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Circolo Miani » News Correnti » Page 170 Come i funghi dopo la pioggia. » Inviato da valmaura il 25 October, 2020 alle 12:28 pm Sul piccolo giornale una paginata sui “verdi” in vista delle elezioni. Spunta, ma su stampa e televisioni amiche si intende, una carellata di sigle vecchie e nuove che si autorichiamano ai “Verdi” in salsa elettorale. Anche per noi è una piacevole semisorpresa, che non ci eravamo mai accorti della loro “esistenza”, al di fuori di qualche sporadico spazio concesso su stampa e televisioni di partiti per contrastare le nostre iniziative sul territorio, ed a foto opportunity scattate con assessori e politici responsabili primi dello sfascio.
Non c'erano mai negli anni in cui ci battevamo (22 per l’esattezza) contro gli inquinamenti industriali, non solo la Ferriera, contro l’emergenza climatica a Trieste oramai simile a quella di una città tropicale, contro le mattanze degli alberi e la devastazione-cementificazione del nostro territorio, contro il degrado totale di giardini, sempre inquinati dopo 4 anni e passa, e delle aree verdi.
Mai visti neppure nelle battaglie contro il Far West di antenna selvaggia e ripetitori a gogò, né sulla nostra richiesta di moratoria 5G o tantomeno sul progetto di Porto Green.
E questo a stare stretti stretti al campo squisitamente ecologista.
Poi uno legge l’articolessa di stamane e comprende pienamente perché i movimenti o le associazioni richiamantesi al partito dei “Verdi” in Italia sono messi tanto male. Un’anomalia europea e mondiale, dove i partiti Verdi si stanno affermando come la seconda o terza forza politico-elettorale mentre in Italia veleggiano a cifre da prefisso telefonico.
Basta leggere le sgangherate dichiarazioni di oggi sulle prossime elezioni comunali rilasciate dai verticini locali ambientalisti (SignoreIddio) per capire perfettamente il guano in cui si trovano. Ma che risulta ben funzionale a questa politica marcia ed alla stampa a suo servizio permanente effettivo.
Se a Trieste nascerà un’onda verde che spazzi via questo sistema affaristico che prospera sulla pelle dei triestini, a prezzo della loro qualità della vita e salute, un andazzo di cui questi verdi di complemento sono gli utili idioti di turno, questo avverrà, come da gran parte d’Italia ci scrivono ed incoraggiano, solo grazie a Trieste Verde, con loro o senza di loro.
Teodor.
Natale Triestino. » Inviato da valmaura il 24 October, 2020 alle 2:46 pm Ma si, diciamocelo con franchezza, ha ragione Dipiazza a spendere 600.000 euro in effimere luminarie natalizie. E poco importa se a breve si rischia che, causa Covid-19, nemmeno i concittadini possano vederle e passeggiare ascoltando Cingol bay dagli altoparlanti.
Ha ragione da vendere ad infischiarsene di buttare i soldi nostri del Comune in spese decisamente superflue di questi tempi.
Mancano i quattrini per arginare la povertà dilagante in città, raddoppiata ed in crescita esponenziale secondo gli aggiornati numeri della Caritas, e sono numeri ampiamente per difetto perché nessuno mette in piazza facilmente la propria miseria; interi settori rischiano pesanti contraccolpi occupazionali?
Ma il podestà insiste con alberetti, festoni e comete.
Lo ripetiamo una volta di più, non sbaglia Dipiazza nella sua logica ed anche per il suo carattere.
I “poveri” non contano nulla, non pesano elettoralmente, tanto non vanno quasi mai a votare, non hanno lobbies né sindacati, non intrallazzano con stampa e televisioni, anche se oggi probabilmente sarebbero la prima forza politica a Trieste, se votassero ma non lo fanno.
Ed i primi a non battersi sono proprio i “poveri”: aspettano aiuti pubblici che sarebbero dovuti per diritto e Costituzione come una carità, il gesto compassionevole dei potenti in tutte le gradazioni di scala del termine, a partire dagli assistenti sociali in su. Ed in parte è comprensibile: la miseria è una brutta bestia che si accompagna a rassegnazione, disperazione, apatia, e se ci aggiungiamo poi il DNA tipico della “triestinità” il quadro è completo.
E Dipiazza che ha tanti difetti e pochissimi meriti, competenze quasi nulle, da uomo fortunato questo lo sa benissimo. E pertanto in questa campagna elettorale perenne lui guarda al suo elettorato di riferimento che i “poveri” li ignora come e più di lui.
E l’altra politica? Buona questa, passiamo alla domanda di riserva, grazie. Un “Murales” ti risana la vita. » Inviato da valmaura il 23 October, 2020 alle 2:16 pm “Street art: la giunta Dipiazza tiene molto alle periferie e, con questo progetto, vogliamo mettere al centro luoghi che sono spesso dimenticati”. Parola dell’assessore ai Giovani ed all'Innovazione Francesca De Santis.
Premesso che nessuno più di noi è favorevole all’arte diffusa sul territorio e non sacralizzata in musei assai poco frequentati, il ritenere che dare una colorazione alla “merda” ne muti la sostanza e la fragranza quotidiana ci pare proprio una corbelleria.
Abbiamo usato volutamente quel francesismo perché è di questo olezzo che da giorni, settimane e mesi insopportabilmente sono colpiti i residenti di Chiarbola-Servola-Valmaura, l’emittente? Il “nuovo” e costosissimo per noi Depuratore Fognario cittadino su cui la politica, tutta non solo questa amministrazione, hanno omesso di controllare ed intervenire. Sarebbe quello che “parla con il mare” (di merda). Riscusateci ma la parola questa è in lingua italiana e pure francese.
Per la verità come Circolo Miani non ci siamo limitati a scriverne ma abbiamo anche organizzato manifestazioni ed assemblee pubbliche (vedi foto), perché noi non solo “teniamo molto alle periferie” ma ci viviamo ed operiamo.
Illudersi di nascondere con un murales il degrado dei quartieri dove si costringono a vivere decine di migliaia di residenti è cialtroneria pura. Libertà di suicidio ma non di omicidio. » Inviato da valmaura il 22 October, 2020 alle 3:17 pm Riccardi critica se stesso ? Riteniamo che al di là delle proprie convinzioni religiose ed etiche va rispettata la scelta di taluni di porre fine alla propria esistenza. Ciò detto è però inaccettabile, eticamente e legalmente, che il comportamento di queste persone metta a repentaglio la vita e la salute di altri, della comunità in cui vivono.
Essere parte di una società libera e democratica, con tutti i suoi limiti e le ingiustizie soprattutto sociali, significa rispettarne regole e leggi anche quelle che non si condividono. Ovviamente significa pure contestare e lottare per il cambiamento di quelle che si giudicano ingiuste anche a costo di pagarne delle conseguenze personali.
Ma sempre con il senso di responsabilità che impone di non coinvolgere terzi soggetti o porre a rischio la loro incolumità a partire dalla salute.
Insomma esiste una fetta ampiamente minoritaria di persone che considerano, contro ogni evidenza e realtà, il Covid-19 una “bufala”, un comune raffreddore o poco via e che si sentono autorizzati nel non osservare le misure e le norme stabilite per debellarlo.
Liberissimi loro di pensarlo, purchè osservino scrupolosamente tutte le regole esistenti: il caso più eclatante è il loro rifiuto di indossare la mascherina protettiva più degli altri che di loro stessi, o di seguire le norme d’igiene correlate. Liberi di farlo quando sono soli, ma non quando siano in relazione con altre persone.
Poi a voler essere coerenti fino in fondo qualora si ammalassero in modo grave per una cosa che loro giudicano inesistente dovrebbero scegliere di rifiutare ogni tipo di cura ed assistenza sanitaria pubblica fino all’estremo fine.
Chi misura la libertà in pochi centimetri di stoffa o ha un concetto molto limitato della stessa o è portatore di valori che valgono assai poco se non nulla.
Detto questo è interessante prendere nota dell’odierna uscita pubblica della massima autorità sanitaria della Regione, che, è sempre bene ricordarlo, ha piena potestà nella gestione della sanità nel Friuli Venezia Giulia, ovvero dell’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi.
Egli dichiara alla stampa che “Il sistema di tracciamento, anche a causa della carenza di personale, criticità denunciata dal vicepresidente Riccardo Riccardi, è entrato in affanno e in Friuli Venezia Giulia la pandemia ha segnato ieri il maggior numero di contagi dall'inizio dell'epidemia.”
E’ abbastanza ridicolo che il responsabile regionale dell’esistenza e del funzionamento del “sistema di tracciamento”, cioè delle indagini atte a ricostruire la catena di contatti delle persone “positive” al test del Covid-19, per il quale non necessariamente il personale impiegato deve essere medico-sanitario come è facile evincere, si lamenti contro il “destino cinico e baro” quando le responsabilità della situazione sono esclusivamente in carico al suo (non) operato.
A meno che non abbia voluto pubblicamente condividere con l’opinione pubblica una autocritica sul fallimento del suo compito. Per altro ulteriormente messo in discussione dal ripresentarsi dei contagi nelle RSA e nelle strutture protette per anziani come se le ecatombi precedenti non avessero insegnato nulla. Porto Vecchio: basta chiacchiere e distintivo! » Inviato da valmaura il 21 October, 2020 alle 11:40 am O se preferite più prosaicamente: basta str..zate.
Non passa giorno che qualcuno straparli su Porto Vecchio che se le parole producessero qualcosa sarebbe già da tempo un mix tra Manhattan ed il Circo Barnum. Da Ovovie e Playe de Mar, tra l’Hilton per i pannoloni miliardari e ristoranti panoramici, tramontati in sequenza gli spostamenti dei mercati ittici (il pesce puzza soprattutto dalla testa), del Parco del Mar Morto, ed amenità varie, da tavole rotonde e convegni a getto continuo buoni a comparsate sulla indecente stampa, ma non sono mai stati schizzinosi: i parolai, a trasferimenti di uffici alla membro di segugio, per non parlare poi di musei e quant’altro.
L’unica cosa per ora realizzata di nuovo, ovvero lo scatolone del “centro congressi” se la passa malino, sia per carenza di soldi per ultimare l’opera ma soprattutto per le prospettive future. E sono alla evidente disperazione se ricorrono al Podestà come liquidatore della concorrenza (Stazione Marittina) modello Al Capone.
Il nome “Porto” dovrebbe pur ricordare qualcosa ed allora appare imperativo e categorico (abbiamo invertito l’ordine delle parole per non equivocare) spalancare le braccia alla proposta avanzata da uno dei principali armatori europei le cui Navi Bianche hanno ripreso a far scalo a Trieste: si faccia lì il Terminal Crociere. Con tutto ciò che di benefico comporta per la città, a partire dalle strutture logistiche di accoglienza passeggeri e fornitura/manutenzione navi, dall’apertura di una nuova rete di collegamenti via mare per e da Venezia, ai trasferimenti via rotaia liberando le Rive dal traffico congestionante.
E non sarà un caso se sulla stessa lunghezza d’onda si ritrova perfettamente il Presidente dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino che per fortuna di Trieste ha conservato gestione e controllo della linea banchine in Porto Vecchio.
Ed allora “pancia a terra” come recita il Crozza-Toninelli a lavorare presto e bene perché ciò si realizzi nei tempi più brevi, e se volete discettare e speculare mentalmente fatelo al bar tra quattro amici ma non rompete i cabasisi oltre, che Trieste non può permetterselo specie in questi tempi di vacche scheletriche.
Teodor |
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