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Laminatoio a caldo e “giornalismo” a freddo.
Le sorprese della censura talvolta sono anche divertenti. ..
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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
Dicemmo no alla progettata Centrale a Carbone nel Vallone di Muggia, battaglia vinta..
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*Circolo Miani
*Ferriera: le analisi della procura
*Questionario medico Ferriera

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Circolo Miani » News Correnti » Page 157

Comune Trieste. Le tappe della disfatta.

» Inviato da valmaura il 11 January, 2021 alle 12:51 pm

Un elenco di nomi che somigliano a tante lapidi cimiteriali.
Villa Haggiconsta, Villa Engelmann, Villa Stavropulos, Villa Cosulich, con i rispettivi parchi, e Palazzo Carciotti, ma ci mettiamo pure il Teatro Auditorium e la Sala Tripcovich, poi uno sterminato ed indefinito scorrere di scuole, interi isolati, case ed appartamenti abbandonati, zone verdi e così andando.
Una necropoli nella città, frutto di decenni di abbandono e conseguente degrado che attraversa le amministrazioni comunali che si sono susseguite a partire dagli anni Ottanta in poi, a stare stretti.
Eppure le Ville quando sono state donate, lasciate in eredità da benefattori privati al Comune anche con indicazioni d’uso, erano in perfetto stato, abitate fino al giorno prima, e idem dicasi per i lussureggianti giardini.
Ora per inadempienza o più spesso negligente trascuratezza delle amministrazioni comunali sono degradate, vandalizzate qualcuna ridotta a poco più di un rudere.
E tutto questo in una città che aveva fame di verde, e di spazi non speculativi di aggregazione per i cittadini, per i giovani.
In assenza, la triste realtà, di controlli terzi sul danno erariale e soprattutto sociale di questa situazione, non resta che mettere mano direttamente a questo problema nel nuovo Consiglio comunale.
Anche per questo è nata Trieste Verde, ricordatevelo leggendo le decine di servizi ed articoli apparsi negli anni su questa Pagina.



Porto: 388 milioni e parole a ruota libera.

» Inviato da valmaura il 11 January, 2021 alle 12:49 pm

Tanto la carta si lascia scrivere.
Da far accapponare la pelle, e non per l’importo: 388 milioni, una marea di soldi, ma proprio per questo.
Ci spieghiamo meglio, se da un lato non può che apparire positivo l’impegno, assai cospicuo, del Governo per il Porto di Trieste-Monfalcone, dall’altro visto il livello non eccelso e gli interessi-appetiti economici della classe dirigente locale e regionale, con in primis una burocrazia inefficiente, la preoccupazione ha tutte le ragioni di esistere.
Facciamo un esempio concreto, cita il documento: “Un'ultima quota andrà al progetto di elettrificazione delle banchine, con la creazione delle sottostazioni elettriche sui vari moli. Si tratta di consentire alle navi ormeggiate di allacciarsi alla rete grazie ad apposite centraline, senza essere più costrette a tenere accesi i motori per produrre energia, con inevitabile impatto a livello di emissioni (altissimamente inquinanti) e rumorosità.”
Bene da due annetti e passa incalziamo come Circolo Miani i vertici del Porto, assegnatari per altro di ulteriori 800.000 euro europei per lo stesso obbiettivo, ad adottare subito i primi parziali provvedimenti soprattutto al Pontile Siot e per le “navi bianche” che attraccano a Trieste o vi si parcheggiano per mesi.
Forti di una realistica quanto concreta idea che “in attesa del Sol dell’Avvenir” meglio iniziare a tutelare da subito la salute dei triestini con provvedimenti magari parziali. Risposte dal Porto, dalle Istituzioni (Comune e Regione) e dalla politica tutta? Un bel grande Zero. Pensano in grande, questi.
Altro passaggio nel documento propedeutico all’arrivo di questa vagonata di milioni: “Secondo fonti interne all'Ap, nei 388 milioni si celano allora svariati interventi: la costruzione della nuova stazione di Servola e delle infrastrutture ferroviarie e stradali di collegamento del terminal di terra che sostituirà l'area a caldo della Ferriera; una serie di dragaggi dei fondali davanti alla Piattaforma e alla banchina ungherese.”
Una premessa squisitamente politica, altrimenti la domanda che sorge spontanea è: di quali ideali e quali valori essa, politica, è portatrice, tali da giustificarne l’esistenza e le diversità. Mica finanzieremo a scatola chiusa e democrazia al cesso l’emanazione affaristica del Governo Orban a Zaule con i soldi di quel Recovery Fund o Plan che proprio Orban ha bloccato prima e ritardato poi in Europa con il ricatto del veto assieme a quell’altra adamantina figura di “democratico” Polacco e con il “tiro il sasso e nascondo la mano” del bel tomo del premier Sloveno?
Abbiamo capito che già i Romani sostenevano che “pecunia non olet” ma forse anche allora i Tribuni del Popolo, i fratelli Gracco, prima che li assassinassero, non erano d’accordo.
Poi entriamo nel merito: “le infrastrutture ferroviarie … sull’area a caldo della Ferriera; dragaggi dei fondali” nel Vallone di Muggia. Ma si rendono conto di cosa parlano, anzi scrivono?
Che chi dovrebbe fare i lavori sostanzialmente se ne freghi lo abbiamo sperimentato di persona come Circolo Miani nell’incontro con Petrucco, che beatamente si rimette all’Arpa , che poi sarebbe come nominare Al Capone Procuratore Capo, ma lo sanno che le corpose quanto dettagliate analisi, fatte non dall’Arpa ma dai tecnici del Ministero dell’Ambiente fortunatamente per noi, definiscono tutta la superficie di quell’area, e per metri in profondità, falde acquifere comprese, una “bomba atomica” per la salute dei triestini?
Peggio che andar di notte poi per i “dragaggi dei fondali” che altro non sono che migliaia di tonnellate di metri cubi di fanghi tossici che se solo li smuovi avveleni tutto il Golfo di Trieste.
I verbali ed i risultati delle caratterizzazioni del Ministero dell’Ambiente che possediamo in corposa copia li abbiamo offerti in visione a tutti, da Petrucco alle istituzioni ed alla politica, non li hanno nemmeno degnati di uno sguardo.
Ecco le fonti delle nostre preoccupazioni: che qui rischiamo, dal punto di vista della salute di Triestini e Muggesani, di trovarci di fronte non ad una ma a dieci/cento Ferriere.
Eppoi qualcuno si chiede ancora che senso abbia Trieste Verde!



2021. Basta balle sulla Ferriera!

» Inviato da valmaura il 8 January, 2021 alle 2:30 pm

In questi giorni ennesimo rigurgito del teatrino sui “meriti” per aver chiuso l’area a caldo della Ferriera, una invereconda lite tra comari della politica sul modello del bue che dà del cornuto all’asino. Ma, contando su complicità e collusione della disinformazione locale, utile per raggranellare alla disperata qualche voto alle prossime amministrative.
La storia invece racconta tutto altro e dimostra una volta di più quanto il cavalier Arvedi, nonostante l’età e la botta ricevuta dalla prematura scomparsa di Francesco Rosato, abbia saputo tutelare i suoi interessi e fare il suo mestiere: di “padrone delle Ferriere” appunto.
Egli ha saputo approfittare dell’alibi offertogli da una politica maldestra, ignorante, incapace quanto arrogante, per sfruttare l’occasione, utilizzando sua eccellenza ministro come lo strumento più idoneo per la realizzazione dei suoi obbiettivi.
Giunto ad una svolta, ovvero a dover investire una settantina di milioni suoi per metter mano seriamente alla ristrutturazione degli impianti per mantenere una produzione, Ghisa, non dimentichiamolo in perdita economica per lui a Trieste, e verificata la possibilità di acquistarla a minor costo sul libero mercato, ha preferito incassare sull’unghia 75 milioni, di cui 55 milioni (30 per Trieste e 25 per Cremona) direttamente dal Mise di Patuanelli (lo “strumento”), incassa poi 20 milioni per l’area dove sorgono Cokeria ed Altoforni con annessi dalla Proprietà della Piattaforma Logistica.
Poi risparmia per i prossimi 25 anni i venticinque milioni dovuti all’Autorità Portuale per il canone d’affitto dell’area demaniale, grazie ad un trasferimento di proprietà dei terreni (diventano suoi quelli dove opera il Laminatoio e la Banchina portuale annessa). E soprattutto risparmia ogni onere per le bonifiche del sito, valutate nel 2007 dal Ministero dell’Ambiente in 60 milioni.
A questo si aggiunge il guadagno ottenuto con la vendita, o il riciclo di tutte le migliaia di tonnellate di ferro degli impianti smantellati ed il recupero dei mezzi e delle strutture ancora funzionanti, in particolare i filtri seminuovi di Cokeria e soprattutto Agglomerato, oltre alla riapertura della centrale a metano per la produzione e vendita dell’energia elettrica.
Non male, nevvero?
Questa in sintesi la vera storia della “chiusura”. Dove l’unico “merito” di questa politica di ogni colore è stato quello di fornire agratis ad Arvedi l’occasione, il movente e gli strumenti per realizzare il suo, più che legittimo va detto, interesse.



Il 2020 chiude dando il peggio di sé.

» Inviato da valmaura il 8 January, 2021 alle 2:18 pm

Slovenia. La centrale di Krsko torna a pieno regime.
Non sono ancora diminuite le forti scosse di assestamento del violento terremoto che sta colpendo la Croazia ed i “tecnici” hanno riaperto la Centrale Nucleare con le stesse rassicurazioni date dai progettisti giapponesi della Centrale di Fukushima che giuravano sulla sicurezza di quell'impianto, sorto in un territorio ad elevata sismicità. Poi come è finita l’hanno visto tutti.
Mentre il Governo Austriaco ne chiede la chiusura, la Regione FVG fa orecchie da mercante.
Trieste. Sereno ed attuale dibattito in Consiglio comunale sullo stanziamento di 80mila euro a favore dell’Irci e per il trasferimento al Magazzino 26 di materiale oggi conservato al Magazzino 18 e presso il Museo della civiltà istriana di via Torino.
Sono echeggiate urla a base di «Tito boia» dagli scranni del centrodestra e sono volati anche slogan come «comunisti!» e «viva l'Istria!». Di grande attualità e soprattutto utilità per i problemi che la nostra comunità sta vivendo. Complimenti vivissimi.
Appalti comunali. Ne azzeccassero uno che è uno. Dopo la tragicommedia di quelli per il Tram di Opicina, per la Piscina Terapeutica, e l’ex Caserma di Roiano, ancora rinviata la gara da oltre 100 milioni di euro per l’illuminazione pubblica: è la quarta proroga dal 2019.
Mandarli a casa il prossimo anno con Trieste Verde no?



Ecco perché va chiusa la Centrale Nucleare di Krsko.

» Inviato da valmaura il 7 January, 2021 alle 12:12 pm

Risale a 30 e passa anni orsono il nostro dettagliato servizio inchiesta curato dal nostro compianto Ruggero Calligaris, tra le altre cose il geologo ricercatore e valorizzatore della “Kleine Berlin” di via Fabio Severo, sulle criticità e pericolosità di una centrale nucleare alle porte di Trieste (poco più di 100 chilometri di distanza).
Situazione aggravata dalla storica sismicità di tutta l’area Sloveno-Balcanica.
Da allora, inutilmente bisogna dirlo, che i “verdi” qui lo sono solo a parole, salvo rarissime eccezioni storiche che si contano sulle dita di una mano, la politica ha proposto più volte che la Regione FVG e l’Italia entrassero in società con la Slovenia per il raddoppio della Centrale stessa. Il protagonista principale fu l’allora presidente della Regione, oggi deputato "triestino" della Destra, Renzo Tondo che su questo tornò alla carica più volte.
Purtroppo la cronaca, ed i fatti di questi anni, hanno puntualmente confermato i nostri timori, fino all’ennesimo grave evento sismico di questi giorni.
Ma non preoccupatevi: ora politici vecchi e nuovi con gli “ambientalisti a comando” ed una stampa a servizio permanente ed effettivo torneranno alla ribalta per raggranellare voti nelle prossime elezioni.
Ovviamente del nostro costante impegno non parleranno mai, anche perché è la prova della loro inane ipocrisia.
Teodor per Trieste Verde.




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