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Una città de mone. Scritto da: Teodor Aveva proprio ragion el Paron, Nereo Rocco, quando un giorno incontrando mio padre per strada gli disse sconsolato: Galliano non go mai visto tanti mona concentrai in così poco posto come a Trieste. E poi bisogna fare i distinguo tra i mona mona e, per esempio, i mona farabutti, tra i quali, come direbbe un sociologo, si sgrana una scala di colorazioni e gradazioni da enciclopedia Treccani. Per fare alcuni esempi concreti su cosa stiamo parlando. I giornalisti locali, non tutti ma quasi, ricercano con accanimento le cause della sconfitta di Illy, occupano paginate di giornale a descrivere minuziosamente gli eventuali errori del Riccardo, ma dimenticano proprio la causa prima delle sconfitte triestine dell’ex presidente, ovvero la Ferriera ed i problemi dei rioni, e non solo Servola, ad essa collegati. Il voto di questi quartieri ha determinato il risultato delle comunali del 2001, del 2006 e oggi delle regionali, basta andarseli a leggere, ironia della sorte, proprio in un’altra pagina del giornale di Trieste. Le reazioni dei politici sono divertentissime, commentano la sconfitta dicendo che la causa va da ricercare principalmente nella scelta di accorpare le elezioni politiche a quelle amministrative, il famigerato election day. E chi ha fatto quella scelta? Illy e Zvech che non più tardi di due giorni prima negavano recisamente questa ipotesi sono gli stessi che dalla sera alla mattina l’hanno annunciata e decisa. Detto, fatto e sconfitto. E non gli era bastata la mancata riconquista del Comune di Trieste solo due anni fa dove, appunto, l’election day premiò anche allora il centrodestra, no l’hanno voluto riprendere in quel posto esattamente 24 mesi dopo, e poi hanno anche il coraggio di lamentarsi. A parte la barbarie di abbinare le elezioni politiche a quelle amministrative in un gesto di sommo disprezzo per la democrazia e la partecipazione della gente alle scelte della comunità, che loro con suprema arroganza hanno motivato con il bisogno di “evitare disagi” ai cittadini con più giornate di voto (andate a rileggervi su questo sito l’articolo “Il taglio della democrazia”). Tutti i più illustri commentatori della politica del centrosinistra motivano la disfatta, soprattutto al nord, con l’incapacità di ascoltare e capire i problemi del territorio, le esigenze della gente. Appunto quando mai in undici anni, a proposito caro Zvech il mandato di sindaco di Riccardo Illy è durato sette anni e mezzo e non dieci, i partiti hanno cercato di capire, hanno invitato per ascoltare, si sono realmente interessati al problema del devastante inquinamento industriale che strangola Trieste e Muggia (dalla Ferriera, alla Sertubi, al depuratore fognario, all’Italcementi, all’inceneritore, all’invasivo traffico pesante, alla cementificazione selvaggia, per finire ai progetti della Tav che dopo aver sfondato il Carso sbuca in Val Rosandra oppure del rigassificatore a Zaule). Anzi il centrosinistra sta studiando, in collaborazione fattiva con la stampa locale, di costruire l’ennesimo candidato sindaco votato a certa sconfitta nel 2011 in persona del corpulento Roberto Cosolini, buon prò gli faccia. Altro esempio preclaro nella scala della monaggine? Dal Piccolo di ieri: “Quelli rilevati sono indicatori di esposizione e non di danno o di malattia – spiega Valentino Patussi responsabile del Dipartimento di prevenzione e sicurezza dell’ASS triestina -. Non ci sono correlazioni certe tra l’assorbimento di inquinanti che hanno effetto cancerogeno e la probabilità di ammalarsi. Il fatto che un lavoratore abbia concentrazioni più elevate, significa essenzialmente che è più esposto a benzene e benzoapirene.” Tutto qua, una quisquiglia, una pinzellacchera: è pronto il solito frappè mattutino al benzoapirene per Patussi che deve correre a Cernobyl a fare jogging a piedi nudi sull’erbetta di tre metri cresciuta sulle rovine del reattore, tra mucche a due teste e gli scheletri calcinati dei disgraziati “essenzialmente esposti” alle radiazioni. Commenti da fare? In qualunque altro paese un funzionario che dichiarasse sulla stampa cose simili sarebbe licenziato in tronco e se medico, radiato dall’ordine. Si rassicurino invece i triestini, sono sue le mani che gestiranno anche le analisi sui settanta residenti, oltre ad aver così acutamente commentato quelle sui cinquanta dipendenti Ferriera. E perché preoccuparsi poi, il numero Uno dell’ASS lo ha già preannunciato alla stampa un mese fa quale sarà la tendenza interpretativa prevalente, quando disse semplicemente che non c’è una rilevante differenza tra l’insorgenza di tumori a Servola e dintorni ed il resto della provincia, in una realtà, è bene ricordarlo, che ha il più alto tasso di mortalità per cancro in Italia. Contenti i nostri mona? Tiriamo innanzi. Il sindaco Dipiazza dichiara oggi, per la ventesima volta, solennemente che dovrebbe fare evacuare immediatamente Servola, e mi scusi perché non Valmaura, San Sabba-Monte San Pantaleone, Chiarbola e Campi Elisi, dopo gli ennesimi risultati delle indagini sulle emissioni inquinanti della Ferriera raccolti dai tecnici Arpa prima di correre al fatiscente Pronto Soccorso del nostro Ospedale, però premiato dagli esperti assunti dal Zigrino, che hanno rilevato solo 1740 mg di PM10 contro un limite di 50. Resta solo da ricordare che il Cigra ha dimostrato che le PM10 oltre ad accoppare di loro, sono il taxi su cui esce il benzoapirene e che ad ogni picco di polveri sottili corrisponde un devastante sforamento dei cancerosi idrocarburi. A parte il fatto che le emissioni non hanno la propusniza e che non riconoscono i confini rionali, ma caro Sindaco, Roby come familiarmente lo chiama qualche mona nostrano, non aveva detto cento sforamenti fa che “se la Ferriera supera il limite ancora una sola volta, la chiudo”? Più facile per Lei e l’ineffabile assessore all’ambiente, Maurizio Bucci, far evacuare 50.000 persone che assumersi la responsabilità che la legge Le impone quale ufficiale sanitario del Comune, e cioè di fermare subito l’attività produttiva dello stabilimento come per dodici giorni ha chiuso il centro al traffico recentemente ben sapendo, e lo ha pure dichiarato ai giornali, dell’inutilità del provvedimento perché la causa era la Ferriera. E per concludere, la palma della monaggine ai tanti triestini e muggesani che come pecore al macello si fanno ciurlare per tre volte di fila dalle promesse finora non mantenute da questa classe politica, ma Santa Maria “noi de politica non volemo saverne” e corremo in cesa ad accendere un cero a San Renzo che ghe pensi lui e intanto tutti a magnar i guati a dieci pinne pescai nel vallon de Muia. |
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