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Il consulente ff. capo.
Scritto da: Teodor

A distanza di diverse ore siamo ancora strabiliati. Anzi increduli perché facciamo fatica a credere che ciò che è stato pubblicato su stampa e TiVù sia veramente la Conferenza Stampa di un Procuratore Capo facente funzioni.

Ma prima permetteteci di darvi i dati dell’aria di ieri lunedì 23 dicembre e che il piccolo giornale ha scelto di non pubblicare (non abbiamo voglia alcuna di fare dell’ironia) oggi. Dunque sito ufficiale dell’ARPA FVG “l’aria che respiriamo”: centraline di via del Carpineto: 114, via Pitacco: 85, Muggia: 130, via Svevo (giardino scuola d’infanzia): 728, via San Lorenzo in Selva: ND (non disponibile).  Allora stiamo parlando dei valori di PM10 (Polveri Sottili) misurati nella media delle 24 ore, ove l’attuale limite di legge è di 50 al giorno, in realtà abbassate dalla direttiva europea a 35 perché scientificamente dimostrato che il valore di 50 è già di per se dannoso per la salute. Il Non Disponibile della centralina di via San Lorenzo, l’unica testata e validata dal Ministero dell’Ambiente, un tecnico ci ha riferito ascrivibile al superamento dei valori massimi di misurazione sui quali le apparecchiature sono tarate (un po’ quando un super obeso supera il valore massimo pesabile da una bilancia). Le altre centraline di cui, quella di via Carpineto è dell’ARPA, è proprietaria la Lucchini, sono state trovate starate per difetto di un 30% dal consulente della Procura in precedenti incarichi.

Avete letto bene? Soprattutto i 728 di via Svevo, nel giardino della scuola dove per quasi otto ore al giorno mandiamo i nostri ragazzi (850, dal nido/asilo alla terza media). Niente da dire e soprattutto da fare? A voi la risposta che noi il nostro lo facciamo dal 1998.

E pensare che i vostri, perché noi non li abbiamo votati, non siamo andati al seggio per capirci, politici, TUTTI, che oggi si autocelebrano sulla stampa di casa loro, l’ultima seduta del Consiglio comunale l’hanno passata per intero fino a notte a discutere - sarà la settima volta? - dei 40 stalli o parcheggi di Largo Granatieri e, pare, che siano stati presentati ben 139 emendamenti per alla fine decidere di rinviare tutto.

Torniamo al Procuratore ff Capo. Quando ci hanno informato che nella mattinata di ieri, a poco meno di due settimane di distanza da quella precedente, avrebbe convocato una seconda Conferenza Stampa sulla Ferriera, abbiamo pensato che l’unica ragione plausibile fosse quella di annunciare i provvedimenti che gli agenti di Polizia Giudiziaria stavano eseguendo (sequestri, apposizione di sigilli, perquisizioni, emissione di comunicazioni giudiziarie agli indagati e persino, Dio non voglia, arresti). Altrimenti non ne vedevamo alcuna opportuna ragione, in specie per un magistrato inquirente.

Quando abbiamo visto e letto i contenuti, non volevamo crederci.

Facciamo l’esempio pratico di Taranto, dell’ILVA e dell’azione di Procura e Magistratura di quel Tribunale, così forse si capisce meglio.

Oltre, ben oltre un anno fa la Procura ha chiesto, dopo le ovvie indagini certamente non pubblicizzate, alcuni provvedimenti (sequestri, avvisi di reato e arresti) alla magistratura giudicante del Tribunale di Taranto. E li ha ottenuti. Poi il Giudice del Tribunale ha nominato dei periti che hanno scritto delle prescrizioni per riportare l’attività dell’ILVA nella legalità, ovvero non inquinare ed uccidere così lavoratori e cittadini, ed ha dato tempo un anno alla proprietà, che ha sottoscritto le

disposizioni ed il relativo cospicuo impegno di spesa, per realizzarle. Poiché trascorso quel tempo, certamente non breve, la proprietà dell’ILVA, anche grazie alla collusione di taluni pubblici amministratori (arresti come il Presidente della Provincia, e nuove indagini che coinvolgono pure il Presidente della Regione, Vendola, interrogato ieri per oltre sette ore in Procura tra molti suoi “non ricordo” sono in corso), non ha ottemperato a quanto sottoscritto e stabilito dal Tribunale, la Procura e la magistratura tarantine hanno emesso nuovi capi d’imputazione, nuovi arresti e sequestri.

Qui a Trieste invece, dopo gli esposti e le denunce presentati dal Circolo Miani e da Servola Respira a partire dal 1998 e sottoscritti legalmente da quasi 2500 cittadini, le indagini sempre condotte dal PM Federico Frezza hanno portato ad alcuni processi tutti conclusisi con condanne per “imbrattamento”, ovviamente miti e commutate in multe irrisorie pari a quelle per una pisciata fuori orinatoio, oppure a sistematici accessi all’oblazione da parte della proprietà e della direzione Ferriera, sempre Rosato, come alternativa ad una condanna penale, con il parere favorevole sempre della pubblica accusa, il PM Frezza, pur in presenza del reiterarsi del reato (altri fascicoli aperti per le stesse imputazioni). Ma su questo si rimandano i lettori all’articolo “Ferriera, non solo, e Procura di Trieste” pubblicato sempre sul sito-giornale www.circolomiani.it.

In uno degli ultimi processi il PM Frezza si era avvalso della consulenza del perito Boscolo, docente universitario, che aveva steso una relazione sul funzionamento degli impianti dello stabilimento, fissando pure delle prescrizioni tecniche. Va subito detto che alcuni tecnici e dirigenti che avevano in passato lavorato in Ferriera e guidato pure gli altoforni, avevano contestato il lavoro del Boscolo che peccava, a sentire Servola Respira, di mancanza di realtà, ovvero di applicabilità su degli impianti da tempo a fine corsa, e di eccesso di teoria.

Tale perizia con prescrizioni annesse fu controfirmata dagli imputati (proprietà e direttore Rosato, difesi dall’avvocato Borgna) e divenne parte integrale, anzi portante come dichiarato dalla stessa Lucchini in più occasioni pubbliche, della domanda presentata alla Regione nel 2007 per l’ottenimento della prima AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e senza la quale la Ferriera non avrebbe potuto continuare la produzione.

Sei anni dopo, nella precedente recente Conferenza Stampa lo stesso Frezza ha definito troppo generica al limite della non attuabilità l’AIA concessa dalla Regione, per di più fuori tempo massimo e con documentazioni preliminari assolutamente non veritiere, scriviamo noi, che, badate bene, si basava proprio sul testo della perizia Boscolo. Per di più sempre lo stesso Frezza definì inadeguati i controlli degli enti pubblici preposti a farli (Regione, Provincia, Comune, ARPA e ASS).

Dunque oltre a rendere di pubblico dominio il numero davvero impressionante di decessi tra i lavoratori (ben 83 in dodici anni: dal 2000 al 2012) ascrivibili a due sole forme di tumore (vescica e polmoni), e così non prendendo in considerazione quelli morti per altre patologie tumorali o malattie polmonari, l’oggi Procuratore Capo ff, annunciò di avere un altro fascicolo aperto dal 17 agosto ma ancora senza indagati, e presentò le nuove prescrizioni fatte dallo stesso perito di allora: sempre il prof. Boscolo, su quello che non era a norma di legge in Ferriera (praticamente tutti gli impianti). Annunciò pure la perizia del CIGRA/prof. Barbieri sull’inquinamento industriale, ed in particolare sulle emissioni di BenzoApirene, il più cancerogeno degli idrocarburi, ben al di sopra dei limiti di legge ed in sostanziale contrasto con quanto finora illustrato negli ultimi mesi dall’assessore comunale all’Ambiente.

Ieri Frezza ha ripetuto in parte le tesi sostenute nella precedente Conferenza Stampa, parlando, a

voler credere a quanto apparso su stampa e TiVù, quasi esclusivamente delle prescrizioni, dei lavori da fare sui vari impianti come indicati dal Boscolo, che, continuando a peccare di “teoricismo” indica pure la sostituzione della cappa d’aspirazione dell’Altoforno, quando è tutto il filtro Daneco, che serve cokeria ed appunto altoforno, ad essere da diversi anni totalmente guasto (un po’ come se un automobilista con il motore dell’auto fuso pretendesse che la vettura riprendesse a marciare perché ha sostituito lo specchietto retrovisore esterno ugualmente rotto), e dei costi attinenti ai lavori: quasi 15 milioni di euro.

Ha confermato che per continuare la produzione un nuovo proprietario od affittuario, parlando ovviamente del cavalier Arvedi, dovrebbe provvedere un tanto per riportare, o almeno tentare di farlo, gli impianti a ridurre le emissioni (nei termini di legge? Ad esempio sotto un nanogrammo per il BenzoApirene? Altrimenti sempre fuori legge rimane). Ha ribadito che attualmente lo stabilimento non è a norma di legge, indicandone attraverso il Boscolo le criticità.

Ha pure affermato che la nuova AIA, da esaminare il prossimo febbraio in Regione, sarà “una falsariga” di questo suo lavoro. La fallita Lucchini oppure il papabile Arvedi non potranno che ringraziarlo per il lavoro svolto.

Ha fatto una significativa retromarcia quasi a smentire le conclusioni dell’indagine dell’ASS sulle morti dei lavoratori, “presunti decessi” un po’ goffamente e molto umiliantemente per i parenti degli uccisi li ha definiti tra virgolette il maranza sul piccolo giornale, ed a vanificare future indagini sul tema parlando “di tempi estremamente lunghi” e di mancanza di certezze sulle correlazioni e le cause. Insomma in apparente decisa controtendenza ad esempio con i suoi colleghi Casson e Guariniello, il Procuratore Capo di Torino pubblica accusa nei processi per le morti da amianto.

Ha in chiusa ricordato le defatiganti indagini del suo Ufficio sui presunti mancati controlli dei controllori pubblici che il suo predecessore titolare, Michele Dalla Costa, aveva per ben due volte annunciato sul piccolo giornale tre e due estati fa.

Tutto bene o quasi ma una domanda sorge spontanea.

Cosa ha fatto e che misure ha preso per punire le “inadeguatezze”, l’assenza di “rispetto delle norme (di legge)” fin qui acclarate e dimostrate in ben due conferenze stampa ravvicinate, la Procura da lui retta seppure come facente funzioni?

E intanto in presenza di tutti questi guasti l’attuale fallito proprietario può tranquillamente continuare ad inquinare in attesa che tali prescrizioni, sempre che servano, e visti la realtà ed i precedenti proprio delle perizie Boscolo, i seri dubbi sono più che legittimi, siano vincolanti solo per un nuovo Arvedi, un nome a caso?

Insomma più del procuratore sembrò parlare un consulente, ma, ci permettiamo rispettosamente di dissentire, non dovrebbe essere questo il compito di un magistrato inquirente, come Taranto appunto sta a dimostrare.



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