Caro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,

mi dispiace ma non sono affatto d’accordo con Lei quando imputa la crescente astensione dal voto dei cittadini “alle liti esasperate, le discussioni, la dialettica anche acuta creano sfiducia, contribuiscono con altri fattori a creare sfiducia e allontanano i cittadini dalla vita politico-istituzionale del Paese.”

In una società normale il confronto anche aspro, lo scontro politico sono il sale della democrazia, rappresentano anche chiarezza e distinguo netti agli occhi degli elettori e ne facilitano quanto motivano la scelta elettorale. Come la storia di tutte le altre democrazie, ben più datate della nostra, insegna.

Senza scomodare l’intervista concessa da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari nei primi anni Ottanta è l’imputridirsi del sistema politico, l’occupazione invasiva e totalizzante di tutte le istituzioni pubbliche, il consociativismo del sottopotere tra partiti oramai uguali, e dunque l’assoluta perdita di credibilità non tanto della politica ma delle istituzioni stesse di ogni ordine e grado, che spingono sempre più le persone a disertare le urne.

Che il politico menta, che favorisca gli “amici”, per la gente è oramai un fatto assodato e quasi accettato. Ma che la giustizia, il fisco, lo Stato, dai ministeri alle prefetture, gli enti locali violino sistematicamente le leggi di cui sono chiamati a vigilare l’osservanza e che essi stessi si sono dati, ecco questo agli occhi dei cittadini è assolutamente insopportabile.

Caro Presidente, le potrei fare decine di esempi concreti, vissuti sulla nostra pelle qui a Trieste ma Lei ne conoscerà sicuramente molti più di me, dall’alto della Sua lunga esperienza politica e pertanto La saluto cordialmente.

Maurizio Fogar

Presidente Circolo Miani