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La giustizia NON è uguale per tutti.
Scritto da: Teodor

Prima sgomberiamo il campo da ogni equivoco. Siamo stracontenti della felice conclusione della vicenda giudiziaria che ha riguardato i giovani, a Trieste sotto i cinquanta tutti lo sono, della Casa delle Culture, qualcuno li chiamerebbe sbrigativamente No Global o Centri Sociali, che hanno occupato la caserma vuota di via Rossetti. Per noi l’unico reato che andrebbe perseguito sarebbe il danno che anni e anni di colpevole abbandono del grande ex complesso militare di via Rossetti alta ha provocato alla comunità ed anche, se vogliamo, alle casse dello Stato. Lasciare marcire e degradare uno spazio di tale potenziale utilità, non per edificare nuovo cemento o specularci sopra, ma per utilizzarlo a vantaggio sociale della nostra collettività è un reato che la magistratura dovrebbe, e da tempo, perseguire con fermezza, chiunque ne sia il responsabile: Ministero della Difesa, del Tesoro-Economia, Regione, o ente locale.

Detto questo andiamo in profondità e torniamo al titolo.

Nel 2010 undici cittadini, di media età, sei uomini e cinque donne, rimasero nell’aula vuota del Consiglio comunale, dopo la fine dei lavori, per sedici ore cercando di attirare l’attenzione di un’aula “sorda e grigia” e delle amministrazioni pubbliche, Regione e Provincia oltre che il Comune, sul dramma che si consumava da anni a danno della salute e della qualità della vita di decine di migliaia di triestini e muggesani, oltre ovviamente dei lavoratori, a causa dell’inquinamento fuori controllo della Ferriera ma non solo.

Erano entrati senza forzare cancelli o porte, come invece in via Rossetti, ma lasciando il proprio documento d’identità in portineria del Comune ed accomodandosi nello spazio riservato al pubblico assieme a decine di altri manifestanti (in piazza Unità contemporaneamente alla seduta del Consiglio comunale il Circolo Miani, Servola Respira ed i Comitati di Quartiere avevano promosso una affollata manifestazione di civile protesta). Avendo atteso inutilmente fino all’una di notte che, finito il Consiglio, fosse accolta la loro richiesta di incontrare e parlare con i Capigruppo ed i consiglieri, avevano deciso di rimanere nell’aula del Consiglio (per altro vuota ed inutilizzata per i dieci giorni a venire), di un Municipio che è, o meglio dovrebbe essere, la Casa dei Triestini, fino alle 18 dello stesso giorno quando sempre organizzata dal Circolo Miani avrebbe avuto luogo una seconda manifestazione in piazza Unità. Hanno cioè annunciato che, in attesa dell’arrivo di qualche amministratore, magari uno di quelli che a parole invocano “l’ascolto e la partecipazione dei cittadini alla politica”, sarebbero usciti alle “sei della sera”.

In queste sedici ore sono stati oggetto di restrizioni indegne di un paese civile (il divieto di recarsi ai servigi igienici ed anche solo di ricevere acqua da bere: cose che neanche in carcere, ma i protagonisti, degli ufficiali dei Vigili Urbani seppur denunciati per violenza privata e mancato rispetto dei Decreti Bassanini sulla trasparenza seppur in flagranza di reato, sono stati subito archiviati su iniziativa del Sostituto Procuratore Frezza), è stato proibito a cameramen e giornalisti l’ingresso in Comune per una conferenza stampa libera a tutti, pur in orario d’apertura degli uffici, ma l’ordine dei giornalisti ed il suo sindacato non hanno detto un amen, ed alla fine, come annunciato, sono usciti in piazza Unità alle 18 per partecipare alla manifestazione, ritirando alfine i documenti di identità che avevano lasciato ai vigili all’entrata del Municipio.

Dunque riassumiamo, entrati lasciando i documenti che attestavano la loro identità, sono rimasti “dentro” per sedici ore finiti i lavori del Consiglio, lo hanno pure pulito visto il vero immondezzaio lasciato dai consiglieri a fine lavori, hanno annunciato l’uscita per le diciotto dello stesso giorno.

Via Rossetti: entrati immaginiamo forzando un cancello e poi una porta, occupazione durata almeno il doppio del tempo, oltre una giornata, e poi annuncio di uscita dopo una assemblea pubblica a cui hanno potuto partecipare giornalisti e politici.

Orbene lo stesso PM, Federico Frezza, che nel 2011 aveva rinviato gli undici cittadini a processo con l’accusa di occupazione e seguenti, chiedendo la condanna ad una pena detentiva di quattro mesi ciascuno ed analoga onerosissima pena pecuniaria, oggi invece ha chiesto ed ottenuto l’archiviazione per gli occupanti della caserma di via Rossetti (e lo ripetiamo siamo felici per loro), sostenendo che non è reato occupare uno spazio inutilizzato pubblico e che avevano annunciato l’abbandono dello stesso dopo una manifestazione pubblica (alla quale nessun vigile urbano o poliziotto ha impedito l’accesso a chicchessia).

A distanza di pochi mesi, un anno o giù di lì, lo stesso PM Frezza ha usato due pesi e due misure per la stessa tipologia di reato, anzi il primo, imputato agli undici del Circolo Miani, meno ma molto meno grave penalmente parlando. Si è vero che poi al processo sono stati assolti perché “il fatto non costituisce reato” ma dieci di quei undici imputati hanno comunque “scontato la pena” di pagarsi l’avvocato difensore.

A noi non può che farci piacere che la pubblica accusa abbia maturato nel frattempo nuovo sapere giuridico ed aggiornato la propria professionalità (tutte le sentenze di Cassazione sul merito da tempo erano assolutorie considerando i fatti in questione “l’estensione del puro diritto costituzionale che garantisce ai cittadini (tutti anche quelli del Miani) la libertà di parola e di espressione politica”. Certo, ci sia concesso, disturba non poco che un magistrato inquirente con decine di anni di attività sulle spalle debba fare tirocinio ed aggiornamento professionale sulle tasche dei comuni mortali.

Ma la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? O l’aggravante consiste nel far parte del Circolo Miani? E poiché il dubbio ci assale stiamo preparando un dossier che dal 1999 ricostruisce, fatti ed atti alla mano, i rapporti tra Procura, Tribunale e Circolo Miani, Servola Respira, e perbacco di cose interessanti da riportare ce ne sono, eccome.

A proposito una domandina leggera leggera. Leggiamo sul piccolo giornale con grande enfasi che dopo mesi e mesi di indagini, dopo l’esame di cartelle cliniche e redditi di migliaia di cittadini, la Guardia di Finanza su mandato della Procura ha scoperto e denunciato ben 13, si TREDICI, triestini supposti colpevoli di aver fregato qualche decina di euro di Ticket sanitari allo Stato.

Quanto è costata alla Giustizia questa indagine monstre? O è così che si combatte a Trieste l’evasione di 120 miliardi di euro di tasse non pagate?



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