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Circolo Miani » News Correnti » Page 172

Sanitΰ regionale: di male in peggio.

» Inviato da valmaura il 15 October, 2020 alle 12:29 pm

Oggi finalmente e con qualche mese di attesa, la Direzione Regionale alla Salute (Riccardi) rende noti i dati statistici per la prima emergenza Covid-19 nelle strutture ospedaliere e nelle RSA di Trieste.
Sono dati disastrosi se confrontati con quelli decisamente migliori delle altre tre province, ma anche incompleti: mancano i numeri sui degenti che si sono (per meglio dire: sono stati) infettati mentre erano ricoverati in ospedale, che non sono stati pochi ed alcuni sono pure deceduti come la cronaca ha riportato.
Ora giΰ il fatto che in un luogo di cura, protezione e sicurezza, come i reparti ospedalieri, ed in forma piω blanda le case di riposo per anziani, uno sia piω esposto, piuttosto che a casa, agli attacchi di virus, e batteri, dunque non solo del Coronavirus, θ paradossale e denuncia incompetenza e impreparazione in chi dirige queste strutture, tanto piω grave per gli ospedali.
E questa θ una delle ragioni per cui oltre ai decessi diretti causati dal Covid-19 bisogna mettere in conto a breve anche quelli indiretti, ovvero dei cittadini sofferenti gravi o croniche patologie che per paura di metter piede nelle strutture sanitarie ritenute dei veri e propri focolai di diffusione del Coronavirus, hanno rinunciato a recarvisi in caso di malori o peggioramenti del loro stato di salute. Oltre naturalmente alla sospensione ed al rinvio sine die dei piω normali controlli specialistici per tutte le patologie (il caso piω eclatante riguarda le migliaia di persone a Trieste sofferenti di Diabete), oppure gli screening antitumorali, decisi dai vertici sanitari.
Eccoli questi dati comunicati con mesi di ritardo dall'Asugi per bocca del duo Poggiana-Riccardi.
“Arriva sempre dalla Regione anche la fotografia della pandemia nel territorio dell'Asugi. Sono stati sin qui 163.703 tamponi effettuati sui residenti, per un totale di 68.637 persone sottoposte al test e 2.459 casi tra Trieste e Gorizia. Di questi, gli ospiti di residenze per anziani risultati positivi sono 444 (18,1%), gli operatori al lavoro in quelle strutture 211 (8,6%), i dipendenti del Servizio sanitario 203 (8,3%). Le vittime nell'area della Venezia Giulia sono 207, di cui quasi la metΰ, 93, erano ospiti di rsa.”
Un bollettino della sconfitta, solo che qui i caduti erano i cittadini, oltre agli operatori e medici.
Ed anche di questo discuteremo nell'assemblea pubblica di Trieste Verde, questa domenica, 18 ottobre, alle ore 11 presso la sede del Circolo Miani in via Valmaura 77 a Trieste.
Problemi un tanticchia piω seri e cogenti delle domande dei sondaggisti sul Totς-sindaci come l'Ovovia o la Playa del Mar a Barcola.



Trieste abbandonata.

» Inviato da valmaura il 14 October, 2020 alle 1:51 pm

Chi governa in cittΰ?
Nonostante tre sindacature non certamente Dipiazza che da cinque anni chi decide tutto θ Santi Terranova, il direttore e segretario generale ora in scadenza pensionante.
E i risultati si sono visti e si vedono.
Eppure Dipiazza ha avuto una fortuna politica invidiabile fin da quando, per autoeliminazione a destra dei concorrenti, θ sbucato dal cilindro prima come sindaco a Muggia e poi a Trieste.
Pure in questo suo terzo mandato in cittΰ, che si avvia a conclusione nel maggio del prossimo anno e dove lui si θ giΰ autocandidato, anche per mancanza di alternative nel suo campo politico, per la quarta volta, ha avuto una fortuna sfacciata: l'opposizione, anzi le opposizioni tutte (sulla carta 16 consiglieri comunali) gli hanno reso facilissima la vita e forse i pochi grattacapi se li θ trovati in casa nella sua maggioranza.
Ha vinto facile con Cosolini, bollito politicamente e non ci vuole poi molto, dove chiunque avrebbe prevalso viste le condizioni date.
Ora sarebbe battibile a maggio ma lo scenario che si sta profilando nella politica cittadina gioca ancora incredibilmente a suo favore.
Perchθ chi sta all'opposizione si θ autotarpato le ali da solo: ovvero ha rinunciato da tempo, anzi dai tempi di Illy in poi a parlare, e soprattutto ascoltare e dare voce ai bisogni della gente reale quella che sbarca il lunario, quando ci riesce, nelle periferie, e che rappresenta la parte di gran lunga piω consistente dell'elettorato, quando va a votare e cioθ sempre meno.
Le opposizioni, senza distinzione di sigle, hanno da tempo abdicato completamente ad una presenza fisica costante sul territorio, si illudono che le tavole rotonde ed i saggi dibattiti al Caffθ San Marco, o le conferenze stampa generosamente ospitate da una “informazione”piω cieca e lontana dalla realtΰ di loro, parlino alla cittΰ intesa come comunitΰ.
Sbagliano e di grosso, essi si limitano a rivolgersi con il gergo e le metodiche che sono loro consuete ad una piccola cerchia di “simili”, ad una parte elitaria e in gran parte benestante, che non vuole dire “ricca” ma garantita sμ, di Trieste. Presentano illuminati e futuristi progetti e non capiscono nulla delle emergenze quotidiane che le persone si trovano ad affrontare, ed anche quando sfiorano occasionalmente tematiche molto sentite lo fanno secondo i loro usi e costumi desertificando le residue simpatie e le speranze di consensi.
Queste opposizioni parlano ad una sola Trieste, scritta con la i o con la y non ha importanza, e da tempo hanno abbandonato l'altra, la Trieste maggioritaria, alla sua sorte, senza rendersi lontanamente conto che la partita, quella vera, si decide lμ.
Ma oramai non lo possono comprendere: parlano lingue completamente diverse anche se le parole apparentemente sono le stesse.
Teodor



Trieste, le comiche tristi.

» Inviato da valmaura il 13 October, 2020 alle 1:33 pm

Se non fossero soldi nostri sarebbe tutto da ridere.
In luglio inaugurano il sottopasso di Piazza Libertΰ, quello per andare in Stazione, ad agosto alla prima pioggia, non un diluvio, ma un normale piovasco il sottopassaggio si allaga e viene chiuso perchθ le nuove pompe per l'acqua non funzionano.
Fermiamoci un attimo e pensiamoci. Se fosse casa nostra e cambiassimo una colonna di scarico del lavabo prima di pagare l'installatore, ed in sua presenza, ne proveremmo la funzionalitΰ, giusto per non vedere allagata casa nostra e magari quella del condomino di sotto. Ovvio e banale.
Qui che il lavoro θ stato ordinato e pagato dal Comune di Trieste, la casa di tutti noi triestini, invece non si usa. Ci pensa la prima pioggia: se va bene, bene, se no si chiude in attesa di stanziare a bilancio nuovi soldi nostri, qui si parla di un ventimila eurini, per sostituire le pompe non funzionanti. Di garanzie da parte della ditta che ha eseguito il lavoro e di quella produttrice le pompe neanche a parlarne.
Tiremm innanz.
Oggi a tre mesi dal disastro il sottopasso θ ancora e sempre chiuso perchθ non sono neppure iniziati i lavori, nonostante i mesi di bel tempo, per sostituire le pompe e l'ineffabile assessore, la Lodi sempre lei, ci comunica che bisogna passare per una apposita delibera in Consiglio per autorizzare una spesa non prevista a bilancio, campa cavallo. Poi di rincalzo arriva il Podestΰ che ci mette il “carico da novanta”: in fin dei conti, dice Dipiazza, il lavoro non θ poi cosμ indispensabile perchθ gli attraversamenti pedonali in superficie rispondono benissimo alla bisogna e poi il sottopasso comunque sarebbe a mezzo servizio visto che al calar del buio verrebbe chiuso in funzione antibivacchi per la gioia del duo Polidori-Roberti.
Di nuovo ALT. Ma se dunque sapevano da ben prima di rivoltare l'intera Piazza Libertΰ che il manufatto era un pelo superfluo ma carissimo, perchθ ne hanno deciso il rifacimento-ingrandimento?
Ora dopo queste uscite in ogni cittΰ mediocremente civile gli abitanti, e magari qualche magistrato, chiederebbero il conto a simili (dis)amministratori e poi chiamerebbero su due piedi gli uomini in camice bianco per farli accompagnare al piω vicino CIM.
Ma siccome siamo a Trieste e la politica questa minestra rancida passa, o ci mettiamo rassegnandoci il cuore in pace e ci facciamo una assai amara e costosa risata, oppure domenica prossima, 18 ottobre, alle ore 11, ci mettiamo in fila in via Valmaura 77 a Trieste per partecipare all'incontro di Trieste Verde ospitato nella sede del Circolo Miani.
Poi fate voi, tanto i soldi sono vostri.



Alberi. La difesa della Razza !

» Inviato da valmaura il 12 October, 2020 alle 1:34 pm

Ci informa un gentile lettore che: “1) gli alberi abbattuti tra Draga Sant'Elia e Basovizza (vedi articolo e foto sotto) sono stati tagliati su iniziativa della Comunella di “Pesek e Draga”: 2) bisogna far ricresce i (magari “gli”) alberi autoctoni di queste zone ( i pini piantati all'epoca asburgica non lo sono); 3) quei terreni verranno utilizzati a pascolo di mucche e pecore.”
Dunque avete compreso? Qui si usa tagliare tutti gli alberi NON “autoctoni”, qualunque cosa voglia significare in un territorio, quello della provincia di Trieste che da sempre ha visto la compresenza di conifere (tra cui i Pini) e di ogni altro tipo di alberatura (Salici, Pioppi, Platani, Acacie, Cedri, Castagni, Tigli (pochini), ed alberi da frutta, Olivi, ecc.).
Seconda colpa: piantati dagli Asburgo signori di queste terre per oltre 500 anni, e per fortuna della flora, in particolare degli alberi. Infatti la grande e Serenissima Repubblica di Venezia voleva occupare quanti piω territori (arrivς fino allo sbocco in Val Pusteria) ed anche Trieste non tanto e solo per “fame” di terra, che il porto di Trieste allora valeva una cicca, ma soprattutto per “fame” di legno che le serviva per allestire navi. Dunque se la nostra provincia non θ piatta come un cocomero e se esiste ancora, sempre meno visto l'andazzo, un po' di boschi lo dobbiamo proprio agli “Asburgo”. E quindi portando agli estremi quanto ci informa il nostro lettore, che ringraziamo, si dovrebbe radere al suolo il Parco del Castello di Miramare e per due ragioni: la prima che θ stato realizzato da un “Asburgo”, e che “Asburgo” niente popς di meno che dal fratello sfortunato di Francesco Giuseppe, Massimiliano. La seconda: che θ proprio impossibile classificare gli alberi secolari che lo compongono, scelti personalmente dallo stesso Imperatore del Messico in mezzo mondo, come “autoctoni”.
Insomma a Trieste, come si giustificava l'assessora Lodi di FDI per gli abbattimenti di alberi sani in giro per Trieste, ed anche recentemente per l'Acacia salvata, per ora, a San Giovanni, vanno eliminati tutti gli alberi non di razza “triestina”.
Una “difesa della Razza” in versione arborea. Resta un quesito: gli alberi “autoctoni” del Carso sono da considerarsi di Razza italiana o slovena?
Ultima chiosa: che il pascolo di mucche e ovini sia ostacolato dalla presenza di alberi radi θ una novitΰ. Allora dovrebbero chiudere tutte le malghe presenti in Carnia, alto Veneto e Trentino Alto Adige, i cui pascoli sono circondati da boschi di Pini, Abeti e Larici (le maledette conifere degli “Asburgo”).
Nel deserto si pascola meglio.



Una firma non si nega a nessuno, e non vale un fico secco.

» Inviato da valmaura il 11 October, 2020 alle 12:41 pm

Trieste θ la cittΰ delle petizioni, delle raccolte di firme soprattutto tramite internet.
E giΰ questo basta ad inficiarne la credibilitΰ perchθ le firme virtuali sono ripetibili infinite volte con qualche modestissimo accorgimento che quasi tutti conoscono.
Ma pure le sottoscrizioni in carne ed ossa non contano nulla, lo sappiamo bene noi che come Circolo Miani con tutti i crismi formali ne abbiamo raccolte circa UNDICIMILA in due mesi (invernali) sulle piazze e vie di mezza Trieste: dalla periferia al centrocittΰ. E grazie al sacrificio di decine di volontari che operavano attorno alla mostra errante di 20 gigantografie, a striscioni, tavoli e migliaia di volantini distribuiti. E senza che alcun organo di stampa, non scriviamo informazione perchθ ci sale il vomito, scritta o televisiva ne parlasse. E' stata la nostra, dopo quella promossa dal Comitato dei Dieci (da cui nacque la Lista per Trieste) con le sue 68.000 firme sponsorizzate quotidianamente dall'allora non piccolo giornale, la piω rilevante sottoscrizione a Trieste.
Eppure non ha portato a nulla. Salvo ad un incontro con l'allora Presidente del Consiglio Regionale (Iacop) paludato di staff e telecamere (invitate perς dalla Regione a cui non potevano dire di no), a due conseguenti audizioni con le Commissioni regionali competenti che, more solito, hanno promesso tanto e fatto nulla. Il Comune di Trieste, nella Commissione capigruppo e con il voto determinante della Sinistra, ha respinto invece perfino una discussione in aula consiliare.
Ed erano undicimila i triestini a cui hanno sbattuto la porta in faccia.
La questione, risaputa a Trieste e soprattutto dai politici, θ che le firme contano picca o niente.
Tanto una firma non si nega mai, tantopiω che θ la comoda scusante per non fare nulla: ti ho firmato, quindi delegato, ergo fai tu, arrangiati. Insomma θ l'alibi preferito dai triestini che giΰ brillano per fancazzismo a meno che non offri un rebechin in piazza, per restarsene a casa e non partecipare di persona, non dedicare due ore del loro tempo anche se le ragioni sono le piω importanti (salute, qualitΰ della vita) ed hanno pesanti ripercussioni sul loro presente e futuro.
Morale della favola: meno firme, delle virtuali non merita occuparsene, e piω presenza, piω partecipazione, piω informazione alternativa, cioθ vera, come quella che noi cerchiamo di praticare ed offrire. Sempre che si voglia cambiare e risolvere i nostri problemi, altrimenti continuate a frignare sui social e di tempo ne avrete a iosa in futuro.




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