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Non facciamoci del male.
Scritto da: Maurizio Fogar

Ne stiamo vivendo già troppo sulla nostra pelle.

E pensiamo che a Trieste, come a Muggia, la grande maggioranza dei cittadini oggi non si riconosce in chi guida le amministrazioni locali e la Regione. Poco importa il colore, se fosse il centrodestra a governare non farebbe differenza alcuna.

Nel 2013 il 59% dei triestini non ha votato alle elezioni regionali.

Nel 2011 Trieste (Comunali) era già in testa alla classifica nazionale dell’astensionismo ma nessuno se ne è voluto accorgere perché la nostra città in Italia conta quasi nulla in politica e ancora meno nell’informazione.

Un dato fu allora esemplare: alla quinta chiamata consecutiva in un mese alle urne, i votanti per i Referendum (acqua pubblica e beni comuni) furono di gran lunga superiori agli elettori per le comunali. Ma ai politici di ogni razza e colore la cosa passò indifferente, dopo le solite geremiadi sulla crisi della politica durate un giorno, e dimenticate dall’alba seguente.

Oggi chi governa ha un consenso reale che arriva si e no ad un quarto della popolazione ma se prosegue questo andazzo corre il serio rischio, per la nostra comunità, di continuare a governare anche dopo le elezioni del maggio 2016.

Le polemiche, i litigi tra le cosiddette opposizioni, amplificate oltre ogni dire dalla stampa locale che di fatto è l’organo del PD, ripetono scenari già visti e conosciuti in questi ultimi decenni, a destra come a sinistra.

Sembra che la storia, o almeno la cronaca recente non insegni nulla.

Ciò vale sia per i partiti tradizionali, che per i nuovi movimenti, e per coloro che ambiscono a dare voce a quell’area, assai litigiosa nei vertici, che si richiama ad un nuovo indipendentismo.

Non è così che si fanno gli interessi della nostra comunità e si risolvono i gravi problemi che ne danneggiano la vita e tarpano il futuro, a partire proprio dalla soluzione definitiva e rapida del caso Ferriera, oggi il vero tappo alle possibilità di sviluppo della città, a partire dal Porto.

I cittadini si rimbocchino le maniche e si sporchino le mani ove necessario, ma si scuotano da quel torpore, da quella pigrizia, da quella fatalistica rassegnazione che sembrano accompagnare inesorabilmente questa città ad un lento declino.

E questo vale per tutti: per coloro che votano ( a sinistra, al centro, a destra ), che magari sono iscritti a partiti e movimenti, e per quelli, la stragrande maggioranza, che finora non ha votato.

Si individuino quattro, cinque punti pratici quanto fondamentali per risolvere concretamente le emergenze di Trieste (non occorre fantasia alcuna tanto sono sotto gli occhi di tutti) e si crei su questi una convergenza di capaci, una alleanza civica che possa licenziare questa politica ed aprire le condizioni per una rinascita del nostro territorio.

Prima salviamolo e rimandiamo ad un secondo momento le dispute ideologiche.

Ce lo chiede la ragione, l’intelligenza ed il naturale istinto di sopravvivenza, che i latini esprimevano con la frase “primum vivere deinde philosophari”.



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