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Elezioni: si son bevuti il cervello o cosa?
Scritto da: Teodor

Ma come fanno a fare i giornalisti? Domanda più che legittima visti i commenti di massa sul voto europeo. E per un attimo lasciamo stare l’Italia, che non è l’ombelico del mondo, perché il voto era sull’Europa.

Tutti a commentare che, come campeggiava sulla parete dello studio di “Porta a porta”, un “Vento di destra soffia sull’Europa”. Pochissimi a rilevare che si è verificato un tasso d’astensionismo da record, dove in Europa ha votato meno del 40 %. A riprova che l’astensionismo penalizza oggi semmai la sinistra e non la destra, con buona pace dei commentatori politici e giornalistici nostrani.

E se gran parte della gente non è andata a votare una o più ragioni forse ci saranno. Tutte grossomodo sintetizzabili nel fatto che non credono a questo modo di fare Europa. Una comunità fino ad oggi più attenta alle politiche monetarie, agli interessi dei grandi gruppi bancari ed industriali, alle lobby di potere, che ai bisogni quotidiani dei suoi cittadini. Che alla tutela dei diritti del lavoro e dell’ambiente.

Ma vediamo i risultati che gli strapagati opinionisti del giornalismo non hanno colto quando hanno affermato ed affermano che il Partito Popolare Europeo è uscito padrone del Parlamento europeo.

Parlamento composto da 736 deputati, così divisi: 161 Socialisti, 52 Verdi, 33 Sinistra europea, 80 Liberaldemocratici (che sono molto spesso più a sinistra dei Socialisti) per un totale di 326 seggi. A cui vanno assommati buona parte dei componenti del gruppo dei Non iscritti, 93, di cui ad esempio 22 sono i parlamentari eletti dal Partito Democratico italiano. Insomma la maggioranza del Parlamento europeo è composta da uno schieramento di centrosinistra-sinistra, ben oltre i 350 deputati, contro un gruppo parlamentare dei Popolari (263) dove per altro sono iscritti anche i rappresentanti di quei partiti che nei loro Paesi governano con la sinistra, o come i 5 dell’UDC in Italia sono forza d’opposizione al Centrodestra. A completare il giro rimangono poi i 35 europarlamentari di destra ed i 19 antieuropei o euroscettici che dir si voglia.

Fate voi le somme che i grandi giornalisti non sono capaci di fare.

E se prendiamo i dati elettorali dei singoli Paesi le cose vanno ancora peggio. Un caso su tutti: la Francia. Sarkozy per loro avrebbe stravinto con il 28% dei voti ottenuti. Mentre pensate un po’, se si fosse votato per le elezioni politiche, con questi risultati oggi in Francia governerebbe la Sinistra, non il Centro Sinistra badate. Infatti al “crollo” dei socialisti ha molto compensato la travolgente affermazione dei Verdi guidati da Dany il Rosso, e della lista della sinistra alternativa. Potremmo continuare con la Spagna oppure la Germania, dove gli scenari sono stati più o meno gli stessi.

Domanda finale dunque. Dove cazzo aleggia in Europa il vento della destra?

Con una unica osservazione, quando la sinistra copia le politiche della destra, ottiene due cose: allontana gli elettori dal seggio, perdendo di credibilità, oppure li spinge a votare l’originale e non la copia.

E veniamo a Trieste, tralasciando il dopo voto nazionale, che son già troppi a parlarne e molto spesso senza senno alcuno. Da vero Cabaret l’esibizione del direttore del Giornale con quella vocina da coro bianco. Tutti sempre a non notare come tra il voto contestuale per le Europee e le tante elezioni amministrative, oltre il 7% dei cittadini ai seggi ha rifiutato di ritirare la scheda per il voto europeo (leggersi sul nostro sito l’articolo “Regione: perchè 35 elettori su 100 NON hanno votato”).

E consentitecelo vorremmo smitizzare le belinate che l’astensionismo penalizzi sempre e comunque una parte politica. Anzi, se è vero che fino agli anni ottanta, quando aveva appena cominciato a manifestarsi, esso incideva un pochino di più sui risultati dell’allora DC, dal novanta in poi esso ha paradossalmente penalizzato di più il centrosinistra, e la sinistra. Che la delusione dell’elettorato era più frequente da quelle parti, e sciogliendo e dividendo partiti su partiti, venivano meno pure le motivazioni ideologiche da “zoccolo duro” (e ciò valse pure a destra, anche se di meno). Ed il recente dato delle Europee, che tradizionalmente hanno sempre avuto la più bassa partecipazione al voto in Italia, si è spalmato equamente su tutti i partiti, salvo forse per la Lega e Di Pietro, che sono state le uniche formazioni ad ottenere un aumento in voti assoluti.

Cominciamo dai numeri, che quelli almeno non si potrebbero né dovrebbero opinare.

Partiamo dall’affluenza: a Trieste comune hanno votato in 54,44% contro il 76,32% delle politiche del 2008. Mentre a Muggia gli elettori sono stati il 59,1% contro il 78,78% sempre del 2008.

I risultati, e ci scuseranno i lettori se qui prendiamo a confronto solo alcune liste.

La PDL aveva nel 2008 il 40,22% nel comune di Trieste, ed il 38% a Muggia. Oggi ottiene il 36,20% a Trieste ed il 34,02 a Muggia. Perde insomma oltre il 4%.

Il PD nel 2008, assieme ai Radicali, ottenne a Trieste il 32,67% ed a Muggia il 33,23%. Oggi porta a casa, senza i Radicali, rispettivamente il 25,24% ed il 28,75%. Perdendo a Trieste il 3,29% ed a Muggia lo 0,83%. Sempre che si diano per buone le somme delle due liste, ed in merito ho più di un dubbio.

UDC, a Trieste nel 2008 il 4,67% ed a Muggia il 4,21%. Oggi rispettivamente il 5,34% ed il 3,96%.

Insomma un più 0,67% ed un meno 0,25% a Muggia.

Rifondazione e Comunisti, a Trieste nel 2008 con i Verdi, il 4,29%, e Muggia il 5,48%, oggi dopo la scissione vendoliana e senza i Verdi: 4,19% a Trieste ed il 6,18% a Muggia. Dati che dovrebbero essere in parte aumentati con le percentuali della lista Sinistra e Libertà, 1,9% a Trieste e 1,67% a Muggia.

In termini percentuali dunque un aumento di oltre 1 punto a Trieste e di quasi 2 a Muggia.

IdV di Di Pietro. 4,52% nel 2008 a Trieste e 4,18% a Muggia. Oggi il 10,22% a Trieste ed 8,13% a Muggia.

Più che un raddoppio a Trieste ed il doppio a Muggia.

Lega Nord: il 5,16 % a Trieste ed il 6,8% a Muggia nel 2008. Oggi invece a Trieste il 7,74% ed a Muggia il 9,11%.

Un aumento medio di 2 punti in percentuale, un po’ di più a Trieste.

Dove è situato il principale epicentro di questi spostamenti? Presto detto, salvo per il partito di Di Pietro che fa storia a sé in queste elezioni, è la Settima Circoscrizione cittadina, ovvero soprattutto i quartieri di Servola, Valmaura, San Sabba-Monte San Pantaleone e Chiarbola (che per la verità ha  parte del rione collocato nella Quinta Circoscrizione, ed i risultati si notano) oltre a Campi Elisi che sta nella Quarta, ed a Muggia.

E’ qui, che i dati elettorali pubblicati determinano i massimi spostamenti in più o, molto più spesso,  in meno. Esce con le ossa rotte principalmente la PDL, che perde il 4,5% dei voti (- 3791), seguita dal PD che ne lascia per strada il 5,6%, attutita la perdita dal non quantificabile compenso radicale del 3%, (- 3082 voti).

Mentre è in questa fetta di territorio dove vivono quasi settantamila persone (da Muggia ai Campi Elisi) che invece le liste della Lega Nord ottengono in assoluto i migliori risultati, dal 9,20 al 9,11%, quasi raddoppiando i dati del 2008 nella Settima Circoscrizione e determinando gran parte dell’aumento percentuale al Comune.

Ed anche la Sinistra comunista, mantiene quando non aumenta sia in termini percentuali che in voti assoluti, i suoi consensi, da sottolineare l’ottima affermazione personale di Igor Kocijancic.

Commenti da fare, signori Tondo, Dipiazza e Seganti?

Alle prossime (elezioni).



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