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Ilva = Ferriera. Europa = Italia? Scritto da: Teodor Va ricordato che la Banca Europea ha finanziato Arvedi con cento milioni di euro su Trieste e Cremona. Ilva di Taranto, il cortocircuito dell'Europa L’Unione Europea ha aiutato l’Ilva. Tra il 2010 e il 2012, con circa 400 milioni di finanziamenti che arrivano dal braccio finanziario dell’Unione, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Sul sito della BEI si legge infatti che nel 2010 l’azienda «Riva Taranto Energy and Environment» ha ricevuto 200 milioni di euro per effettuare lavori finalizzati a sostenere il costo della competitività dello stabilimento e per la sua sostenibilità (tecnica, ambientale e finanziaria). Tale misura, è scritto sul sito della BEI, avrebbe avuto effetti diretti ed indiretti sull’occupazione. Secondo la descrizione del progetto finanziato, l’efficienza energetica che si voleva garantire all’Ilva rappresentava un investimento ed avrebbe avuto un impatto anche sulle emissioni gassose del siderurgico. Si ricordava, inoltre, nel progetto, che l’Ilva operava con un’autorizzazione integrata ambientale ma che necessitava ancora di un piano di regolarizzazione per raggiungere il livello delle “BAT” ( best available techniques), ovvero le migliori tecnologie disponibili per la produzione[1]. Le Istituzioni Europee hanno quindi approvato e finanziato l’Ilva con piena coscienza del fatto che l’Ilva non rispettasse gli standard ambientali. Il Vice Presidente della BEI Dario Scannapieco, che, come riportato sul suo profilo pubblico è anche nel Consiglio di Amministrazione di Cassa Depositi e Presiti, che fa parte di una delle due cordate che hanno presentato offerta di acquisto dell’Ilva, ha parlato, in un’intervista dell’11 marzo al Corriere della Sera, degli importanti investimenti realizzati dalla BEI in Italia negli ultimi anni e anche dell’Ilva. Scannapieco ha illustrato le (giuste) priorità della BEI e evidenziato che un gruppo di ingegneri della Banca Europea ha visitato Taranto, trovando che lo stabilimento Ilva può produrre un acciaio eccellente. Quindi, Taranto, è una priorità anche della BEI. Taranto, però, produce un acciaio eccellente insieme ad un eccesso di ricoveri del 24% per malattie respiratorie dei bambini residenti nel quartiere Tamburi, a ridosso dell’acciaieria Ilva. I dati di mortalità per tumori e malattie cardiovascolari sono gravi, come affermano gli studi epidemiologici più recenti. Durante i giorni di vento dall'area industriale, la ASL di Taranto invita ad aprire le finestre nelle ore di minore inquinamento, ovvero tra le ore 12 e le ore 18. Lo studio epidemiologico Forastiere, aggiornato al 2016, ha trovato che le polveri in provenienza dall’area industriale producono non solo un impatto a lungo termine (tumori) ma hanno anche un effetto immediato in quanto c’è un incremento di infarti negli stessi giorni in cui si verifica l’aumento di polveri sottili provenienti dall’area industriale. Lo studio stabilisce, quindi, una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario. Nel 2012, l’anno del sequestro dell’area a caldo ad opera della Procura di Taranto, la BEI autorizzava un altro finanziamento di altri 200 milioni di euro. Le somme erogate all’azienda privata dei Riva ammontano, quindi, fino al 2012, a 400 milioni di euro. Finanziamenti da restituire all’Europa, concessi con il benestare della Commissione Europea, mentre a Taranto si indagava per crimini contro la popolazione e per disastro ambientale. Pochi mesi dopo, nel settembre del 2013, la Commissione Europea, dopo le reiterate denunce di Peacelink e di altri cittadini, lanciava una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia proprio su Ilva, per il non rispetto della direttiva sulla responsabilità ambientale. Su raccomandazione del Commissario per l'ambiente Potočnik, la Commissione constatava la mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell'acciaio. “Le prove di laboratorio”, scriveva la Commissione, “evidenziano un forte inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell'Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto. In particolare, l'inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile – scriveva la Commissione – alle attività dell'acciaieria”. Inoltre, si citava che già il 30 marzo 2011 la Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva condannato l'Italia per non aver rilasciato le autorizzazioni relative alle emissioni industriali per diversi impianti industriali, tra i quali l'Ilva (causa C-50/10). Il 4 agosto 2011 le autorità italiane hanno quindi rilasciato all'ILVA l'autorizzazione IPPC, successivamente aggiornata il 26 ottobre 2012. Tutto questo accadeva mentre la Banca Europea concedeva importanti finanziamenti alla famiglia Riva, senza accertarsi cosa accadesse a Taranto e ciò di cui la Corte di Giustizia era già a conoscenza. Nel gennaio del 2016, la Commissione Europea ha avviato un'indagine approfondita su presunti aiuti di stato dati dallo Stato italiano all’Ilva. Come giustificare il gravissimo conflitto interno alle Istituzioni Europee, che da una parte hanno contribuito a perpetrare la situazione dell’Ilva e di Taranto con dei finanziamenti ad una azienda in violazione delle norme, e dall’altra hanno lanciato una procedura d’infrazione per violazione delle norme ambientali e una conseguente procedura di investigazione su presunti aiuti di Stato? La Banca Europea degli Investimenti ha agito contro la Commissione Europea o quale è stato il cortocircuito che ha prodotto azioni in conflitto tra di loro con una tale portata sulla popolazione? NOTA [1] “A Program Agreement has been defined with the various local entities and ministries and is being implemented. It includes an adjustment plan for the plant in order to reach the BAT level, as defined in EU IPPC Directive 96/61 amended with 2008/1; larger investment sub projects are subject to EIA procedures (EU Directive 85/337 amended 97/11). The plant is the object of a continuous monitoring in liaison with Environmental Authorities for its atmospheric emissions, liquid effluents and solid waste disposal. Environmental management system is in conformity with ISO 14001 requirements. All those elements will be reviewed during the appraisal.” |
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