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Ferriera. O di qua o di là. Scritto da: Teodor La verità di un imboscato. Dalle lontane retrovie del fronte dove ci imboscammo già a partire dal 1998 mentre alcuni dei pochi coraggiosi che oggi sono “in prima linea” ci accusavano di “sputare nel piatto dove avevamo mangiato (la Ferriera)”, dobbiamo notare che moltissime delle cose, anzi diciamo pure tutte, “scoperte” oggi erano in realtà note, stranote e diffuse a livello provinciale in decine di migliaia di volantini, in centinaia di assemblee e manifestazioni da quelle associazioni di imboscati che facevano di nome Circolo Miani e Servola Respira. Ovviamente con il totale silenzio, si chiama censura, della stampa locale a partire dal 2000. Se ad esempio i tanti che frequentano bulimicamente i social forum andassero a leggersi le analisi della Procura pubblicate sulla Homepage del sito www.circolomiani.it troverebbero scritte, e da quasi dieci anni, le stesse cose che sono state rese note nella conferenza stampa dell’altro giorno. Di più, esse sono state pubblicate in una ricerca fatta dall’Arsa (Arpa slovena) nel 2008 e già molto era contenuto nelle analisi fatte fare da una farmacista triestina nel 1998. Dunque ha perfettamente ragione Debora Serracchiani “precisando che i dati emersi dalla recente analisi «sono conosciuti da Arpa e Azienda sanitaria». Non a caso, aggiunge, «la Azienda sanitaria li ha evidenziati anche al Comune».” Torto marcio, senza senso del ridicolo quando invece sostiene che “Stiamo affrontando un’operazione di riconversione industriale e riqualificazione ambientale tra le più complesse del Paese, forse l’unica in questo momento storico”. Già perché invece all’Ilva di Taranto? Hanno ragione Cosolini, perfino Laureni e Sara Vito, quella dello “stiamo monitorando” mentre la gente potrebbe rispondere “stiamo morendo” a dimostrazione che è tutto una questione di punti di vista, quando sostengono che la cosa era nota da tempo. Questo rende semplicemente più grave e terribile la loro responsabilità. Sapevano e non hanno fatto nulla. Come Tondo e politici tutti, compresi quelli dai mille distinguo, vero Sossi? I sindaci a partire da Riccardo Illy non hanno esercitato quello che la legge, dal regio decreto del luglio 1934 in poi, imponeva loro in veste di Ufficiali Sanitari del Comune: la tutela della salute dei cittadini, anche i lavoratori lo sono, garantita dall’articolo 32 della Costituzione come bene primario e fondamentale per la Repubblica. E spiace rilevarlo, qui a Trieste, nemmeno la magistratura lo ha fatto, per non parlare degli enti di controllo pubblici: Arpa e Ass. Quando nel 2008 il sindaco di Piombino, nella sua funzione di Ufficiale Sanitario, sequestrò e chiuse con una ordinanza la cokeria della Lucchini (proprietaria anche della Ferriera) in quel comune per emissioni di BenzoApirene di gran lunga inferiori a quelle rilevate a Trieste, il nostro sindaco da noi pubblicamente e formalmente sollecitato (gli mandammo perfino copia dell’ordinanza sindacale: bastava cambiare date e nomi ed apporre la firma. Dunque l’America non l’hanno scoperta oggi, che i Vichinghi e Colombo già erano passati) si rifiutò di farlo. Dov’erano allora tutti, oddio la decina di persone, che oggi sono in prima linea e in politica? Dove erano quando promuovevamo decine di cortei con migliaia di persone? Dove erano quando nel 2010 occupavamo il Consiglio comunale? Dove erano quando Comune e Regione ignoravano le 10.280 firme di triestini per l’immediata chiusura di Cokeria ed Altoforno e per salvare il Circolo Miani? Perché esistono solo sulla carta stampata e perché questo piccolo giornale, che notoriamente è la gazzetta del PD e di Arvedi ora, come della Lucchini prima, li sostiene cancellando tutti gli altri? Perché alcuni di questi signori hanno volutamente fatto fallire l’azione legale che il Circolo Miani aveva promosso, grazie alla gratuita amica disponibilità di uno dei più noti avvocati italiani, il milanese Giuliano Spazzali, contro anche il Sindaco di Trieste proprio per le omissioni da lui commesse? Ecco alcune domande che devono trovare risposta se si vuole non prendere in giro per l’ennesima volta tanta gente. Perché non si può continuare a legittimare questi politici cercando ogni giorno di incontrarli e “dissentire” dalla protesta più che legittima, ragionata e motivata (chi parla di “esasperazione” dimostra ancora una volta di non capire niente) della libreria Lovat, per altro una esatta ripetizione di quanto “gli imboscati” avevano attuato per due volte nel 2000 in Comune segnando la fine della Giunta Illy. Quando forse i “combattenti” di oggi erano in altre cose affaccendati. E venendo a quel signore che si ostina caparbiamente a definirsi assessore all’ambiente comunale. Le sue affermazioni (lasciamo perdere la valutazione numerica sulla “minoranza di una trentina di esagitati”, erano i due terzi dei presenti ma evidentemente i numeri, come la verità non devono essere di casa a Palazzo Cheba) sui “fascisti” sono di una gravità sconfinata. Ma non è l’unico che in queste ore è ricorso a questo infausto epiteto in casa PD. In qualunque altra civile realtà egli avrebbe subito chiesto scusa, anche se l’accusa l’ha pronunciata a mente fredda il giorno dopo in un servizio televisivo di una TiVù che ha avuto l’improntitudine di mandare in onda l’intervista senza dissociarsi o pretendere un contradditorio, ma d’altronde è la stessa Telequattro che sulle orme del piccolo giornale ha cancellato da anni Circolo Miani e Servola Respira. E si sarebbe dimesso un minuto dopo, o altrimenti il suo partito, vero Sossi capogruppo di Sel, lo avrebbe sollecitato a farlo, e sarebbe sparito dalla circolazione. Pensare il sindaco Cosolini capace di un ritiro della sua delega, è come ritenere che egli sia un esponente della sinistra, fantasia pura. Con quella frase egli non solo ha offeso i cittadini, che, badate bene, sono i suoi datori di lavoro (e questo come Circolo Miani lo dicevamo dal 1981, quando il bravo Beppe Grillo faceva la pubblicità per lo yogurt Yomo), e dunque concorrono a pagargli lo stipendio, ma ha dimostrato una ignoranza abissale. Definire il Circolo che porta il nome di Ercole Miani, il più eroico protagonista della Resistenza antifascista che Trieste abbia mai avuto, e di Michele Miani, il primo sindaco di Trieste liberata dai nazifascisti, “fascista” è una bestialità storica senza precedenti e scusanti. Definire “fascista” l’associazione che ha avuto, fino alla sua morte, Presidente Onorario il senatore a vita Leo Valiani , uno dei padri costituenti e uno dei cinque comandanti del CLN Alta Italia, e che tra i promotori vedeva Galliano Fogar, è follia allo stato puro. Ma se mai servirebbe ad aggravare e rendere insostenibile la sua presenza è il continuo suo richiamarsi alle notizie che raccoglie dalle “segnalazioni dei cittadini”, ergo lui che ci sta a fare? Solitamente è da un assessore, che dispone di uno staff di tecnici e di una struttura, che ci si aspetta l’iniziativa, l’indagine, l’inchiesta. Per raccogliere segnalazioni non occorre un assessorato basta uno sportello dotato di telefono. E non è un caso che da venti anni tutte le indagini sono partite da denunce di privati cittadini e da associazioni, e questo vale anche per la Procura, mai, motu proprio, dall’Arpa, dall’ASS o dagli assessorati all’ambiente che anzi sono sempre stati i primi avversari con cui i cittadini si sono dovuti scontrare. Paradossale ma vero. E allora come ci si può confrontare con questi politici che sono i responsabili primi, più colpevoli secondo noi degli autori dell’inquinamento perché stanno lì votati e pagati dai cittadini per difendere i loro interessi, di questa tragedia. Come ci si può confrontare con sindaci e assessori che disonorano la dignità del Municipio non rispettando le delibere, le mozioni, gli impegni votati dal Consiglio o violano, come in Regione, le stesse leggi che loro stessi si sono dati. Mai come oggi vale la parola d’ordine: o di qua o di là. Ovvero o con questa stampa e questa politica o con la nostra sofferente comunità, i distinguo servono solo a fare gli interessi di questi affaristi. |
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