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Circolo Miani » News Correnti » Page 154 Le prossime elezioni comunali? Uno stantio dejavù. » Inviato da valmaura il 23 January, 2021 alle 2:23 pm O se preferite un circo Zavatta, che comunque almeno aveva il pregio di far ridere.
Ogni giorno su stampa e televisioni impera il gossip della politica politicante, che d’altronde è l’unica che conoscono e capiscono questi premi Pulitzer del giornalismo nostrano.
Oggi si va dal programma futurista dello «Sbalordire per attirare» alla scissione dell’Atomo di due liste localistiche.
Ma tutte le mosse dei partiti vecchi, nuovi e nuovi di zecca, sono improntate a metodiche e slogan che i Triestini hanno sentito e conoscono da decenni: “la città della Scienza, il territorio, l’ascolto, le periferie, ecc”.
Ci sono candidati che si lamentano che cantieri e gru sono fermi al pari dell’edilizia, e, fatte le debite eccezioni per i lavori pubblici iniziati e mai terminati, per fortuna diciamo noi. Che cementificare un territorio piccolo e così morfologicamente strutturato come quello triestino con ulteriori nuove edificazioni è una cosa assolutamente da evitare, viste poi le migliaia di immobili vuoti e degradati che attendono di essere ristrutturati.
Qui a “sbalordire” sono i sempre stessi candidati buoni per tutte le stagioni, sempre supportati da una stampa prona e servile, che i direttori cambiano ma la sostanza no.
Ieri abbiamo scritto sulle “gite” rionali, oggi notiamo che nella pagina di auto elogio che il neodirettore si pubblica sul piccolo giornale si riprende uno slogan elettorale molto in voga a Trieste fin dai primi anni Ottanta, quello della “Città della Scienza” incompresa, sedotta ed abbandonata.
Francamente di questi che girano a vuoto e volano “alto” abbiamo pieni i “cabasisi”, ci scuseranno Camilleri e Montalbano. Che i problemi che vivono sulla loro pelle i nostri concittadini sono molto più concreti, reali e drammatici, e costoro che ne sono i responsabili primi non aprono mai bocca e tantomeno offrono soluzioni praticabili.
Viva Sbirulino. Quattro passi per Valmaura. » Inviato da valmaura il 22 January, 2021 alle 3:27 pm Sul loro megafono preferito, il piccolo giornale, viene data notizia di una passeggiata per Valmaura, promossa da una serie di sigle più o meno “ambientaliste” che hanno intenzione di presentarsi alle prossime elezioni comunali.
Se questo è il metodo scelto per conoscere ed approcciarsi ai gravissimi problemi che investono da decenni una delle zone più degradate di Trieste, non c'è alcuna differenza con i camper ed i tavoli da mezza giornata che i partiti tradizionali, di cui per anni alcune di queste sigle sono state fiancheggiatrici, riservano ad ogni campagna elettorale sotto gli abusati slogan: per “ascoltare il territorio” e “partire dalle periferie”.
I risultati prodotti sono pari all'acqua che scorre sul vetro: finite le campagne elettorali, ingolfate le cassette dei residenti con i santini elettorali distribuiti a pagamento e gratuitamente cestinati, fatte le elezioni non cambia nulla e “ascolto, territorio e periferie” ritornano nel dimenticatoio, buoni tra cinque anni per le successive elezioni.
Sono cose che gli abitanti di tutte le periferie, cioè l'ampia maggioranza dei triestini, conoscono a memoria ed è la ragione prima del perchè circa il 60% di loro nemmeno si avvicina ai seggi elettorali.
Ma non si preoccupino lo spazio sulla stampa lo strapperanno comunque, che alla fine è questo che a loro importa.
Circolo Miani, dal 1990 con sede a Valmaura. Sciocchezzaio triestino. Le chiacchiere dei politici. » Inviato da valmaura il 22 January, 2021 alle 3:26 pm Ora che un politico dica le cose più campate in aria è la norma, non è invece normale che chi lo intervista riporti acriticamente queste dichiarazioni senza ricordare i fatti che le smentiscono.
Il giornalismo, quello vero non quello caricaturale che si spaccia da queste parti, ha l’obbligo di offrire ai propri lettori, paganti, la verità. Più per rispetto nei loro confronti che per l’etica e la deontologia professionale di una categoria che oramai ha raggiunto e superato i politici per discredito e disistima nell’opinione pubblica.
Stamane sulla semi-crisi di Governo ve ne offriamo alcune perle locali.
La parte del leone la fa Massimiliano Fedriga il quale in sequenza spara: «Chiunque veda il paese capisce che serve una maggioranza forte. Bisogna votare subito».
Bravo merlo, così per sei mesi si ferma tutto tra campagna elettorale e trattative per formare un nuovo governo. Ovviamente lui lo afferma spinto dalla convinzione che vista la crisi bisogna intervenire subito: intanto ci prendiamo sei mesi di intervallo, vero?
Poi insiste: “Il presidente della Regione Fvg Massimiliano Fedriga vede nelle urne immediate, in sintonia con le posizioni del Carroccio, la soluzione alla crisi del governo: «Abbiamo bisogno di un esecutivo vero e non di ulteriori equilibrismi, alle Regioni serve un interlocutore affidabile».
“Affidabile” come le Regioni in questo ultimo anno di tragenda, e lui che ogni settimana cambiava opinione (chiudere tutto, aprire subito), nevvero?
E persevera con la parola “affidabilità” che in Regione Friuli Venezia Giulia è come parlare di corda in casa dell’impiccato: “Serve un governo che sia tale, non un equilibrismo costante per tenere insieme una maggioranza improvvisata. Per noi sarebbe un interlocutore poco affidabile». Quanto alle possibili ripercussioni sulla gestione della pandemia, «la campagna vaccinale è garantita dalla gestione commissariale, ma serve chi possa interloquire in Europa e fare scelte sui Dpcm in accordo con le Regioni”.
Ovviamente nessuno ricorda al Massimiliano che proprio il suo partito e quello della Meloni da sempre hanno chiesto la cacciata della “gestione commissariale”, screditandola ogni giorno che Dio manda in Terra.
Poi entra in scena il maitre a penser Agrusti, oramai di casa al piccolo giornale, che per “Confindustria Alto Adriatico auspica una rapida soluzione della crisi e un nuovo governo, «migliore del precedente, non in un simile pantano, dove si va a caccia di deputati che in caso di voto rischiano di tornare a fare i bibitari”.
Fame di miliardi per un appetito senza fine dei “prenditori” italici, che questo Governo, di gran lunga migliore dei precedenti, ha saputo mettere a dieta.
Non male come esordio a Trieste del nuovo direttore del foglio locale, oramai divenuto una scuola da ballo dove si alternano i direttori a ritmo di valzer nel vano tentativo di contenere l’emorragia costante di copie invendute.
Teodor. Cosa ci azzecchiamo noi con la politica? » Inviato da valmaura il 21 January, 2021 alle 1:45 pm Ce lo rimprovera simpaticamente un nostro lettore in un commento al pezzo da noi dedicato alla irresponsabilità di aprire un semi-crisi di Governo in questo momento.
La risposta è presto detta.
L'Italia ha ottenuto dall'Europa l'aiuto più consistente nel riparto del Recovery Fund: 220 miliardi di cui quasi 85 come sussidio a fondo perduto (da non restituire) grazie, piaccia o non piaccia, alla credibilità e capacita del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ed anche al non trascurabile voto degli europarlamentari dei 5Stelle che furono determinanti numericamente per eleggere l'attuale Presidente della Commissione Europea, una gentile quanto determinata signora tedesca che finora ha fatto per l'Italia più di quanto un italiano avrebbe potuto fare.
Con quali quattrini pensate che il Governo sia potuto intervenire così largamente per sorreggere l'economia italiana colpita in modo devastante dalla crisi pandemica, bloccare i licenziamenti, distribuire così ampiamente i sussidi della Cassa Integrazione, anche con ritardi burocratici, stanziare il reddito d'Emergenza, finanziare, nonostante i ritardi talora gravi delle Regioni nell'impiegarli, come mai nell'ultimo ventennio la Sanità del nostro Paese, avviare i Ristori, essere i migliori in Europa e tra i primi al Mondo nella campagna di vaccinazione, e ci fermiamo qui per brevità.
Da quali fondi spuntano le centinaia di milioni per il rilancio del Porto di Trieste e per Porto vecchio?
Ora se i lettori pensano che il ruolo dei cittadini sia solo quello di votare, quando lo fanno, una sola volta ogni cinque anni allora si spiega ad esempio il disastro che Trieste vive nelle sue amministrazioni, vedi Comune, indipendentemente dal colore politico.
Dunque per onestà intellettuale va qui ribadito che molta responsabilità sulle emergenze triestine e regionali che instancabilmente denunciamo su queste nostre pagine va ascritta proprio a questo atteggiamento di delega in bianco che i nostri concittadini assegnano ad una pessima politica limitandosi al solo voto quinquennale, salvo poi brontolare per i rimanenti quattro anni e mezzo tra amici al bar.
Per questo sulle nostre pagine esortiamo costantemente i nostri lettori, che come noi sono persone normali, ad un impegno diretto per ottenere risposte e soluzioni ai tanti problemi che angustiano la nostra comunità.
Ed è per questo che riteniamo pure che non possiamo limitarci ad un ruolo passivo, da spettatori disinteressati e svagati, verso quanto succede nella vita politica anche ai massimi livelli.
Da quelle scelte, buone o cattive quando non pessime, dipende gran parte della nostra vita anche nella lontana Trieste.
Maurizio Fogar Perchè a Trieste non si piantano nuovi alberi? » Inviato da valmaura il 21 January, 2021 alle 1:42 pm Presto detto, nonostante ben due leggi dello Stato impongano ai Comuni sopra ai quindicimila residenti di interrare per ogni nato registrato annualmente all'anagrafe una nuova alberatura entro sei mesi dall'avvenuta comunicazione, l'amministrazione comunale attuale, ma anche le precedenti, ha votato una delibera nell'aprile 2020 in cui si comunicava che “per mancanza di spazio” invece di piantare i 1200 alberi dovuti per legge, pari ai neonati registrati a Trieste nel 2019, ne avrebbe interrati solo due, uno per genere, da chiarire se in toto o per ogni Circoscrizione (in totale eventuale dunque 14).
Tutto ciò, con evidente risalto dei mass media locali, deve essere però sfuggito al Commissario del Governo per la Regione Friuli Venezia Giulia, il Prefetto di Trieste, che tra i pochi compiti rimastigli in una Regione a Statuto Speciale, ha proprio quello di verificare rispetto ed applicazioni delle leggi dello Stato da parte degli Enti locali.
Ci abbiamo pensato noi allora a presentare una circostanziata e documentata denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste e di cui siamo in attesa degli esiti.
Poi c'è la balla ripetuta come un mantra, in particolare dall'assessora al Verde pubblico, la stessa Lodi che a sprezzo del ridicolo e della verità accusa noi di essere dei propagatori di notizie false, ma sulla stampa locale può farlo ben sapendo di non avere contraddittorio alcuno, che ad ogni pianta tagliata il Comune provvede subito ad interrarne una nuova.
Niente di più inesatto come i nostri servizi, anche fotografici hanno dimostrato in più occasioni.
Poi c'è il problemino che all'incirca un terzo delle nuove ridotte piantumazioni deperiscono, rinsecchiscono e muoiono nell'arco di una stagione per la mancata cura e manutenzione. Anche qui non si contano le fotografie da noi pubblicate.
E questo apre il problema della sostanziale inesistenza di un servizio comunale del Verde pubblico, ridotto ad un pugno di funzionari e ad una dozzina di operatori esterni rispetto agli oltre cento che vi lavoravano prima che l'allora sindaco Illy partisse con la sciagurata campagna di “esternalizzazioni” dei servizi fino ad allora svolti dai dipendenti comunali. Linea seguita poi ed anzi incrementata da tutti i sindaci succeduti, che poi si riducono a due nomi: Dipiazza per tre mandati e Cosolini per uno.
Una carenza di personale che rende dunque il pur valido Regolamento del Verde, che una decina di anni orsono il Comune si è dato, praticamente lettera morta. E ciò è tanto più grave nella parte che inerisce il controllo e la salvaguardia di alberature e aree verdi di proprietà di privati che di fatto hanno mano pressochè libera di fare e disfare.
In ultimo arriva il “piatto ricco (mi ci ficco)” delle gare e degli appalti dati a iosa a ditte e cooperative esterne, a cui è affidato anche il compito di eseguire le “perizie” sulle piante da abbattere.
Quale sia il risultato qualitativo (vedi potature) e quantitativo di questo piano è sotto gli occhi di tutti, meno di quelli a cui compete la responsabilità di controllo e politica (vedi pure giardini abbandonati e degradati da anni, oltre che inquinati).
Ecco, rovesciate al contrario tutto questo e vi trovate subito le proposte concrete di intervento ed azione degli eletti di Trieste Verde al prossimo Consiglio comunale, che mai come in questo caso i forum ed i colti dibattiti stanno a zero! |
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