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Storie di ordinaria disumanità.
Scritto da: Teodor

Ti raccomando Bluenergy.

E sono di Campoformido, Udine. E si presentano, i loro rappresentanti, garantendo tariffe migliori e soprattutto reali, ovvero con consumi effettivi e non stimati.

La realtà invece è totalmente diversa. Richiedono i pagamenti con bollette stimate di sette-otto mesi, che non tengono affatto conto dei consumi effettivi, certo poi, dicono, li conguagliano ma intanto l’utente deve sborsare cifre significative, in attesa appunto del conguaglio. In compenso ti tartassano con raccomandate, che poi addebitano all’utente, di sollecito per pagamenti già fatti tre settimane prima, ma che a “loro non risulta”. Complimenti vivissimi per il funzionamento dell’azienda. Prima si spara e poi si chiede il chi va là.

Ma allora perché promettono cose che non sono in grado di garantire, e lo sanno, pur di ottenere la firma sul contratto? Eppure nel codice penale questo ha un nome. Procura se ci sei batti un colpo!

A Trieste da anni tutti i contatori della luce sono informatizzati e pertanto in centrale sanno in tempo reale quale sia il consumo. Ma loro, Bluenergy, scaricano la colpa sul cattivo gestore (in questo caso a Trieste l’Acegas-Aps, Gruppo Hera) che sembra divertirsi nel ritardare loro la trasmissione dei dati. Peccato che il cliente abbia firmato un contratto con Bluenergy, che è tenuto a rispettarlo. Le eventuali difficoltà tra concorrenti sono c…. loro e non possono essere caricate sulle spalle, e soprattutto tasche, dell’utente.

Ultima chicca. Quando chiami il centralino (0432.632911), a spese tue, le operatrici, centralinista, e impiegata si rifiutano categoricamente di qualificarsi. “Marina del centralino e basta”, sai che goduria in famiglia, Ivana del servizio clienti che, bontà sua, dopo molte insistenze fornisce almeno un codice numerico 633, e rispondono che non passano funzionari al telefono, vuoi perché “non ne hanno il numero” – di nuovo complimenti alle capacità organizzative – oppure perché semplicemente se vuoi chiedere qualcosa come giornalista devi prima inoltrare domanda scritta e contenuti, neanche fossimo nel Cile di Pinochet o nella Bulgaria del compagno Popoff . E invece, pensa un po’ siamo nel Friuli Venezia Giulia, anzi in questo caso solo Friuli, della Serracchiani.

Chi lo avrebbe mai pensato. Alla larga e di corsa dal colore Blu.

Parla ma evidentemente non legge.

E’ di stamane la notizia della pubblicazione dei dati catastrofici, per la salute ovviamente, dell’aggiornamento dello Studio Sentieri realizzato dall’Istituto Superione del Ministero della Sanità (vittime anche loro di una “psicosi collettiva” come scrive il medico Aureo Muzzi aspirante capogruppo del PD a Trieste) su Taranto ma anche sugli altri Siti inquinati di interesse nazionale, Trieste in primis.

Sono cifre e dati da brivido ma che evidentemente l’eminente pneumologo piddino di Trieste o non conosce o liquida con l’opportunità di non disturbare “le prossime elezioni”.

Grande è la vergogna, lo sconcerto, lo stupore che proprio dalla bocca di un laureato in medicina che lavora alle dipendenze della sanità pubblica, possano uscire frasi così scioccanti per i sofferenti, e sono tantissimi, i familiari dei deceduti e gli ammalati che pagano sulla loro pelle, con la vita, i cosiddetti “disagi”, la “psicosi collettiva” di Aureo Muzzi. Grave pure che scriva di queste cose, immaginandone ragionevolmente la condivisione, a colui che, Umberto Laureni, incredibilmente ricopre la carica di assessore all’ambiente del Comune.

L’ASS e l’Ordine dei Medici hanno qualcosa da dire? O licenziare un tecnico di laboratorio ospedaliero perché aveva denunciato lo scarico dei liquami infetti nei lavandini e nei cessi è un danno all’immagine degli Ospedali ed invece le dichiarazioni di Muzzi sono una vanto per la credibilità dell’Azienda dove lavora pagato anche con il denaro dei “disagiati e psicotici”.

Per la cronaca l’ospedale perse la causa con il tecnico che aveva denunciato il vero, che purtroppo per lui non era un “renziano doc” e non aveva in tasca la tessera del PD.

Heil Juncker

Il chiacchieratissimo, in Lussemburgo che in Europa sono sordo-muti, candidato del PPE alla presidenza della Commissione Europea su imput della Germania dovrebbe restarsene a casa se il Governo italiano contasse qualcosa appunto in Europa. Renzi dovrebbe fare come Cameron, il premier conservatore inglese, che ha messo il veto sulla sua nomina. Tanto più dopo le uscite della terna ariana, Germania, Olanda e Finlandia, sul rigore inflessibile.

Ma chi sono costoro, che quando loro serviva non hanno esitato un secondo a sforare il debito pubblico (Germania in particolare) e che oggi si permettono di martirizzare e mettere in ginocchio milioni di cittadini europei (Greci, Portoghesi, Spagnoli, Italiani, Francesi tra i tanti). Sono gli stessi che portano, la Germania, la responsabilità di vere tragedie nel cuore d’Europa (i Balcani e la dissoluzione della Yugoslavia) in nome del quarto Reichsmark. Sono gli stessi che diffidano Renzi dall’interferire sulle questioni interne tedesche dopo che per trenta e passa anni loro ci hanno “assegnato i compiti da fare a casa” ed hanno commissariato la politica italiana, organizzato campagne di stampa (copertina del settimanale Spiegel con pizza e lupara) contro il turismo in Italia, e vivono sulle esportazioni dei loro prodotti in Europa.

Sono gli stessi che controllano i cospicui fondi europei avendo piazzato i loro uomini di fiducia ai vertici di tutte le direzioni che contano, e dove, per l’appunto, di italiani non c’è nemmeno l’ombra. In Europa sono questi gli uffici che contano non i “commissari” ovvero ministri senza governo e potere reale.

In una Europa dove il nostro Paese dà ogni anno molti più soldi di quanti riceve, e deve subire pure gli sfottò e le lezioncine sul rigore. E allora cominciamo noi a lanciare un appello.

Cari Tedeschi volete il rigore dagli italiani? Bene che gli italiani non spendano un centesimo sui prodotti tedeschi o loro derivati. Basta auto o moto made in GERMANY, basta Assicurazioni Gruppo Allianz (Lloyd Adriatico, Genialloyd, Ras, Subalpina), basta prodotti alimentari, solo per citarne alcuni. Facciamo assaggiare agli eredi dei “Volenterosi carnefici di Hitler”, titolo di un rigoroso ed indiscusso saggio storico di Daniel Goldhagen, il sapore della crisi in nome del rigore e dell’austerità. E mettiamolo il nostro becco negli affari tedeschi non meno di quanto Germania, Finlandia e Olanda lo hanno messo nei nostri e in quelli di mezza Europa.

E, tanto per cominciare, caccino i soldi e condividano mezzi e centri di ospitalità, per accogliere la tanta povera gente che si affaccia ai confini marittimi d’Europa, visto che, pare, la “rigorosa” Italia è in Europa.



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