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I tre inquinamenti della Ferriera.
Scritto da: Teodor

Da quasi vent’anni la vicenda Ferriera produce tre inquinamenti.

Il primo, quello ambientale: di aria, acque e rumore.

Il secondo quello informativo: di stampa e televisioni.

Il terzo quello politico ed istituzionale.

Dunque del primo ne parliamo con cognizione di causa, purtroppo gli unici, e ne scriviamo ogni giorno. Basta sfogliare a ritroso gli articoli di questa pagina. Che, è bene ricordarlo, come ogni nostra pubblicazione, presente articolo compreso, viene inviato a TUTTE le testate giornalistiche locali e regionali, e, con la lodevole eccezione di TeleAntenna, mai pubblicato o ripreso.

Pertanto oggi ci soffermeremo sul secondo inquinamento, che, con il terzo, sono altrettanto letali del primo e che sono la condizione necessaria per permettere a questa Ferriera di esistere.

Chi pensa infatti che politica e stampa non ci entrano non può farsi una ragione di come la vicenda si trascini da tanto tempo, a prescindere dal fatto che le proprietà non erano proprio il gommista di via Svevo ma delle multinazionali. E così fioccano le infelici battute “si bravi, ma cosa avete combinato in 20 anni se la Ferriera è ancora qui?” Premessa per un seguito del tipo “Ecco ora arriviamo noi e la chiudiamo domani, neanche nei penosi 100 giorni, ma proprio domani”.

Partiamo dal ricostruire il comportamento di stampa e tivù, da sempre, o almeno per il Piccolo dall’anno 2000, prone ai desiderata dei partiti di riferimento.

Quali?  Presto detto perché la situazione è immutata da quasi due decenni.

La stampa cartacea, ovvero Piccolo e Primorski (quotidiano della minoranza slovena che sopravvive solo con i contributi pubblici) hanno nell’attuale PD il loro editore di riferimento. Con una anomalia tutta triestina per il Piccolo, proprietà del Gruppo Finegil-Repubblica-Espresso. Grazie al fatto che la Fondazione CRT dominata da sempre da Giulio Camber, l’ex senatore di Forza Italia condannato in via definitiva dal Tribunale: tecnicamente un pregiudicato, anni fa ha acquistato ben sette milioni in euro di azioni della società editoriale del quotidiano triestino che dunque nella cronaca politica locale e regionale tratta con i guanti bianchi il centrodestra.

L’emittente televisiva Telequattro, che naviga da tempo con grossi problemi di bilancio, è da sempre uno strumento del Centrodestra, anche se, ottenendo finanziamenti e sponsorizzazioni dagli enti pubblici (Regione e Comune in primis oltre ai contributi statali), dedica comunque un certo riguardo a chi governa. Va ricordato che pure il Piccolo riceve i contributi statali per l’editoria.

Discorso a parte meritava la Rai regionale, almeno nel periodo che a guidare la redazione giornalistica c’era Rino Giusa. Ma ora da servizio pubblico, per altro finanziato forzosamente dal canone dei cittadini, essa per tradizionale spartizione e lottizzazione partitica è sensibile solo appunto agli stimoli provenienti dal sistema politico. Sostituito il capo redattore è ritornata a fiancheggiare rigorosamente il sistema dei partiti.

Sul Web invece il sito Triesteprima è la longa manus, prima di Lorenzo Giorgi ed ora di Forza Italia e allargata al centrodestra.

Ecco in sintesi un panorama stringato dei mezzi di informazione triestini, la redazione locale dell’ANSA da almeno due decenni è come non esistesse, giornalisticamente parlando.

Perché è così importante parlarne?

Perché è attraverso questi strumenti che si forma l’opinione pubblica provinciale. E dunque di riflesso vengono rappresentate anche le vicende della Ferriera con annessi e connessi.

Gli annessi sono considerare le uscite delle proprietà come il “verbo” divino e pubblicarle acriticamente. I connessi invece sono dare spazio solo ed esclusivamente alle forze politiche istituzionali ed ai loro satelliti di provata e servile fede.

E la verità dei fatti, le inchieste, la professionalità e la tanto sbandierata etica del giornalismo?

A Trieste non esistono, non da oggi e non solo sulla Ferriera.

Ecco se non si capisce questo non si comprende come questo problema sia potuto trascinarsi per tanto tempo. Perché per tirare avanti bisogna mantenere in piedi una palude in cui si confondono gli affari, gli interessi di partiti e forze politiche, con annessi e connessi. Che in questo caso sono Confindustria e sindacati, e gli enti di controllo, dell’ambiente e della salute, i cui vertici, a livello regionale e locale, sono di rigorosa nomina partitica.

Ecco perché il ruolo di stampa e tivù in questa storia, ma non solo, sono fondamentali per mantenere inalterata la situazione sotto qualunque maggioranza politica purchè rientrante nelle logiche di questo sistema che di fatto è stato accettato, o subito poco importa, anche dai 5Stelle.

E nel prossimo articolo, quello sull’inquinamento politico-istituzionale ne ragioneremo più approfonditamente.



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