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Circolo Miani » News Correnti » Page 160 Siot o non Siot? » Inviato da valmaura il 22 December, 2020 alle 1:48 pm Le prime versioni delle notizie sulla fuoriuscita di petrolio dall'oleodotto Siot in zona Monte San Pantaleone descrivono che “l'incidente” sarebbe avvenuto per dei “carotaggi” eseguiti su un terreno limitrofo per verificare il, diffuso supponiamo noi vista l'area, inquinamento presente. D'altronde verrebbe da domandarsi se la tubatura sia fatta di materiale friabile che basta sfiorarla perchè si metta a piangere olio nero.
E comunque sarebbe stata la ditta che eseguiva i lavori ad informare la direzione Siot della presenza di una perdita sull'oleodotto, il che fa mal pensare sui sistemi di allarme e sorveglianza in essere alla Siot.
La seconda versione, quella apparsa stamane sulla stampa, non parla più di “incidente”, ovvero di un eventuale danno causato dai carotaggi che a quanto viene confermato sono eseguiti non sul percorso delle tubature ma su un'area adiacente.
Ma si riporta che proprio eseguendo questi carotaggi per testare l'inquinamento dei terreni, e presumiamo anche delle falde acquifere, su di un'area adiacente è emerso lo sversamento di petrolio.
In ambo i casi compare un quadro inquietante: dopo la diffusione per anni di un inconfondibile odore di “benzina marcia”, il conio è nostro, da San Dorligo, Montedoro ed Aquilinia fino alla fascia costiera di Trieste a seconda dei venti, dalla fuoriuscita di vistose fumate nere dai fumaioli delle petroliere all'ormeggio nel pontile Siot, ora a questo episodio, non c'è più tempo da perdere. Autorità Portuale, Capitaneria di Porto, e, purtroppo per noi, Arpa Fvg facciano il loro dovere, e se del caso si muova la Procura della Repubblica, che Trieste non si merita di sopportare avanti tutto ciò per i pingui affari della proprietà tedesca, pretendiamo lo stesso rispetto della Baviera e di Ingolstadt, il terminale in Germania. Altrimenti la via di casa la conoscono.
Trieste Verde. Anche conservare talvolta è rivoluzionario. » Inviato da valmaura il 22 December, 2020 alle 1:47 pm Pare difficile capire cosa ispiri la nostra disgraziatissima politica in questi tempi bui.
Un “buon padre di famiglia” investirebbe tutto quello, poco o tanto, di cui dispone per impegnarsi a sostenere la struttura sanitaria-assistenziale messa così a dura prova, ad aiutare una comunità falcidiata da nuove e crescenti povertà ed a parare i prevedibili contraccolpi di una crisi economica di cui già si patiscono considerevoli ricadute.
Invece da queste parti no, si lanciano progetti futuribili a ritmo giornaliero, si investono le risorse finanziarie disponibili in opere di dubbia se non nulla utilità, dimenticando che Trieste non è solo un agglomerato urbanistico talvolta di pregio, ma è la popolazione che la abita e le da vita. Altrimenti diventa solo una indicazione sulla carta geografica, un museo in vitro.
Il futuro della città non sono ovovie, parchi del mare, o la Copacabana di Barcola, ma è il benessere ed un presente dignitoso per chi ci vive.
Siamo senza parole, ma forse ci meritiamo tutto questo.
Maurizio Fogar. Il nostro verde, i nostri alberi, la nostra legge. » Inviato da valmaura il 21 December, 2020 alle 2:05 pm In questi anni, e sono tanti, che il Circolo Miani, pur non essendo una associazione tradizionalmente definibile come ecologista, si è battuto per denunciare ed impedire, ove possibile anche con manifestazioni, e segnalazioni alla Procura, l’abbattimento indiscriminato ed ingiustificato di alberi, l’abbandono ed il degrado di giardini e spazi verdi, per altro molti ancora inquinati da cinque anni, anche quelli posti all’interno di scuole ed asili, mai ha visto, e rimarchiamo quel mai, alcuna forza politica, di maggioranza ed opposizione in consiglio comunale, né alcuna sigla “ambientalista” che con l’avvicinarsi delle elezioni propongono i convegni più svariati e fantasiosi sulle emergenze “green”, dare risposte alcune ed impegnarsi al suo fianco.
Ovviamente questa stampa e queste televisioni che sono agli ordini delle veline di questa politica non ne hanno mai dato notizia, e ci mancherebbe, anche in occasione della manifestazione con centinaia di partecipanti da noi organizzata in Piazza Unità a fine giugno.
Le soluzioni sono semplici e chiare ma passano tutte, purtroppo, per il Comune di Trieste che ha un servizio Verde Pubblico ridotto ad una decina di persone e che pratica da decenni, dalla sindacatura Illy, il meccanismo di dare manutenzione ed interventi in appalto a ditte e cooperative esterne. I risultati sono sotto gli occhi di tutti in tutta la città, e non solo per le centinaia di alberi pluridecennali tagliati ma anche per le “potature” fuori tempo e fuori modo e per la cura e pulizia delle aree verdi, che definire scadente è dire poco.
In più di fatto il Regolamento comunale del Verde che il Comune si è dato quasi una decina di anni orsono se sulla carta è uno dei più avanzati nei fatti non viene applicato permettendo anche ai privati abbattimenti di alberature d’alto fusto con le più futili motivazioni. Le cosiddette perizie poi sono tutte esterne e fatte quasi sempre da personale interessato ai tagli senza la verifica sul posto dei pochissimi funzionari comunali (sei) da cui dipende il controllo.
In ultimo poi la Giunta comunale ha deliberato di non rispettare le due leggi dello Stato che impongono ad ogni Comune con più di quindicimila abitanti di piantare un nuovo albero per ogni neonato registrato all’anagrafe comunale entro sei mesi “per mancanza di spazio”.
Le soluzioni a questo problema che al pari di tanti altri per la cui soluzione ci battiamo da anni, sono oggi più che mai prioritarie perché investono direttamente la qualità della vita e la salute dei triestini, e non sono più differibili, che lamentarsi a “babbo morto” serve a nulla.
Per questo, vista l’indifferenza e l’inutile chiacchiericcio di questa politica con gli “ambientalisti” di fiducia al traino, abbiamo ritenuto di dare vita ad un soggetto politico, Trieste Verde, che facendo tesoro del nostro impegno, della nostra conoscenza ed esperienza sul territorio, possa dare risposte concrete e risolutive alla città, su questo e tanto altro (dalle emergenze sanitarie, al Far West di antenne e ripetitori, al degrado dei nostri quartieri, all’emergenza povertà, al progetto Porto Green, per citarne solo alcune che da oltre un ventennio vedono il Circolo Miani impegnarsi con i cittadini).
Purtroppo scorciatoie non esistono, e da questa politica non ci attendiamo da tempo nulla, come la vicenda Ferriera ha dimostrato per oltre venti anni, e dunque dipende solo da voi, se questa iniziativa porterà risultati concreti, come sempre d’altronde.
Teodor. Alberi. Abbattimenti alla chetichella. » Inviato da valmaura il 19 December, 2020 alle 1:16 pm Continua anche in questa fase l’infaticabile attività dei “taglialegna” a Trieste.
Un secolare ippocastano, tra le proteste dei residenti, è stato abbattuto in Strada del Friuli, ed era l’unico superstite di una serie di abbattimenti in zona.
A sinistra e nelle opposizioni ciò non solleva ciglio, troppo impegnati nei convegni sulle emergenze climatiche planetarie. D’altronde è difficile che chi quando amministrava il Comune ha desertificato intere zone verdi di Trieste, vedi piazzale De Gasperi, oggi si indigni per quanto l’attuale amministrazione faccia in perfetta continuità con la sindacatura Cosolini.
Incidentalmente riproduciamo le dichiarazioni dell’assessora Lodi, da noi denunciata alla Procura della Repubblica, sugli abbattimenti fatti dal Comune al Parco della Rimembranza, gli ultimi di una lunga serie, a San Giusto.
Gli alberi tagliati, di età media tra i 40 ed i 70 anni di età, nessuno morto, tutti di pregio, e di cui noi abbiamo più volte pubblicato le schede peritali fornite dal Comune, erano 18.
“L'assessore Lodi: Abbattuti una decina di alberi a San Giusto a rischio cedimento o morti”.
Erano 18 e nessuna pianta era morta.
“Non sono alberi di grande consistenza, di alto fusto, ma sono alberi malconci.”
Erano tutti di alto fusto e facciamo fatica a comprendere cosa significhi quel “malconci”.
“Tutti con una regolare perizia validata da un professionista esterno.”
Un terzo delle piante periziate non conteneva alcuna “diagnosi” e per i rimanenti 12 essa consisteva in un’unica parola: “deperiti”. Apperò, complimenti a valutazione e parcella del “professionista esterno”.
Poi se volete ridere: “Abbiamo grande attenzione a piantare le alberature laddove siamo stati costretti ad abbattere gli alberi”.
Mai sostituiti come gli altri tagliati in precedenza sul Colle di San Giusto.
Poi c’è la vicenda surreale del rudere del Silos.
Il progetto parte dal 2003, prima sindacatura Dipiazza, ed ora ridà qualche timido segnale di vita ma mancano ancora accordi da firmare con il concessionario dei trasporti pubblici (Stazione Bus) ed adeguamenti all’idea iniziale (in buona sostanza: centro congressuale da 900 posti, centro commerciale, centro “benessere”, forse a ricordo dei tempi andati per cui l’area era “famosa”, negozi, alberghi e altre attività di ristoro). Dunque tutto resta nel limbo ma colpisce la velocità tutta triestina dei nuovi cantieri, questo se mai si aprirà supererà ampiamente il record precedentemente detenuto dalla costruzione dell’Ospedale di Cattinara e per ora tallona quello per il rifacimento dell’area dell’ex caserma Polstrada di Roiano.
Son soddisfazioni!
Trieste Verde. Parco San Giovanni: vergogna pubblica anche dell'informazione. » Inviato da valmaura il 18 December, 2020 alle 11:02 am Fare giornalismo non significa semplicemente ed acriticamente prendere atto, con una quarantina d'anni di ritardo, del disastro in essere. Per questo basta ed avanza un fotografo.
Lo scandalo dell'abbandono colpevole e del degrado quasi irreversibile in cui versa il comprensorio dell'ex OPP di San Giovanni, parco compreso a cui ha dato considerevole mano l'abbattimento di 100 alberi deciso ed attuato dal Comune di Trieste l'altr'anno, per “metterlo in sicurezza” hanno umoristicamente scritto, era sotto gli occhi di tutti da decenni.
Un giornalismo minimamente accettabile ed attento agli interessi della comunità di cui vuole essere “la voce ed il guardiano”, avrebbe fin dall'inizio seguito passo dopo passo, fatto campagne informative, fatto inchieste sulle responsabilità con nomi e cognomi e via incalzando.
Ma non in Italia e soprattutto men che meno a Trieste dove il “giornalismo” nostrano” è al servizio permanente ed effettivo dei potentati politici e degli interessi economici, di qualunque colore essi siano.
Chiariamo subito una cosa. La proprietà dell'area e degli immobili è forse una eredità indivisa tra lontani cugini litigiosi che non sono d'accordo su nulla? Assolutamente no! I proprietari agli inizi erano gli Ospedali Riuniti poi la Provincia di Trieste, fin che esisteva e poi gli enti tutti pubblici e tutti guidati dalla politica, questa politica, che nei decenni vi si sono succeduti.
A parte il fatto che sorge spontanea una domanda: ma esiste da queste parti il reato di “danno erariale”, ed a caduta: esiste una magistratura che lo persegue? Altrimenti difficile spiegare la sicumera di una politica che ha permesso indifferente lo sperpero di così rilevante patrimonio pubblico.
Ora a disastro consolidato compaiono le due paginate sulla stampa zeppe di foto a portare l'infausta quanto vecchissima novella. Ovviamente senza indicare neanche per sbaglio i responsabili di questo disastro, tanto a pagare sono sempre e solo i cittadini, di Trieste in questo caso.
Statene certi che qualcuno nell'intellighenzia locale ne farà occasione per un bel forum multimediale.
Ma statevene a casa che è meglio.
Teodor, che si impegnerà per Trieste Verde.
Psss. Le due scritte sullo stabile cadente parlano da sole: "la verità è rivoluzionaria", al "bar" si intende.
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