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La banda degli onesti. Scritto da: Maurizio Fogar Rubando a Totò il titolo di uno dei suoi più riusciti film, apro con queste righe una riflessione che deriva dalla mia esperienza sul territorio svolta attraverso, ma non solo, il Circolo Miani, ed invito chiunque a scrivere cosa ne pensa. Trieste, con Muggia, e la sua provincia stanno marciando verso il rinnovo delle loro amministrazioni, elezioni previste per il maggio 2011. Contrariamente a quanto accaduto nei dieci anni precedenti questa volta, salvo sorprese per ora imprevedibili, l’importante voto sulle amministrazioni locali non sarà abbinato, come nelle due consultazioni precedenti, con le elezioni politiche. Fatto questo che ne aveva snaturato l’importanza, riducendo il tutto ad un referendum tra i candidati amici di Berlusconi o di Rutelli-Veltroni, ed oscurandone quasi totalmente il significato. Questa volta invece saranno i programmi, le proposte, i contenuti e soprattutto la scelta degli uomini idonei a realizzarli nella guida della Provincia e dei due comuni più importanti a tenere banco in una campagna elettorale che i partiti hanno già iniziato da tempo alla vecchia maniera. Ovvero parlando di candidati indicati dalla loro ristretta cerchia di potere in linea con la politica portata avanti finora. E della spartizione dei posti di sottopotere da questa dipendenti: le presidenze ed i consigli di amministrazione dei principali enti pubblici locali, dall’Ater alla Sanità, passando per Acegas e Trieste Trasporti, tanto per citarne alcuni. E questo vale per il centrodestra quanto per il centrosinistra. Dopo aver sempre ignorato per anni ogni confronto serio e partecipato con i cittadini che con i pochissimi strumenti messi a loro disposizione da questa politica e da una informazione ad essa totalmente asservita, anche economicamente, hanno cercato di rappresentare problemi, bisogni e soluzioni per una vita molto spesso devastata da scelte che calavano dall’alto e che garantivano gli affari, gli interessi di pochi “amici” a tutto discapito dei tantissimi costretti a subirle. Oggi i partiti, forse perché “stupiti” dal crollo dell’affluenza elettorale alle ultime elezioni amministrative e prima a quelle europee, e preoccupati non tanto per i problemi che questa disaffezione dal voto dei cittadini segnala per la nostra democrazia ma solamente di come questo calo di votanti possa o no danneggiare la loro “parte”, riprendono a gridare a gran voce i soliti slogans. “Radicarsi sul territorio, capacità di ascolto della gente, aprire alla società civile (quasi sempre e solo per loro rappresentata da rettori, imprenditori, notai, avvocati, medici e liberi professionisti di grido)” sono le parole d’ordine che più risuonano nelle dichiarazioni dei ras di partito, a destra come a sinistra. La realtà della nostra città sta oggi a dimostrare un fallimento epocale della politica, della classe dirigente (imprenditori, manager, sindacalisti e dirigenti pubblici), che non solo non è riuscita a difendere la qualità della vita della maggioranza dei cittadini, aggravata per altro da una crisi economica ampiamente annunciata, ma ha peggiorato la capacità di fornire servizi essenziali per tutelare beni primari come salute, servizi sociali e ambiente, e non è riuscita a realizzare una sola iniziativa per garantire una possibilità di lavoro, di crescita, di sicurezza economica per i giovani e non che sperano in un futuro a Trieste. Dai tempi d’attesa biblici per esami ed analisi sanitarie, dalla cronica mancanza di posti letto e personale adeguato negli ospedali, all’assistenza domiciliare per gli anziani rarefatta e scaricata sulle famiglie, al mancato o lentissimo iter per il rinnovo degli ospedali, dal Burlo a Cattinara passando per il Maggiore. Da un porto, che tra un piano regolatore e l’altro, si fa sistematicamente e giustamente sorpassare dalla vicina Capodistria, con una piattaforma logistica entrata nelle favole irrealizzabili e perdendo fior di miliardi di contributi europei. Per non parlare poi della barzelletta del Magazzino vini, rudere incompiuto sulle rive, del fantomatico itinerante Parco del Mare, di un Centro congressi annunciato, spostato e riannunciato. Oppure della mancata decennale soluzione del problema Ferriera-Sertubi, con annessi Depuratore fognario con vasche a cielo aperto in centrocittà, di un inceneritore vecchio ad abbandonato trasudante diossina da ogni mattone, alle centinaia di migliaia di metri quadrati di Eternit (cemento-amianto) dei capannoni portuali in disfacimento, ad un cementificio inquinante. Oppure alla mancata adozione di un piano del traffico, in molti quartieri devastato da quello di centinaia di mezzi pesanti, che il vecchio sostanzialmente risale agli anni Sessanta del Sindaco Spaccini. Ad un nuovo piano regolatore che metta fine allo scempio ed alle speculazioni di una cementificazione crescente a fronte di oltre ottomila appartamenti sfitti in città e che risolva in qualche modo l’emergenza casa di tanti concittadini, giovani e non. Di uno straccio di piano per uno sviluppo economico ed industriale che renda in qualche modo utile la presenza di una cittadella della ricerca e della scienza a Trieste, tanto citata quanto emarginata. Ecco solo alcuni richiami. Dei parziali promemoria su quanto promesso da oltre un decennio e mai realizzato dalla classe politica e dirigente locale sulle vere emergenze del nostro territorio. E tralasciamo poi le follie del terzo ponte sul Canale o dell’ennesimo rifacimento di piazza Libertà, utili solo a far girare soldi tra le mani dei soliti noti. O come il nuovo businnes del progettato rigassificatore e della inutile nuova centrale a turbogas, o l’apertura di nuovi ipermercati che daranno il colpo di grazia al piccolo commercio soprattutto rionale, cambiando anche le abitudini di vita della gente, soprattutto anziani. Utili tuttalpiù a garantire come sempre gli affari di pochi contro gli interessi dei molti. Insomma forse sarebbe ora che qui a Trieste, come a Muggia, si cominciasse a ragionare al di fuori dei classici schemi che per tanti e tanti anni hanno ingabbiato il voto della gente su abitudini ideologiche e di schieramento. Tanto per capirci e fare un esempio: nei calcoli dei politici nostrani era ovvio che il voto di Chiarbola, dove risiede una forte componente di origine istriana, in nome dell’anticomunismo si riversasse prevalentemente a favore del centrodestra mentre al contrario ciò accadeva in altre zone della città. Ovviamente i problemi degli abitanti di Chiarbola in questi ultimi quindici anni sono rimasti irrisolti, che governasse al Comune Illy con il centrosinistra o Dipiazza con il centrodestra, anzi con la forzata imposizione di un ipermercato nel cuore del rione si sono vieppiù aggravati. Sarebbe ora che si capisse che oltre ai programmi, insomma le classiche promesse elettorali che fanno la fine che ben conosciamo, contano soprattutto le persone. La loro credibilità, serietà ed affidabilità. Orbene tutti i nomi che stanno circolando sulla stampa, e da cui usciranno i candidati a sindaci e presidenti di provincia per il centrosinistra e destra, sono totalmente inaffidabili. Sono personaggi screditati che portano per intero la responsabilità del fallimento di Trieste in questi ultimi quindici anni e personalmente non sono disponibile, e così spero con me molta altra gente, a farmi riprendere in giro per la terza o quarta volta in tre lustri. Pertanto la mia proposta, in questa prima riflessione, si chiude con una domanda. Siamo disponibili questa volta a indicare quattro o cinque semplici priorità, per risolvere le vere emergenze del nostro territorio e tutelare gli interessi concreti della gente che vi abita? Siamo disponibili ad individuare delle persone assolutamente nuove rispetto agli attuali tromboni della politica che siano credibili per come e cosa hanno fatto in questi anni e non per quello che promettono a chiacchiere di fare? Siamo disponibili ad uscire dalle logiche di schieramento per trovare delle soluzioni che tutelino tutti al di là delle personali convinzioni ideologiche e politiche? Altrimenti meglio non votare che continuare ad essere complici della nostra fine e di quella della nostra città. A chi interessa a pagina 8 della rubrica Notizie del nostro sito ci sono delle prime proposte concrete nell’articolo titolato “IL CIRCOLO MIANI PER TRIESTE”. |
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