Θ stato detto che la democrazia θ la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora. Winston Churchill (conservatore liberale), discorso alla Camera dei Comuni del novembre 1947.
Ci sono due principali forme di democrazia: quella rappresentativa e quella diretta, oggi si direbbe partecipata.
I nostri Padri Costituenti hanno scelto quella rappresentativa anche per la ragione che allora, e fino ai primissimi anni Ottanta, la partecipazione era garantita dai partiti e dalla loro capillare presenza sul territorio, da un lato, e da un sistema elettorale proporzionale puro con le preferenze.
Ma che qualcosa fosse cambiato in peggio ce lo ricordava Enrico Berlinguer, allora Segretario del PCI, nella storica intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari il 28 luglio 1981, sentendo il bisogno di affermare con forza la centralitΰ della questione morale e della diversitΰ.
Oggi la democrazia θ infatti assai poco rappresentativa, visto che abitualmente la metΰ ad essere ottimisti degli elettori sceglie di astenersi dal votare, e che i partiti hanno cessato di esistere, come il voto di preferenza. Da tempo infatti le scelte politiche non vengono discusse nelle vecchie sezioni che non esistono di fatto piω, ma annunciate nei talk show televisivi dai leader, o capi, di partito, in un sistema politico che scopiazzando male la prassi in vigore negli Stati Uniti ha da tempo imboccato la via della personalizzazione nei singoli e pochi capi.
Le ultime leggi elettorali, dall'Italicum, sconfessato dalla Corte Costituzionale, al Rosatellum, come nel tentato stravolgimento renziano della Costituzione, fortunatamente bocciato dagli Italiani con il referendum, hanno chiuso il cerchio. Ovvero hanno inserito un fittizio maggioritario, che presuppone un bipolarismo estraneo alla tradizione democratica italiana, consegnando ai pochi capibastone dei partiti la nomina dei parlamentari. Oggi infatti non esistendo il voto disgiunto e soprattutto quello di preferenza, la scelta θ stata totalmente sottratta ai cittadini-elettori. Ed anche le cosiddette primarie all'italiana sono fallite miseramente.
In questo quadro pertanto la crescente disaffezione per scelta dei cittadini dal voto si palesa sempre piω come un grave rischio per la sopravvivenza della democrazia in Italia.
Qualcuno potrebbe obiettare che da almeno due secoli abbondanti nelle tradizionali democrazie occidentali al voto si reca abitualmente il 40% degli aventi diritto senza per questo mettere in discussione la natura profondamente democratica di quei paesi, sciagura Trumpiana a parte. Vero, ma con una sostanziale differenza che proprio in quei paesi esistono, codificati, degli importanti contrappesi istituzionali e la partecipazione della societΰ civile si esprime attraverso la fortissima presenza di movimenti d'opinione capaci di influenzare e determinare le scelte dei politici.
L'anomalia dunque θ tutta italiana, e di conseguenza la nostra ben piω giovane democrazia, anche grazie all'assenza sostanziale di un quarto potere, ovvero di stampa e televisioni indipendenti, tende piω facilmente ad affidarsi all'Uomo della provvidenza di volta in volta individuato.
Altro segnale inquietante θ che l'astensionismo θ ancora maggiore, e crescente, nelle elezioni amministrative e locali: cioθ proprio in quegli enti, Comuni, che dovrebbero essere i piω vicini ai cittadini e da questi utilmente sentiti come tali.
Ma come denunciava Enrico Berlinguer in quella intervista, il cittadino ha oramai ben chiaro nella sua mente di come il sistema partitico italiano abbia da tempo infeudato le istituzioni del Paese a tutti i livelli, inserendo una forma di raccomandato clientelismo: dal portantino nell'azienda sanitaria, all'usciere in Regione via via salendo fino ai massimi livelli dirigenziali. Tutto viene spartito, spesso con la complicitΰ dei sindacati, con una manuale Cencelli della raccomandazione e del sottopotere.
Pertanto l'anomalia tutta e solo italiana θ che la sfiducia nella politica dei partiti coinvolge appieno le istituzioni pubbliche di ogni ordine e grado, proprio perchθ i cittadini hanno da tempo compreso che il sistema partitico ha infeudato tutto, financo la massima carica della Repubblica.
La stessa magistratura, civile, amministrativa e penale, che costituzionalmente θ potere indipendente, viene sempre piω vista come un giocatore in campo e non come arbitro autonomo. Giocatore a favore dei poteri forti e del sottopotere locale, si intende. Insomma indossa i guanti bianchi quando decide appunto sui colletti bianchi e su chi conta economicamente: questo pensiero θ infatti oramai assai diffuso nell'opinione pubblica.
Ecco perchθ appare indispensabile quanto improcrastinabile invertire questa diffusa tendenza, che poi appunto si esprime anche nell'astensionismo; come farlo e quali strade battere cercherς di tratteggiarlo nella seconda puntata di questo mio intervento.
Maurizio Fogar