizzazione». E la Procura si riferisce a quella «illegittimamente rilasciata» nel 2016 e «priva dei requisiti essenziali relativi alle analisi richieste per legge» dalla Regione e in particolare dalla direzione del servizio idrico. E che ora vede indagato nuovamente l’ex direttore del servizio, Pietro Giust a cui vengono contestati tutti i reati degli altri. E l'ARPA, la sempre vigile Arpa che dice? Dov'era? «Ogni volta che si colpisce un’impresa, e parlo di un’azienda storica, è come se si colpisse il sistema economico del paese – commenta amaro lo stesso Buttignol, uno dei difensori degli indagati – bisognerebbe pensarci bene prima di farlo». Forse bisognerebbe pensarci benissimo prima di commettere fatti illeciti, o no? Ed in quanto a “colpire il sistema economico del Paese” mai letto cosa più risibile. A colpire l'economia dell'Italia sono le tante troppe imprese che per decenni hanno evaso il fisco, collaborato con la criminalità organizzata e corrotto per drogare il mercato ed eliminare le ditte oneste. Non la magistratura che persegue i disonesti o gli illeciti. Ma vallo spiegare ad un avvocato laureato in giurisprudenza.
Silos Trieste e l'ispettore Callaghan.
» Inviato da valmaura il 9 September, 2020 alle 2:27 pm
Se l'intenzione è quella di specularci elettoralmente in accordo con stampa e televisioni, sempre pronte all'uopo, sull'invasione dei migranti, allora la cosa avrebbe un senso e perfino una perversa logica. Ma non facciamoli più intelligenti di quanto in realtà sono. La questione Silos baraccopoli (da trenta e passa anni destinato a rinascere come Ipermercato e Centro Congressi, è una mania locale, proprietà di privati) spunta come un fiume carsico ogni tre mesi, e son passati quattro anni e mezzo oramai da quando l'allora ViceSceriffo, oggi promosso Marshal regionale, Roberti ne promise sul suo sangue lo svuotamento e la sigillatura. Da allora è arrivato in Comune l'ispettore Callaghan-Polidori e anche lui a giurare la costruzione di un nuovo Muro di Berlino, copyright Fedriga, non sui 242 chilometri di confine mai sui duecento e passa metri attorno al Silos. Francamente un fallimento e una incapacità totali. Se anche oggi il giornalista-attore Sarti scrive una nuova puntata sulla sua visita al Silos bivacco permanente e disumano di decine di persone, famiglie comprese. La vicenda va risolta una volta per tutte. Prima per una questione di umanità e sicurezza sanitaria. Preso atto che queste persone sono a Trieste e vista l'incapacità di accoglierle nelle sedi preposte per mancanza di posti, esse vanno ospitate in una nuova (uno dei tanti immobili pubblici in disuso, riattato spartanamente alla bisogna) struttura che ne permetta una permanenza dignitosa ed un adeguato controllo sanitario. Secondo perchè a chi si fa bello del rilancio turistico di Trieste e del Porto Vecchio va ricordato che il Silos, quell'immenso rudere scandalosamente lasciato dai proprietari in totale abbandono, è proprio a cavalcone tra la Stazione, la rifatta si fa per dire Piazza Libertà, ed il monumentale ingresso di Porto Vecchio per la cui panoramica il Podestà ha aperto da anni la guerra della Tripcovich, di cui la povera Sissi è un danno, finanziario per la collettività, collaterale. E dunque si faccia quello che chiunque sano di mente avrebbe fatto in questo passato quadriennio. Vista la sordità finta o reale della proprietà si murino ingressi e finestroni del rudere, senza danneggiarlo ulteriormente in quanto vincolato dalla Sovrintendenza, e si mandi il conto al suo proprietario, e se non dovesse pagare si espropri il bene prima che cada a pezzi o prenda nuovamente fuoco, anche se sotto l'Austria si costruiva meglio e durevolmente rispetto, che ne sappiamo, ad una odierna piscina terapeutica.