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La non notizia ad orologeria.
Scritto da: Maurizio Fogar

 

Si pagava (2005-2006-2007) l’assicurazione dell’auto con i soldi pubblici!

Bastava guardare la polizza per leggere che la vettura assicurata era di proprietà del Circolo Miani, oppure, mai fidarsi degli assicuratori, scorrere il Pubblico Registro Automobilistico.

Eppoi ringraziare Maurizio Fogar che cedendo una sua vecchia polizza di una sua auto dismessa era riuscito a garantire la miglior classe di Bonus-Malus (6 contro 16) facendo risparmiare alla Regione ed al Circolo circa 900 euro. Dunque una colpa gravissima!

Si faceva pagare l’iscrizione annuale all’ordine dei giornalisti (90, si proprio novanta, euro) con i soldi della Regione!

Premesso che i 50.000 euro di contributo pubblico li riceveva il Circolo Miani e non Maurizio Fogar, detto questo, il Circolo Miani è editore di un organo d’informazione regolarmente registrato al Tribunale di Trieste dal lontano 1988. Per cinque anni un mensile, il più diffuso a Trieste, poi una agenzia di stampa che ha gestito pure per due anni le trasmissioni degli spazi autogestiti settimanali su una televisione locale (alcune puntate le potete scorrere sul sito www.circolomiani.it), infine il sito giornale online (quasi ventimila utenti unici registrati) del Circolo Miani.

Per una legge fascista, ovvero risalente al regime mussoliniano, ogni pubblicazione scritta o radiotelevisiva in Italia deve avere un direttore responsabile il quale, sempre per la legge mussoliniana che istituì allora l’ordine dei giornalisti per controllare l’informazione, DEVE essere iscritto all’ordine.

Apro qui una piccola parentesi, avendo io da sempre criticato l’ordine e chiestone l’abrogazione anche attraverso la promozione, qualche annetto fa assieme a Giuseppe Turani ed altri colleghi, di un referendum nazionale fallito perché non aveva superato la soglia di legge dei votanti, tanto è che l’Italia è oggi l’unico paese al mondo, il penultimo fino ad un decennio fa era l’Argentina dei colonnelli, che impone un ordine dei giornalisti per poter fare informazione, non intendevo continuare a farne parte. Fu allora il Circolo Miani che mi chiese di rimanerci assumendosi il “pesante” onere di pagarne la quota (appunto i 90 euro annui perché di mio, per principio non ci avrei dato neppure 9 centesimi) per poter risparmiare sulle spese di un direttore. Ovviamente sul sito giornale io ci scrivo 365 giorni all’anno a gratis, ma questa è una scelta solamente mia.

Ma per capire cosa era almeno in regione l’ordine, che dovrebbe tra le prime cose sorvegliare e vigilare sulla correttezza professionale e sull’etica dei giornalisti, ricordo qui un episodio ripreso pure in diversi articoli nazionali ed in un libro Einaudi di cui fui protagonista.

Nel 1987, cose vecchie ma sempre attuali, intervenendo all’unica assemblea annuale che l’ordine fa, sollecitai un intervento del così “autorevole” consesso, sul seguente episodio.

Nell’ottobre 1986 avevamo ospitato a Trieste un pubblico ed affollatissimo dibattito per presentare il libro “Delitto imperfetto” con l’autore, il prof. Nando Dalla Chiesa, allora docente di sociologia all’Università Bocconi di Milano, che ricostruiva le vicende ed il contesto politico e sociale dell’assassinio di suo padre, il Prefetto di Palermo.

Nella fine del comunicato stampa del Circolo Miani che lo annunciava, così si scriveva: “…relatore il prof. Nando dalla Chiesa, figlio del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo assassinato dalla mafia.”

Ebbene un quotidiano locale aveva riportato il testo del nostro comunicato, in maniera integrale salvo per la modifica delle tre parole finali. Dove lo “assassinato dalla mafia” era stato trasformato in “morto ammazzato” e punto, con la scomparsa dal testo pubblicato della parola “mafia”.

Quando allora richiesi alla sparuta assemblea di giornalisti dell’ordine un intervento, fui interrotto dalla sonora affermazione “basta parlare de ste monade, parlemo de bori (soldi)”. Da quel momento ritenni inopportuno continuare a partecipare e frequentare tali ambienti.

Colleziona francobolli con i soldi pubblici! Con annessa vignetta di Marani dedicatami.

Per chi colleziona francobolli una vera bestemmia, ovvero lo spendere denaro per acquistare francobolli italiani, San Marino, Vaticano e Smom compresi, dal 2004 in poi, nel senso che collezionisticamente parlando non valgono niente, salvo il cosiddetto valore facciale, e sono buoni tutt’al più per affrancare una lettera, tutto giusto. E allora Fogar è impazzito?

No, semplicemente ricordando che il contributo va al Circolo e non ad una persona, e che il Circolo Centro Studi “Ercole Miani” è da trent’anni, al 31 agosto 2011, la più significativa realtà associazionistica culturale operante nel capoluogo regionale, e che non si occupa solo di Ferriera ed annessi e connessi, anzi, in coda troverete un parziale elenco dei “testimoni” ospitati dal Miani a Trieste, abbiamo omesso per brevità, ce ne scuseranno, i meno conosciuti ma non per questo meno importanti per noi.

Dunque il Centro Studi, di comune accordo con l’assessorato alla Cultura della Regione, aveva organizzato una iniziativa culturale, certamente non “ambientale” per concorrere alle svariate iniziative programmate in Trieste e Regione per “festeggiare” l’ingresso della Repubblica Slovena nell’Unione Europea. Questa consisteva nella ricostruzione attraverso la storia postale dei passaggi dalla monetazione in lire e valute nazionali, nella doppia monetazione lire ed euro, per finire con la sola monetazione in euro dei francobolli emessi dai paesi UE e dalla Slovenia (talleri-euro).

Tant’è che l’iniziativa è stata sospesa dal Centro Studi due e o tre anni fa, anche per la venuta meno di uno dei concorrenti: la Regione che dall’aprile 2007 ha deciso di sopprimere il Miani togliendogli, alla faccia delle leggi, anche l’ultimo centesimo di contributo pubblico. Perché per la presidenza Illy, fu l’allora piacente capogruppo della Margherita in Regione, oggi rientrato alla Rai regionale ed i cui effetti informativi abbiamo avuto modo di provarli sulla nostra pelle, a farsene materialmente protagonista nel taglio, le iniziative promosse dal Circolo Miani (soprattutto le manifestazioni ed i cortei per tutelare la salute dei cittadini contro l’inquinamento da Ferriera e similari, tra le altre) “non corrispondevano ed anzi danneggiavano le posizioni politiche dell’amministrazione regionale, favorendo di fatto l’ allora opposizione”.

E l’opposizione, divenuta due settimane dopo maggioranza decise di confermare il taglio perché come disse il presidente Tondo “il Circolo Miani non ha amici in Regione (ovviamente tra i partiti)”. Un bel modo di gestire il denaro di tutti i contribuenti, e rispettare le leggi, ma su questo la stampa non scrisse né disse parola, né il bravo Marani disegnò una vignetta. Ed anche il PM guardava da altra parte.

Ha comperato alcune migliaia di francobolli dalle Poste!

Stavolta non da “collezione”, poiché erano decine di fogli da cento pezzi da 0,45 e poi da 0,60 euro cadauno.

Certo quando si spediscono le lettere di invito a tutti i nuclei familiari di Chiarbola o Ponziana, o di rioni limitrofi, per, ad esempio le tre assemblee tenutesi al Palasport di Chiarbola con centinaia e centinaia di presenti (l’ultima con quasi 900 persone) a cui, purtroppo, si invitano pure un sindaco e mezza giunta comunale, non è che perché uno si chiama Miani viene gentilmente esentato dalle Poste dall’affrancare le lettere e queste vengono recapitate gratis con mazzo di fiori aggiunto.

Ma ha “aggiustato” il bilancio con fattura di 4000 euro intestata al segretario del Circolo!

Che per altro in aula ha confermato di non aver incassato un centesimo, ma il cronista del Piccolo era altrove.

Il grazioso “aggiustamento” non è altro che l’autocertificazione, delegata a segretario o presidente, di legge per tutte quelle spese non fatturate, non per colpa o responsabilità di alcuno ma, per fare un esempio, quando si affittano per quindici o sedici volte o più delle sale parrocchiali per tenervi le assemblee di quartiere, si paga con “una offerta libera” che poi libera non è perché va dai cento ai centocinquanta euro o più a botta, mai poiché appunto sono offerte non vengono riscontrate. Oppure quando si chiede ad alcuni ragazzi universitari di distribuire nelle cassette postali delle locandine per una manifestazione rionale, al di fuori delle aree coperte abitualmente dai cittadini volontari del Circolo o dei Comitati di Quartiere, un rimborso spese è doveroso.

Questo era dunque l’elenco analitico delle ricevute presentate allora ai funzionari regionali per l’autocertificazione. Cosa confermata dagli stessi in Tribunale e poi bastava guardarsi sempre sul sito i video del Circolo Miani.

E allora l’unica domanda seria da porsi è il perché il giornale ha fatto uscire dopo mesi, l’udienza in questione era del 19 luglio, la notizia con questa distorta evidenza e senza fare le verifiche che pure l’etica e la professione imporrebbero e trasformando le quattro righe riservate alla “controparte”, insomma al nostro legale, in arruffate frasette incomprensibili?

E può un Pubblico Ministero ergersi a giudice non di una eventuale falsa fatturazione o distorto utilizzo, cosa per altro tassativamente esclusa da due suoi colleghi in oltre diciotto mesi di indagini e che ha spinto lo scomparso PM Lombardi a definire più che corretta l’amministrazione del pubblico denaro da parte del Circolo Miani, ma della più o meno corrispondenza culturale alle libere scelte di una associazione i cui programmi sono concordati ed accettati dal corrispondente assessore regionale alla Cultura? In breve su cosa sia e come si faccia cultura a Trieste e sul territorio?

Due domande non da poco e che meritano adeguate risposte, noi alcune idee ce le siamo fatte e nella prossima puntata ve le illustreremo.

Ora di seguito l’elenco delle attività “culturali” del Circolo Centro Studi Ercole Miani, così come le riassunsi nell’ennesima lettera rimasta senza risposta inviata al direttore del Piccolo proprio un anno esatto fa.

 

Egregio dott.

Paolo Possamai

Direttore de Il Piccolo

Solo per far capire compiutamente il significato di una scelta personale certamente non facile e quello che il Circolo centro Studi “Ercole Miani”, da me fondato nel 1981 assieme tra gli altri a Leo Valiani, Paolo Ungari, Aurelia Gruber Benco, Arturo Gargano e Raimondo di Torre e Tasso, ha significato per quasi trenta anni per la nostra città e Regione.

Mi conceda dunque di ricordare qui di seguito i nomi, ingenerosamente e sommariamente accorpati per tema, di alcuni, ho volutamente tralasciato per economia di spazio le centinaia di iniziative con i protagonisti della vita locale e regionale, tra i “testimoni” della nostra società invitati a Trieste dal Miani in quelle che, senza tema di smentita alcuna, sono state in assoluto le più partecipate conferenze-dibattito promosse in città, con decine di migliaia di presenze.

Tra parentesi il numero degli incontri a cui hanno partecipato

Giustizia: Nicolò Amato, Franco Castiglione, Giuliano Spazzali (3), Felice Casson, Gherardo Colombo (5), Gianfranco Caselli, Raffaele Tito, Antonio Di Pietro, Pierluigi Vigna, Giovanni Attinà (3), Vittorio Borraccetti, Giancarlo Bonocore, Enzo Tortora (2).

 

Informazione:  Mauro Dutto, Maria De Lourdes Jesus, Oscar Mammì, Clemente Mastella, Gianluigi Melega, Gianni Rocca, Sergio Staino (2), Sergio Turone (4),Gigi Riva, Paolo Rumiz, Marco Ventura, Zlatko Dizdarevjc (2), Gianfranco Funari, Lilli Gruber, Piero Chiambretti, Michele Serra, Giuliano Ferrara (2), Enrico Deaglio (2), Antonio Lubrano, Antonio Carlucci, Paolo Rossi, Fabio Fazio, Giuseppe Turani, Enrico Mentana, Oliviero Beha, Corrado Stajano.

 

Antimafia:  Nando Dalla Chiesa (6), Leoluca Orlando (3), Davide Grassi, Ennio Pintacuda, Etrio Fidora, Pino Arlacchi, Claudio Fava.

 

Società, cultura e storia:  Falco Accame, Adelaide Aglietta, Arduino Agnelli, Gianni Baget Bozzo, Bogdan Ciwinski, Filippo Fiandrotti, Ferruccio Foelkel, Aurelia Gruber Benco, Luciano Lama, Andrea Jonasson Strehler, Susanna Marcomeni, Angelo Meriggi, Vincenzo Muccioli (2), Vittorio Olcese, Giorgio Polacco, Luciano Rapotez, Gianfranco Spadaccia, Gianni Tamino, Nicola Tranfaglia (2), Paolo Ungari (3), Dacia Valent, Leo Valiani, Claudio Magris, Adriano Sofri (5), Silvio Garattini, Tone Ferenc, Galliano Fogar, Franco Rotelli, Fausto Bertinotti, Veit Heinichen.

 

Solo per ricordare un episodio. Enzo Tortora fece la sua prima uscita pubblica dopo l’assoluzione decretata dalla Cassazione e le dimissioni da europarlamentare per tornare agli arresti domiciliari, proprio qui a Trieste, una domenica mattina ospite del Circolo Miani, grazie alla fattiva collaborazione dell’amico Gianluigi Melega, e tutte le televisioni italiane ed europee aprirono i loro TiGì con i servizi da Trieste, mentre l’allora direttore del quotidiano locale ritenne superfluo darne notizia all’opinione pubblica cittadina. E ci tornò nella sua purtroppo ultima uscita pubblica aderendo al nostro invito per una manifestazione di solidarietà con il triestino Luciano Rapotez.

“Il Circolo Miani non ha nessuno che lo appoggi qui in Regione, che garantisca per lui”. Queste frasi ed altre ancora dello stesso tenore furono espresse dal Presidente della Regione Renzo Tondo a due parlamentari triestini della sua maggioranza che erano intervenuti personalmente per sollecitare il rispetto di quanto disposto dalla legge regionale per il sostegno delle attività socioculturali sul territorio del Friuli Venezia Giulia. E questo mi pare dica tutto sulla concezione privatistica e di parte che la nostra classe dirigente ha del bene pubblico, finanziato col denaro dei cittadini. Di quel 35% che non ha votato, e del rimanente 65% che ha deposto un voto valido nell’urna, dividendolo tra chi ha vinto e chi ha perso le ultime elezioni regionali.

Insomma la codificazione, per altro poi pubblicamente affermata con il voto sulla Finanziaria, e rivendicata pure sulle pagine di questo giornale, in occasione delle polemiche sulla ventina di associazioni “beneficiate” all’ultimo momento pur, come rilevato dagli uffici, non avendone titolo o requisito, della spartizione “amicale” dei contributi pubblici.

Che poi ci si fosse accaniti contro una realtà, il Circolo Miani, che da sola aveva svolto da sempre la più intensa attività con una partecipazione di gente mai riscontrata in Regione nel suo campo, bene dichiarò allora il consigliere Igor Kocijancic, altro non poteva definirsi che frutto di una pura discriminazione politica. Insomma il Circolo Miani non “aveva santi in Paradiso” e la legge che la stessa Regione si era data nel 1981, come dichiarato sulle colonne del suo giornale dal peggiore assessore regionale che la Cultura ricordi, mi consenta questa opinione, è un puro optional.

Ma questo accanimento ha in realtà ben più profonde radici. Il Circolo Miani, con la credibilità conquistata tra la gente per il suo impegno, ultimo e decennale quello sul rinascimento del territorio e per la tutela della qualità della vita e della salute, vedi casi Ferriera, Italcementi, Sertubi, Inceneritori, Depuratore fognario, Torri d’Europa e Eternit, turbava interessi economici precisi in una società dove il confine tra il mondo degli affari e quello della politica è oramai indistinguibile. E dal 2001 condizionava ogni momento della vita pubblica costringendo i partiti a fare i conti con questi problemi che la nostra gente è condannata a vivere quotidianamente, anche e soprattutto nell’avvicinarsi di qualsiasi elezione. E non a caso tutti i risultati elettorali di ogni ordine e grado sono stati segnati nei risultati di voto dall’influenza esercitata in almeno un terzo del corpo elettorale, da San Vito-Campi Elisi via via fino a Muggia, da queste problematiche.

Il caso Ferriera, irrisolto da dieci anni, è la cartina di tornasole del fallimento della politica, ma anche di un certo modo di non fare sindacato e impresa.

Fu strumentalizzato dai partiti, prima contrapponendo i lavoratori agli abitanti, poi mentendo spudoratamente ad ambedue. E’ dal 2001 che il Sindaco prometteva la chiusura “domani” della Ferriera, ma mai spiegando come e concretamente quando. Rifuggendo pure dalla responsabilità di Ufficiale Sanitario nell’emettere quell’ordinanza di sospensione produttiva che la legge del 2000 gli impone, come al contrario fatto dai sindaci di Piombino, Genova e Taranto.

E’ dal gennaio 2008 che il candidato Presidente della Regione Tondo, definiva una sua “priorità” chiudere l’impianto. Come è finita è sotto gli occhi di tutti: la proprietà della Ferriera a dettare l’agenda alla politica, con la Regione ad insabbiare dall’agosto 2008 l’iter della riconvocata Conferenza dei Servizi per la revisione dell’AIA rilasciata, a nostro parere per altro suffragato dalla direttiva UE e dalla legge italiana, in modo illegittimo e fuori tempo massimo.

Sono stati persi dieci preziosissimi anni, i lavoratori non hanno alcun percorso certo per il loro futuro ora come allora, almeno di non voler contrabbandare le favole dell’ottantina di assunzioni complessive per nuova centrale (25) ed eventuale rigassificatore (60) a partire dal 2015, se tutto fila liscio. Sì è bloccato di fatto lo sviluppo del porto privandolo di aree logistiche fondamentali, oltre alle immobili discariche abusive sequestrate da quindici mesi allo Scalo Legnami.

Tempo che per moltissimi triestini e muggesani, anche tra i dipendenti della Ferriera, si è misurato in malattie, sofferenze e morti, oltre ad una qualità della vita assolutamente indegna.

Per questo, e non a cuor leggero, ho fatto questa scelta di non assumere più oltre i farmaci salvavita, perché quando un uomo deve rinunciare ai suoi principi è costretto a morire.

E non vedo principi o ideali a guidare una classe politica che non rispetta neppure la parola data il giorno prima.

Ho chiesto, pensi un po’, di barattare la mia vita con la fissazione ora e subito della data di riconvocazione di quella Conferenza dei Servizi insabbiata dalla Regione nell’agosto del 2008, e di garantire il rispetto della legge che la Regione si è data nel ripristinare un adeguato finanziamento al Circolo Miani, che è il principale strumento di crescita civile a Trieste da oltre trenta anni.

Cordialmente

Maurizio Fogar

 

 

 



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