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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
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Circolo Miani » News Correnti » Page 139

Il Manifesto contro la povertà. Le proposte di Trieste Verde.

» Inviato da valmaura il 25 March, 2021 alle 11:34 am

780 euro netti al mese, è quanto ha fissato con sentenza la Corte Costituzionale l'altro anno, la soglia minima di sopravvivenza che lo Stato deve erogare agli aventi diritto.
Questo è quello che Trieste Verde innanzitutto propone attui il Comune di Trieste nei confronti delle singole persone incapienti residenti, senza alcun vincolo di spesa e prelievo, come avviene tutt'oggi per le pensioni, dove le sociali e le minime devono essere innalzate a questo livello base.
Ciò deve avvenire in collaborazione con la Regione e con l'Inps, che conosce perfettamente la situazione e non ha bisogno di richiedere ulteriori trafile burocratiche, che per altro violerebbero ben quattro leggi dello Stato (i Decreti Bassanini). E deve divenire operativo nel più breve tempo possibile, con richiesta formale a Banche e Poste di aprire una corsia preferenziale per il pagamento “sociale” ai loro sportelli.
Resta inteso che tale importo, che è quello indicato dall'Istat per la mera “sopravvivenza” e sfidiamo chiunque a scialarci, va aggiornato annualmente al rialzo, e per i nuclei familiari non monocellulari va parametrato ai componenti della famiglia a carico.
La riforma totale dei Servizi sociali comunali, oggi accentrati e ridotti al ruolo di passacarte e burocrazia della povertà.
Gli Assistenti Sociali, oggi carenti di numero e diretti con criteri operativi che ne annullano la professionalità, devono poter tornare sul territorio affinchè la parola “presa in carico” degli assistiti non resti lettera morta. Va ricreata la rete collaborativa con il personale dei Distretti sanitari (per altro da tempo in sofferenza e da riformare come proposto da Trieste Verde) per assistere tempestivamente le persone in difficoltà, dove queste “vivono”.
E' evidente che quando una persona, giunta all'estremo delle sue possibilità, decide di rivolgersi ai Servizi sociali, compie una scelta difficile e combattuta: non è affatto facile mettere in piazza la propria povertà e disperazione.
Ma da quel momento il ruolo di un Servizio sociale degno di questo nome sta nel sostenere, e non solo economicamente, la persona, rispettarne la dignità (non con le umilianti file in pubblico a cui abbiamo assistito nel camerone stipato di gente di via Mazzini), e sostituirsi a lui per tutte le pratiche di cui abbisogni. Insomma privilegiare il rapporto umano e non limitarsi a passare e compilare moduli.
Per fare ciò bisogna assumere nuovo personale idoneo, non da oggi carente, aprire nuovi centri di aiuto ed ascolto sul territorio, non limitarsi ad un numero telefonico, quando non è perennemente occupato, attivo solo da lunedì a venerdì tra le ore 9 e le 11.
La carenza dei vertici del Servizio sociale comunale è apparsa chiara fin dall'inizio, la loro incapacità a confrontarsi con l'analogo Servizio regionale è stata totale, per non parlare poi nell'interfacciarsi con l'Inps (locale e nazionale), che in particolare a Trieste non brilla per capacità.
Ma quale Sindaco è, conoscendo la drammatica situazione in cui sono costretti a “tirare avanti” decine di migliaia di concittadini, quello che non senta il bisogno di dedicare tutto il suo sforzo, le energie, anche economiche di cui l'amministrazione dispone, a risolvere questa priorità sopra ogni altra.
Per le statue, le ovovie ed i grandi eventi, ci sarà un domani tempo e modo, altrimenti basta citare un titolo famoso di Primo Levi: “Se questo è un uomo”.



Trieste. Circoscrizioni pret a porter.

» Inviato da valmaura il 24 March, 2021 alle 1:58 pm

Centralismo burocratico e di sottopotere clientelare.
 
Mi è successo un fatto "curioso" in occasione della votazione online nella VII Circoscrizione la sera del 18 marzo.
Non essendo a conoscenza del tema della serata poiché avevo uno smartphone in riparazione e su quello indicato come prioritario alla segreteria della Circoscrizione non avevo ricevuto alcuna convocazione, ho telefonato lo stesso pomeriggio del giorno 18 al presidente Stefano Bernobich chiedendo quale fosse l'argomento previsto in agenda. Risposta: palestre.
Quando mi sono collegata mentre aveva luogo la commissione preliminare, ho avuto modo di constatare che si stava sì per votare sulla variazione dei canoni d'affitto delle palestre comunali, ma anche sul Consorzio tra Comune, Provincia e Regione per la destinazione d'uso del Porto Vecchio. Benissimo, ho pensato, prassi prevista ed esito scontato. Ma... sorpresa: in fase di dichiarazioni di voto, apprendevo che la votazione verteva non sull'accordo bensì "sulle ADESIONI all'Accordo di Programma" per detta destinazione d'uso, documento che era già stato votato dalle due circoscrizioni competenti per territorio e restituito firmato all'autore, sindaco Dipiazza.
Faccio notare che nella VII, di cui faccio parte, a maggioranza leghista, l'esito è stato favorevole. Voti contrari 5 incluso il mio, a causa del l'eccessivo residenzialismo previsto (70%) ed di un uso del metano che cozza con i progetti di decarbonizzazione.
Ora, se consideriamo che il bilancio 2021-2023 è stato bocciato in 5 Circoscrizioni su 7 (voti bollati da Dipiazza come meramente politici), abbiamo ancora una volta la dimostrazione che le Circoscrizioni, non avendo votazioni vincolanti, sono come il concorso di miss Italia, null'altro che un trampolino di lancio per carriere politiche.
Aurora Marconi
Consigliera circoscrizionale
Lista civica NO FERRIERA SI TRIESTE
 
Circoscrizioni, o si riformano radicalmente o meglio sopprimerle.
Così come sono infatti sono enti perfettamente inutili e che per di più costano alle casse comunali: gettoni di presenza dai 30 ai 100 euro a seduta per i componenti.
Una ventina di anni orsono avevamo dedicato come Circolo Miani una intera giornata di seminari e dibattiti sulle Sette Circoscrizioni del Comune di Trieste (cinque cittadine e due sul Carso).
Ne era uscito un quadro, dopo aver pure approfondito tutti i regolamenti comunali, devastante. E non a caso i cittadini hanno smesso da lungo tempo di frequentarle perchè hanno capito benissimo che non servono praticamente a nulla (più efficace eventualmente segnalare un problema rionale alla stampa).
Gli stessi innaturali accorpamenti fatti a suo tempo dalla Giunta Illy tra quartieri distanti e che nulla avevano in comune erano stati grotteschi: cosa abbia ad esempio in comune il rione di San Giovanni con Chiadino-Rozzol è un mistero. Oltre al numero elefantiaco dei residenti così concentrati: la Settima ha più abitanti di Gorizia e le altre 4 oscillano tra i trentamila ed i cinquantamila residenti.
Questi enti hanno la sola possibilità di esprimere pareri consultivi e non vincolanti, dei quali tutte le amministrazioni comunali hanno fatto come si fa con la schiuma sulla birra.
In sintesi Trieste Verde propone: dimezzare i componenti delle stesse, ridisegnare i territori riportandoli ai quartieri con unicità di tradizioni e frequentazioni, insomma alle dimensioni storiche di espressione amministrativa dei rioni, individuare in questi ambiti alcuni tra le centinaia di immobili sfitti di proprietà comunale con aree verdi annesse e trasformarli in centri civici e sociali, che oltre alla sede della Circoscrizione ospitino pure i servizi sociali e sanitari, il centro civico, e luoghi di aggregazione e ritrovo per i residenti, divenendo in simil modo il cuore pulsante del rione.
Delegare alle Circoscrizioni il potere deliberante e gestionale su tutte le materie che coinvolgono il territorio di loro competenza, con il trasferimento dei fondi e del personale necessario, oggi in capo agli assessorati comunali. Incentivare la partecipazione dei residenti alle scelte magari con consultazioni referendarie locali e conservando ed ampliando il loro diritto di parola alle riunioni dei Consigli.
Tutte cose che al Comune non costerebbero un centesimo in più di quanto attualmente spende: insomma una riforma a costo zero.
Questa in stretta sintesi la proposta di Trieste Verde, a cui va aggiunta la necessità di portare le iniziative culturali sul territorio dove la gente vive e non concentrarle nei soliti santuari tradizionali frequentati dallo stesso bel mondo minoritario ed elitario.
L'alternativa a tutto questo? Banale quanto semplice: chiudere questi enti inutili ma costosi.
E Sabato 27 marzo alle ore 11 presso la sede (g.c.) del Circolo Miani in via Valmaura 77 a Trieste ne parleremo nell'incontro che illustrerà le proposte concrete di Trieste Verde per la riforma dell'amministrazione comunale, tra cui quella di riprendere in carico diretto ai dipendenti la gestione di tutti i servizi oggi “esternalizzati” a ditte e cooperative che incentivano il precariato, il lavoro sottopagato e dequalificato, e che svolgono le mansioni che fino al 1993 il Comune assolveva in proprio



Trieste. Taglialegna sempre al lavoro.

» Inviato da valmaura il 23 March, 2021 alle 12:29 pm

Dopo le segnalazioni ricevute inerenti ai lavori in corso, e nel totale silenzio, nello storico boschetto che sale verso il Ferdinandeo, ieri Trieste Verde si è recata sull'ennesimo cantiere delle follie deciso dal Comune di Trieste.
Dopo la legge Basaglia bisogna stare attenti a quello che succede nel verde pubblico di Trieste.
Ci siamo trovati davanti a dei lavori, evidentemente decisi da una persona che un giorno si è svegliata è ha deciso di effettuare rinnovamenti ad estro personale.
Cercheremo di non scendere nella tecnicità delle esecuzioni, ma essere il più chiari possibili sulle cose che stanno avvenendo: direttore lavori- Francesco Panepinto, responsabile Unità tecnica alberature e parchi del Comune di Trieste.
Il progetto prevede, PER ORA l'eliminazione di tutti gli esemplari di alberi che perdono le foglie (caducifoglia). E perchè?
La pulizia del sotto bosco, riportando le testuali parole del tecnico Panepinto: “lasciamo l'edera che fa un pò di verde”, “i rovi li tagliamo solo a tre metri dal sentiero pedonale”.
In teoria il piano prevederebbe l'eliminazione degli alberi sempre verdi (conifere) nel caso siano sofferenti, troppo attaccati e che non hanno possibilità di sviluppo. Espiantarli per ripiantarli altrove, no? Troppa grazia Sant'Antonio.
L'unica cosa giusta che c'era da fare... NON è stata fatta, sono stati lasciati li senza il marchio indelebile di quel maledetto spray rosso che sta sancendo la morte di alberi sanissimi.
Tornando alle testuali parole di colui che sta usando lo spray rosso della sentenza.
Un po alla volta, si suppone in base a come gli va la giornata, ed evidentemente senza attenersi a un bel progetto totale e chiaro, con analisi dei singoli alberi. “I rovi a ridosso di via dell'Eremo non tagliateli altrimenti i residenti ci buttano l'immondizia”.
Forse il “tecnico” non ha avuto l'occasione di parlare con gli stessi, come dovrebbe fare un rappresentante del comune, e poiché noi di Trieste Verde invece abbiamo avuto il piacere di interloquire con persone, molto gentili, che ci tengono molto alla loro zona, tanto che a tempo perso loro stessi, raccolgono le immondizie...
Ma pensate che il piano sia finito? No no.. anzi.
I lavori proseguiranno per molto tempo, per anni, con la graduale eliminazione di tutte le specie di conifere e con la sostituzione di Caducifoglia con ROVERELLE.
Nel piano tutta via NON si parla di impianto di irrigazione, quindi se il piano non cita quello che si paga non ci sarà... come non ci sarà l'eliminazione dei ceppi lasciati. (piano reso pubblico nell'albo pretorio sul verde).
Risultato ci troveremo gradualmente una landa desolata con degli alberelli di roverelle, che vedranno la loro maturità tra 30 anni.... se resteranno vivi e se i residenti che “sporcano”, andranno “col sbrufador a bagnar...”
Questo è il risultato del lavoro di una persona alla quale dovrebbe venir suggerito un ricostituente periodo di riposo, e che temiamo non abbia idea di dove sia, di cosa stia facendo e che deve aver preso spunto dai lavori che si eseguono in alta montagna “cambio della vegetazione per cambiare la destinazione d'uso del suolo”.
Ma chi gli ha chiesto di toccare il BOSCHETTO del Ferdinandeo? Chi ha chiesto un cambio di destinazione del suolo? Non vorremmo si avverassero le dicerie che parlano di nuovi parcheggi.
Questo …. non è solo il resoconto di un tecnico progettista arboricoltore, ma anche la condivisione della prospettiva della Forestale che purtroppo non può far niente poiché non è area boschiva, ma vede in tutto ciò una cosa senza senso e logica, ma pagata dai contribuenti.
E per finire, invece le segnalazioni dei residenti che chiedevano la potatura, degli esemplari di Maclura (albero che produce grossi e pesanti frutti gialli) presenti in via dell'Eremo che danneggiano le vetture non sono state nemmeno prese in considerazione.
Dietro ai rovi lasciati alti tra via De Marchesetti e via dell'Eremo è in corso uno scempio possibilmente da non vedere.
Nel ringraziare i residenti che ci hanno segnalato il fattaccio, Trieste Verde promette che non si fermerà fin che non verrà fatta chiarezza.



Sanità in tilt.

» Inviato da valmaura il 23 March, 2021 alle 12:27 pm

Come non ci stanchiamo di evidenziare da mesi, l'emergenza Covid ha messo a nudo, particolarmente a Trieste, la crisi decennale delle sanità ospedaliera e territoriale (rileggetevi sotto le proposte di Trieste Verde, frutto anche di un lavoro svolto assieme a medici ed operatori sanitari).
Le responsabilità della politica, regionale e locale (i sindaci da anni “non si pronunziano ma fanno din-don”) è netta, e non solo per due decenni di chiusure e tagli, ma anche perchè il Governo Conte da un anno aveva messo a disposizione pronta cassa ben 9 miliardi di euro alle Regioni per interventi nel campo sanitario, e grida scandalo che la maggior parte della cifra rimanga ancora inutilizzata a Roma per incapacità regionali.
Ora se può essere vero che in questi tempi emergenziali può non essere facile recuperare nuovo personale altamente specializzato per le terapie intensive, meno, molto meno, lo è invece negli altri campi medici. Non aver provveduto ha colpevolmente determinato la situazione che finalmente, era ora, anche la stampa locale descrive:
“Duemila operazioni alla cataratta in sospeso. Sei mesi di tempo per ottenere una visita neurologica. Appuntamenti per una mammografia disponibili solo da novembre in poi. I ritardi maggiori si registrano nelle visite oncologiche di controllo: si va da metà luglio a Cattinara come prima data disponibile per una visita urologica, fino a novembre (al Maggiore) per una mammografia. Tempi lunghissimi, infine, per quanto riguarda le visite di controllo per neoplasie al colon: prima data libera disponibile, sempre secondo quanto indicato dal call center regionale, a dicembre all'ospedale di Gorizia. Ovviamente nella sanità privata i tempi si accorciano, e questo la dice tutta.
Assembramenti e nervosismo al Maggiore. Cinquanta minuti in coda allo sportello del Cup per prenotare un prelievo. Il caso Trieste. Non solo le liste d'attesa che si allungano a causa dell'emergenza in atto e le visite, magari già prenotate da tempo, spostate ai mesi successivi.
A complicare ulteriormente la vita di molti cittadini si aggiunge anche l'impossibilità di prenotare alcune tipologie di esami al telefono o in farmacia. Con il risultato di costringere molti a mettersi fisicamente in coda al Cup, rischiando anche assembramenti, poco raccomandabili di questi tempi. Capita di dover fare questa trafila, ad esempio, per prenotare un semplice esame del sangue per una sospetta celiachia. Inutile insistere con il numero unico per la sanità regionale: dopo una paziente attesa di svariati minuti, l'operatore informa dell'impossibilità di effettuare la prenotazione al telefono, consigliando di rivolgersi a una delle farmacie convenzionate con il Cup. Ma anche lì il discorso non cambia: niente da fare, l'unica soluzione è recarsi fisicamente allo sportello.”
Complimenti vivissimi a Poggiana, vertice dell'Asugi voluto fortemente da Riccardi.
Sanità. Assenza e silenzio del Comune di Trieste.
La salute deve tornare ad essere una priorità, di intervento e decisionale, del Sindaco di Trieste.
Lo impongono tre fatti: il Sindaco è, e dal 1934, per leggi l'Ufficiale Sanitario del Comune, ai cui “ordini”, recitano le norme, devono rispondere tutti gli operatori della sanità e perfino le forze di polizia.
Secondo, la sanità pubblica, ospedaliera e territoriale, è pagata con le tasse dai Triestini.
Terzo: come fa il Primo Cittadino a non occuparsi del bene, in questo caso primario: la salute, dei suoi concittadini?
La gestione regionale, da decenni, dai tempi della “riforma” dell'assessore leghista Fasola, incentrata sulle chiusure dei piccoli-medi ospedali regionali e strutture locali di Primo intervento, taglio drastico di posti letto e personale, ha dimostrato tutti i suoi limiti, accentuati ulteriormente dall'emergenza Covid.
Parimenti quella che doveva essere l'alternativa sul territorio, i Distretti sanitari, sono stati negli anni depauperati di risorse e personale e quasi mai sono stati in grado di “prendersi in carico” effettivamente e di garantire una efficace “continuità assistenziale” alle persone deospedalizzate, e questo nonostante l'impegno e l'abnegazione di gran parte dei suoi operatori territoriali. Oltre a non riuscire a fare concretamente rete con i servizi sociali del Comune, soprattutto per i limiti di questi ultimi, a vantaggio dei cittadini in difficoltà sociale, e sono tanti, francamente troppi.
Ora proprio l'inversione di tendenza sulla Sanità pubblica operata dal Governo Conte che ha messo a disposizione delle Regioni 9 miliardi per potenziare le strutture ed assumere il personale necessario, e che le Regioni in quasi un anno sono state incapaci di utilizzare (è stato speso meno di un terzo), importo poi raddoppiato nel Recovery Plan proposto sempre da Conte e Speranza, potrebbe permettere anche nel Friuli Venezia Giulia quella rinascita della Sanità pubblica.
In questa fase dunque il Comune, per le ragioni spiegate sopra, non può continuare ad essere spettatore passivo e disattento, e Trieste Verde intende cambiare da subito questa situazione.
Su due direttrici.
La prima dotando gli ospedali dei posti letto e delle infrastrutture tecniche necessarie a corrispondere ai bisogni di Trieste, annullando le lunghe liste d'attesa per esami e visite specialistiche, e dotando i due ospedali di una efficiente struttura di Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza, con l'assunzione in pianta stabile del personale medico e sanitario necessario.
La seconda deve puntare su di una radicale riforma degli attuali quattro Distretti Sanitari territoriali, raddoppiando il personale medico ed infermieristico impegnatovi, il caso della Diabetologia è emblematico (quattro medici ed otto infermieri) per un potenziale “portafoglio” di 30.000 pazienti solo a Trieste. Garantendo una capillare presenza di medici per ogni specializzazione, aprendo e potenziando gli ambulatori prelievi, ed i servizi di assistenza domiciliare, anche fisioterapica oggi in grave sofferenza. Dotando i Distretti di apparecchiature di primo grado (radiologiche ed ecografiche) con il personale necessario onde accorciare i tempi degli esami e liberare gli ospedali dal compito.
Ricostruire una efficace rete, con dei Servizi sociali del Comune ristrutturati, potenziati e ridistribuiti sul territorio, di aiuto alle persone in difficoltà.
Ultima considerazione: secondo Trieste Verde si è ancora in tempo a rivedere il progetto di trasferimento dell'ospedale pediatrico Burlo Garofalo a Cattinara, di due terzi più costoso ed illogico rispetto ai soldi necessari per implementare le sue dotazioni tecniche ed i nuovi servizi da offrire all'utenza, anche in considerazione delle ingenti somme spese nell'ultimo anno dallo stesso Burlo per ampliare e migliorare l'offerta nella sua attuale sede.
Per altro questa sarebbe anche l'unica possibilità reale per salvare dall'abbattimento l'unica area alberata presente in zona: la Pineta di Cattinara.
Maurizio Fogar per Trieste Verde.



Ferriera e Piattaforma Logistica.

» Inviato da valmaura il 22 March, 2021 alle 12:14 pm

Lo Spirito Santo sostenga la memoria del Vescovo.
 
Dando per scontato che anche i sassi di Trieste conoscano posizioni ed iniziative del Circolo Miani e di Trieste Verde, erede della Lista civica NO FERRIERA SI TRIESTE, sulla questione dello stabilimento siderurgico, due righette ci sia concesso di aggiungerle.
In una lunga lettera apparsa sulle Segnalazioni, l'ex consigliere comunale prima Illyano e poi Cosoliniano Roberto Decarli rimprovera, giustamente a nostro avviso, il vescovo Crepaldi per aver detto "È finito l'obbrobrio della Ferriera". Criticando il presule, decisamente non uno dei più felici che la Diocesi ha avuto alla guida nella sua recente storia, di “non dedicare una sola parola ai lavoratori che sono in attesa, speriamo, di una nuova ricollocazione lavorativa, a mio parere non è giusto.” Preoccupazione alla quale il Circolo Miani ha sempre prestato, ed operato, la giusta attenzione.
Sbaglia invece Decarli quando sostiene che lo stabilimento ha cessato di esistere, perchè nega dignità di ruolo e futuro alla parte dedicata alla Laminazione ed alla produzione di energia elettrica (Centrale) che nel programmato futuro, grazie anche alle cospicue regalie statali, dovrebbe divenire una delle cinque “fabbriche” più importanti di Trieste, anche per numero di dipendenti.
Ma noi invece rivolgiamo una prece allo Spirito Santo che assista la memoria del Presule, che nel giro di quattro anni è passato dalle visite in Ferriera, ai pranzi in mensa, alle benedizioni del Cavalier Arvedi, all'entusiasmo per la produzione di Ghisa e Coke vecchia maniera, a definirla oggi un “obbrobrio”. Coerenza e memoria sono infatti indispensabili per un pastore di anime.
Continuano invece coerentemente imperterriti gli strafalcioni di chi sull'ex Area a caldo e sulla ultimazione della Piattaforma Logistica Scalo Legnami, per gli amici PLT, dovrà operare. Confermando ed aumentando viepiù le nostre preoccupazioni per la salute dei Triestini, intesi come provincia.
Oggi sulla stampa si scrive: “e prima ancora dovrà arrivare il permesso per installare nel sito un impianto capace di triturare il calcestruzzo da riutilizzare per livellare i terreni rispetto a quelli della Piattaforma. Servono inoltre le autorizzazioni per la rimozione del "cumulone" vicino a Plt e per creare gli scarichi delle acque”.
Partiamo da quello che definiscono eufemisticamente “Cumulone”, i lavoratori Ferriera lo chiamavano invece correttamente “Punta Loppa (scarti di lavorazione altamente tossici)” ed i cittadini “la Collina della Vergogna”, ricavata interrando abusivamente, nella distrazione di massa degli organi di controllo, un'area del Vallone di Muggia pari ad otto campi di calcio e modificando vistosamente la linea di costa, a cura delle proprietà precedenti ad Arvedi, va detto.
Il “Cumulone” è composto appunto da quasi quattro centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti “speciali”, le cui indicazioni con costi annessi (dieci milioni ed a carico della proprietà Ferriera) per rimozione e smaltimento erano state inserite nell'allegato “C” del primo Accordo di Programma sul salvataggio della Ferriera (2014) su richiesta proprio dall'allora Presidente dell'Autorità Portuale (Monassi), e fissate dal Governo. Disposizioni finora completamente disattese.
La semplicità e diremmo quasi la faciloneria di cui danno prova i nuovi proprietari sui delicatissimi lavori, costosi assai e con modalità precauzionali rigorose (le impongono le leggi non il Circolo Miani), che investiranno il “Cumulone”, tutta l'area ex a Caldo e gli interventi a mare il cui fondale è una stratificazione di fanghi tossici, ci lasciano basiti e se prima eravamo preoccupati, ora ne siamo allarmati.
Ma di questo a Trieste paiono interessarsi solo il Circolo Miani e Trieste Verde, che tutte le altre sigle partitiche di vecchio e nuovo conio sono impegnate a bambare di “Sviluppo Green e Futuro Sostenibile”.




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