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Storia e politica. Niente Prigionieri!

» Inviato da valmaura il 2 October, 2022 alle 2:36 pm

Scritto da Maurizio Fogar il 7 aprile 2019.
Fu Riccardo Illy prima da Sindaco (1993-2001) e poi da Presidente della Regione (2003-2008) ad inaugurare la politica del “niente prigionieri”, ovvero del portare alle estreme conseguenze l'assioma del “chi vince piglia tutto” e del conseguente imbarbarimento dei rapporti tra società civile e maggioranza politica. Maggioranza, è bene ricordarlo, che allora vedeva la sinistra ed in particolare gli antesignani dell'attuale PD come architrave principale di Illy. Tale logica sconvolse, tra le altre cose, completamente il sistema delle erogazioni pubbliche a favore del mondo del volontariato culturale, sociale e finanche sportivo.
Da allora tutti coloro che si sono succeduti alla guida degli enti pubblici (in particolare Comune, Provincia, fin che esisteva, e soprattutto Regione, ma anche di realtà semiprivate come la Fondazione CRT), ne hanno fatto il loro modus operandi.
La filosofia che lo ispirava e lo ispira, nonostante che si amministrassero beni o denari pubblici dunque di tutti, è brutalmente semplice: niente o quasi a chi non la pensa come i vincitori politici, anche in barba a leggi e norme esistenti. I recenti casi di piazza Unità negata, e rivendicata nelle motivazioni, al Gay Pride e della mozione sul “negazionismo-riduzionismo” storico ne sono solo le ultime e più recenti conferme.
Ergo nessuna forza politica, Grillini compresi, ha oggi le carte in regole per protestare contro sistemi usati da tutti.
Da un po' di tempo poi molti parlano di storia, in particolare i politici, avendone una conoscenza che non va, quasi sempre, oltre il Sussidiario delle Elementari.
L'apice si coglie attorno alla ricorrenza del Giorno del Ricordo di febbraio. Abbiamo su questo scritto e riscritto e dunque non intendiamo ripeterci: a chi interessa scenda su queste nostre pagine fino appunto a febbraio, cronologicamente parlando.
Oggi ci si permetta solo rimarcare una osservazione, che può sembrare banale ma che invece non lo è.
Nel 400 avanti Cristo, dunque non proprio ieri, lo storico, e politico e condottiero Ateniese, dunque il greco Tucidide affermava “Conoscere il passato per comprendere il presente.”
Principio rilanciato poi 2300 anni dopo dalla Nouvelle Histoire che soprattutto con Marc Bloch, Lucien Febvre e Jacques Le Goff a partire dalla Francia rivoluzionò il mondo della ricerca storica.
Storiografia che è cosa ben diversa dalla personale, o di parte, memorialistica: che appunto perchè soggettiva non si può pretendere che venga condivisa universalmente, casomai accolta ed esaminata come utile o non credibile testimonianza.
Eventi tanto complessi e contraddittori vanno raccontati con l’onestà e la sensibilità di chi sa ascoltare e capire (che non vuole dire giustificare e assolvere) le ragioni, gli errori, le ambigue illusioni di tutte le parti in causa.
Per tornare alla Giornata del Ricordo ci limitiamo solo ad osservare che parlarne senza inserire i fatti oggetto del “ricordo” nel contesto storico che li determinarono, nella “cornice” in cui si svolsero, allora forse si da prova di maggiore civiltà standosene zitti, cosa quanto mai opportuna per i politici. Ma anche per alcuni storici attualmente in voga che dovrebbero posporre il loro narcisismo alla verità storica, o meglio alle verità mai “nascoste” della ricerca storica dei fondatori dell'Istituto della Resistenza, che già dal finire degli anni Quaranta in poi avevano pubblicato saggi ed articoli sulla questione delle Foibe e dell'Esodo. Materiale che poi fu alla base delle pubblicazioni dei novelli Cristoforo Colombo, che invece di “scoprire” hanno così coperto una delle più gigantesche bufale della politica (quella dei “silenzi e delle verità nascoste”).
Oggi abbiamo letto sul piccolo giornale, che evidentemente non ha strumenti e memoria per puntualizzare, una affermazione dell'attuale presidente dell'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, Mauro Gialuz, che ricordava come “nel 1953 l'Istituto fosse stato fondato dal CLN italiano di Trieste”.
Niente di più impreciso, e forse Gialuz ed altri sodali del Direttivo dovrebbero tornare ad occuparsi a tempo pieno di politica e probabilmente il PD ne trarrebbe giovamento.
Si informi meglio: che a fondare la Deputazione regionale dell'allora Istituto per la storia del Movimento di Liberazione nel FVG, furono Ercole Miani, Galliano Fogar, Carlo Schiffrer ed Alberto Berti, certo con altri ex “resistenti” come Antonio Fonda Savio, Bruno Ive, Isidoro Marass, Giulio Cervani, quasi tutti, anzi per i nomi citati tutti, espressione di Giustizia e Libertà e del Partito D'Azione o di estrazione mazziniana e socialista.
Nella foto GALLIANO FOGAR
“Padre della Libertà”
Galliano Fogar (Trieste, 1921 – Trieste, 19 dicembre 2011) è stato uno storico e partigiano italiano.
Partigiano in Friuli e nella zona di Trieste e nell'immediato dopoguerra redattore del giornale del CLN di Trieste La Voce libera, ricoprì la carica di segretario dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Istituto da lui fondato con Ercole Miani, Alberto Berti, Antonio Fonda Savio, Carlo Schiffrer, e fu il responsabile della rivista dell'Istituto "Qualestoria", ove pubblicò: Le questioni nazionali fra guerra e Resistenza: Venezia Giulia 1943-1945, in "Qualestoria", n. 1, pp.50–67, Trieste 1985 e Foibe e deportazioni. Nodi sciolti e da sciogliere, in "Qualestoria", n. 3, pp. 67–85
Ha scritto libri che si occupavano della Resistenza in Friuli-Venezia Giulia approfondendo gli aspetti che legavano all'antifascismo gli operai dei cantieri di Monfalcone durante il regime fascista e il collaborazionismo coi nazifascisti nella zona; inoltre si occupò di ricerca nel settore dell'occupazione nazista nella zona orientale italiana e delle vicende legate alle brigate Osoppo-Friuli. Importanti sono i contributi di studio e ricerca sulle zone libere in Friuli. Successivamente di occupò del nazionalismo e del neofascismo a Trieste e dei suoi sviluppi nell'arco di tempo che va dal periodo bellico a quello successivo.
Sotto alcuni suoi libri e pubblicazioni.
“San Sabba istruttoria e processo per il Lager della Risiera”
con Adolfo Scalpelli, Enzo Collotti, Giorgio Marinucci, Gianfranco Maris, Vojmir Tavčar, Ibio Paolucci.
“Sotto l'occupazione nazista nelle provincie orientali”, Del Bianco editore.
“Dall'irredentismo alla Resistenza nelle province adriatiche: Gabriele Foschiatti”, Del Bianco editore.
“L'antifascismo operaio monfalconese tra le due guerre” Vangelista Trieste 1989
“Trieste in guerra 1940-1945: società e Resistenza”, pubblicato da Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, 1999.
"Dalla cospirazione antifascista alla Brigata Proletaria", 1973.
"Guadagnavo sessantun centesimi all'ora...Lavoro e lotte al Cantiere S. Rocco. Muggia 1914-1966".
con Marina Rossi Sergio Ranchi Trieste, Irsml, "I quaderni di Qualestoria", 1994
"Itinerario di lotta, cronaca della Brigata d'Assalto Garibaldi - Trieste".
con Riccardo Giacuzzo, Mario Abram, Plinio Tomasin, Julij Beltram, Egone Settomini, pubblicato da Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume, 1986.



GROTTESCO.

» Inviato da valmaura il 2 October, 2022 alle 2:34 pm

Galleria di Piazza Foraggi. Chiusa fino al prossimo anno!
Ieri, nell'articolo qui sotto, chiedevamo lumi su due questioncelle: il Tram di Opicina ed appunto la Galleria di Montebello. Oggi per quest'ultima è arrivata a stretto giro la risposta: prorogata la chiusura fino al 31 dicembre 2022. Ergo, se tutto va bene ma visti i precedenti ne dubitiamo assai, se ne riparla nel 2023.
A leggere le motivazioni che hanno portato alla terza proroga temporale sembra di sentire John Belushi in The Blues Brothers, o se preferite il nostro Fantozzi, “aumentano i costi del carburante (immaginiamo il diesel alla pompa per i mezzi), dell'energia (il gas non lo usano), delle difficoltà a reperire i materiali (Diogene? Se ci sei batti un colpo)” e poi soprattutto continuano ostinate le infiltrazioni d'acqua dalle perdite, evidentemente ancora non riparate, delle condotte Acegas ed ora spuntano pure “infiltrazioni di falda” (un rabdomante, no?) che determinano una “noiosa piovosità”.
Dunque altri soldi nostri da aggiungere per un cantiere che per contratto, un optional a questo punto, doveva chiudersi a fine giugno.
E questi sono gli stessi uffici tecnici che vorrebbero fare la Bidonvia, rivoltare come un guanto tutta l'area di Porto Vecchio, rifare la Piscina Terapeutica “presto e meglio”, riprendere i lavori in Canale Ponterosso, ultimare il Tram di Opicina, nomeato il fantasma disgrazià, far rinascere Campo Marzio e tutto il nuovo che avanza?
Lo ribadiamo: Trieste una città di cartongesso, solo chiacchiere e distintivo come conferma la politica che ci ritroviamo.
Condoglianze vivissime.



La città in cartongesso.

» Inviato da valmaura il 2 October, 2022 alle 2:33 pm

Trieste è surreale.
Non passa giorno che non si spendano quattrini, pubblici, per illustrare progetti a destra e manca, e ci mancherebbe che non usino le più futuristiche tecnologie, financo il 3D: dal Porto Vecchio, passando per l'immancabile Bidonvia con il parco di alberetti Bonsai, al Museo del Mare, tanto il bel, restaurato vecchio palazzo che lo ospitava prima marcisce in silenzio; un po' nel dimenticatoio è finita l'altra ciofeca del Parco del Mare, ma rispunterà vedrete, come l'ex Fiera di Montebello ed il Palazzo Carciotti assieme a Villa Haggiconsta e Stavropulos.
Se poi ci spiegano come intendono coniugare il “rinascimento” di Campo Marzio con il traffico continuo e la sosta di Tir e mezzi pesanti, sarebbe cosa gradita.
Per non parlare delle varie “Notti dei ...” e del Circo Barnum della Barcolana, dove la Siot c'è ma non si dice.
Intanto siamo arrivati ad ottobre e che ne è della Galleria di Piazza Foraggi e, scusate l'ardire, del Tram di Opicina?
Degli abbattimenti, che tanto arrapano questa politica, invece sappiamo tutto, che ci aggiornano di continuo: a breve il via orgasmico di quelli della Tripcovich e della Piscina Terapeutica. Del dopo non v'è certezza ma qui va bene comunque.
Ma anche Muggia non scherza: oggi la notiziola che la parrocchia non c'è la fa più, economicamente parlando, e che un centinaio sono le persone, di cui un'ottantina muggesani doc, che assiste mensilmente con pasti e borse della spesa, se li assommiamo ai circa 1000 casi di cittadini seguiti dai Servizi sociali in quel Comune (su 13.400 residenti) il quadro non è incoraggiante. Ma la politica anche lì ha altre priorità, perbacco!



Cos'è rimasto di Trieste nella Barcolana?

» Inviato da valmaura il 2 October, 2022 alle 2:31 pm

Ho partecipato alle prime due edizioni della regata popolare chiamata Barcolana, quando era una vera festa cittadina per tutti e per tutte le tasche, ospite della barca del compianto Fabio Apollonio.
Da allora la regata è sempre più divenuta regata e sempre meno popolare, forse era inevitabile.
Quello che però ho giudicato nel tempo inaccettabile è stata la sua totale trasformazione in un affare che nulla ha più che a vedere con l'iniziale progetto: una festa col e sul mare dei Triestini e dei loro amici.
Affare a terra con una trasbordante tendopoli che trasforma per due settimane tutte le Rive e piazza Unità in un Suk di Tangeri, senza averne l'originalità, e di sponsor più o meno discutibili.
Negli anni scorsi fu la volta della Ferriera by Arvedi, ora da due anni nelle edizioni presentate come “Green”, tra poco anche le feci lo diverranno che fa tendenza, è uno schiaffo alla nostra comunità che venga associato il nome della Siot, il porto petroli dunque l'esatto contrario di uno sviluppo accettabile per fermare o almeno rallentare la crisi climatica planetaria, tra i principali sponsor di queste edizioni dedicate “all'ambiente”.
Un po' come accostare il boia di Vienna che sorridente nella foto impicca Battisti e Filzi, a testimonial di una campagna contro la pena di morte.
Da decenni le petroliere che fanno manovra nel nostro Golfo inondano Trieste e Muggia di dense nubi nerastre allo zolfo dai loro fumaioli, da decenni Dolina, Aquilinia e la linea costiera di Trieste sono coperte da un tanfo di benzina marcia in uscita dai loro depositi. E ciò, anche dopo le perizie tecniche che ne hanno confermato la responsabilità, la Siot continua a trattare la nostra comunità alla stregua di una colonia da quarto mondo rifiutandosi, nonostante i lautissimi utili ricavati, di impegnare una seppur minima parte di questi per porre fine a questa vergognosa situazione.
E questi sarebbero i partner della Società velica organizzatrice della Barcolana “green”?
Da notare che nell'odierna presentazione triestina della 54 Barcolana il nome SIOT-TAL non compare, fanno come con la polvere, d'oro in questo caso: a Trieste la nascondono sotto il tappeto. Uno squallore ipocrita.
A costo di andare controcorrente questo business turistico “arraffa e fuggi” a noi piace sempre meno. Ed è per questo che il Circolo Miani ha sdegnosamente rifiutato l'offerta di questi organizzatori di essere inserito nella “Rete del dono”, ovvero tra le associazioni che potranno ricevere donazioni in denaro dalla Barcolana. Siamo poverissimi ma alla dignità non rinunciamo.
Dimenticavamo, ieri il Consiglio comunale di San Dorligo-Dolina ha votato “all'unanimità” una mozione sul nulla che di fatto non affronta l'insopportabile situazione reale dei miasmi Siot e dunque fa un altro favore alla multinazionale. Insomma hanno fatto le prove generali di come perdere le elezioni comunali del 2024, soprattutto dopo i numeri delle recenti politiche.
Maurizio Fogar.



Ehi Treu in Italia ci sono 14 milioni di poveri (Eurostat-Istat)!

» Inviato da valmaura il 29 September, 2022 alle 2:57 pm

Te ne sei accorto, o sempiterno ministro, tu e il tuo PD?
Altro che farti intervistare con le solite frasi fatte al solito convegno, dove riesci a non menzionare mai la necessità di interventi urgenti e concreti per tutelare le persone e le famiglie in povertà, e sul salario minimo arzigogoli con le solite supercazzole.
Ma stattene a casa, tu e chi ha la bella idea di intervistarti, o desertificatore di voti.
Parla un po' di quello che sta nella foto, milionario in pensione.




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