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Trieste. Morte annunciata di una città.
Scritto da: Teodor

Non passa settimana che dalla stampa, oddio quel simulacro di informazione che passa il convento in città, non si legga della nascita di una nuova lista civica a Muggia come a Trieste.

E d’altro canto non passa invece giorno che sempre dal giornale e dalle TiVù locali si venga aggiornati sulle polemiche, ma di più direi, sulle sputtanate che i vari partiti e, molto spesso, i clan o le correnti degli stessi, si riversano addosso non fermandosi neppure davanti agli attacchi personali più sfacciati.

Impazza nel contempo il pettegolezzo sui totosindaci che, se non erro a Trieste, sono arrivati a quota otto/nove mentre a Muggia per ora sono indietro a cinque.

Le maggiori formazioni politiche, che chiamarli partiti mi sembra parola grossa che al massimo sono pure associazioni acchiappavoti e potere, sono dilaniate da polemiche che di politico nulla appunto hanno e che la stampa locale continua a pubblicare con gran spazio e risalto, continuando infatti a perdere lettori per nulla interessati ai pastoni politici di questo stampo.

Del PDL basti dire che tutto ruota attorno agli interessi del senatore con sentenza di condanna passata in giudicato, Giulio Camber, e la sua famiglia allargata ma non troppo. Mentre nel PD si stanno regolando i conti interni tra gli ex Margherita e i DS, a cui ha dato la stura a livello locale il clamoroso flop delle primarie di coalizione che hanno indicato nel segretario PD il candidato sindaco (comunque perdente), con una sparuta maggioranza sulla sparutissima partecipazione alle primarie dei triestini.

Nella Lega Nord che a Trieste si illude a nostro avviso di ottenere un buon risultato alle prossime amministrative, alla divisione tra filotondocamberiani, la Seganti, e non, si è aggiunta la grana degli ultras padani dell’ex TLT Marchesich, sponsorizzato da quel gentiluomo che risponde al nome di Borghezio.

Nell’UDC è lotta fratricida tra i gemelli Sasco e i nuovi entrati, in attesa di capire cosa succederà anche a Trieste con il Terzo Polo ed in particolare con il gruppo Menia.

Dall’altra parte l’Italia dei Valori a Trieste aumenta esclusivamente in dimissioni dal partito, in attesa del solito commissariamento regionale, prassi assai frequente in quella formazione e da almeno tre mesi non dà più cenno alcuno di vita, nemmeno con gli sporadici comunicati stampa di un tempo.

Cittadini e Verdi sono ridotti alle personali uscite pubbliche dei loro due consiglieri comunali, che per altro oggi rappresentano il meglio, assieme a Lorenzo Giorgi, della politica istituzionale a Trieste.

Su quello che succederà nelle formazioni della sinistra, chiamamola radicale anche se vista la politica portata avanti (?) oggi dal PD si potrebbe definirla tout court sinistra e basta, ad oggi è difficile capire. Dopo l’indubbio successo del candidato dell’ex Rifondazione alle primarie, l’effetto Vendola a Trieste pare proprio essere ancora molto lontano.

Anche qui, come a Muggia, compaiono delle liste civiche, la più appariscente è quella guidata dall’ex assessore AN della giunta Dipiazza, ed è anche la più marcata politicamente a destra, financo estrema (vedi Forza Nuova) e finora si è mossa solo a 180 gradi, ovvero rivolta esclusivamente all’elettorato dell’oramai ex PDL.

Poi compare l’annunciata presenza della lista Cinque Stelle, limitata al Comune di Trieste, che raccoglie consensi quasi del tutto circoscritti agli utilizzatori di internet.

Per Muggia, fatte le debite proporzioni, il quadro è sostanzialmente analogo.

Ma la domanda, che i lettori pazienti si saranno fatti dopo questa scontata premessa, è: cosa ci azzecca la politica vera, quella cioè che conosce, affronta e risolve i problemi della comunità in tutto questo?

Assolutamente niente, per l’appunto.

Questa città e questa piccolissima provincia scontano da decenni la più fallimentare politica che si ricordi a memoria d’uomo, con la più sgangherata e male in arnese classe dirigente (partiti, istituzioni, industriali, sindacati, manager e perché no giornalisti) probabilmente mai vista in Italia.

Basta guardarsi attorno: dallo sfascio della sanità, a cominciare da quella ospedaliera, a cui si aggiunge ora lo smantellamento del Burlo, dall’assenza di un vero piano regolatore e con oltre ottomila appartamenti sfitti in città, non parliamo poi di quello del traffico, con i quartieri semiperiferici lasciati al più completo abbandono, ma anche il Borgo Teresiano non scherza, con un commercio devastato dalla grande distribuzione che detta la linea ai politici che ha foraggiato nelle passate campagne elettorali, con un porto che tra piattaforme logistiche fantasma e speculazioni familiari viene emarginato, e giustamente, perfino dalla vicina Capodistria.

Ma il simbolo del fallimento della politica di centrodestra e sinistra a Trieste è la questione nodale di Ferriera-Sertubi.

In quasi dodici anni le varie maggioranze partitiche non sono riuscite a trovare soluzione alcuna che, tutelando la salute e la qualità della vita di triestini e muggesani nella provincia con il più alto tasso di mortalità da tumori in Italia, riuscisse ad individuare e realizzare, come per esempio fatto nella tanto vituperata Napoli con l’Ilva di Bagnoli, un nuovo percorso che garantisse l’occupazione ed un lavoro dignitoso e sicuro e lo sviluppo economico della città.

Molta colpa è vero, ricade anche sui triestini e sui muggesani, che evidentemente hanno perso l’orgoglio e la dignità che pure li caratterizzavano un tempo andato, e si sono rassegnati nella logica devastante del “tanto non se pol far niente” e nella maledizione del “viva là e po’ bon”.

In questo aiutati da una totale mancanza di una informazione degna di questo nome ed asservita, quando non comprata, ai partiti ed agli interessi economici delle multinazionali che mirano a trasformare la nostra città ed il nostro Golfo nella “scovazzera” dell’Adriatico.

Ma rassegnarsi per i nostri concittadini, ed è bene ripeterlo una volta di più, significa accelerare solo la loro fine, anche fisica, e la morte della nostra Trieste. Condannare i nostri figli e nipoti a cercare fortuna in giro per il mondo, che oggi è sicuramente migliore della nostra città.

Ecco di tutto questo, oggi questa farsa di politica che leggiamo sui giornali, i candidati a sindaci presunti o reali, non ne parlano se non in termini vaghi o assolutamente generici e senza alcuna proposta concreta e tempi certi di realizzazione.

E ci mancherebbe, la loro incapacità quando non sia stata complicità, ha prodotto tutto questo.

Ha portato Trieste sull’orlo del non ritorno ed i nomi dei responsabili li conosciamo a memoria, vediamo se la conserveremo, intendo la memoria, quando questi signori ci chiederanno il voto tra cinque mesi.

Che fare? Un consiglio: leggetevi su questo sito l’articolo “La banda degli onesti”.



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