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'L'Eco della Serva'
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*Circolo Miani
*Ferriera: le analisi della procura
*Questionario medico Ferriera

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Noi del Circolo Miani.
Scritto da: Teodor

Quando cominciammo ad occuparci dell'emergenza Ferriera, assieme a problemi consimili (dal vecchio e nuovo inceneritore, alla allora Sertubi, al depuratore fognario con le vasche di decantazione a cielo aperto in centro città, alle decine di migliaia di metri quadrati di Eternit, amianto-cemento, che coprono le tettoie dei capannoni lungomare dal colle di Servola alla Torre del Lloyd, all' Italcementi) che colpiscono in maniera gravissima la qualità della vita e causano rilevanti danni alla salute di decine di migliaia di persone, da Muggia a Trieste, tutto pensavamo meno di trovare come accaniti avversari la politica, con annessi e connessi, e le istituzioni pubbliche. Dagli enti locali: Regione, Provincia e Comuni, agli organi di controllo: Arpa, Azienda Sanitaria e perfino Procura.

Questo, dopo breve tempo e deludenti esperienze, ci portò a capire che diventava pura perdita di tempo e fonte di colossale presa per i fondelli affannarsi ad informare le “autorità” delle violazioni in essere, dei picchi di emissioni inquinanti e così via. Oltre ad offrire a questi signori una “legittimazione” un alibi agli occhi dell'opinione pubblica.

Primo perché questi dati loro già li possedevano, anzi li pubblicavano persino (vedi siti Regione ed Arpa) e bellamente li ignoravano.

Secondo perché era evidente a tutti che esisteva, ed esiste questo si perfettamente funzionante, un “sistema” che permetteva il proseguimento di una situazione dove i confini tra affari e politica non si distinguevano più, ovviamente a tutto vantaggio dei pochi che gli affari li facevano a scapito dei molti che li subivano e per giunta li pagavano pure.

Che questo avvenisse per collusione, complicità, o semplice incapacità, poco importava: accadeva e basta.

A tutto questo va aggiunto un clima di censure, silenzi e disinformazioni che dal 2000 in poi ha caratterizzato il comportamento della stampa locale, nella piena indifferenza del mondo politico ed intellettuale triestino.

Dunque fare le crocerossine volontarie non scalfiva minimamente né mutava la situazione.

Abbiamo pertanto deciso di andare alla fonte, ovvero combattere i mandanti di questo sistema, insomma questa politica in tutte le sue diramazioni.

Sapevamo e sappiamo che il sistema politico italiano, ed a Trieste non fa differenza, è sensibile solamente a due “spinte”: quella del denaro, e noi ovviamente non ne avevamo, e quella dei voti. E su questo abbiamo sempre ritenuto che manifestazioni affollate, una alta partecipazione di cittadini alle iniziative, fossero ad esempio una pressione concreta e forse vincente.

Tutto questo a realizzazione di quel progetto della “cultura dei diritti e della partecipazione”, insomma di una “cittadinanza attiva” che il Circolo ha scelto di privilegiare dalla fine degli anni novanta.

Per riuscire ad informare la nostra comunità, visto il comportamento della stampa di regime ma sovvenzionata con i soldi della gente, abbiamo prima edito un mensile, il più diffuso in Regione, poi questo nostro sito giornale online, con oltre 55.000 utenti unici, ed infine tappezzato con centinaia di migliaia di locandine i quartieri cittadini e Muggia, oltre a lanciare periodiche edizioni del TG da Strada, appunto sulle vie e piazze della provincia.

Non staremo qui a ricordare i prezzi altissimi pagati, sia come Associazione che come persone. Dalle minacce alle lettere con proiettili, dalla perdita ingiusta dell'unico contributo economico pubblico (non rientriamo nel novero degli amici di Torrenti e Molinaro, dalla scomparsa del Circolo dalla stampa locale (uniche eccezioni la Rai e TeleAntenna-TriesteOggi). Da procedimenti giudiziari durati sette anni e conclusisi con assoluzioni “perchè il fatto non sussiste”, ma le diffamazioni e i veleni al seguito si, fino ad arrivare all'azione esecutiva di sfratto messa in atto dall'Ater targata PD.

E se il Circolo Miani è riuscito a resistere in tutti questi anni (è stato fondato nel 1981), a mettere in piedi il più importante e duraturo movimento d'opinione della Trieste dell'ultimo quindicennio, a coinvolgere così tanta gente nelle sue iniziative lo si deve esclusivamente alla scelta di stare sul territorio.

Ovvero abbiamo capito che non si vincono le battaglie con internet, che migliaia di contatti virtuali non valgono il pezzo di carta attaccato sui portoni e questo nonostante l'altissimo numero di utenti del nostro sito giornale.

Non ci interessano gli sfogatoi fini a se stessi sui socialnetwork, le battutine di routine, le ironie un tanto al chilo. Ci interessa solo la partecipazione delle persone in carne ed ossa.

Ecco perché ora riteniamo fondamentale sommergere questa politica sotto un mare di firme, raccolte fuori dalle scuole, in strada, nei condomini, parlando ore ed ore con migliaia di donne e uomini guardandoli in faccia e non dietro lo schermo di un computer.

Ecco perché non perdiamo tempo in confronti con chi è responsabile del disastro attuale, che continuino ad usare le sigle di comodo per esternare la loro esistenza in vita, sono funzionali uno all'altro, e per questo certa stampa li sponsorizza.

Grazie a Dio non è il nostro caso e tutto sommato ci fa piacere ed è una conferma che siamo ancora una volta nel giusto.



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