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Natale da Trieste.
Scritto da: Parsifal

Il 25 dicembre si presenta come questa città merita. Una terra zuppa dell’acqua caduta per tutta la notte ed un cielo plumbeo di nuvole piene dell’acqua che cadrà nelle prossime ore.

Un vento che da libeccio cambia in scirocco e viceversa con un’aria calda, marcia, piena di odori irrespirabili. Dal lezzo di merda che fuoriesce libero dalle vasche di decantazione del depuratore fognario cittadino posto nel cuore di due tra i rioni più popolosi di Trieste, ai letali gas di cokeria e d’altoforno che escono in quantità industriale dalla fatiscente Ferriera.

Questo è quanto i triestini vivono e respirano da giorni e Natale non fa differenza.

Ma conforta il sapere che per la terza volta consecutiva in un anno e passa il presidente della Regione, il carnico Renzo Tondo, nelle consuete conferenze stampa di fine anno, non ha nemmeno menzionato il nome di Trieste, del capoluogo regionale, e tanto meno della “sua priorità di chiudere la Ferriera”. Ma se è per questo non ha parlato neppure del porto, della piattaforma logistica che si allontana sempre più, dei siti inquinati che bloccano ogni futuro per la città e per una provincia che praticamente coincide con il suo capoluogo.

Da rilevare che l’intervistatrice del piccolo giornale locale non gli ha posto neppure delle domande in merito. Ma bisogna non disturbare il manovratore, centrodestra o sinistra non ha importanza, che ha garantito un cospicuo aiuto finanziario al gruppo Editoriale FVG-Finegil per l’unificazione in un unico centro delle rotative del Piccolo e del Messaggero Veneto, ad Amaro nella sua Carnia, grazie alle provvidenze della legge regionale per lo sviluppo della montagna. Quale sia lo sviluppo, a parte quello del traffico dei mezzi pesanti e dei furgoni per il trasporto di carta e giornali, probabilmente solo lui lo vede. Infatti il problema del trasferimento ed unificazione delle rotative da Trieste ed Udine non comporterà alcuna assunzione in loco ma anzi il licenziamento del personale in esubero che la riorganizzazione  imporrà a partire dal 2010.

Il Consiglio regionale ha chiuso i lavori per concedersi la giusta pausa dal defatigante lavoro in attesa della lieta novella e del nuovo anno, e si è permesso pure di fare un modesto regalo ai consiglieri aumentandone la diaria. In compenso, su proposta del peggiore assessore regionale alla cultura a memoria d’uomo, è stata premiata una pletora di associazioni “amiche” e coglionato per il terzo anno di fila il contributo economico all’unica realtà, per altro la più significativa nel suo campo in Regione, “scomoda”. In parole povere il Circolo Miani, legge o non legge tanto fa lo stesso, non riceverà neppure un euro anche nel 2010.

Ma la cosa non ha turbato i sonni di nessuno in Regione né in Comune. Dove anzi il sempre ridanciano Dipiazza prosegue indisturbato nella sua attività di necroforo delle speranze di Trieste, e nel spararle talmente grosse da far scordare le balle del giorno prima. Tanto l’opposizione qui è un optional e l’asse di potere trasversale una solida realtà.

In questa nostra Trieste il futuro appare sotto la forma di una “scovazzera”, insomma di una grande pattumiera dell’Adriatico dove si collocano tutte le schifezze rifiutate dalle altre città, Capodistria compresa. L’importante è che il porto non decolli e che ci siano mance da spartire tra i politici nostrani. Tanto qui, in una anomala situazione di monopolio, non esiste alcun controllo da parte degli organi di stampa, che nominarli d’informazione mi sembra parola grossa e decisamente fuori luogo. E per l’opinione pubblica nazionale Trieste esiste solo nella retorica patriottarda.

Maurizio Fogar è arrivato al diciannovesimo giorno di non assunzione di cibo, ma non avendo accoppato nessuno e standosene appunto a Trieste e non in Brasile, pare che a ben pochi gliene freghi. Dal 26 ottobre non prende i farmaci salvavita e solo il suo fisico gli permette di tirare avanti, consumandosi dentro. Le sue condizioni di salute hanno subito un brusco abbassamento. Il diabete totalmente fuori controllo gli ha procurato un vistoso calo della vista, soprattutto dall’occhio sinistro, e battito cardiaco e pressione arteriosa sono alle stelle, tanto che già nelle prime ore del pomeriggio viene assalito da forti emicranie e da uno sfinimento indicibile, dove ogni passo gli costa uno sforzo. Che lo faccia per rivendicare il rispetto delle leggi e la tutela della salute in una città con il più alto tasso di mortalità da tumori in Italia e da patologie respiratorie in Europa, lascia sostanzialmente indifferente. Nella politica e nelle istituzioni la parola d’ordine è una sola: silenzio. Un silenzio che qualcuno è arrivato ad auspicare si trasformi presto in sudario.

Buon Natale.

(scritto da Parsifal contro il parere di Maurizio)



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