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Trieste Verde. A cosa diciamo no!
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Circolo Miani » News Correnti » Page 132

Allarme Reddito e pensione di cittadinanza.

» Inviato da valmaura il 17 April, 2021 alle 2:50 pm

Gli immotivati tagli Inps.
In questo momento di particolare crisi che aggiunge ed aggrava quella “ordinaria” della povertà, l'Inps sta tagliando e cosa incredibile “chiedendo rimborsi” ai più indigenti, e lo fa rifiutandosi di dare spiegazioni a chi le chiede. Il tutto nonostante una sentenza della Corte di Cassazione che ha stabilito in questi casi, ovvero per eventuali errori degli enti erogatori, l'impossibilità di scaricare sugli utenti il ristoro. E dopo una storica sentenza della Corte Costituzionale del giugno 2020 che ha fissato in 780 euro il minimo di sopravvivenza che lo Stato deve erogare a partire dagli assegni di invalidità civile.
Non solo, l'Inps si rifiuta di applicare quanto stabilito ma mai eseguito nel Regolamento attuativo della legge istitutiva il Reddito/Pensione di Cittadinanza e soprattutto confermato nella Legge finanziaria dello Stato. Secondo quanto disciplinato dalla Legge di Bilancio 2021, la nuova norma sulla Pensione di Cittadinanza erogata dall’INPS, ed entrata in vigore con decorrenza dal 1° gennaio 2021 “nei confronti dei titolari della Pensione di Cittadinanza non valgono i limiti di utilizzo di cui al comma 6.”.
Ovvero vengono a decadere i limiti di prelievo in contanti e quelli per gli eventuali bonifici.
Anche a Trieste sono molte le persone colpite dai tagli Inps che rendono viepiù drammatica la loro sopravvivenza, perchè di questo si tratta.
E venerdì 23 aprile, per le ore 10, è stata indetta una manifestazione di protesta fuori dalla sede Inps di via Udine angolo via Sant'Anastasio a Trieste.
Noi di Trieste Verde ci saremo, e non potrebbe essere diversamente per l'impegno che abbiamo profuso da anni nella lotta contro la povertà che è uno dei dieci punti qualificanti del nostro Manifesto per Trieste.
Il Manifesto contro la povertà.
Le proposte di Trieste Verde.
780 euro netti al mese, è quanto ha fissato con sentenza la Corte Costituzionale l'altro anno, la soglia minima di sopravvivenza che lo Stato deve erogare agli aventi diritto.
Questo è quello che Trieste Verde innanzitutto propone attui il Comune di Trieste nei confronti delle singole persone incapienti residenti, senza alcun vincolo di spesa e prelievo, come avviene tutt'oggi per le pensioni, dove le sociali e le minime devono essere innalzate a questo livello base.
Ciò deve avvenire in collaborazione con la Regione e con l'Inps, che conosce perfettamente la situazione e non ha bisogno di richiedere ulteriori trafile burocratiche, che per altro violerebbero ben quattro leggi dello Stato (i Decreti Bassanini). E deve divenire operativo nel più breve tempo possibile, con richiesta formale a Banche e Poste di aprire una corsia preferenziale per il pagamento “sociale” ai loro sportelli.
Resta inteso che tale importo, che è quello indicato dall'Istat per la mera “sopravvivenza” e sfidiamo chiunque a scialarci, va aggiornato annualmente al rialzo, e per i nuclei familiari non monocellulari va parametrato ai componenti della famiglia a carico.
La riforma totale dei Servizi sociali comunali, oggi accentrati e ridotti al ruolo di passacarte e burocrazia della povertà.
Gli Assistenti Sociali, oggi carenti di numero e diretti con criteri operativi che ne annullano la professionalità, devono poter tornare sul territorio affinchè la parola “presa in carico” degli assistiti non resti lettera morta. Va ricreata la rete collaborativa con il personale dei Distretti sanitari (per altro da tempo in sofferenza e da riformare come proposto da Trieste Verde) per assistere tempestivamente le persone in difficoltà, dove queste “vivono”.
E' evidente che quando una persona, giunta all'estremo delle sue possibilità, decide di rivolgersi ai Servizi sociali, compie una scelta difficile e combattuta: non è affatto facile mettere in piazza la propria povertà e disperazione.
Ma da quel momento il ruolo di un Servizio sociale degno di questo nome sta nel sostenere, e non solo economicamente, la persona, rispettarne la dignità (non con le umilianti file in pubblico a cui abbiamo assistito nel camerone stipato di gente di via Mazzini), e sostituirsi a lui per tutte le pratiche di cui abbisogni. Insomma privilegiare il rapporto umano e non limitarsi a passare e compilare moduli.
Per fare ciò bisogna assumere nuovo personale idoneo, non da oggi carente, aprire nuovi centri di aiuto ed ascolto sul territorio, non limitarsi ad un numero telefonico, quando non è perennemente occupato, attivo solo da lunedì a venerdì tra le ore 9 e le 11.
La carenza dei vertici del Servizio sociale comunale è apparsa chiara fin dall'inizio, la loro incapacità a confrontarsi con l'analogo Servizio regionale è stata totale, per non parlare poi nell'interfacciarsi con l'Inps (locale e nazionale), che in particolare a Trieste non brilla per capacità.
Ma quale Sindaco è, conoscendo la drammatica situazione in cui sono costretti a “tirare avanti” decine di migliaia di concittadini, quello che non senta il bisogno di dedicare tutto il suo sforzo, le energie, anche economiche di cui l'amministrazione dispone, a risolvere questa priorità sopra ogni altra.
Per le statue, le ovovie ed i grandi eventi, ci sarà un domani tempo e modo, altrimenti basta citare un titolo famoso di Primo Levi: “Se questo è un uomo”.



FERRIERA. Tra Scoccimarro e DDA che ne scrive non sappiamo chi sia peggio.

» Inviato da valmaura il 16 April, 2021 alle 1:29 pm

Scrive di Area a Caldo DDA è non ha ancora imparato che gli altoforni, al plurale non al singolare, erano DUE. Parla di trasferimento di Vincenzo Dimastromatteo dalla “direzione ferriera”, incarico che ha lasciato da un anno per andare a ricoprire quello di direttore Acciaierie Arvedi a Cremona e di AD societario, alla futura direzione dell'Ilva a Taranto, insomma non ne azzecca una che sia una, e questo dovrebbe “informare” i Triestini.
Ma poi arriva lui, sempre tramite DDA, il patriota assessore regionale “per la difesa dell'Ambiente”, Fabio Scoccimarro, e tra le perle che da tempo ci offre ne dobbiamo inserire quest'ultima:
“Siamo venuti a verificare dopo un anno dall'attuazione dell'Adp e siamo soddisfatti del rispetto del cronoprogramma che ci porterà a un'industria pulita, tanto che qui a Servola si potrà fare il bagno.”
Ecco, apprezziamo che appena “dopo un anno” sia “venuto a verificare”, ma quanto al “bagno” cominci lui a tuffarsi.
“Oggi i livelli di polveri sottili sono migliori di quelli del centro città. Lo smantellamento crea certamente qualche disagio a livello di polveri e odori, ma l'Arpa vigila ed è sempre intervenuta celermente», sia dopo il grande spolveramento seguito alla demolizione del nastro trasportatore dell'altoforno, che dopo l'abbattimento del gasometro, con odori molto forti prodotti dalle morchie all'interno del silo”.
Ora qui siamo al sogno. In questi giorni si susseguono boati e polveroni perchè fanno precipitare tonnellate di ferraglia a terra senza imbragarle e calarle con le gru, e poi tocca vette di sublimità quando dichiara che la “vigilante” Arpa è intervenuta “celermente” ma sempre ….”dopo”, cioè a babbo morto ed a danno arrecato.
E tanti auguri per la passiata con Petrucco, che più che il casco della foto c'è da sperare per lui che la mascherina antiCovid fosse perfetta anche per trattenere la pestilenziale polvere su cui camminavano.
Trieste Verde.



Il degrado non è solo una buca sul marciapiedi.

» Inviato da valmaura il 16 April, 2021 alle 1:28 pm

I nostri quartieri, dove si vive abbastanza male.
Parlare della qualità della vita di quella maggioranza dei Triestini che vive nei rioni tradizionali, perchè diciamocelo chiaro le “periferie” qui hanno poco senso, da anni anzi decenni è scemata progressivamente.
E non è solo e tanto al livello di manutenzioni spicciole che ci riferiamo, cose per altro abbastanza carenti in una città che sempre da decenni ha privilegiato abbellimenti nelle aree centralissime dove per altro, vedi il “salotto buono”, non ci vive quasi nessuno.
Parlare di degrado significa sì evidenziare la pessima qualità di edilizia popolare che ha trasformato né più né meno molte zone della città in un agglomerato di quartieri “dormitorio”.
Poi ha voglia il presidente Ater, che su questo ha assai scarsa conoscenza, lamentarsi per gli episodi di violenza, di vandalismo e microcriminalità che in queste zone si verificano. Episodi che, come già da noi scritto, vanno puniti severamente senza attenuanti alcune.
Ma quando mandi a vivere migliaia di persone in complessi come il “Serpentone” di Valmaura, o i “Puffi” di via Grego e prima ancora a Rozzol Melara, per citare gli esempi più recenti, pianti i semi, crei l'humus di queste situazioni di disperazione, emarginazione e solitudine.
Ma parlare di degrado significa parlare delle condizioni anche di povertà, viepiù aggravata nell'ultimo anno dalla crisi Covid, in cui a Trieste sono condannate decine di migliaia di concittadini: la Trieste degli “invisibili” che finisce in cronaca solo per episodi di “nera”.
Significa affrontare l'inadeguatezza, quando non l'assenza, dei servizi sociali e sanitari sul territorio.
Significa ammettere che in tutti questi anni nulla si è fatto per favorire la socialità, creare spazi di incontro, di confronto culturale, di ricreazione.
Poi scelte urbanistiche sbagliate, in centro quanto nei sobborghi hanno fatto il resto: rifacimenti sbagliati di piazze, abbandoni di giardini ed aree verdi chiudono il cerchio.
Noi crediamo, come Circolo Miani che su questo lavora sul territorio dagli anni Novanta ed ora come Trieste Verde, che la soluzione deve trovare risposte a tutti i problemi, e magari ad altri ancora che per brevità qui non riprendiamo, sopra elencati, e camminare di pari passo.
Prendiamo ad esempio l'idea, che sentiti più volte in questi anni i tecnici dell'Ater, è maturata.
A Trieste ci sono quasi ventimila edifici, case ed appartamenti, tra pubblici (solo l'Ater ne ha in gestione oltre 2000) e privati sfitti, di cui una parte è bisognosa di lavori di manutenzione, oggi per altro agevolati dai Bonus governativi, bastevoli ad ospitare una popolazione pari a due volte quella del Comune di Muggia.
Dunque bisogna decidere una volta per tutte la dismissione graduale di alcuni alienanti complessi di edilizia popolare, trasferendo le famiglie in altre e più civili abitazioni a partire da quelle oggi sfitte ed in breve tempo recuperabili. Insistere a mantenere tante famiglie in questi complessi che da soli assorbono, anche per la bassa qualità del materiale costruttivo, gran parte del bilancio assegnato annualmente all'Ater per le manutenzioni, non risolve ma aggrava il problema.
Si deve avere il coraggio politico di questa scelta, programmarla da subito e lavorarci per realizzarla.
Ma di questo ed altro parleremo sabato 17 aprile, alle ore 11, nella sede (g.c.) del Circolo Miani a Trieste in via Valmaura 77, dove Trieste Verde illustrerà le sue proposte per fermare il degrado trentennale dei nostri quartieri.



Derubati e contenti

» Inviato da valmaura il 15 April, 2021 alle 10:42 am

di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano
Avevamo scritto che alla Restaurazione in corso mancano solo le parrucche e i codini del Congresso di Vienna. Ma non avevamo previsto la restituzione dei vitalizi ai ladri di Stato. Invece è arrivata anche quella.
Dopo Formigoni, che su 5 anni e 10 mesi di condanna ha scontato 5 mesi e ora riavrà 7mila euro al mese direttamente dalle nostre tasche, anche Del Turco (3 anni e 11 mesi) sarà oggi riabilitato con 5.500 euro mensili: in fondo lui di mazzette ne ha incassate solo 850mila euro e non ha ancora versato i 700mila di risarcimento allo Stato (anziché pagare, incassa). Seguiranno B., Previti, De Lorenzo, Di Donato e altra brava gente. Ma concentriamoci sugli sgovernatori.
Date un’occhiata allo stato comatoso della sanità (e delle vaccinazioni) in Lombardia e in Abruzzo: se cercate un perché, lo trovate nelle rispettive sentenze della Cassazione. L’uno e l’altro dirottavano i soldi delle nostre tasse destinati alla sanità pubblica nelle tasche dei ras delle cliniche private (Maugeri e San Raffaele il primo, Angelini il secondo), i quali poi ricambiavano con congrue percentuali, sempre a carico nostro. Intanto le due Regioni tagliavano i posti letto pubblici e l’Abruzzo s’imbarcava pure in una folle cartolarizzazione dei crediti sanitari farlocchi, ceduti a banche estere e ripagati con mutui capestro.
Sui giornali del Partito degli Impuniti si legge che Del Turco è innocente perché Angelini ha una condanna per truffa alla Regione (per ogni ricoverato stilava fino a 10 cartelle cliniche, con rimborsi regionali a piè di lista) e s’è visto confiscare il bottino delle sue truffe: 32 milioni. Peccato che il Telepass della sua auto segnalasse 19 visite tangentizie in due anni a villa Del Turco: prendere mazzette è già grave, ma prenderle da chi sai che sta truffando la tua Regione è una doppia vergogna. Idem per Formigoni, che – sentenza definitiva alla mano – elargì oltre 200 milioni di fondi regionali al San Raffaele e alla Maugeri per 6 milioni di tangenti.
Fate voi il calcolo su quei 32 milioni in Abruzzo più 200 in Lombardia: quanti posti letto e respiratori avrebbero potuto acquistare le due Regioni prima della pandemia se fossero state governate da gente onesta?
Nel 2015 una norma voluta da Piero Grasso ci aveva risparmiato, se non il danno, almeno la beffa di vedere questa gente mantenuta a vita dallo Stato. L’avevano votata tutti: Pd, Sel, FdI e Lega; il M5S no perché la riteneva troppo blanda. Ora il Senato la aggira senza neppure cambiarla, per mano dei leghisti Pillon e Riccardi e del forzista Caliendo, nel silenzio di tutti fuorché dei 5Stelle. Che poi qualcuno si domanda perché, con tutte le cazzate che fanno, non muoiono mai: perché gli altri sono così.



Per NON DIMENTICARE, visto che PAGHIAMO NOI.

» Inviato da valmaura il 15 April, 2021 alle 10:41 am

Comune di Trieste. Lavori: sfortuna oppure incapacità e negligenza?
 
Se ci fermiamo un attimo a ripercorrere i principali, ma anche per i “piccoli” non si scherza, lavori cantierati dal Comune di Trieste si rimane sbigottiti.
Partiamo dai più lontani nel tempo e che magari molti non ricordano.
Bidoni scovazze a scomparsa in piazza della Borsa (oltre un milione di euro buttati tra costruzione e manutenzione).
Ponte, detto, “Curto” in Ponterosso, il nome gli viene affibbiato dopo che appunto sono state sbagliate le misure e senza che le rive del Canale si spostassero bene inteso (oltre 800mila euro).
Ex Caserma Polstrada di Roiano, 16 anni data il progetto di recupero, parte il cantiere inaugurato dalle picconate demolitorie di Dipiazza, Giorgi, Lodi e Polli con accompagnamento di banda dei bersaglieri in pensione, e tra “120 giorni” l'opera sarà ultimata, esclamano. Dopo quasi tre anni sull'area fa brutta mostra un cumulo di macerie.
Fiera di Montebello, la vendono agli austriaci ma dimenticano di cambiare la destinazione d'uso nel Piano Regolatore (due anni di stop).
Tetto nuova Piscina Bianchi, dopo pochi mesi dall'apertura piovono pannelli del soffitto interno, attorno e sopra l'edificio fanno bella mostra gru ed impalcature di tubi innocenti, e sono passati anni.
Inaugurazione della “rifatta” (?) piazza Libertà (5 milioncini), lo sbandierato sottopasso pedonale resiste manco due mesi: alla prima pioggia e neppure forte si allaga perchè le nuove pompe “non funzionano”, riaperto dopo ulteriori 20mila euro sette mesi dopo. Manca ancora lo spostamento di 80 metri della statua di Sissi al modico costo di 600mila euro.
La “guerra” come la definisce il bellicoso Dipiazza contro la Sala Tripcovich l'ha vinta il barone dall'oltretomba.
Crollo tetto vasca nuova Piscina Terapeutica, i lavori di manutenzione vengono fatti ben oltre il limite indicato dalla perizia commissionata dallo stesso Comune ed il risultato si vede a due anni di distanza.
Rinnovo concessione illuminazione pubblica cittadina, un affare di milioni di euro: da oltre due anni si va avanti a forza di proroghe e rinvii della gara d'appalto.
Canale di Ponterosso, per manutenzione ponti stavolta in pietra, il cantiere apre, con l'intermezzo di due container-uffici volati in acqua causa Bora, per richiudere subito dopo: non si sono accorti che il fondale era di pietra, mannaggia, e non di fango sabbioso e le palancole non entrano.
Tram di Opicina, la vera fiaba di Sior Intento cittadina, sbagliano le gare, accumulano ritardi di anni.
Ci sarebbero pure i trasferimenti ultradecennali dei mercati Ittico ed Ortofrutticolo, la Galleria di Montebello (che il Signore ce la mandi buona), lo scheletro dell'ex Meccanografico, ed il riesumare del nefasto progetto del Tunnel Largo Mioni-via D'Alviano, per non parlare della cointeressenza in quelli del Parco del Mare itinerante, dell'ex Silos, del nuovo e mai completato “scatolone” Centro Congressi in Porto Vecchio, e della Playa Beach lì a fianco.
Ma noi non usiamo sparare sulla Croce Rossa.
Anche per questo abbiamo dato vita a Trieste Verde e vi garantiamo che nel nuovo Comune noi presenti l'andazzo cesserà, anche perchè non siamo superstiziosi.




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