Una volta su Cuore, il più diffuso settimanale di satira diretto da Michele Serra, c’era una rubrica dal nome quanto mai azzeccato “Hanno la faccia come il culo”.

Ecco sinceramente stamane la mente mi è immediatamente quanto spontaneamente corsa alle pagine di carta verde di quel settimanale quando ho letto i commenti dei politici, ma anche di taluni concittadini, sulla vicenda Valmaura-profughi.

Quando come Circolo Miani nel 1990 abbiamo voluto “prendere casa” all’interno di uno dei complessi di edilizia “popolare” più disastrati e brutti di Trieste, dove l’accoppiata Iacp (oggi Ater) e Comune avevano mandato a “vivere” quasi 1500 persone (due volte la popolazione del Comune di Monrupino, ma nessuno ci pensa mai) in uno dei più tristi bunker di cemento armato. E che aveva, ed ha, come segno distintivo in quello che qualcuno osava chiamare campo giochi un tubone di fogna sezionato e calcinato. Da qui il simpatico soprannome di “serpentone” con cui i concittadini lo chiamano.

Da allora ci siamo battuti assieme ai residenti per cercare di umanizzare e migliorare la vita di uno dei quartieri “dormitorio” di Trieste, senza neppure una piazza o un luogo di aggregazione, a due passi dalla Ferriera e ad uno dalla Superstrada.

Idem dicasi per il rione di Monte San Pantaleone ingentilito dai bidoni delle immondizie e dai Tir parcheggiati al centro della locale Piazza Unità, ingiustamente definita Piazzale Giarizzole.

Senza nemmeno una edicola o farmacia, ma con due inceneritori: il vecchio, chiuso ed abbandonato, è una bomba di diossine a cielo aperto e una nursery per pantegane di mezzo metro, a due passi dal Jolly pattinaggio dove tanti triestini portano felici ed incoscienti i loro pargoli, ed il nuovo accoglie e brucia le “scovazze” da mezza Italia (money is money).

Ma non basta. Monte San pantalone ha l’Italcementi, ora quasi dismesso su di un fianco e la Ferriera sull’altro.

Ora che in quasi venti anni di assemblee ed incontri con i cittadini, in piazza o nella nostra sede (capite perché vogliono togliercela), in percorsi comuni e progetti di recupero per utilizzare gli spazi pubblici che pure ci sono, lasciati abbandonati dai tempi del Governo Militare Alleato, per trasformarli in luoghi di incontro, aiuto ed aggregazione per i residenti, nei quali le forze politiche che si sono alternate (si fa per dire) alla guida di Comune e Regione (da Illy a Tondo) hanno sempre fatto spallucce. E che questi partiti oggi “scoprano” la turbativa che porterebbe la presenza di profughi in Rio Primario, alla serena e ridente vita del benestante quartiere.

Come chiamereste la loro faccia? Di tutti, si badi bene, a partire da chi lo ha proposto senza interpellare i cittadini interessati.

La verità è che hanno lasciato da sempre questi, come altri, rioni nel più completo abbandono e degrado, facendosi vedere solo per mettere i “santini” elettorali nelle cassette degli abitanti.

Ed ora paventano i rischi che da sempre gli insediamenti estemporanei di rom, la presenza di diffuse zone franche per lo spaccio, una violenza endemica causata in parte dalle condizioni disperate di vita, hanno contrassegnato la vita dei due quartieri (più Valmaura che San Pantalone).

Certo non è una genialata aggiungere disperazione a disperazione e non hanno tutti i torti coloro che invitano a posizionare questi necessari centri di accoglienza nelle parti della città dove si gode una qualità della vita accettabile.

Ma che partiti, forze politiche ed amministratori aprano solo bocca sulla questione allora c’è da rimpiangere che Cuore non esista più da vent’anni.