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Italianiii, Triestiniii !!! Scritto da: Teodor Sarebbe ora di aprire gli occhi, ma in fondo è una pia illusione. Basta confrontare alcune notizie, diversissime tra loro, per capire semplicemente come vanno le cose, e come sia incredibilmente facile e per niente rischioso prendere costantemente per i fondelli la gente. Anzi ottenendone pure il voto e l’applauso. E cominciamo con la carellata. L’altro giorno per l’ennesima volta il quotidiano locale ha sbattuto in prima pagina la “vergogna” delle liste d’attesa lunghissime nella nostra sanità triestina e regionale per esami o visite specialistiche, delle più normali. Mesi e mesi di file per un appuntamento. E allora? Dove sta la notizia, visto che in questi ultimi anni ne avrà scritto per decine di volte senza che nulla sia cambiato se non in peggio. Perché è cosa facile dire il peccato e non il peccatore, soprattutto nel giornalismo italiano. Un giornale serio dopo aver dato notizia di questo vero e proprio scandalo sulla vita e sulla morte di centinaia di migliaia di cittadini, avrebbe aperto un’inchiesta, pubblicato i nomi dei responsabili, politici e tecnici, ne avrebbe richiesto rimozione e dimissioni. Insomma avviato una tenace quotidiana campagna di stampa per risolvere il problema e tutelare i cittadini – lettori. Ripeto avrebbe, ma non in Italia e certamente non di sicuro a Trieste. Passiamo ad altro. Una settimana fa o giù di lì il sottosegretario all’Ambiente, Menia, aveva tuonato contro il “vetusto impianto nucleare” della vicina Krsko in Slovenia, per ribattere alle osservazioni contrarie al progetto del Rigassificatore avanzate dalla vicina Repubblica. Oggi sempre sullo stesso piccolo giornale, che ben si guarda di ricordargli quanto detto e pubblicato solo alcuni giorni fa, lo stesso personaggio governativo rilancia la scelta nucleare del suo governo e auspica che l’Eni intervenga nel raddoppio di quel “vetusto” impianto che tanto aveva criticato dianzi. E ovviamente l’intervistatore ben si guarda dal sollevare obiezione alcuna. Tanto la gente è notoriamente mona e senza memoria, ed in questo hanno perfettamente ragione, e l’opposizione assolutamente inesistente, un fatto oramai acclarato. Altra notiziola interessante ma che ai più è totalmente sfuggita. Questa estate in luglio la stampa ha riportato la notizia dell’assoluzione, decisa dal tribunale al termine di un processo, di quella funzionaria del Comune di Trieste “rea” di aver dirottato quattro vecchie panche in disarmo dalla discarica, a cui erano destinate, ad un circolo ricreativo. Insomma invece della rottamazione a cui erano inviate, servono ancora malmesse a far sedere qualcuno. Quattro anni sono durate indagini, controindagini, perizie e processo. Il denaro speso dalla signora in spese legali non le sarà ovviamente rimborsato da nessuno, così come la comunità si troverà privata di decine di migliaia di euro servite a pagare i costi processuali e delle indagini. Senza parlare dei danni alla salute, dello stress durato anni, che una persona subisce da vicende simili. E per cosa? Per una “gravissima” ipotesi di reato, di “rilevante pericolosità sociale”, come l’aver salvato quattro panche disastrate da una discarica. Mentre lo stesso PM, Maddalena Chergia, non ci racconta nulla degli eventuali progressi delle indagini, ad esempio, sulle due discariche di rifiuti tossici ed inquinanti, da lei sequestrate un quindici mesi fa nel cuore di Chiarbola, allo Scalo Legnami. E su cui è calato un velo di pesante silenzio. Ma forse la Lucchini-Severstal ha un peso specifico maggiore di una impiegata del Comune. E certamente alla magistratura mancano mezzi e uomini, come si sente recitare ad ogni inaugurazione di anno giudiziario. Omettendo però di valutare come i seppur pochi uomini e mezzi vengono impiegati sul territorio, mandando ad esempio libera la banda di albanesi che saccheggiava case a bizzeffe sul nostro Carso, dimenticandosi di non far scadere i termini, per altro lunghissimi, di legge per il loro rinvio a giudizio. Ma certo era più “pericolosa socialmente” l’impiegata comunale. Secondo logica e buon senso in quale altro paese del mondo un simile magistrato avrebbe continuato ad esercitare questa professione un giorno di più? E due anni aveva chiesto come pena per il dirottamento dalla discarica comunale delle quattro panche, mentre per il mostruoso inquinamento prodotto dalla Ferriera la pubblica accusa ha chiesto che agli imputati fosse concesso di accedere all’oblazione. Insomma poche centinaia di euro di multa e passa la paura. E chiudiamo con quanto accaduto a Pordenone, alla ragazza sgozzata dal padre perché amava un occidentale, e magari cristiano. Oggi sempre sul quotidiano locale si parla del macellaio marocchino come del “presunto omicida”. Infatti il cadavere della figlia è presunto, come presunto è il ragazzo italiano ferito a coltellate. Ecco a leggere i commenti e le notizie pubblicate dai giornali viene semplicemente il voltastomaco. Da destra si grida al linciaggio e dai quotidiani di sinistra si cerca ogni giustificazione socialreligiosa. Non so chi dei due faccia più schifo. Quello poi nella vicenda che dovrebbe colpire di più sono le ripetute farneticanti dichiarazioni di un donna, che definire madre è assolutamente improprio, che difendendo il marito assassino fa ricadere la colpa di quanto successo sulle due giovani vittime. Ecco lasciando perdere le guerre sante, in un paese serio a questa signora in ventiquattro ore le verrebbero legalmente sottratte le due rimanenti più giovani figlie, e lei caricata in un vagone piombato sarebbe stata rispedita in Marocco. Per il macellaio una condanna a “fine pena mai” e siccome mantenerlo per il resto della sua vita a spese dei contribuenti occidentali che lui tanto detesta sarebbe un insulto, allora alè a lavorare pala e picco per il raddoppio del traforo del Moncenisio. E gli andrebbe ancora bene perché al suo islamico paese, tempo due settimane sarebbe stato impiccato. Ed a questo punto non è leghismo o peggio razzismo pretendere che chiunque venga a vivere, qualunque sia il suo credo politico o religioso, nel nostro sgangherato paese si impegni a rispettarne leggi, usi, costumi e civiltà. Sennò aria, ritorni a casa sua. Se ciò deve valere per gli indigeni nativi nello Stivale, a maggior ragione per chi arriva in cerca di futuro. E poiché la nostra è una Repubblica laica, che già tentare di arginare l’integralismo e l’ingerenza della Santa Romana Chiesa è cosa ardua assai, non ce ne può fregar di meno delle esigenze delle altre confessioni quando si tratti del rispetto delle leggi di uno stato che dovrebbe essere sovrano. E se c’è una legge, nata negli anni di piombo, che impedisce ai cittadini italiani di girare con il volto coperto o mascherati, per ovvie esigenze di pubblica sicurezza, ciò deve valere anche per chi voglia passeggiare per la pubblica via velato o con il Burka. E non c’è religione che tenga fino a che questa è legge dello Stato. E se poi in privato qualcuno si vuole vestire da palombaro, beh liberissimo di farlo purchè non rompa i cabasisi ai vicini. |
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