Fu Riccardo Illy prima da Sindaco (1993-2001) e poi da Presidente della Regione (2003-2008) ad inaugurare la politica del “niente prigionieri”, ovvero del portare alle estreme conseguenze l'assioma del “chi vince piglia tutto” e del conseguente imbarbarimento dei rapporti tra società civile e maggioranza politica. Maggioranza, è bene ricordarlo, che allora vedeva la sinistra ed in particolare gli antesignani dell'attuale PD come architrave principale di Illy. Tale logica sconvolse, tra le altre cose, completamente il sistema delle erogazioni pubbliche a favore del mondo del volontariato culturale, sociale e finanche sportivo.
Da allora tutti coloro che si sono succeduti alla guida degli enti pubblici (in particolare Comune, Provincia, fin che esisteva, e soprattutto Regione, ma anche di realtà semiprivate come la Fondazione CRT), ne hanno fatto il loro modus operandi.
La filosofia che lo ispirava e lo ispira, nonostante che si amministrassero beni o denari pubblici dunque di tutti, è brutalmente semplice: niente o quasi a chi non la pensa come i vincitori politici, anche in barba a leggi e norme esistenti. I recenti casi di piazza Unità negata, e rivendicata nelle motivazioni, al Gay Pride e della mozione sul “negazionismo-riduzionismo” storico ne sono solo le ultime e più recenti conferme.
Ergo nessuna forza politica, Grillini compresi, ha oggi le carte in regole per protestare contro sistemi usati da tutti.
Da un po' di tempo poi molti parlano di storia, in particolare i politici, avendone una conoscenza che non va, quasi sempre, oltre il Sussidiario delle Elementari.
L'apice si coglie attorno alla ricorrenza del Giorno del Ricordo di febbraio. Abbiamo su questo scritto e riscritto e dunque non intendiamo ripeterci: a chi interessa scenda su queste nostre pagine fino appunto a febbraio, cronologicamente parlando.
Oggi ci si permetta solo rimarcare una osservazione, che può sembrare banale ma che invece non lo è.
Nel 400 avanti Cristo, dunque non proprio ieri, lo storico, e politico e condottiero Ateniese, dunque il greco Tucidide affermava “Conoscere il passato per comprendere il presente.”
Principio rilanciato poi 2300 anni dopo dalla Nouvelle Histoire che soprattutto con Marc Bloch, Lucien Febvre e Jacques Le Goff a partire dalla Francia rivoluzionò il mondo della ricerca storica.
Storiografia che è cosa ben diversa dalla personale, o di parte, memorialistica: che appunto perchè soggettiva non si può pretendere che venga condivisa universalmente, casomai accolta ed esaminata come utile o non credibile testimonianza.
Eventi tanto complessi e contraddittori vanno raccontati con l’onestà e la sensibilità di chi sa ascoltare e capire (che non vuole dire giustificare e assolvere) le ragioni, gli errori, le ambigue illusioni di tutte le parti in causa.
Per tornare alla Giornata del Ricordo ci limitiamo solo ad osservare che parlarne senza inserire i fatti oggetto del “ricordo” nel contesto storico che li determinarono, nella “cornice” in cui si svolsero, allora forse si da prova di maggiore civiltà standosene zitti, cosa quanto mai opportuna per i politici. Ma anche per alcuni storici attualmente in voga che dovrebbero posporre il loro narcisismo alla verità storica, o meglio alle verità mai “nascoste” della ricerca storica dei fondatori dell'Istituto della Resistenza, che già dal finire degli anni Quaranta in poi avevano pubblicato saggi ed articoli sulla questione delle Foibe e dell'Esodo. Materiale che poi fu alla base delle pubblicazioni dei novelli Cristoforo Colombo, che invece di “scoprire” hanno così coperto una delle più gigantesche bufale della politica (quella dei “silenzi e delle verità nascoste”).
Oggi abbiamo letto sul piccolo giornale, che evidentemente non ha strumenti e memoria per puntualizzare, una affermazione dell'attuale presidente dell'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, Mauro Gialuz, che ricordava come “nel 1953 l'Istituto fosse stato fondato dal CLN italiano di Trieste”.
Niente di più impreciso, e forse Gialuz ed altri sodali del Direttivo dovrebbero tornare ad occuparsi a tempo pieno di politica e probabilmente il PD ne trarrebbe giovamento.
Si informi meglio: che a fondare la Deputazione regionale dell'allora Istituto per la storia del Movimento di Liberazione nel FVG, furono Ercole Miani, Galliano Fogar, Carlo Schiffrer ed Alberto Berti, certo con altri ex “resistenti” come Antonio Fonda Savio, Bruno Ive, Isidoro Marass, Giulio Cervani, quasi tutti, anzi per i nomi citati tutti, espressione di Giustizia e Libertà e del Partito D'Azione o di estrazione mazziniana e socialista.
Nella foto GALLIANO FOGAR
“Padre della Libertà”
Galliano Fogar (Trieste, 1921 – Trieste, 19 dicembre 2011) è stato uno storico e partigiano italiano.
Partigiano in Friuli e nella zona di Trieste e nell'immediato dopoguerra redattore del giornale del CLN di Trieste La Voce libera, ricoprì la carica di segretario dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Istituto da lui fondato con Ercole Miani, Alberto Berti, Antonio Fonda Savio, Carlo Schiffrer, e fu il responsabile della rivista dell'Istituto "Qualestoria", ove pubblicò: Le questioni nazionali fra guerra e Resistenza: Venezia Giulia 1943-1945, in "Qualestoria", n. 1, pp.50–67, Trieste 1985 e Foibe e deportazioni. Nodi sciolti e da sciogliere, in "Qualestoria", n. 3, pp. 67–85
Ha scritto libri che si occupavano della Resistenza in Friuli-Venezia Giulia approfondendo gli aspetti che legavano all'antifascismo gli operai dei cantieri di Monfalcone durante il regime fascista e il collaborazionismo coi nazifascisti nella zona; inoltre si occupò di ricerca nel settore dell'occupazione nazista nella zona orientale italiana e delle vicende legate alle brigate Osoppo-Friuli. Importanti sono i contributi di studio e ricerca sulle zone libere in Friuli. Successivamente di occupò del nazionalismo e del neofascismo a Trieste e dei suoi sviluppi nell'arco di tempo che va dal periodo bellico a quello successivo.
Sotto alcuni suoi libri e pubblicazioni.
“San Sabba istruttoria e processo per il Lager della Risiera”
con Adolfo Scalpelli, Enzo Collotti, Giorgio Marinucci, Gianfranco Maris, Vojmir Tavčar, Ibio Paolucci.
“Sotto l'occupazione nazista nelle provincie orientali”, Del Bianco editore.
“Dall'irredentismo alla Resistenza nelle province adriatiche: Gabriele Foschiatti”, Del Bianco editore.
“L'antifascismo operaio monfalconese tra le due guerre” Vangelista Trieste 1989
“Trieste in guerra 1940-1945: società e Resistenza”, pubblicato da Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, 1999.
"Dalla cospirazione antifascista alla Brigata Proletaria", 1973.
"Guadagnavo sessantun centesimi all'ora...Lavoro e lotte al Cantiere S. Rocco. Muggia 1914-1966".
con Marina Rossi Sergio Ranchi Trieste, Irsml, "I quaderni di Qualestoria", 1994
"Itinerario di lotta, cronaca della Brigata d'Assalto Garibaldi - Trieste".
con Riccardo Giacuzzo, Mario Abram, Plinio Tomasin, Julij Beltram, Egone Settomini, pubblicato da Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume, 1986.